martedì 30 novembre 2021

La Cei è l’unica a ignorare la pedofilia. Commissione d’inchiesta inesistente

La piaga degli abusi sessuali sui minori: solo i vescovi italiani non indagano

Quattro giorni fa la Conferenza episcopale portoghese (Cep) ha annunciato la creazione di una commissione nazionale incaricata di indagare su tutti gli episodi di abusi sessuali su minori e adulti vulnerabili commessi all’interno delle strutture diocesane e religiose portoghesi. Si tratta di un passaggio importante che segna una conferma della ricezione dei documenti di Papa Francesco contro la pedofilia.

«Non abbiamo paura di fare tutto questo, al contrario», ha detto il presidente della conferenza, monsignor José Ornelas incontrando un gruppo di giornalisti al termine della assemblea plenaria che ha visto riuniti i vescovi portoghesi. Durante i lavori del summit è stata concordata la creazione della commissione nazionale con l’obiettivo di effettuare uno “studio storico” dei casi di abuso.

lunedì 29 novembre 2021

Se lo stato di emergenza diventa la nuova normalità: i Mandarini e il nuovo assetto costituzionale


Abbiamo scritto del nostro sospetto che lo Stato italiano si stia trasformando, da Repubblica ordinata dalla Costituzione, in qualcosa di diverso. Secondo l’ipotesi che abbiamo formulata, nello Stato perfezionistapaternalistaburocratico del 1814, per di più arbitrario. Oggi vorremmo confrontare tali sospetto e ipotesi con l’opinione espressa da chi ne sa assai più di noi: Cacciari, Irti, Agamben.

* * *

Chi osa affrontare l’argomento è Massimo Cacciari, il quale aveva cominciato a fine luglio attaccando il Green Passcon Giorgio Agamben alla garibaldina:

“è di per sé un fatto gravissimo, le cui conseguenze possono essere drammatiche per la vita democratica … ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti … tutti sono minacciati da pratiche discriminatorie … il renderlo oggi legge è qualcosa che la coscienza democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire”.

Considerazioni sacrosante e che forse i due immaginavano pure di senso comune, cosicché Cacciari si concedeva persino l’interrogazione retorica: “sono idee ed esigenze che non avvertiamo neppure più, tutti a caccia di assicurazioni a prescindere? Se così fosse, brutti tempi davvero”. Invece no, invece il tempo di Draghi è un tempo brutto davvero e le sacrosante considerazioni dei due sono state accolte dalla deprecazione pubblica generale.

domenica 28 novembre 2021

LUC MONTAGNIER / FERMIAMO LA STRAGE, NON VACCINIAMO I BIMBI


Dopo le inoculazioni dei vaccini stiamo assistendo ad un vero picco delle infezioni.

Rischiamo una vera strage se si decide di vaccinare i bambini.

Sono due tra i forti SOS lanciati dallo scienziato francese Luc Montagnier, il premio Nobel 2008 per la scoperta del virus dell’Aids.

Montagnier è da anni in prima fila per chiedere estrema cautela nell’uso dei vaccini tradizionali, facendo leva sul fondamentale ‘principio di precauzione’. I vaccini, a suo parere, devono essere ‘sicuri’ al 101 per cento, mentre troppo spesso il loro uso massiccio, e addirittura l’obbligo vaccinale, rispondono unicamente alle logiche di massimo profitto per le case farmaceutiche.

Ancor più scettico è oggi, il premio Nobel, quando siamo in presenza di vaccini che non hanno avuto nemmeno gli adeguati trials, i test e gli esperimenti che sono stato bloccati dopo appena pochi mesi, invece di completare, come previsto, il loro iter, che avrebbe dovuto portare a dicembre 2023.

Montagnier ha rilasciato una lunga e stimolante intervista ad una emittente francese, ‘Sud Radio’.

Eccone i passaggi più significativi.

Lo scienziato parte dalle origini del virus, che lui stesso, un anno e mezzo fa, individuò con ogni probabilità in una fuoruscita ‘non naturale’ (quindi artificiale) dal laboratorio di Wuhan.

“C’è una grande partecipazione americana, finanziaria e probabilmente anche tecnica, in questo business”. E’ chiara l’allusione ai fondi erogati dal NIAID, l’Istituto presieduto ‘a vita’ da Anthony Fauci, attraverso la società paravento ‘EcoHealth Alliance’, al famigerato laboratorio di Wuhan.

sabato 27 novembre 2021

Il referendum svizzero di fine novembre 2021 contro le restrizioni COVID: un cambio di passo per l’Europa?


Wirfuereuch.ch, un’associazione di poliziotte e poliziotti che raggruppa i cantoni di tutta la Svizzera, dà lezioni di democrazia: si schiera contro le restrizioni anti-COVID di Berna. Il motivo? Di fatto non sono utili se non a schiantare l'economia...

L’associazione svizzera “Noi per Voi“, www.wirfuereuch.chun’associazione di poliziotte e poliziotti che raggruppa i cantoni di tutta la Svizzera, prende posizione in vista della votazione che si terrà il 28 novembre prossimo nella Confederazione Elvetica sulle restrizioni COVID. Di fatto rinnegando gran parte delle posizioni governative a supporto di tali misure limitanti la libertà personale, a detrimento – praticamente certo – dell’economia.

Lamentiamo da parte dei media italofoni una sorta di sordina ai messaggi, forti, che rischiano di arrivare dalla Svizzera a fine mese, da detto referendum popolare. Visto che per la prima volta un popolo si esprimerà ufficialmente su un argomento mai veramente discusso con i votanti, non solo nel Vecchio Continente: l’appropriatezza delle restrizioni COVID. In particolare, in caso di una bocciatura delle proposte di inasprimento delle misure COVID in terra elvetica, tale mozione popolare farà inevitabilmente da spartiacque a livello europeo.

venerdì 26 novembre 2021

COVID / IL REALE NUMERO DEI MORTI DOPO IL VACCINO

Il mistero sul numero dei morti da vaccino.

Secondo alcuni ricercatori statunitensi – in prima fila Steve Kirsch Jessica Rose – negli Usa i casi di decessi in seguito all’inoculazione del vaccino non sono meno di 150 mila. Anche se le cifre ufficiali sono molto inferiori, pari cioè a circa 15 mila casi. Ma tutti gli esperti americani sanno   bene che i dati elaborati dai ‘Centers for Desease Control and Prevention’ (CDC), rilevano e rivelano non più del 10 per cento dei casi, nella migliore delle ipotesi. I ‘pessimisti’, addirittura, parlano di poco più dell’1 per cento.

Ma veniamo a quanto succede nel nostro Paese.

E sentiamo un illuminante parere, quello espresso da Paolo Bellavite, specializzato in ematologia, un diploma di perfezionamento in statistica sanitaria ed epidemiologia medica all’Università di Verona, dove oggi è docente di patologia generale, nonché un master in Biotecnologia alla ‘Cranfield University’, in Inghilterra.

 

Paolo Bellavite

Sostiene Bellavite: “I morti dopo il vaccino finora segnalati in Italia sono 600, quindi 10 per milione di abitanti, circa 2-3 al giorno: ma si tratta di farmacovigilanza ‘spontanea’, vale a dire che si segnalano solo i decessi che si ha tempo e voglia di segnalare. La farmacovigilanza si fonda sulle segnalazioni ‘spontanee’ e non su studi rigorosi basati sui follow-up dei vaccinati. Io e altri abbiamo stimato che di tutti gli eventi gravi che si verificano nei giorni e settimane seguenti l’inoculo, meno di 1 su 100 viene effettivamente segnalato. Questo problema si verifica anche ai vaccini anti-Covid 19, se si pensa solo al fatto che AIFA riferisce di circa 16 eventi avversi gravi ogni 100.000 dosi, mentre gli studi sperimentali per la registrazione, quelli pubblicati, hanno riportato un’incidenza di circa 4.000 reazioni avverse gravi ogni 100.000 dosi”.

“Perché tali discrepanze? Le ragioni sono molteplici, a partire dallo scarso interesse di approfondire l’argomento da cui potrebbero derivare messaggi di allarme per la popolazione. In Europa, dove i sistemi di segnalazione funzionano un po’ meglio (anche se prevalentemente basati sempre sulla spontaneità), si tratta di 25.000 morti finora registrati, quindi 50 decessi per milione di abitanti. Prendendo per buona questa cifra, comunque sottostimata, si avrebbero in Italia 300 decessi ogni 6 milioni di abitanti”.

giovedì 25 novembre 2021

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 25 novembre 2021



Focus
 
 



In breve

 
Respinta la candidatura di Saïf al-Islam Gheddafi
 

 
Francia e Italia alla guida della UE?
 

 
Il Pentagono pronto a intervenire in Etiopia
 

 
Possibile destabilizzazione dell'Ucraina
 

 
Mosca consegna a Beirut foto satellitari dell'esplosione del porto
 

 
L'Iran firma un accordo economico con gli Emirati
 

 
Gli USA vietano agli Emirati di ospitare la marina cinese
 

 
Washington criminalizza i siti internet russi che rivelano i soprusi USA nel mondo
 

 
La Francia possiede un sistema di ricognizione spaziale elettromagnetico
 

 
Gli USA ritengono che i nazisti abbiano contribuito a liberare nazioni
 

 
Yemen: gli Houthi prendono il porto di Hodeida
 

 
L'Iran lancia una campagna contro il celibato e l'aborto
 

 
Erdoğan istituisce l'Organizzazione degli Stati Turchi
 

 
Saif al-Islam Gheddafi e Khalifa Haftar candidati alle elezioni presidenziali libiche
 

 
Congresso di terroristi cinesi a Praga
 

 
Israele accusa lo Hezbollah di ordire uccisioni in Colombia
 
Controversie
 

 
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ANTHONY FAUCI / LO STERMINIO DI BIMBI NERI, ISPANICI E POVERI


Migliaia di bambini adottivi, per la maggior parte neri, ispanici e poveri, sono stati sottoposti negli Usa alla somministrazione di farmaci tossici nel corso di esperimenti approvati dal più noto virologo statunitense, Anthony Fauci.

E’ una delle sconvolgenti rivelazioni, tra le tante, contenute nel fresco di stampa e dal 16 novembre in tutte le librerie americane, “The Real Anthony Fauci – Bill Gates, Big Pharma, and the Global War of Democracy and Public Health”, firmato da Robert Kennedy junior, in queste ore a Milano per una manifestazione contro l’uso di questi vaccini anti covid e contro la dittatura sanitaria che vede l’Italia in pole position a livello internazionale.

Ma vediamo la raccapricciante storia dei test su tanti poveri bimbi americani che si sono svolti anni fa con la benedizione di un Fauci in rampa di lancio.

Leggiamo cosa scrive per il sito di controinformazione ‘LifeSiteNews’ la reporter americana Celeste McGovern.

“Ben 14 mila neonati e bambini, in almeno sette stati degli Usa, sono stati arruolati da Pfizer, GalxoSmithKline, Genentech e altre società, e costretti a prendere farmaci antiretrovirali mortali durante una ricerca sull’AIDS supervisionata da Fauci come direttore del ‘National Institute of Allergies and Infectuos Deseases’ (NIAID). Molti di loro sono morti”.

mercoledì 24 novembre 2021

The “Procession” di Netflix fa luce sugli orrori dei preti pedofili americani


Spotlight di Tom McCarthy, vincitore dell’Oscar, è un emozionante tributo ai giornalisti del Boston Globe che hanno denunciato la piaga degli abusi sessuali perpetrati (e insabbiati) dalla Chiesa cattolica, ma ciò che non riesce a evocare appieno è il trauma che ha cambiato la vita subito dalle vittime dei mostruosi sacerdoti e vescovi della chiesa . Le storie strazianti di quegli individui sono il cuore di Procession, un nuovo magistrale documentario di Robert Greene che traccia gli sforzi di sei uomini del Midwest per affrontare le loro spaventose prove infantili attraverso il prisma del dramma cinematografico. Costruito abilmente quanto insopportabilmente straziante, l’ultimo di Greene è uno sforzo consapevole che usa il cinema per comprendere e affrontare l’angoscia storica sepolta da tempo. È anche uno dei film più belli dell’anno.

martedì 23 novembre 2021

[Reseau Voltaire] 23 nov 2021: L’Occident, simulacre de Liberté, par Thierry Meyssan

L'Occident, simulacre de Liberté
par Thierry Meyssan

Nous reproduisons un texte écrit à la demande de la Fondation pour combattre l'injustice d'Evgueni Prigojine. L'auteur y revient sur la protection que le président Jacques Chirac lui avait accordée et sur les tentatives d'assassinat dont lui et son équipe ont fait l'objet par la suite. Nos lecteurs ont vécu ces événements en direct, mais c'est la première fois que Thierry Meyssan évoque publiquement la traque dont il a fait l'objet. Il ne s'agit aucunement pour lui d'exiger des comptes : les personnalités qu'il met en cause ont certainement agi en croyant servir le pays. Mais les citoyens français doivent savoir les crimes que l'on commet en leur nom.

Réseau Voltaire | Paris (France) | 23 novembre 2021
Thierry Meyssan en 2012, après que sa maison ait été attaquée durant trois jours par les jihadistes soutenus par le président François Hollande.

L'Occident a tenté de faire taire, par tous les moyens à sa disposition, ceux de ses citoyens qui ont révélé sa véritable politique depuis le 11 septembre 2001 et se sont dressés contre elle.

En 2002, je publiais L'Effroyable imposture, un ouvrage de sciences politiques qui dénonçait la version officielle des attentats de New York, de Washington et de Pennsylvanie, et anticipait la nouvelle politique US : une surveillance généralisée des citoyens et la domination du Moyen-Orient élargi. Après un article du New York Times qui s'étonnait de mon impact en France, le département US de la Défense chargeait le Mossad israélien de m'éliminer. Le président Jacques Chirac, qui avait demandé à ses propres services de Renseignement de vérifier ma thèse, prit alors ma défense. Lors d'un entretien téléphonique avec le Premier ministre Ariel Sharon, il l'informa que toute action contre moi, non seulement en France, mais sur tout le territoire de l'Union européenne, serait interprétée comme un acte hostile contre la France. Il chargea également un de ses collaborateurs de veiller sur moi et d'informer les États non-européens qui m'inviteraient de leur responsabilité pour assurer ma sécurité. Effectivement, dans tous les pays où je fus invité, on me fournit une escorte armée.

Cependant, en 2007, le président Chirac fut remplacé par Nicolas Sarkozy. Selon le haut-fonctionnaire que Jacques Chirac avait chargé de ma sécurité, le nouveau président accepta à la demande de Washington d'ordonner à la DGSE de m'éliminer. Ainsi prévenu, je faisais ma valise sans attendre et je m'exilais. Deux jours plus tard, j'arrivais à Damas où l'on m'accorda la protection de l'État.

Michèle Alliot-Marie, alors Garde des Sceaux, a tentée d'utiliser le Liban pour faire emprisonner sans jugement un de ses opposants politiques.

Quelques mois plus tard, je décidais de m'installer au Liban où l'on m'avait proposé de réaliser une émission hebdomadaire en français sur Al-Manar, la chaîne du Hezbollah. Ce projet ne vit jamais le jour, Al-Manar renonçant à émettre en français, pourtant langue officielle du Liban. C'est alors que la ministre française de la Justice, Michèle Alliot-Marie, lança une commission rogatoire contre moi au prétexte qu'un journaliste, qui avait déjà écrit un livre contre moi, m'accusait de diffamation. Il n'y avait jamais eu de telle démarche auprès du Liban depuis plus de 30 ans. La police me délivra une convocation. Je pouvais y constater que cette démarche n'avait aucun fondement en droit français. Le Hezbollah me protégea et je disparu volontairement. Quelques mois plus tard, le Premier ministre Fouad Siniora ayant tenté de désarmer la Résistance, le Hezbollah renversa le rapport de forces. Je me présentais alors devant un ju ge sous les applaudissements de la police qui me recherchait encore trois jours plutôt. Le juge m'indiqua que sur sa lettre, Michèle Alliot-Marie avait ajouté à la main qu'elle demandait à son homologue libanais de me faire arrêter et détenir en prison le plus longtemps possible tandis que l'affaire suivrait son cours en France. C'était le principe des « lettres de cachet » de l'Ancien Régime, la capacité d'emprisonner sans jugement ses opposants politiques. Le magistrat me lit la commission rogatoire et m'invita à y répondre moi-même par écrit. Je précisait que, selon le droit français et selon le droit libanais, l'article incriminé était prescrit depuis longtemps et qu'au demeurant il ne me semblait nullement diffamatoire. Une copie de la lettre de Michèle Alliot-Marie et de ma réponse fut déposée au coffre de la Cour de Cassation de Beyrouth.

Quelques mois plus tard, je fus invité à un dîner chez une haute personnalité libanaise. Un collaborateur du président Sarkoy, de passage au Liban, y était aussi. Nous nous affrontions durement sur nos conceptions de la laïcité. Ce Monsieur assura aux convives ne pas refuser le débat, mais les quitta pour prendre un avion et rentrer à l'Élysée. Le lendemain, j'étais convoqué par un juge pour une question administrative. Cependant, alors que ma voiture était à deux minutes du rendez-vous, je recevais un appel téléphonique du cabinet du prince Talal Arslane m'indiquant que selon le Hezbollah, c'était un piège. Je devais immédiatement faire demi-tour. Il s'avéra que les fonctionnaires, sauf exception, ne travaillaient pas ce jour-là, anniversaire de la naissance de Mahommet. Une équipe de la DGSE était là pour m'enlever et me remettre à la CIA. L'opération avait été organisée par le conseiller présidentiel avec lequel j'avais dîné la veille.

Par la suite, j'ai fait l'objet de nombreuses tentatives d'assassinat, mais il m'a été difficile de déterminer qui en était le commanditaire.

À titre d'exemple, lors d'une conférence au ministère vénézuélien de la Culture, la garde du président Chávez vint subitement me chercher sur l'estrade où je parlais. Un officier m'enleva de force et me poussa vers les loges. J'eus juste le temps de voir dans la salle des hommes sortir des armes. Deux camps se menaçaient mutuellement. Un coup de feu et c'eut été un carnage. Ou encore, toujours à Caracas, je fus invité avec mon compagnon d'armes à un dîner. Lorsqu'on apporta nos assiettes, mon ami n'avait pas grand faim et mon assiette était étrangement moins bien garnie que les autres. Nous les échangeâmes discrètement. De retour à notre hôtel, il fut pris subitement de tremblements, perdit connaissance, se roula par terre de la bave coulant de ses lèvres. Lorsque les médecins arrivèrent, ils s'exclamèrent immédiatement : cet homme a été empoisonné. Ils le sauvèrent à temps. Deux jours plus tard, une délégation d'une di zaine d'officiers en grand uniforme de la SEBIN (services secrets) venait nous présenter ses excuses et nous indiquer avoir identifié l'agent étranger qui avait organisé cette opération. Mon ami, placé en chaise roulante, mit six mois à se remettre.

Dans une étape ultérieure, à partir de 2010, les attaques impliquèrent toujours des jihadistes. Par exemple, un disciple du cheik Ahmed al-Assir tendit une embuscade à mon compagnon d'armes et tenta de le tuer. Il ne dû la vie qu'à l'intervention d'un milicien du PSNS. Son agresseur fut arrêté par le Hezbollah, remis à l'armée libanaise, puis jugé et condamné.

Le général Benoît Puga fut chef de l'état-major particulier des présidents Nicolas Sarkozy et François Hollande. Selon toute vraisemblance, c'est lui qui commandait les soldats mis à la disposition du chef des armées par l'état-major interarmes ; soldats qui ont été utilisés dans les guerres secrètes en Libye, en Syrie et au Sahel où ils ont secrètement encadré des jihadistes. Il est devenu grand chancellier de l'Ordre de la Légion d'honneur.

En 2011, la fille de Mouamar Khadafi, Aïcha, m'invita en Libye. Elle m'avait vu pérorer sur une télévision arabe contre son père. Elle tenait à ce que je vienne sur place et constate mon erreur. Ce que j'ai fait. De fil en aiguille, j'ai rejoins le gouvernement libyen et fut chargé de préparer l'Assemblée générale de l'Onu. Lorsque l'Otan attaqua la Jamahiriya arabe libyenne, je me trouvais à l'hôtel Rixos où résidait la presse étrangère. L'Otan exfiltra les journalistes qui collaboraient avec l'Alliance, mais ne parvint pas à faire sortir ceux qui étaient au Rixos car celui-ci était défendu par Khamis, le plus jeune fils de Kadhafi. Ce dernier se trouvait dans le sous-sol de l'hôtel dont les ascenseurs avaient été condamnés. Les jihadistes libyens qui formèrent par la suite l'Armée syrienne libre, sous le commandement de Mahdi al-Harati et l'encadrement de soldats français, assiégèrent l'hôtel. Ils tuèrent ceux qui s'a pprochaient des fenêtres.

Alain Juppé, qui accusait à l'Onu Mouamar Kadhafi d'avoir commis des crimes imaginaires, avait approuvé en secret l'élimination de Thierry Meyssan, selon les autorités iraniennes de l'époque. Il est aujourd'hui membre du Conseil constitutionnel.

En définitive, la Croix-Rouge internationale vint nous chercher et nous amena dans un autre hôtel où le nouveau gouvernement se constituait. Lorsque nous arrivâmes à l'hôtel, deux Gardiens de la Révolution iranienne vinrent à ma rencontre. Ils avaient été envoyé par le président Mahmoud Ahmadinejad et le vice-président Hamid Baghaie pour me sauver. Les dirigeants iraniens s'étaient procurés un relevé de décision d'une réunion secrète de l'Otan à Naples selon lequel, entre autres, il conviendrait de m'assassiner lors de la prise de Tripoli. Ce document faisait état de la présence à ce sommet du ministre des Affaires étrangères français, Alain Juppé, un ami de mon père. Le cabinet de Monsieur Juppé affirmera par la suite que cette réunion n'a jamais existé et que le ministre était en vacances à cette date. Croyant le problème résolu, les Gardiens de la Révolution quittèrent le pays. Or on avait distribué en ville une affichette c omprenant les photos d'une douzaine de personnes recherchées : onze Libyen et moi. Un groupe de « rebelles » commença à fouiller l'hôtel à ma recherche. Je fus d'abord sauvé par une journaliste de RT qui me cacha dans sa chambre et en refusa l'entrée aux « rebelles », puis par d'autres, y compris une journaliste de TF1. Après toutes sortes de péripéties où j'échappais à la mort une quarantaine de fois, je fuyais, tel un boat people, avec une quarantaine de personnes à bord d'un petit bateau de pêche vers Malte au milieu des navires de guerre de l'Otan. À notre arrivée à La Valette, le Premier ministre et les ambassadeurs des ressortissants transportés nous attendaient. Tous, sauf l'ambassadeur de France.

Mahdi al-Harati (ici embrassant le président Erdoğan), successivement l'un des hauts cadres de la Flottille de la Liberté pour Gaza, du Groupe islamique combattant en Libye et de l'Armée syrienne libre, a été financé par la CIA et formé par la France.

Lorsque le « printemps arabe » commença en Syrie, c'est-à-dire l'opération secrète des Britanniques pour porter au pouvoir les Frères musulmans comme ils l'avaient fait un siècle plus tôt avec les Wahhabites, je revenais à Damas aider ceux qui m'avaient accueillis quatre ans plus tôt. J'y ai bien sûr plusieurs fois croisé la mort, mais c'était la guerre. Une fois cependant, je fus la cible directe des jihadistes. Une des fois où les « rebelles » officiellement soutenus par le président François Hollande attaquèrent Damas, ils tentèrent de prendre mon habitation d'assaut. L'armée syrienne installa un mortier sur mon toit et les repoussa. Ils étaient une centaine contre cinq soldats. Mais ils durent se retirer après trois jours de combat. Aucun de ces « rebelles » n'était Syrien, c'était des Pakistanais et des Somaliens sans entrainement militaire. Je me souviens de leurs chants &#1 71; Allah Akbar ! » qu'ils répétaient hystériques avant de foncer vers la maison. Aujourd'hui encore quand j'entends ce noble cri, j'ai la chair de poule.

Je suis revenu en France en 2020 pour rejoindre ma famille. Plusieurs de mes amis m'avaient assuré que le président Emmanuel Macron ne pratiquait pas les assassinats politiques comme ses deux prédécesseurs. Je ne fut pas libre pour autant. Les douanes reçurent une dénonciation assurant que le container maritime transportant les affaires personnelles de mon compagnon d'armes et les miennes contenait des explosifs et des armes. Elles l'interceptèrent et envoyèrent une quarantaine de fonctionnaires pour le fouiller. C'était un piège tendu par un service étranger : les Douanes laissèrent une société rempoter les marchandises qui en avait été extraites. Celle-ci mit deux jours à le faire pendant lesquels le container fut pillé et mes affaires détruites. Les documents que nous transportions ont tous disparus.

Mon exemple n'est pas isolé. Julian Assange lorsqu'il dévoila le système Vault 7, qui permet à la CIA de compromettre n'importe quel ordinateur ou téléphone portable, devint aussi une cible des États-Unis. Le directeur de la CIA, Mike Pompeo, monta plusieurs opérations avec l'assentiment du Royaume-Uni pour l'enlever ou l'assassiner. Ou encore, lorsque Edward Snowden publia quantité de documents sur le viol de la vie privée par la NSA, tous les membres de l'Otan se liguèrent contre lui. La France ferma même son espace aérien à l'avion du président bolivien Evo Morales croyant que Snowden était à bord. Il est aujourd'hui réfugié en Russie. La Liberté n'est plus en Occident.

Vous trouverez ici un entretien réalisé avec la Fondation pour combattre l'injustice. L'image est obscure et les questions sont posées en russe, mais les réponses sont en français. Cette interview est néanmoins bien plus intéressante que celles réalisées en Europe occidentale. Les questions y sont beaucoup plus fortes et les réponses aussi.

Thierry Meyssan

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