venerdì 28 settembre 2018

Magaldi: i gialloverdi scelgano, Tria (e Draghi) o gli italiani

«Il massone Giovanni Tria scelga chi servire: il popolo italiano o l'élite neoliberista incarnata dal pessimo Mario Draghi, il demolitore dell'Italia, che ora si complimenta con lui». Non usa mezzi termini, Gioele Magaldi, nel sollecitare il governo gialloverde a diffidare dall'atteggiamento "frenante" del ministro dell'economia: «I gialloverdi avevano promesso agli elettori reddito di cittadinanza, meno tasse e pensioni dignitose. Se non manterranno la parola data saranno loro a pagare, non certo Tria e le altre figure tecniche dell'esecutivo». Dove trovare le coperture? Semplice: occorre sfondare il famoso tetto di spesa del 3%, stabilito da Maastricht in modo ideologico, senza alcun fondamento economico-scientifico: più deficit significa far volare il Pil e creare lavoro. «Si tratta di smascherare Bruxelles e ingaggiare una dura battaglia, in Europa: solo l'Italia può farlo. E se Tria "frena", preferendo ascoltare Draghi, Visco e Mattarella, allora è meglio che Salvini e Di Maio lo licenzino, perché a pagare il conto alla fine saranno loro, per la gioia del redivivo Renzi, che infatti già accusa il governo gialloverde di parlare molto e combinare poco». La ricetta di Magaldi? «Non temere il ricatto dello spread e sfoderare con l'Unione Europea, per il bilancio 2019, la stessa fierezza mostrata da Salvini nel denunciare l'ipocrisia dell'Ue che lascia ricadere solo sull'Italia il problema degli sbarchi di migranti».
Durerà 5 anni anni, l'esecutivo gialloverde? Gli italiani innanzitutto si augurano che faccia le cose che ha promesso, in nome delle quali è stato legittimato, e che abbia anche una coerenza tra teoria e pratica, tra ragionamento e immaginazione, con Gioele Magaldicapacità di concretizzare gli obiettivi. In tanti ricorderanno il recente exploit di Matteo Renzi, che fino a qualche anno fa sembrava l'enfant prodige della politica italiana, fino a ottenere un grande risultato alle europee portando il Pd al 40%. Io credo di esser stato tra i pochissimi, allora, a indicare la fumosità e il carattere del tutto aleatorio e inconsistente della traiettoria renziana. Molti, poi, a partire dal referendum del 2016 sono diventati antirenziani, quasi con la bava alla bocca: persone che avevano creduto in quella grande stagione annunciata da Renzi. Oggi quel consenso si è dissolto, e il Pd è ridotto al lumicino. Resto un sostenitore del governo gialloverde, perché ritengo che abbia iniziato un percorso di transizione verso la Terza Repubblica e perché credo che il centrodestra e il centrosinistra, così come li abbiamo conosciuti, sono definitivamente tramontati – ed è bene che siano tramontati, perché sono i responsabili di questi ultimi 25 anni di decadenza italiana. Ma, anziché porsi il problema della durata del governo Conte, sarebbe ora di chiedersi cosa farà davvero, perché finora si è limitato quasi solo alle chiacchiere.
Uno potrebbe dire: diamogli tempo, c'è una tempistica anche tecnica. Ma il problema è che da quello che viene configurato dal dicastero più importante (quello dell'economia) queste novità per le quali il popolo aveva premiato Lega e 5 Stelle ancora non si vedono, all'orizzonte. Si vede invece un traccheggiare, un tirare al ribasso. E si vede purtroppo una subalternità ai soliti diktat di Bruxelles, anziché la giusta fierezza che c'è stata nell'affrontare un aspetto del tema immigrazione (un aspetto, perché – a parte lo stop agli sbarchi indiscriminati – ancora il governo non ha spiegato che piano ha per il Mediterraneo e per il Medio Oriente). Al di là della fierezza con la quale Salvini ha comunque posto il problema all'Europa – gestire collegialmente il tema migranti: una questione tuttora aperta e controversa – sul versante economico ci sono solo timidi balbettii. E sembra che alla fine ci si inchini ai paradigmi imperanti a Bruxelles e a Francoforte. E lo spauracchio dello spread non viene affrontato e smascherato per quello che è: cioè un vile ricatto, una sorta di vessazione sovranazionale organizzata. Perché allo spread si può mettere fine semplicemente, puntando politicamente sulla confezione di Eurobond o con altre modalità. Insomma, rispetto a Draghi e Triaquesto, il governo mi sembra deficitario e balbettante, balbuziente. Di questo dovremo tenere conto, perché 5 anni di balbuzie non risolveranno i problemi italiani.
Giovanni Tria? E' un massone, certo: uno dei tanti massoni presenti nella compagine di governo. Questa è una maggioranza "strana": da un lato, nel..

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