mercoledì 9 giugno 2021

Gli alleati dovranno morire per Kiev?, di Thierry Meyssan


La popolazione ucraina è divisa: una parte appartiene alla cultura europea, l’altra a quella russa. Una specificità che offre a Washington un campo su cui scontrarsi con Mosca. Da qualche settimana risuonano i tamburi di guerra. Ma gli alleati non desiderano morire per Kiev, né sacrificarsi contro la Russia.

Le forze armate USA

I nemici degli anglosassoni:

1 - Il nemico storico: i russi. Li considerano persone spregevoli, destinate, dopo Ottone I (X secolo), alla schiavitù, come il nome stesso dell’etnia dice (la cui denominazione deriva dall’inglese slave, che significa anche schiavo). Nel XX secolo gli anglosassoni si opponevano all’URSS, prendendo a pretesto il comunismo, ora sono contro la Russia, senza conoscerne la ragione.

2 - Secondo avversario, da loro stessi creato con la “guerra senza fine”, scatenata dopo l’11 settembre 2001: le popolazioni del Medio Oriente Allargato, di cui distruggono sistematicamente le strutture statali – che siano alleati o avversari non fa differenza – per «rispedirle all’età della pietra» e sfruttare le ricchezze dei loro territori (strategia Rumsfeld/Cebrowski).

3 - Terzo avversario: la Cina, il cui sviluppo economico minaccia di relegarli in seconda posizione. Per loro non c’è che un’opzione: la guerra. Perlomeno è quanto pensano i politologi, che parlano persino di “trappola di Tucidide”, in riferimento alla guerra che Sparta mosse ad Atene, spaventata dalla sua espansione [1].

4 - Seguono, benché a lunga distanza, le questioni dell’Iran e della Corea del Nord.

Questo quanto ribadiscono ripetutamente, da angolazioni diverse, la Strategia interinale della Sicurezza Nazionale di Joe Biden [2] e la Valutazione annuale dei rischi [3] della Intelligence Community.

Fare tre guerre contemporaneamente è estremamente difficile. Il Pentagono sta cercando di decidere le priorità. Il segreto più assoluto circonda la commissione incaricata della valutazione, che consegnerà il proprio rapporto a giugno. Nessuno sa da chi sia composta. Ma l’amministrazione Biden non aspetta e si focalizza sulla Russia.

Che si sia indipendenti o infeodati all’“Impero americano”, dobbiamo smettere di far finta di non vedere. Gli Stati Uniti d’America non hanno altro obiettivo che distruggere la cultura russa, le strutture statali arabe e – per finire – l’economia cinese. Ma tutto questo non ha assolutamente nulla a che vedere con la legittima difesa del popolo statunitense.

Solo così si spiega che gli Stati Uniti spendano per le forze armate somme astronomiche, sproporzionate rispetto ai Paesi “amici” o “nemici”. Secondo l’Institute for Strategic Studies di Londra, la spesa militare degli USA è almeno pari alla somma di quella degli altri 15 Stati meglio armati [4].

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Budget militare dei 15 Stati meglio armati (in miliardi di dollari USA).
Fonte: Institute for Strategic Studies.

Le ragioni di scontro con la Russia

Gli Stati Uniti sono preoccupati per la ripresa della Russia. Dopo il brusco crollo dell’aspettativa di vita nel periodo 1988-1994 (cinque anni in meno), i russi hanno recuperato, superando ampiamente la durata media della vita dell’epoca sovietica (12 anni in più), sebbene la speranza di vivere in buona salute permanga una delle più flebili in Europa. L’economia russa si diversifica, in particolare in campo agricolo, ma continua a dipendere dalle esportazioni energetiche. Le forze armate russe sono rinnovate, il complesso militare-industriale è più performante di quello del Pentagono, si sono fatte un’esperienza in Siria.

Per Washington, la costruzione del gasdotto Nord Stream 2 minaccia di svincolare l’Europa occidentale dalla dipendenza dal petrolio USA, mentre l’annessione della Crimea alla Federazione di Russia, per non dire di quella del Donbass, sono un colpo, sebbene parziale, inflitto alla dipendenza dell’Ucraina dall’Impero americano (Crimea e Donbass non sono di cultura occidentale). Per finire, la presenza militare dei russi in Siria frena il progetto di distruggere politicamente tutti i popoli della regione.

“Quando si vuole affogare il cane, si dice che ha la rabbia”

È stato senza dubbio il presidente Biden ad aprire le ostilità, definendo «killer» il presidente russo. Mai prima d’ora le due potenze si erano insultate, nemmeno all’epoca del Gulag. Il presidente Putin gli ha risposto educatamente, proponendogli di discuterne in pubblico. Biden ha rifiutato.

Gli Stati Uniti hanno una visione del mondo a breve termine, non percepiscono la responsabilità del retaggio delle loro azioni. Secondo loro i russi cattivi: hanno ammassato oltre centomila uomini al confine con l’Ucraina e sono pronti a invaderla, come i sovietici fecero con Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia. Poco importa che allora non si trattasse della Russia, ma dell’URSS, e che non si trattasse della dottrina Putin, ma di quella Brežnev; per inciso, Leonid Brežnev non era russo, ma ucraino.

I russi hanno invece una visione del mondo a lungo termine. Secondo loro, con gli attentati dell’11 settembre 2001 i barbari statunitensi hanno compromesso l’equilibrio fra le potenze. Subito dopo, il 13 dicembre 2001, il presidente Bush annunciò il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato antimissili balistici (ABM Treaty). Successivamente, gli Stati Uniti fecero entrare nella NATO, uno via l’altro, quasi tutti i Paesi membri del Patto di Varsavia e dell’URSS, violando l’impegno assunto al crollo di quest’ultima. Una politica confermata dalla Dichiarazione di Bucarest del 2008 [5].

Tutti conoscono la particolarità dell’Ucraina: a ovest la cultura occidentale, a est la cultura russa. Per una quindicina d’anni, il Paese fu politicamente congelato; poi Washington organizzò una pseudo-rivoluzione e issò al potere le proprie marionette, in questo caso dei neonazisti [6]. Mosca reagì molto rapidamente per fare in modo che la Crimea proclamasse la propria indipendenza e venisse annessa alla Federazione di Russia, ma esitò con il Donbass. Da allora, passaporti russi vengono distribuiti agli abitanti della regione, per i quali Mosca è l’unica speranza.

L’amministrazione Biden

Quando era senatore, il presidente Biden era noto per essere portavoce in senato delle soluzioni legislative studiate dal Pentagono. Diventato presidente, si è circondato di figure neoconservatrici. Non lo ripeteremo mai abbastanza: i neoconservatori erano inizialmente militanti trotskisti reclutati dal presidente repubblicano Donald Reagan. Da allora sono sempre stati al potere – salvo la parentesi del presidente jacksoniano Donald Trump – passando dal partito Repubblicano al partito Democratico e viceversa.

Durante la “rivoluzione colorata” del Maidan (2013-14), Biden, all’epoca vicepresidente, si schierò con i neonazisti, agenti della rete stay-behind della NATO [7]. Diresse le operazioni con una delle assistenti del segretario di Stato, Victoria Nuland (il cui marito, Robert Kagan, è uno dei fondatori del Project for a New American Century, l’organo di raccolta fondi del repubblicano George W. Bush). Il presidente Biden ha deciso di farne la vicaria del nuovo segretario di Stato. Durante la “rivoluzione”, Nuland s’appoggiò all’allora ambasciatore a Kiev, Geoffrey Pyatt, oggi in servizio ad Atene. Quanto al segretario di Stato del presidente Biden, Antony Blinken, è al tempo stesso giudice e parte in causa, essendo di origine ucraina da parte di madre. Benché allevato a Parigi dal secondo marito della madre (l’avvocato Samuel Pisar, consigliere del presidente Kennedy), Blinken aderisce alle idee neoconservatrici.

La preparazione dello scontro con la Russia

A metà marzo 2021, gli Stati Uniti hanno organizzato con i partner della NATO le manovre Defender-Europe 21, che si protrarranno fino a giugno. È la ripresa della mega-esercitazione Defender-Europe 20, ridimensionata e abbreviata a causa del Covid-19. Consiste in un gigantesco dispiegamento di uomini e mezzi per simulare uno scontro con la Russia. Le manovre sono accompagnate da un’esercitazione in Grecia di bombardieri nucleari, alla presenza del citato Geoffrey Pyatt.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha pubblicato la nuova Strategia per la Sicurezza [8] il 25 marzo, tre settimane dopo che Biden aveva pubblicato quella degli Stati Uniti.

In risposta alla NATO, la Russia ha intrapreso manovre militari lungo la frontiera occidentale, compreso il confine con l’Ucraina, nonché inviato truppe supplementari in Crimea e perfino in Transnistria.

Il 1° aprile il segretario alla Difesa USA ha telefonato all’omologo ucraino per allertarlo sulla possibile intensificazione della tensione con la Russia [9]. Il presidente Zelensky ha poi fatto una dichiarazione per assicurare che avrebbe sorvegliato le manovre russe suscettibili di essere provocazioni [10].

Il 2 aprile il Regno Unito ha organizzato una riunione dei propri ministri della Difesa e degli Esteri con gli omologhi ucraini, sotto la responsabilità del ministro britannico Ben Wallace [11] (molto attivo durante il conflitto del Nagorno-Karabakh [12]).

Il 2 aprile il presidente Biden ha chiamato l’omologo ucraino per assicurargli il suo sostegno nel contrasto con la Russia. Secondo l’Atlantic Council, gli avrebbe annunciato la decisione di regalare all’Ucraina un centinaio di aerei da combattimento (F-5, F-16 e E-2C), attualmente dislocati nella base aerea di Davis-Monthan [13].

Il 4 aprile il presidente della Commissione delle Forze armate della Camera dei Rappresentanti, il democratico Adam Smith, ha negoziato con parlamentari ucraini importanti sovvenzioni all’esercito ucraino, in cambio dell’arruolamento contro il gasdotto Nord Stream 2 [14].

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Il discreto andata-e-ritorno dal Qatar del presidente Zelensky e del direttore delle fabbriche d’armi Ukroboronprom del 5 aprile 2021.

Il 5 aprile il presidente Zelensky si è recato in visita in Qatar, ufficialmente per implementare le relazioni commerciali. Il Qatar è il principale fornitore di armi agli jihadisti e, secondo nostre informazioni, con l’occasione è stata affrontata la questione di un eventuale finanziamento di combattenti. Faceva parte della spedizione il direttore generale della società di forniture militari Ukroboronprom, Yuri Gusev, che fornì armi a Daesh, su ordine del Qatar [15].

Il 6 aprile la Lituania, che in passato protesse la parte occidentale dell’Ucraina all’epoca sotto la propria giurisdizione, si è informata sulla situazione militare [16].

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Il presidente Zelensky riceve il presidente del Comitato Militare della NATO il 7 aprile 2021.

Il 6 e 7 aprile 2021 il generale britannico sir Stuart Peach, presidente del Comitato militare della NATO, si è recato in Ucraina per definire le riforme necessarie per l’adesione alla NATO [17].

Il 9 aprile, conformemente alla Convenzione di Montreux, il Pentagono ha informato la Turchia dell’intenzione di far transitare navi da guerra negli stretti dei Dardanelli e del Bosforo.

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Dopo aver discusso di armi e denaro con lo sceicco Tamin in Qatar, il 10 aprile 2021 il presidente ucraino Zelensky è andato a parlare di uomini con l’omologo turco, Recep Tayyp Erdoğan.

Il 10 aprile il presidente turco Recep Tayyp Erdoğan ha ricevuto a Istanbul l’omologo ucraino Zelensky, nel quadro di regolari consultazioni fra le due nazioni [18]. Avendo ricevuto carta bianca dal Qatar, la Turchia, Paese membro della NATO, ha immediatamente avviato il reclutamento di jihadisti internazionali in Siria per inviarli a combattere nel Donbass ucraino. Sono stati inoltre inviati istruttori militari al porto ucraino di Mariupol, sede della Brigata Islamista Internazionale [19], creata dal presidente Erdoğan e dall’omologo ucraino dell’epoca, insieme ai tatari fedeli a Washington e opposti alla Russia.

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La Federazione di Russia ha reagito in modo del tutto logico, ammassando truppe alla frontiera ucraina. I partner dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) hanno interrogato la Russia sulle manovre, ricevendo solo risposte evasive. Il Documento di Vienna (1999) impegna i membri dell’OSCE a informarsi reciprocamente dei movimenti di truppe e di materiale bellico. Ma si sa che i russi non ragionano come gli Occidentali: non informano mai né la popolazione né i partner durante le operazioni, ma solo dopo che sono concluse.

Due giorni dopo, il G7 ha pubblicato una dichiarazione in cui manifestava preoccupazione per i movimenti della Russia, sorvolando però su quelli di NATO e Turchia. Si congratulava inoltre con l’Ucraina per l’autocontrollo e chiedeva alla Russia di «mettere fine alle provocazioni» [20].

Il 13 aprile, in occasione della riunione dei ministri degli Esteri della NATO con la Commissione Ucraina/NATO, gli Stati Uniti hanno esposto il loro grande progetto. Tutti gli alleati – nessuno dei quali desideroso di morire affinché gli ucraini riescano a divorziare dalla Russia – sono stati invitati a recare sostegno a Kiev e a denunciare l’escalation della Russia [21]. Il segretario di Stato Blinken si è a lungo intrattenuto con l’omologo ucraino, Dmytro Kouleba [22]. Sembrava ci si stesse avviando inesorabilmente alla guerra.

Senonché la telefonata del presidente Biden all’omologo russo Putin ha improvvisamente disteso l’atmosfera. Gli ha proposto un incontro al vertice, benché, dopo averlo insultato, avesse sdegnosamente rifiutato la proposta di Putin di un dibattito pubblico [23]. Dopo l’iniziativa di Biden, la guerra è apparsa evitabile.

Ciononostante, il 14 aprile Blinken ha convocato i principali alleati (Germania, Francia, Italia e Regno Unito) per mobilitarli [24].

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Il 15 aprile 2021 il presidente Biden ha chiarito la propria posizione riguardo alla Russia.

Il 15 aprile il presidente Biden ha manifestato la propria visione del conflitto, espellendo dieci diplomatici russi [25]. Ha adottato sanzioni contro la Russia, accusata non soltanto di aver truccato elezioni per far vincere il presidente Donald Trump, ma anche di aver offerto ricompense per l’assassinio di soldati USA in Afghanistan, nonché per aver attaccato i sistemi informatici federali attraverso un software di SolarWinds.

Com’era prevedibile, la Russia ha espulso un identico numero di diplomatici statunitensi. Ha inoltre teso una trappola a un diplomatico ucraino, fermandolo in flagrante reato di spionaggio: aveva ancora in mano documenti classificati segreto militare.

Proseguendo sulla propria strada, il presidente Zelensky ha incontrato gli omologhi francese e tedesco: il presidente Emmanuel Macron e la cancelliera Angela Merkel.

Pur deplorando l’escalation russa e riaffermando senza esitazioni il sostegno morale all’integrità territoriale dell’Ucraina, gli interlocutori sono stati evasivi sul prosieguo della vicenda. Alla fin fine, gli Stati Uniti e la Russia s’incontreranno e discuteranno: è prematuro morire per Kiev.

Traduzione
Rachele Marmetti
Giornale di bordo
www.voltairenet.org

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