domenica 27 dicembre 2009

La pergamena di Chinon /Processus contra templarios

Dopo settecento anni, il 25 ottobre 2007, nella Sala Vecchia del Sinodo dei Palazzi Vaticani, è stata presentata un'opera contenente gli atti del processo contro i templari. Documenti antichi, preziosi e forse, per qualcuno, avvolti dal mistero perchè ignorati.
Nella pubblicazione, racchiusa in una valigetta in cuoio tra sigilli rossi e inchiostro seppia, vi era la riproduzione fedelissima di quattro pergamene della lunghezza di 5 metri e mezzo dove erano annotati 38 verbali di interrogatori.

Una riproduzione –nella collana Exemplaria Praetiosa della casa editrice Scrinium, l’opera :processus contra templarios- che racconta dell’inchiesta pontificia sull’ordine dei Templari tenutasi a Poitiers ed è composta degli esemplari superstiti di un corpus originario di cinque rotoli -per le prime tre pergamene-. La quarta pergamena, quella più importante per gli studiosi, è la pergamena di Chinon.
(Originale formato da un unico foglio membranaceo di grandi dimensioni (mm. 700x580), in origine munito dei sigilli pendenti dei tre legati apostolici che formavano la speciale Commissione apostolica ad inquirendum nominata da Clemente V: Bérenger Frédol, cardinale prete del titolo dei SS. Nereo ed Achilleo e nipote del papa, Étienne de Suisy, cardinale prete di S. Ciriaco in Thermis, Landolfo Brancacci, cardinale diacono di S. Angelo. Stato di conservazione discreto, anche se sono presenti vistose macchie violacee dovute ad attacco batterico. L’originale era corredato da una copia semplice coeva, tuttora conservata presso l’Archivio Segreto Vaticano con segnatura Archivum Arcis, Armarium D 218. ASV, Archivum Arcis, Arm. D 217 )

La pergamena prende il nome dalla località di Chinon, a sud della Loira, il castello in cui furono interrogati i cinque capi dignitari templari -tra loro vi era anche il Gran Maestro , Jacques de Molay- dai tre cardinali inviati da Clemente V, tra il 17 e il 20 agosto 1308, componenti di quella commissione inviata dal Papa.

La pergamena, conosciuta dagli storici come gli atti di Chinon già dal 2001, fuoriuscita dall’Archivio Segreto Vaticano grazie all’intuito,al fiuto, alla bravura della storica Prof. Barbara Frale ( nel foglio vi era il nome tra i giudici di Berenger Fredol, nipote e braccio destro del papa e “l’uomo più importante del collegio dei Cardinali” non poteva essere una delle tante inchieste sui Templari ma bensì erano gli atti della Commissione apostolica ad inquirendum nominata da Clemente V”) che poi pubblicò: B.FRALE, Il Papato e il Processo ai Templari, Viella, Roma 2003 –.

Nell’inchiostro e nella cartapecora di sette secoli fa si raccontava quei giorni d’estate quando giunsero al castello i cardinali plenipotenziari di Clemente V, ore disperate, interrogatori, confessioni, urla tra accusa/difesa.

Gli accusati : i Templari –l’Ordine sovrano sottoposto solo al Papa-, in odore di eresia, respinsero con vigore tale accusa, la più ignobile ed infamante, ma non rinnegarono le loro confessioni fatte davanti ai francesi riconoscendo i loro errori e colpe però rifiutando sempre con impeto la massima dell’infamia.

Chiesero perdono alla Madre Chiesa, dopo l’abiura formale, obbligatoria per tutti coloro che erano anche solo sospettati di reati ereticali, impetrarono alla Commissione di essere assolti dal Papa Clemente V e di essere riammessi nella Comunione dei Santi.

Infatti, ci fu una ASSOLUZIONE DEL PAPA CLEMENTE V AI CAPI DELL’ORDINE TEMPLARE QUESTA ASSOLUZIONE è il segreto della pergamena di Chinon, però bisogna porre attenzione un’assoluzione ma : NON UN PROSCIOGLIMENTO.

La pergamena, se autentica –si eccepisce su alcune date- è importante sul piano storico per una rilettura di quel processo. Il documento risponde alla necessità apostolica di rimuovere dai frati-guerrieri l’infamia della scomunica nella quale si erano precedentemente invischiati da soli ammettendo di aver rinnegato Gesù Cristo sotto le torture dell’Inquisitore francese. La persecuzione del Re di Francia Filippo il Bello ai Templari sarebbe nata per finanziare la sua guerra in corso contro l’Inghilterra diventando padrone dei tesori dei Templari.

Un processo duro fatto di accuse infamanti sulla morale degli appartenenti al Tempio, volte a creare il loro discredito attraverso un impianto accusatorio da mettere nelle mani degli inquisitori delle terre di Francia e dei teologi della Sorbona; ma soprattutto la pergamena è importante per far luce sulla figura del pontefice Clemente V. La pergamena di Chinon dimostra, insieme agli altri documenti, che Clemente V intendeva salvare l’esistenza dell’ordine templare dandogli un ruolo nuovo dopo averne riformato i costumi e la disciplina. I documenti mostrano la sua vera posizione riguardo a quell’accusa

Il disegno di Clemente V non prese forma e come dice la storica Barbara Frale su: Radici Cristiane dicemb’07 -La pergamena di Chinon /riabilita sia i Templari che Clemente V, di Sergio Mora -Clemente V “ pur assolvendo i Templari ne sospese l’Ordine con sentenza non definitiva per impedire uno scisma della Francia con la Chiesa……..Malgrado ciò ebbe il coraggio e fu capace di opporsi alle pressioni del Re Filippo IV di Francia , più noto come Filippo il Bello, e arginare il pericolo di uno scisma”.

Il 18 marzo 1314 per ordine di Filippo IV, anche se assolto dall’autorità pontificia, Jaques de Molay il Gran Maestro,l’ultimo dell’Ordine del Tempio di Salomone, dei poveri soldati di Cristo, bruciava sul rogo.

Ma sarà davvero la parola fine alla storia senza fine dei templari?

Fonte:
www.agoramagazine.it

mercoledì 23 dicembre 2009

Libera Rete in libero Stato

Libera Rete in libero StatoAll’esito dei lavori di un interessante e stimolante tavolo al Viminale, il Ministro degli Interni ha annunciato l’intenzione di soprassedere rispetto alle paventate iniziative straordinarie ed urgenti in materia di istigazione a delinquere ed apologia di reato on-line e di preferire, piuttosto, la strada di una concertazione ampia con gli operatori e, ove possibile, del varo di un codice di autoregolamentazione.
Questa volta c’ero e, onestà intellettuale, mi impone di riconoscere che tutto quanto emerso nel corso della riunione di oggi è ricco di buon senso e non ha nulla a che vedere con certe dichiarazioni ed iniziative emotive dei giorni scorsi tanto da parte di esponenti del Governo che della maggioranza.