sabato 14 aprile 2018

Siria: raid simbolici per salvare la faccia

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(aggiornato alle ore 12,30)
Solo poche ore fa Analisi Difesa aveva titolato che l’ipotesi di una “cauta escalation” in Siria era la più probabile dopo le dichiarazioni roboanti di Trump e Macron dei giorni scorsi contro il regime di Assad e i suoi alleati Russia e Iran . L’attacco di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia contro la Siria per punire l’uso di armi chimiche contro i civili da parte di Assad (ancora tutto da provare) è infatti scattato questa notte intorno alle 4 e, come previsto, ha avuto un valore soprattutto simbolico.
Donald Trump in diretta tv ha annunciato l’attacco sottolineando la necessità di agire contro i crimini e la barbarie perpetrati dal regime di Bashar al Assad in contemporanea con il lancio dei missili Tomahawk .
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“La linea rossa fissata dalla Francia nel maggio del 2017 è stata superata. Quindi ho ordinato alle forze armate francesi di intervenire questa notte, nell’ambito di un’operazione internazionale congiunta con gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito e diretta contro arsenali chimici clandestini del regime siriano” ha dichiarato il presidente francese, Emmanuel Macron, twittando la foto del momento in cui ha ordinato l’attacco.
“Non c”erano alternative praticabili all’uso della forza per degradare e dissuadere dal ricorso alle armi chimiche il regime siriano” ha detto il premier britannico Theresa May aggiungendo che “non stiamo intervenendo nella guerra civile, non si tratta del cambio di regime”, ha precisato la May, che ha descritto i raid come “un attacco limitato e mirato”.
Le operazioni
Il Pentagono ha riferito del lancio di 120 missili, Mosca parla di “oltre 100” lanciati contro obiettivi militari e civili in Siria da navi e velivoli statunitensi, britanniche e francesi”. Il ministero della Difesa russo aveva già precisato che nessuno missile è entrato all’interno delle “bolle” protette dalle difese aeree russe che sono situate intorno alle basi di Hmeymin e Tartus. Sempre secondo Mosca la difesa aerea siriana ha intercettato tutti i 12 missili cruise che erano stati lanciati contro l’aeroporto militare di Dumayr.
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I russi sostengono inoltre di non aver attivato i loro sistemi di difesa aerea dislocati in Siria precisando che i raid di Usa, Gran Bretagna e Francia “sono stati contrastati unicamente dai sistemi antimissilistici siriani recentemente ammodernati da Mosca) S-125, S-200, Buk e Kvadrat” cbhe avrebbero distrutto 71 dei 103 missili lanciati dagli alleati come ha riferito il responsabile del dipartimento delle operazioni dello Stato maggiore russo, Sergei Rudskoi, citato dalla Tass.
Secondo lo Stato maggiore siriano la difesa aerea è riuscita ad abbattere la maggior parte dei 110 missili lanciati anche se in precedenza fonti del regime di Damasco avevano riferito alla Reuters che contro la Siria “sono stati lanciati circa 30 missili, un terzo dei quali sono stati abbattuti”.
Gli attaccanti avrebbero lanciato i missili da crociera Tomahawk dal cacciatorpediniere USS Cook, classe Arleigh Burke, presente nel Mediterraneo Orientale con un paio di sottomarini classe Ohio modificato  (lo USS Georgia) e classe Virginia (USS Warne), mentre missili da crociera JASSM ER sarebbero stati  impiegati dai bombardieri B-1 basati a al-Udeid, in Qatar.
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La Francia ha impiegato i missili Scalp Naval della fregata Aquitaine e missili da crociera Scalp lanciati da velivoli Rafale decollati dalla Francia (che ammette l’impiego anche di Mirage 2000, aerei radar Awacs e tanker per il rifornimento in volo) mentre Londra ha messo in campo i missili da crociera Storm Shadow lanciati contro obiettivi nell’area di Homs da 4 Tornado della RAF schierati nella base cipriota di Akrotiri.
Tre gli obiettivi specifici ai quali ha mirato l’attacco sferrato dagli Usa alle 21 ora di Washington, tutti associati con il potenziale chimiche siriano, riferisce la Cnn citando fonti della Difesa Usa. Bersagliati a Damasco il centro per gli studi scientifici, due siti di stoccaggio per armi chimiche nell’area di Homs, un vicino posto di comando e fiorse anchje la base aerea di Dumayr.
Soprattutto il secondo obiettivo suscita perplessità. Possibile che il deposito di armi chimiche fisse vuoto e del resto gli stessi americani annunciarono nel 2014 che il regime di Assad aveva consegnato tutte le armi chimiche a sua disposizione. In caso contrario risulta incredibile che sia stato attaccato un deposito di armi del genere col rischio di disperderle nell’ambiente provocando un numero imprevedibile di vittime.
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Un attacco dal valore simbolico quindi, come quello dell’aprile dello scorso anno scontro la base aerea di Shayrat (59 missili Tomahawk lanciati dal mare). Anche oggi la Russia è stata avvertita in anticipo dell’attacco imminente, come ha reso noto il ministro della difesa francese, Florence Parly.
Dettaglio che sembra confermare le notizie diffuse ieri di fitti scambi di comunicazioni tra il la Coalizione a guida Usa e il comando russo in Siria ma non confermato dopo il blitz dal capo di Stato maggiore delle forze armate americane, generale Joseph Dunford, il quale sostiene che Washington non ha avvertito in anticipo il governo russo degli attacchi, né ha comunicato gli obiettivi nel mirino.
Rispondendo a una domanda specifica, nel corso di una conferenza stampa a Downing Street,anche  il premier britannico  Theresa May ha negato che vi siano stati contatti preventivi con Mosca sull’attacco di stanotte, almeno da parte del suo Paese:
Le prime notizie sulle vittime siriane, a quanto sembra per ora limitate a una decina di feriti, inducono a ritenere che si sua trattato di una “ammuina” con cui i leader anglo-franco-americani hanno tentato di salvare la faccia dopo essersi esposti promettendo rappresaglie contro il regime di Damasco per un impiego di armi chimiche ancora tutto da provare.
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Fonti russe a Douma riferiscono si sia trattato di una montatura organizzata con un vero set cinematografico dietro cui si nasconderebbe l’iniziativa dei servizi segreti di Londra. Parigi sostiene invece di avere prove delle responsabilità di Damasco ma non le ha mostrate mentre lo stesso segretario alla Difesa aveva ammesso ieri di non disporre di prove concrete per accusare Assad e che gli elementi disponibili erano stati raccolti sui social media.
Proprio oggi gli esperti dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) raggiungeranno Douma e inizieranno a effettuare rilievi, il fatto che il blitz degli alleati sia scattato poche ore prima dell’arrivo dei tecnici e, non dopo il rapporto dell’Opac, sembra confermare l’assenza di “pistole fumanti” concrete nelle mani degli occidentali.
Le reazioni
“Ci può essere solo una valutazione politica: questa è una flagrante violazione del diritto internazionale e un attacco contro uno stato sovrano senza alcuna ragione adeguata” ha detto Konstantin Kosachev, presidente della commissione Affari Internazionali del Senato russo. “Con un alto grado di probabilità, questo è un tentativo di creare difficoltà per la missione Opac, che sta iniziando il suo lavoro a Duma, o di farla saltare del tutto” ha aggiunto alla Tass.
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“Per ora è un attacco una tantum che ritengo abbia inviato un messaggio molto forte” al presidente siriano Bashar al Assad, tale da dissuaderlo rispetto all’utilizzo di armi chimiche”, ha detto il Segretario alla Difesa James Mattis. Il generale Usa ha avvertito tuttavia che se Assad decidesse di utilizzare ancora una volta il gas, le nazioni che hanno firmato la Convenzione contro la armi chimiche avranno tutto il diritto di intervenire.
L’attacco contro la Siria di Usa, Francia e Gran Bretagna è stata “operazione legittima, proporzionata e mirata” ha sostenuto il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian, poiché l’uso delle armi chimiche “viola il diritto internazionale ed è inaccettabile”
Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha dato il suo sostegno al bombardamento dei Stati Uniti, Francia e Regno Unito contro la Siria in risposta ai presunti attacchi chimici da parte del regime di Bashar al Assad. “Sostengo le azioni intraprese dagli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia: questo consentirà di ridurre la capacità del regime di riattaccare il popolo della Siria con armi chimiche”, ha detto Stoltenberg in una dichiarazione. Ankara ha definito i raid alleati “adeguati”, mentre per il governo israeliano sono “giustificati”.
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La prima risposta di Mosca, stretta alleata di Damasco, è arrivata dopo l’annuncio della fine della prima ondata di raid e di bombardamenti: “Le azioni degli Usa e dei loro alleati non resteranno senza conseguenze”, ha detto l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov.
La prima reazione di Damasco è tesa a sminuire i risultati dell’operazione degli Usa e dei suoi alleati: se i raid sono finiti qui, hanno affermato fonti del governo di Damasco, i danni sono limitati.
L’Iran avverte che ci saranno “conseguenze regionali” dopo i raid condotti da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna contro obiettivi del regime di Damasco, raid che condanna “fortemente”. Secondo quanto si legge sul canale Telegram del portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, “gli Stati Uniti ed i loro alleati, senza alcuna prova e prima anche di una presa di posizione dell”Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), hanno condotto questa operazione militare contro la Siria e sono responsabili delle conseguenze regionali di questa azione avventurista”.
Foto: SANA, US.Dod, UK MoD e Jweb

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Newsletter Agende Rosse 31 marzo 2018

Newsletter Agende Rosse


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26 marzo 2018
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giovedì 12 aprile 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 11 aprile 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Manifestazioni nella parte araba dell'Iran
 

 
Michael Anton si dimette dal Consiglio Nazionale per la Sicurezza USA
 

 
L'aviazione israeliana uccide soldati iraniani in Siria
 

 
L'Arabia Saudita costruirà in Bangladesh 560 moschee "modello" (sic)
 

 
Ankara ha «impacchettato» 80 cittadini turchi che si trovavano all'estero
 

 
Una base permanente della Royal Navy in Bahrein
 

 
Gli esperti militari inglesi contraddicono Theresa May
 

 
La Turchia pubblica la localizzazione delle cinque basi militari segrete francesi in Siria
 

 
Ankara ammonisce Parigi, dopo il sostegno di questi ai terroristi
 

 
Di nuovo, la Francia invia truppe in Siria
 

 
La Commissione europea propone di aprire l'Unione agli eserciti della NATO
 

 
Processo segreto: 15 anni di prigione per il vice-presidente di Ahmadinejad
 
Controversie
«L'arte della guerra»
UE, Area Schengen per le forze NATO
di Manlio Dinucci

 
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The MORO Files (Gero Grassi) - ep. 4: LA PRIGIONIA #theMOROfiles

mercoledì 11 aprile 2018

MILITARI, URANIO E VACCINI: la verità di Stato censurata dai media



Nata alla fine del 2004, in seguito alle tante polemiche e alle pressioni dei militari e delle famiglie, la Commissione Parlamentare di Inchiesta sull'Uranio Impoverito è giunta alla conclusione dei lavori nella sua quarta legislatura.
Molta strada è stata fatta in questi anni: ricordiamo le prime indagini e le prime drammatiche testimonianze, quando si studiavano gli effetti delle munizioni Nato nelle missioni nei Balcani. La Nato, che dapprima negava, finì con l'ammettere pubblicamente la presenza di uranio, e fu l'allora ministro della Difesa a comunicarlo ufficialmente al Parlamento: era Sergio Mattarella.
I lavori della quarta Commissione sono confluiti nella Relazione Finale presentata alla stampa il 7 febbraio scorso, un documento da cui si evince come la Commissione oggi abbia rivolto la sua attenzione a moltissimi altri aspetti della salute e dell'integrità psicofisica del nostro personale militare, e anche della cittadinanza: dagli inquinanti ambientali nelle missioni all'estero alle cautele da adottare sulla missione in Niger; dall'amianto in Marina all'insufficienza di prevenzione e vigilanza; dalle emergenze ambientali nei poligoni di tiro alle conseguenze delle massive vaccinazioni a cui è sottoposto il personale militare. Si esamina, a questo proposito, anche il Progetto Signum del Ministero della Difesa (qui la relazione), ribadendo come più di 5 vaccini somministrati contemporaneamente rappresentino un rischio genotossico per i nostri soldati.
progetto signum estratto vaccini
Le conclusioni della Commissione, in questa legislatura, sono state durissime. Nel documento si mettono in evidenza anche il "negazionismo" dei vertici e il silenzio delle autorità. E non si tratta di meri commenti o valutazioni politiche: è da tenere ben presente che i lavori delle Commissioni Parlamentari di Inchiesta, ciò che scrivono, le conclusioni a cui giungono, sono verità giudiziarie. E in questo senso, la Relazione Finale rappresenta una drammatica sentenza sull'attenzione dello Stato verso la salute del proprio personale militare.
Vicepresidente della Commissione di Inchiesta sull'Uranio Impoverito, nella XVII legislatura, è stato l'ex parlamentare Ivan Catalano. Il 27 Marzo Ivan ha partecipato ad una conferenza dal titolo "Militari, uranio e vaccini", svoltasi a Torino e organizzata dal Movimento Roosevelt Piemonte, in cui ha illustrato nei particolari gli scottanti risultati del lavoro della Commissione.
Byoblu era presente, e quello che vi proponiamo in cima al post è il video integrale della serata.
Guarda anche la conferenza di Luc Montagnier, virologo, premio Nobel, noto per essere il padre della scoperta del retrovirus dell'HIV, al convegno organizzato a Roma dall'Ordine Nazionale dei Biologi: "Nuove frontiere delle biologia", anch'esso ripreso dalle telecamere di Byoblu.


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martedì 10 aprile 2018

Moby Prince - Il porto delle nebbie

Andrea Marcucci / Affari, conflitti & misteri del super renziano neo capogruppo PD

 Quale mai sarà la ricetta magica inventata da Andrea Marcucci per sedurre a tal punto l'ormai ex premier e segretario del Pd Matteo Renzi da volerlo così fortissimamente come capogruppo al Senato, tanto da sacrificare la testa del fedelissimo Lorenzo Guerini alla Camera?
Solo una questione di toscanità? O forse c'entrano i grandi affari di casa Marcucci che ruotano  intorno alla corazzata Kedrion, quinto player mondiale e primo in Italia nel ricco settore degli emoderivati?
E pensare che – al voto del 4 marzo – Marcucci ha fatto una figuraccia, ancora peggio del 'compagno' Marco Minniti che a Pesaro è stato stracciato da un inesistente 5 Stelle. Lui, il prode Andrea, è stato ridicolizzato nei suoi feudi di Massa e Lucca sia da Maurizio Mallegni, di Forza Italia, che da Sara Paglini dei 5 Stelle. Poi ripescato grazie al solito proporzionale salvatutti. E adesso, invece di essere cacciato a pedate da quel Senato, è stato addirittura investito della strategica carica – soprattutto in questo delicato frangente politico – come capogruppo. Misteri di casa Pd.
Cerchiamo di ripercorre la sfolgorante carriera del pasdaran di Matteo, il suo storico braccio destro a palazzo Madama.

SOTTO L'ALA PROTETTIVA DI SUA SANITA' DE LORENZO

Francesco De Lorenzo al tempo del processo.

Politicamente nasce sotto la più che protettiva ala di Franco De Lorenzo, all'epoca ministro della Sanità e con il ciclone di Mani pulite condannato per la Farmatruffa e la maxi tangenti da 600 milioni di lire per favorire i vaccini (anche allora per decreto reso obbligatorio, quello per l'epatite B) della SmithKline: mazzetta spartita con il re mida Duilio Poggiolini.
Al voto del 5 aprile 1992 Andrea Marcucci diventa il più giovane parlamentare italiano, appena 25 anni: "sotto il vessillo tricolore dell'Altissimo (Renato, all'epoca segretario del Pli, ndr). E l'amico De Lorenzo, non a caso, si è presentato proprio nel collegio di Firenze: 'si sono dati un buon aiuto scambievole – raccontano in ambienti politici fiorentini: i Marcucci hanno appoggiato De Lorenzo, il ministro ha sponsorizzato il giovane rampollo'. Missione compiuta, con reciproca gran soddisfazione".
Sono alcuni stralci dal libro "Sua Sanità – Viaggio nella De Lorenzo spa, un'azienda che scoppia di salute", edito dalla Voce con la trentina Publiprint a febbraio 1993, appena qualche mese dopo lo scoppio della Tangentopoli partenopea (settembre 1992, con una maxi inchiesta sul voto di scambio).
Così continuava "Sua Sanità", circa gli stretti rapporti – politici e finanziari – tra la dinasty dei Marcucci e quella dei De Lorenzo. "Il legame, comunque, è di vecchia data. Anche con Renato De Lorenzo, che ha fatto capolino nello staff di vertice della Sclavo, la perla farmaceutica del gruppo Marcucci, 40 miliardi di capitale, quartier generale a Siena e diramazioni operative un po' in tutta la penisola".
Quella Sclavo che, negli anni seguenti, passerà dai Marcucci alla già citata Smithkline, la quale poi – per completare il giro di valzer – finirà nelle ricche braccia di Glaxo, oggi leader mondiale sul fronte dei vaccini, come la Voce ha documentato nell'inchiesta che potete leggere cliccando sul link in basso.
Protagonista ai giorni nostri, Glaxo, di un incredibile conflitto d'interessi, visto che un autorevole membro del cda della sua Fondazione è al tempo stesso al vertice di una strategica direzione al ministero della Sanità: proprio quella che ha di recente varato la normativa per l'obbligatorietà dei dieci vaccini! Ai confini della realtà.

UN CONFLITTO CHIAMATO KEDRION

Una sede della Kedrion.

E non meno ai confini della realtà è un altro conflitto d'interessi alto come un grattacielo. Quello cresciuto proprio a casa Marcucci, sotto il vigile sguardo del senatore Andrea. Un conflitto che coinvolge in pieno la corazzata di famiglia, Kedrion.
Un'azienda che scoppia di salute, proprio come la De Lorenzo spa un tempo: e sei anni fa oltre tutto miracolata. Non solo un mega cadeau natalizio deciso dal governo Monti, ma addirittura l'entrata in partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti, un altro regalo da 100 milioni di euro. Un nuovo Iri – quello targato Cassa – oggi guidato dal super renziano (un tempo prodiano) Claudio Costamagna, in scadenza di mandato: un autentico carrozzone che distribuisce soldi non alle imprese in difficoltà o realmente innovative, ma agli amici degli amici.
Andrea Marcucci occupa la sua dorata poltrona all'interno del cda di Kedrion, ed è perfino presidente della controllata americana, Kedplasma Llc. Sul ponte di comando, fino a tre anni fa, il patriarca Guelfo Marcucci, il quale ha poi passato il testimone all'altro rampollo di famiglia, Paolo, mentre la sorella Marialina, coeditore dell'Unità nel 2000-2001, poi impegnata fra antenne e tivvù, è oggi al timone della Fondazione che si occupa del Carnevale di Viareggio.
Appena un anno dopo l'ingresso della prodiga Cassa nell'azionariato di Kedrion, i 'compagni' del Pd al Senato hanno pensato bene di elaborare un progetto di legge anti conflitti, in tema di "incompatibilità parlamentare": in soldoni, il ddl targato Pd puntava ad evitate che deputati e senatori potessero avere "interessi rilevanti e determinanti nelle imprese che sono in rapporti con la pubblica amministrazione": proprio il caso di Kedrion, che punta molto, in Italia, sulle ricche convenzioni con Asl e Regioni per la vendita dei suoi emoderivati. Quel disegno riguardava, in particolare, i rappresentanti legali e dirigenti di imprese "costituite in qualsiasi forma, anche a partecipazione pubblica", come Kedrion in legami con la Cdp.


Valeria Fedeli

Firmato da big con la casacca Pd, come Luigi Zanda (il capogruppo uscente di palazzo Madama) e Valeria Fedeli (altra super trombata al voto del 4 marzo proprio in Toscana, e ripescata come Marcucci), il ddl non venne firmato da Marcucci, che in quel frangente dimostrò un minimo di 'coerenza' (sic). Quel ddl, comunque, non venne mai approvato: solo fumo negli occhi, tanto per far finta di combattere i conflitti d'interesse, come a suo tempo faceva finta Massimo D'Alema super impegnato a non ostacolare Silvio Berlusconi nelle sue gestioni Fininvest.
Una 'coerenza' – quella di Marcucci – che va a farsi benedire quando, pochi mesi fa, sempre a proposito di quei conflitti dei quali farebbe meglio a non parlare, ha attaccato Casaleggio e i 5 Stelle. Su Facebook, infatti, così scriveva: "Avanza un gigantesco conflitto di interessi", perchè la Casaleggio Associati è "un'azienda che si alimenta con i soldi pubblici del M5S" e i cui "vertici non eletti ne determinano la linea politica".
Tornando al glorioso pedigree griffato Andrea Marcucci, dopo le prime esperienze con i liberali dell'Altissimo e di Sua Sanità, ormai travolto il Pli dal ciclone di Mani puliti, appena germogliata la Margherita corre subito alla corte dell'amico Francesco Rutelli. Quindi nel 2006 diventa sottosegretario per i beni culturali nel governo Prodi; poi eletto nel 2008 senatore con il Pd e segretario della quinta commissione di palazzo Madama per la pubblica istruzione e i beni culturali. Come senatore, i suoi biografi riescono a ricordare solo una risposta ad un collega, Mauro Bulgarelli, in tema di diritto d'autore. Non da Guinness.
Può quindi dedicare il suo tempo alle celebrazioni di Garibaldi: è infatti presidente del comitato nazionale per il bicentenario. Infine l'approdo alla commissione istruzione e cultura del Senato.
La Kedrion di famiglia, intanto, fiorisce sempre più rigogliosa e fa affari in mezzo mondo. Con 2200 dipendenti, di cui poco meno della metà in Italia, mette su 6 stabilimenti produttivi negli Usa, 3 in Italia (due in Toscana e uno in Campania, a Sant'Antimo), 3 in Ungheria. Sotto un'altra ala protettiva, quella del governo Renzi, Kedrion stipula un maxi accordo in Russia, proprio in occasione dell'incontro tra l'allora premier e Vladimir Putin.



QUELLA STRAGE PER SANGUE INFETTO
Ma c'è qualcosa che nessuno vuol ricordare a casa Marcucci: la tragedia del sangue infetto, le migliaia di vittime (5 mila secondo le stime più attendibili) immolate ai mega interessi di Big Pharma, quando per tutti gli anni '70, poi '80, fino almeno al '91, i colossi degli emoderivati a stelle e strisce ed europei – in prima fila le aziende del gruppo Marcucci – importavano allegramente sangue senza controlli: dall'Africa fino alle carceri Usa, un sangue di 'qualità', evidentemente, non eccelsa.
Come sta dimostrando il processo cominciato vent'anni fa a Trento, passato dieci anni fa a Napoli e ora alle battute finali. Tra gli altri, ha testimoniato Kelly Duda, il regista americano che nel 2006 ha realizzato uno choccante docufilm "Fattore VIII – Il sangue infetto nelle carceri dell'Arkansas".
Al processo partenopeo sono alla sbarra ex dirigenti, funzionari e dipendenti delle società un tempo Marcucci e oggi radunate sotto l'ombrello di Kedrion; nonché Duilio Poggiolini (Guelfo Marcucci, imputato, è nel frattempo deceduto). La sentenza è prevista per metà giugno.
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14 novembre 2015

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