lunedì 17 dicembre 2018

STRAGE DEL SANGUE INFETTO / LA SENTENZA DI NAPOLI SLITTA AD APRILE


Slitta la sentenza al processo per la “strage del sangue infetto” che si tiene al tribunale di  Napoli, davanti alla sesta sezione penale. 
In base al calendario stilato dal presidente, Antonio Palumbo, il pm Lucio Giugliano terrà la sua requisitoria il 21 gennaio 2019, poi sarà la volta delle arringhe dei legali delle parti civili, in prima fila Stefano Bertone ed Ermanno Zancla, nonché l’avvocatura dello Stato; quindi parleranno i legali degli imputati, ossia funzionari o ex funzionari del gruppo Marcucci e il legale dell’ex numero uno al Ministero della Sanità tra fine anni ’80 e inizio ’90, Duilio Poggiolini, grande amico di Sua Sanità Francesco De Lorenzo.
Tirate le somme, la sentenza non verrà pronunciata prima di aprile.
Un processo che ha largamente superato i 20 anni di vita. Morte “continua”, invece, per i parenti che hanno visto i loro padri, madri o figli morire per una trasfusione di sangue infetto o per l’assunzione di emoderivati killer. Appena otto le parti civili in aula a Napoli: ma le stime parlano di migliaia di vittime, un’atroce cifra che potrebbe arrivare a 5 mila. Un esercito di morti senza uno straccio di giustizia.
Le aziende leader europee (tra cui quelle del gruppo Marcucci) che importavano sangue soprattutto dagli Stati Uniti erano ben consapevoli di comprare partite spesso e volentieri infette: si trattava di sangue proveniente dalla carceri americane, in particolare dell’Arkansas. Lo sapevano bene le autorità di controllo a stelle e strisce (e anche canadesi), che regolarmente lo comunicavano alle aziende di importazione-lavorazione, come, appunto, quelle del gruppo toscano, oligopolista nel settore degli emoderivati, oggi battente bandiera “Kedrion”. 
Quindi, tutti sapevano: e se ne fottevano ampiamente di pazienti e cittadini, pur di cumulare montagne di profitti. Tanto è vero che le prime imputazioni parlavano di “omicidio doloso plurimo”, di “strage”, per poi man mano ammorbirsi in “omicidio colposo plurimo”. 
Il processo è cominciato nel 1998 a Trento, per poi passare, nel 2004, a Napoli, e giacere tra carte e scartoffie per oltre 10 anni (molte delle quali, anche importanti, perse nel corso del trasloco o trafugate nei sotterranei del centro direzionale di Napoli); e quindi iniziare nella primavera del 2016. 
Nel corso dell’ultima udienza che si è svolta il 19 novembre, sono stati presenti i consulenti tecnici nominati dal tribunale per sciogliere una serie di interrogativi. Hanno presentato una prima perizia circa un anno fa, del tutto lacunosa, con riferimenti bibliografici tratti soprattutto dagli studi del primo teste presente al processo, Piermannuccio Mannucci, un ematologo milanese in palese conflitto di interessi perchè ha lavorato anche per il gruppo Marcucci. 
Le parti civili e i legali della difesa hanno presentato ulteriori questi ai periti, che risponderanno all’udienza del 10 dicembre. E l’anno nuovo si apre con la fondamentale requisitoria del pm Giugliano, il quale nel corso del processo non ha brillato per una particolare incisività: “non un centravanti d’attacco, piuttosto uno stopper di difesa”, hanno commentato non pochi avvocati del foro di Napoli. “Il fatto non sussite – aggiungono – saranno le parole con le quali chiederà l’assoluzione degli imputati. Vogliamo scommettere?”. 
Staremo a vedere. 


Nessun commento: