venerdì 5 ottobre 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 5 ott 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Chi vìola il trattato INF: Washington, Mosca o entrambi?
 

 
I crimini di Gilead Sciences mascherano test del Pentagono?
 

 
Alcuni Stati arabi s'apprestano e riallacciare i rapporti con la Siria
 

 
La Corte Internazionale di Giustizia sospende alcune sanzioni USA contro l'Iran
 

 
Francia-Iran: rilasciato il rappresentante dell'ayatollah Khamenei
 

 
Arresto del rappresentante dell'ayatollah Khamenei in Francia
 

 
Le accuse di Netanyahu contro il Libano smentite dai fatti
 

 
Il Pentagono potrebbe ritirare le forze d'occupazione della Siria
 

 
I macedoni si pronunciano contro l'adesione alla NATO e all'Unione Europea
 

 
La comunicazione di Benjamin Netanyahu
 

 
Lo Stato di Palestina fa ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia contro gli Stati Uniti
 

 
ONU: la Siria esorta all'immediato ritiro delle forze d'occupazione USA, francesi e turche
 

 
Washington pronta a far esplodere la Chiesa Ortodossa
 
Controversie

 
abbonamento    Reclami


LA POSTA IN GIOCO – Quale internet vogliamo? Marco Montemagno



Di chi è internet? Quale internet vorresti? Attenzione, che la #postaInGioco è molto elevata. Ne parla Marco Montemagno su Byoblu

Fonte: www.byoblu.com 

giovedì 4 ottobre 2018

Gli Stati Uniti sono un morto che cammina


C’è un feroce attacco alla verità. Se non usiamo bene il nostro sito web, ci troveremo nel buio più totale.
Ieri mentre guidavo, ho acceso la radio in macchina per sentire se  i russo/siriani avessero cominciato la liberazione di Idlib, in Siria dai terroristi appoggiati da Washington. Tutto quello che ho sentito invece, su radio NPR, erano  due donne bianche che deploravano il razzismo bianco. Si sentivano tanto colpevoli per aver indirettamente beneficiato del razzismo bianco che, anche a me, è sembrato di affogare  nel senso di colpa di una di quelle femmine,  prima ancora che avesse finito di parlare.
Non riuscirete a credere quale sia stato il “beneficio indiretto” che aveva prodotto una forma tanto grave di senso di colpa nella femmina bianca, ma forse è bene provarci. Lei aveva comprato un bungalow di mattoni identico a quello accanto, dove viveva un americano nero, con la differenza che l’attico di casa sua era stato completamente ristrutturato, mentre l’attico del suo vicino nero non era stato ristrutturato. Il suo senso di colpa razziale derivava dal fatto che la persona bianca da cui aveva acquistato la casa aveva potuto rendere più bello il suo attico, mentre il suo vicino di colore non aveva potuto farlo, sembra per via del razzismo.
Vi sembra questa una spiegazione ragionevole per mettersi a sguazzare in un senso di colpa razziale? Posso pensare a tanti altri motivi migliori di cui, però, non si parla mai sui media di stampa. Per esempio, come riporta Eric Zuesse, che l’Arabia Saudita, lo stato fantoccio che Washington ha aizzato contro lo Yemen, stia “bloccando sistematicamente i rifornimenti di cibo che dovrebbero raggiungere decine di milioni di uomini, gli Houthis, che vivono nello Yemen circondati dal rombo di un motore di morte tenuto continuamente acceso dagli alleati USA ” Gli Houthi stanno morendo di fame perché volevano scegliersi un loro governo, non quello imposto da Washington.
Ci viene da chiederci quanto possa essere basso il senso di colpevolezza razziale che esprimeva una delle due donne bianche su NPR, quella colpa che trovava tanto difficile da sopportare: un vicino nero con una casa come la sua, però senza un attico ristrutturato, un chiaro segno di razzismo di cui sentirsi colpevole.
In che modo potrebbero reagire, con una pochezza emotiva ed intellettuale, come quella dimostrata da queste donne su NPR,  se fossero a conoscenza che gli USA non si stanno opponendo al fatto che dieci milioni di persone stanno morendo di fame in Yemen, come avrebbero reagito se avessero saputo della distruzione, completa o parziale di  8 paesi sotto il regime criminale di Clinton, George W. Bush e Obama e ora continua anche sotto il regime di Trump? Come sopporterebbero il loro senso di colpa, queste donne, se sapessero del sistematico genocidio di palestinesi messo in atto dallo Stato di Israele?
Naturalmente, non devono reagire, perché la NPR non ne parla mai. La NPR è sempre presente sul posto in cui qualche bianco va a fare un atto-di-auto-denuncia, perché si sente indegno e questo loro modo di fare non potrà mai essere interrotto se non si andrà a far vedere alla gente dove si deve sentire – veramente – il senso di colpa. Se non facciamo comprendere ai bianchi per che cosa devono sentirsi veramente in colpa, come potranno sentirsi al sicuro i neri e gli ebrei ?
Tutti i media di stampa e della TV USA sono in linea con  NPR : sono missing in action da molto tempo. Il Russiagate è un’orchestrazione del complesso militare-security USA che serve per impedire al Presidente Trump di smussare le pericolose tensioni che esistono tra le due principali potenze nucleari e di normalizzare le relazioni con la Russia. La normalizzazione delle relazioni potrebbe avere un impatto negativo sull’enorme budget e sul potere del complesso militare-security. Pertanto, l’umanità deve continuare a vivere con il rischio di  un Armageddon nucleare, per garantire il budget del complesso militare-security, in particolare per garantire gli interessi di Dick Cheney nella Halliburton.
Il governo russo ha presentato alle Nazioni Unite una denuncia documentata e comprovata che i terroristi, che godono dell’appoggio di Washington nella provincia di Idlib, hanno preparato un attacco chimico false flag  per incolpare la Siria e implicitamente la Russia. I filmati sono disponibili online, dove si vedono le prove, prima dell’annuncio dell’attacco, poi delle esercitazioni preparatorie, con i bambini delle scuole di Idlib che curiosano tra le telecamere. Washington ha un tale controllo su quello che racconteranno i media che questo “attacco chimico false-flag fatto dalla Siria” può andare avanti, anche se è certificato dalle Organizzazioni Internazionali sul controllo delle armi chimiche che il governo siriano ha zero armi chimiche. Vedi su YouTube, per esempio: https://www.youtube.com/watch?v=MYBJH2IaLF8&feature=youtu.be
Spero che i lettori non siano stati ancora sottoposti a un completo lavaggio del cervello e che riescano a vedere che questo è un film preparato in anticipo, in attesa di evento-false- flag che verrà proposto ai media di stampa come un fatto vero.
La stampa americana non ha mai rispettato il mandato lasciato dai Padri fondatori che avevano consegnato e protetto con il Primo Emendamento. Ma fino a quando il regime criminale di Clinton, non permise che solo SEI/6 monopoli potessero concentrare nelle loro mani ben il 90% dei media statunitensi, qualche volta la verità veniva ancora a galla. Ma ora non più. I media USA non sono in grado di raccontare nemmeno i fatti più avvincenti del nostro tempo, quelli che potrebbero portare alla distruzione della vita sulla terra. Invece, i giornalisti si preoccupano di difendere il loro posto di lavoro e di raccontare notizie false, nell’ interesse delle élite al potere.
Attualmente, Russia, Siria e Iran si stanno preparando a liberare l’ultima provincia siriana che è ancora nelle mani dell’esercito fantoccio di Washington: Al Qaeda, Al Nusra e ISIS.Washington ha inviato truppe Usa che si sono nascoste tra i terroristi che Washington aveva inviato per rovesciare la Siria, pensando che la presenza americana avrebbe dissuaso i russo-siriani dall’attacco contro i terroristi. Ancora una volta, Washington ha approfittato di una esitazione di Putin per complicargli la vita.
Sembra che  Washington sia riuscita a ritardare la liberazione finale della Siria dai terroristi appoggiati dagli USA, comunque l’esercito russo, se non il governo russo, comprendono che in questa fase avanzata del gioco, la Russia non può tirarsi più indietro senza rischiare di essere inondata da altre provocazioni, come prezzo della sua correttezza. Questo è il motivo per cui una armata della marina russa staziona al largo della Siria, equipaggiata di nuovi missili ipersonici russi contro i quali gli Stati Uniti non hanno nessuna difesa. Se si arriverà ad un conflitto, sarà solo il governo russo che potrà decidere se qualche nave USA dovrà restare ancora a galla.
Anche l’esercito russo ha nuovi aerei – di gran lunga superiori alla mondezza degli americani – armati con missili ipersonici, così una resa dei conti tra Russia e Washington in Siria significherebbe una umiliante sconfitta militare per Washington.
Questa consapevolezza rende il governo russo esitante nell’esercitare la propria forza militare in Siria. Il governo russo sa che a Washington ci sono dei pazzi e che, pochi insani neo-cons credono nell’eccezionalismo e nell’indispensabilità degli USA , convinti dell’unilateralismo americano. I russi sono consapevoli del fatto che Trump, sebbene avesse voluto ridurre le tensioni, non ha retto all’attacco del complesso security-militare e che forse per  “salvare l’onore dell’America” potrebbe premere il pulsante.
Questa, penso, potrebbe essere la ragione per cui la liberazione della provincia di Idlib non è iniziata. Questa parte della Siria potrebbe essere lasciata nelle mani di Washington per evitare la fine del mondo.
D’altra parte, i militari e i nazionalisti russi sono stanchi degli insulti e delle sterili provocazioni militari di Washington e del Regno Unito. Stanno perdendo la pazienza aspettando di difendere l’onore della Russia. Capiscono bene che accettare una provocazione, porta a doverne accettare un’altra subito dopo e che alla fine la Russia sarà costretta a rispondere. Putin è stato indebolito dall’aver perso tempo, concedendo un vantaggio alla quinta colonna di Washington che lavora all’interno della Russia — composta da economisti neoliberisti addestrati a Washington. È un mistero per tutti il motivo per cui Putin si fidi  ancora di questi agenti americani de facto che intendono portare alla rovina sia lui che la Russia.
In altre parole, la situazione in Siria è pericolosa, e i media USA non se ne preoccupano se non per usarla come opportunità di propaganda per incolpare la Russia di attacchi chimici e di morti tra i civili. In effetti, l’unico interesse dei media statunitensi è di arrivare per primi nel raccontare dell’uso di armi chimiche da parte della Siria per la liberazione della provincia di Idlib. In altre parole, i media USA non vedono l’ora di spingere il mondo verso una Terza Guerra Mondiale.
Altra straordinaria carenza dei media americani è parlare di Israele. I sionisti israeliani hanno commesso un genocidio contro i palestinesi, ai quali hanno rubato un paese alla luce del giorno, senza che ci sia stata nessuna protesta concreta da parte del Grande Mondo-Morale-dell’Occidentale o di nessun altra parte per tanti decenni. Oggi i resti della Palestina stanno quasi tutti nei campi profughi, fuori dal paese, in quel campo di concentramento che è il Ghetto di Gaza.
Per quanto riguarda la NPR, la CNN, il NY Times, o il Washington Post della CIA, non esiste nessun crimine di Israele contro l’umanità, tanto che il Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Trump, un neoconservatore, ha recentemente dichiarato che il governo degli Stati Uniti userà tutte le sue forze per proteggere ogni americano e ogni israeliano incolpato di criminali di guerra davanti al Tribunale penale internazionale.
In altre parole, il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump ha dichiarato che gli americani e gli israeliani sono al di sopra della legge che Washington applica a tutti gli altri. Vedi ad esempio: https://truthout.org/articles/john-bolton-escalates-blackmail-to-shield-us-war-criminals/
Allora, che cosa abbiamo? Abbiamo i media USA che si trovano a loro agio dato che nessuno denuncia i crimini  contro l’umanità compiuti da Israele, perché denunciarli sarebbe antisemitismo e negazione e dell’olocausto.
I media USA non si preoccupano per l’interesse ad uso personale che il complesso security/militare sta perseguendo con il Russiagate, perché indagare su questo affare potrebbe distrarli dal loro impegno per incriminare Trump di essere un agente russo.
A dirla tutta anzi, sono tutti i media occidentali che non hanno nessun interesse per il pericoloso conflitto che l’Occidente ha orchestrato gratuitamente contro la Russia, perché qualsiasi articolo che ne parlasse potrebbe spaventare a morte la gente e farebbe comprendere che la strada lungo la quale ci stanno portando i media è quella che minaccia la vita del pianeta.
Paul Craig Roberts 
Fonte: comedonchisciotte.org autore della traduzione Bosque Primario

mercoledì 3 ottobre 2018

SALUTE SpA - LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITÀ, Francesco Carraro



Dieci milioni di italiani non si fanno curare perché costa troppo, mentre entro 5 anni 14 milioni di cittadini rimarranno senza medico di famiglia. Chi sono i nuovi padroni della salute? Perché la sanità pubblica garantisce coperture sempre inferiori, spingendo i cittadini che hanno bisogno di curarsi nelle mani del privato? Chi spinge verso un modello sanitario nel quale i nuovi mercanti della salute stabiliscono chi può curarsi e chi deve arrangiarsi? La salute è il business del futuro, a dirlo è un documento UE. Tutto quello che non avremmo voluto sapere, lo ha messo nero su bianco Francesco Carrara, autore insieme a Massimo Quezel di “Salute SpA – La sanità svenduta alle assicurazioni“.

www.byoblu.com

martedì 2 ottobre 2018

COSI’ MUORE UN QUOTIDIANO primadanoi.it

Quando le candeline diventano un cero: 26 settembre 2005- 26 settembre 2018














ABRUZZO. PrimaDaNoi.it si spegne. E’ l’annuncio che non avremmo mai voluto dare e che da anni abbiamo cercato di allontanare il più possibile, fino a quando resistere non è stato più sufficiente.
Così siamo costretti a fermarci: da oggi non troverete più notizie aggiornate qui.
Il 26 settembre 2005 nasceva il primo quotidiano on line per la regione Abruzzo in un momento in cui la tecnologia era ancora una speranza da queste parti, appena prima dei grandi scandali e in un momento di forti cambiamenti.
Il 26 settembre 2018, 13 anni esatti dopo, dobbiamo fermarci perchè non possiamo più garantire la sostenibilità del quotidiano  e lo facciamo prima di contrarre debiti che non potremo onorare.

E’ la fine di un sogno che si è trasformato in un incubo, poichè spesso siamo diventati noi il nemico di troppi e il bersaglio da colpire.
PrimaDaNoi.it muore per asfissia lentissima: un quotidiano vive di pubblicità ma siamo stati bravini a raccogliere quella nazionale e pessimi a convincere gli imprenditori sotto casa. Chissà perchè...

PrimaDaNoi.it muore per l’isolamento nel quale è stato relegato  solo perchè siamo stati “cattivi” con i potenti e qualche difficoltà (piccolissima) in questi lunghi anni gliela abbiamo pure creata.
PrimaDaNoi.it muore perchè in questa terra, oggi, la verità, l’informazione, il giornalismo d’inchiesta non sono ritenuti ancora beni vitali dal cittadino comune.    

E quindi è  la fine di un ciclo, di una stagione della nostra vita e di qualcosa di impalpabile che c’è e che assomiglia, chissà, forse, ad un punto di riferimento o ad una boccata d’aria.
E’ molto probabile che  tra un paio di mesi anche il sito, con i suoi 500mila articoli di cronaca e inchieste abruzzesi, svanirà nel cimitero digitale e non vi sarà più alcuna traccia di quello che è stato.
Per noi, però, non è una sconfitta: non siamo noi a perdere.
Noi siamo quelli che per 13 anni esatti hanno resistito ad ogni sorta di tempesta, sgambetto o tranello, che hanno nuotato sempre  controcorrente (purtroppo) e hanno combattuto soli contro tutti.

E quello che non ti ammazza, ti spegne: anche se ci è riuscito solo ora.
Lo diciamo chiaramente e urlando perchè rimanga agli atti: la fine di PrimaDaNoi.it è la prova inconfutabile che l’informazione libera, svincolata e indipendente davvero non può esistere, se non per poco.

I patti, invece, sono la via unica anche per un giornale di sopravvivere ed è proprio per questo che non si può essere “indipendenti”, come noi, da tutti; a qualcuno devi pur appoggiarti e fare qualche favore se vuoi che poi ti difenda.

Come direttore mi ritengo l’unico responsabile per aver sempre tenuto una linea editoriale intransigente, improntata solo all’interesse pubblico senza mai farci intralciare da quelli privati (nemmeno i nostri).
La mia è stata una leggerezza imperdonabile ma mai avrei potuto immaginare che il Paese fosse malato a tal punto da trasformare una così preziosa virtù in una sentenza di morte.
Come giornale abbiamo sempre seguito i più alti principi morali (dunque nulla di più antiquato e retrogrado)  e certe cose si pagano, qui ed ora, a caro prezzo.

Quando abbiamo iniziato immaginavamo che sarebbe stato difficilissimo ma non conoscevamo certi biechi meccanismi e certi ingranaggi che poi ci hanno stritolato.

Mai avremmo potuto immaginare, per esempio, di inaugurare una nuova stagione di dittature e censure come quelle avviate dalle ignobili sentenze sul “diritto all’oblio” che, nel 2010, per primi al mondo, ci hanno colpito, e da allora e a causa di quelle  decisioni, il declino è stato inesorabile e ancora più veloce.
Condannati per aver violato una legge che non c’è in nome della privacy che serve per censurare, intimorire e restituire la verginità a qualche delinquente che non ha imparato la lezione.
Siamo stati costretti dal “sistema” ad essere come un soldato in campo aperto senza difese, bersaglio facile da colpire e solo perchè la “Giustizia” l’abbiamo incrociata pochissime volte.
Noi abbiamo cercato di difendere il vostro diritto di conoscere negando la cancellazione di articoli veri e mai diffamatori e ci siamo trovati contro prepotenti e giudici.
Per dirne una, c’è un tizio che da sette anni mi minaccia di morte e profetizza di lasciarmi in mutande: per fortuna si è avverata solo la seconda.

E’ stato un continuo e disgustoso tiro al piccione.

L’informazione seria e le inchieste giornalistiche hanno per noi un carattere sacrale ma costano tanti soldi, molta fatica e svariate conseguenze e noi, da soli, per questi anni ci siamo fatti carico di tutto questo ma ora non siamo più in grado di fronteggiare tutti i rovesci ed i guasti di un Paese degradato.
Non è sbagliato dire, dunque, che le istituzioni sono state complici della nostra condanna a morte.
Grazie a tutti quelli che ci hanno seguito con assiduità, letto con attenzione, che hanno potuto sapere e scoprire l’Abruzzo in questi 13 anni.
Magari che hanno sperato con noi che le cose potessero migliorare.
Da oggi tutti quelli che pensavano a noi per denunciare qualcosa che loro non avevano il coraggio di fare dovranno rivolgersi altrove.
A quelli a cui siamo antipatici e che oggi non sono affranti come noi dico che prima o poi arriva per tutti il momento di avere bisogno di un quotidiano davvero onesto e libero per conoscere o raccontare.  
Noi la nostra parte l’abbiamo fatta.   

Non c’è altro da dire e non ne vale la pena.

Punto.
E basta.      

Alessandro Biancardi