mercoledì 28 novembre 2018

Coce Rossa Italiana in rosso. Dove sono finiti i soldi?


Incredibile.  C’è  un’emergenza  umanitaria in corso  e  nessuno  ne  parla.  Una  crisi grande  come  il campo  profughi di  Daadab in Kenia(la  più  grande tendopoli-dormitorio  del mondo) e  nessuno  dice  niente. Ma  proprio  nessuno, da  destra  a  sinistra. Come nessun  giornale,  dalla  Verità, all’Avvenire(noto quotidiano  della  CEI)  a Topolino. Solo  qualche isolata voce fuori dal coro nel  deserto  dell’informazione (i  pochi che ancora osano andare controcorrente).
Ma  non  stiamo  parlando di un genocidio nel  Sud Sudan o   delle migliaia di persone  in  fuga  dalle  guerre che  insanguinano  il  continente  africano.  Nemmeno  dell’emergenza profughi sulle Navi  che  attraccano nei  porti o i  centri  di accoglienza  stracolmi di migranti.  Stiamo parlando della colossale voragine  nei  conti  della Croce  Rossa  Italiana  che versa  in  una  situazione  economica disastrosa che  rischia  seriamente di condannare a  morte  una  delle  più  nobili  istituzioni  assistenziali a livello  mondiale.
La  Prestigiosa  organizzazione italiana che  ha  lottato a tutte le  latitudini per  combattere povertà e fame è  in  croce. Ed è in rosso.  L’organizzazione che è sempre  stata  in  prima fila nei paesi  più poveri per alleviare denutrizione e carestie sta  morendo di stenti. Una  prodigiosa realtà in rapido disfacimento. Oltre 150.000  ‘volontari’ (molti dei quali veri e propri dipendenti mascherati da volontari),  con all’attivo 5000 dipendenti e  3000 unità  in  mobilità  coatta, senza risposte e TFR.
Un’eccellenza  italiana ridotta a colabrodo,  tanto  è vero che piu’ volte negli ultimi trent’anni  e’ stata sottoposta a commissariamento nell’utopica ipotesi  d’un risanamento. Non  sorprende che siano spuntati  fuori qua e  là come  funghi  comitati  spontanei  di  aficionados indignati per la decadenza della nobile istituzione.
Eppure,  non  più  tardi  di  quest’estate,  la Croce Rossa  Italiana  ha  sottoscritto un’intesa  con la Ong maltese MoasMigrant Offshore Aid  Station, scucendo sull’unghia 400.000 euro (al  mese),  sfrattando Emergency dalle operazioni di  salvataggio in  mare. L’organizzazione fondata da Gino Strada ora purtroppo non è più presente nel Mediterraneo per soccorrere i migranti  (cosa  che  faceva egregiamente). Non si capisce  bene se quì la  missione è quella di salvare  vite  umane o fare   fare  a gara  per scialacquare  quattrini.
I soldi a  pioggia comunque di per  sé non possono spiegare il perché di  un dissesto così imponente. Forse neanche gli  stipendi da nababbi della  classe  dirigente della  Croce Rossa Italiana (da 100.000 in su i top managers mentre  migliaia di volontari non prendono il becco  d’un quattrino). Il Presidente, l’Avv. Francesco Rocca s’intasca la  bellezza di 263.995 Euro più 126.525 euro per spesucce varie, totale 390.520 euro.  Circa 32.000  euro al  mese più o  meno (quasi  sotto la soglia  di  sopravvivenza).
Guglielmo Stagno D’Alcontres (ex Presidente  di  CRI Sicilia) percepiva il  più modesto compenso di 260.000 euro all’anno (120.000  euro di indennità da Presidente, 120.000 Euro indennità di Amministratore Delegato  più altri 20.000 Euro come indennità di Consigliere + lauti indennizzi per spese personali con  rimborsi a piè di  lista). Da  reddito  di cittadinanza.
Forse la  spiegazione può arrivare dagli  sprechi pazzeschi, le ruberie, gli  sperperi e le  consulenze d’oro? Non  si sa bene. Come  si  sia arrivati  a questa grave  crisi è   difficile  da  riassumere in  poche  parole ed è comunque la  storia  di  uno  sfacelo  che parte  da  molto  lontano. Per  non andar  tanto  distante  potremo tentare di  risalire agli anni più recenti. Ad  esempio dal 2016 in  poi.
Proprio   da quando  l’INPS (l’Istituto Nazionale della Previdenza  Sociale) è andato  a bussare alla porta della  Croce  Rossa  Italiana reclamando  oltre  90  milioni di  euro tra  TFR  ed  altre  indennità non versate.  €116.647.835,59 per  l’esattezza. Soldi  che,  si  scoprirà  poi, la  Croce  Rossa Italiana   non ha  mai  corrisposto all’ente  previdenziale come  avrebbe dovuto. Cosa  davvero  molto  strana. Perchè il  Trattamento  di  Fine Rapporto  (il  TFR)  è  un tributo  che  dovrebbe esser subito  accantonato in attesa  della fine del  rapporto di  lavoro dipendente.
Comunque, se il Dott. Tito  Boeri  volesse racimolare  un  po’  di  spiccioletti (e  s’accontentasse  di  dollari) potrebbe fare  una  capatina in questo  magazzinetto della  Croce  Rossa  con  un  paio di  TIR   e  molettti al  seguito (purtroppo il contante non è bancalizzato).
Eppure, strano a dirsi,  la  C.R.I., da sempre,   ha  ricevuto  ingenti  contributi  sia dallo  Stato italiano  che  da  privati. Basti pensare che solo  quest’anno  dal Governo centrale  ha in budget d’introitare  74 milioni  di  euro  più  altri  21  milioni  di  euro (senza  calcolare  gli  ingenti proventi di Asl, Ministeri, Comuni, Province,  il 5 x 1000  etc  etc.). Non  abbiamo contato le  donazioni e i  lasciti che  ha accumulato in  150 anni, nonché le  varie agevolazioni e i  comodati  gratuiti. Inoltre tenete  ben  presente che negli anni  passati la  Croce Rossa Italiana  ha regolarmente  percepito per  il  suo funzionamento una media di 150-200 milioni  di euro  l’anno dallo Stato. Mancando  all’appello questi  capitali, sorge  spontanea  la  domanda:  ma che  fine  han  fatto  tutti sti soldi?
Se dovessimo  applicare  il  parametro delle  normali  società  commerciali (con i  bilanci  in  rosso spinto)  la  C.R.I.  dovrebbe portare immediatamente  i  libri in  Tribunale   dichiarando fallimento.  Chiudere  bottega insomma come son  obbligate a  fare migliaia  di aziende che  non  ce  la  fanno  più o le  normali  Associazioni di volontariato che  non  godono di queste  generose provvidenze e devono far quadrare i  conti.
Giusto in  nome della  “Par  condicio  creditorum”.  Invece  che  avviene? Per  la  C.R.I. (che  non è quasi soggetta  alle rigorose  ispezioni e/o controlli  come  tutte  le  imprese  gestite  da  noi poveri  mortali) , si  studia invece una  via  di  fuga  sul  modello  Alitalia. La si privatizza. Da  Ente  Governativo a controllo pubblico diventa  Ente privato, una  sorta  di  Federazione  con tanti  Comitati  Locali autonomi in  ogni  provincia, ognuno  dotato  di  propria  partita  iva, molti dei quali con fatturati da  capogiro.
Vedi gli  appalti milionari per  il numero di emergenza 118, i  Centri  di  Accoglienza, la  gestione  dei  primi soccorsi nelle zone  terremotate e post-calamità naturali, i CIE etc etc. (una  bella  pensata, così il default di  un’ entità non  può coinvolgere tutte le  altre). Tanto per  farvi un  esempio che renda l’idea,  uno  dei CIE più  noti, quello  di  Cara di Mineo  ha  costi base di gestioneche superano  i  16 milioni  di  euro l’anno per un totale  di  quasi 100 milioni di euro  in un triennio (96.907.500 euro per  la precisione).
Curiosità: il bando  di gara di Cara di Mineo del  2014, per  l’aggiudicazione prevedeva  dei requisiti minimi tassativi (pena  l’esclusione) come l’iscrizione  alla  Camera  di  Commercio. La locale  C.R.I. Comitato di Catania non  era  iscritta  alla CCIAA  (come  si  evince dalla  visura camerale si è iscritta solo il 31 ottobre 2017)  eppure  ha  vinto ugualmente la  gara!  Uno dei tanti Misteri. Invece  nel  2018, mentre i 150 disperati erano “sequestrati” sulla nave Diciottiammorbati dalla scabbia, presso la Prefettura di Catania si  perfezionava l’appaltuccio da 41 milioni di euro per il  Centro di Prima accoglienza di CARA di Mineo, dove probabilmente sarebbero andati a finire i palestratissimi naufraghi. Come  diceva il gran visir delle  Coop  Rosse Salvatore  Buzzi  in  un’intercettazione:   “gli immigrati rendono più della droga”. Giusto per  farvi  capire  cos’è  il  Business  dell’accoglienza.
Ma attenzione,  nel  caso  della  Croce Rossa Italiana  si  privatizzeranno solo  gli  attivi.  I debiti  no, quelli se li accollerà poi qualcun’altro (Voi  che  siete  dotati  di  fantasia indovinate chi?) Beh,  che  discorsi,   sarà  ovviamente lo  Stato  a farsi  carico del  problema. Ossia  tutti  noi e voi. Tanto esiste il solito escamotage,  come si  dice  in  gergo legalese  delle “Bad company”  e  delle  “Newco” che ha sempre hanno funzionato con le  privatizzazioni di Stato.  Si portano gli attivi e  gli  assets monetizzabili  in  seno alla “New Company”  e  la  spazzatura, le  sofferenze e le  passività si  tengono in  pancia  alla società decotta.
Tra  l’altro la C.R.I. ha  un grande patrimonio immobiliare, che  potrebbe valorizzare (migliaia tra appartamenti, uffici, locali  commerciali, terreni, garages, magazzini etc  etc),  volendo  potrebbe  tranquillamente scorporare  le attività costituendo  una sua società di “Real Estate”).  Solo  che  i  suoi immobili  non li  ha voluti  manco  l’INPS (neppure  a parziale  conguaglio del  debito). In compenso il  patrimonio abitativo è  stato  apprezzato da un  fortunato acquirente di  Correggio (Reggio Emilia) che  s’è  aggiudicato  un  bell’appartamento della  C.R.I. per la  stratosferica  cifra  di 5.000 euro!!  Diconsi cinquemilaeuro (è  già partita  la  corsa  alla  s-vendita?).
Questo sì  che è business altro  che corsa  all’oro del Klondike. Inoltre tra mezzi  di  soccorso, autobus, automezzi, auto blu ed  ambulanze la  Croce ha oltre 10.000  veicoli in dote; roba da  far concorrenza e  far  impallidire le più grandi aziende  di  trasporti. E non  abbiam ancora parlato delle  macchine speciali (per ogni tipo di emergenza), dei moduli abitativi da utilizzare per il sistema sanitario, interi ospedali da campo, gruppi elettrogeni, sale operatorie e chirurgiche motorizzate, laboratori  mobili, ambienti per la decontaminazione campale, cucine industriali da campo, torrette di illuminazione, idrovore, potabilizzatori, ruspe, motoslitte, Gru, macchine per  il   movimento  terra, SUV e  chi  più ne  ha  più ne  metta.
Questo il  quadro. Un  dato  positivo però  (di questa fallimentare privatizzazione) è che  nelle more  della  procedura è  saltato  fuori  questo  primo grosso “buco nero” di 90 milioni che  manca  all’appello (se  no non  ci  saremo mai  accorti di  niente), facendo emergere  un  ritratto  della C.R.I. ch’era per  certi  versi  sin’oggi inedito.  L’esperienza c’insegna  che  queste  disgrazie poi non viaggiano  mai  da  sole, chissà quali altri ammanchi dovranno ancora venir fuori.
Non  stiamo  parlando d’un  deficit  fisiologico,  ma  di  una  vera e propria voragine debitoria.  E si  badi  ben,  che lo  scenario  è  ben  peggiore  di  quello  quì  delineato (non è  giusto “sparare  sulla  Croce  Rossa”). Perchè  se  dovessimo  scendere  nei  dettagli  dovremmo parlare  anche  di  Mafia Capitale, (ennesima prova di come politica e malavita vanno a braccetto alla luce del “sole”), dell’ex Sindaco di Roma  Gianni Allemanno, dell’inchiesta “Mondo di Mezzo”, diAngelo  Scozzafava, del sig.  Paolo Pizzonia (ex terrorista  dei  NAR  Nuclei Armati Rivoluzionari  nonché segretario particolare e  braccio  destro del Presidente CRI Avv. Francesco Rocca), dovremmo parlare del patrimonio immobiliare sommerso della  CRI (mai dichiarato fiscalmente), delle  compravendite immobiliari fantasma e  tante porcherie che  non  abbiam  il  tempo  (e sinceramente  neanche la  voglia)  di  elencare.
Dovremmo scendere anche  in una rispettosa e  garbata  polemica con il  Presidente di C.R.I. Avv. Francesco Rocca per i  suoi  conflitti d’interesse (gestisce l’immenso patrimonio  immobiliare della  C.R.I. e contemporaneamente è proprietario della società immobiliare   Ciak Servizi … “capisci ammè”…), nonché  accennare a qualche suo vecchio precedente penale (una passata condanna a 3 anni di reclusione per detenzione  spaccio di  eroinain conbutta con  una  banda di  nigeriani).
Un “EX” trafficante  di droga (sottolineo  “ex” a  scanso  di  querele) alla  guida  della  Croce  Rossa Italiana   non  è certo un  bel biglietto  da  visita, anche se è pentito degli errori  commessi nel passato e ha  cambiato vita  (chapeau). Beninteso lo  dico davvero senza  intento polemico e/o denigratorio   alcuno. Chi  scrive  ha  un  vastissimo  “background  criminale” io però non sono  stato chiamato a dirigere l’UNICEF.
Ma l‘ Avv. Francesco Rocca avrà certamente  tutti  i  requisiti di onorabilità, professionalità  ed  indipendenza  richiesti agli  Amministratori di società (v. art. 2387  del  Codice Civile e  cause  di  ineleggibilità) sennò, oltre  a  Presidente della  Croce Rossa Italiana, non sarebbe  stato   promosso a Presidente  della Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa(il  più grande network globale umanitario del  mondo) e della  MezzalunaRossa.
Mi rendo conto che il tema delle modalità  con  cui andrebbero  scelte le  figure  che ricoprono  determinate  cariche di  vertice è molto complesso e  non  si può esaurire in  poche  righe. Possiamo però  avere dei  termini di  paragone se  guardiamo analoghi  soggetti  che  operano  nel sociale. Ad  es. in  Save  The  Children c’è un validissimo avvocato come  Presidente,  l’Avv. Claudio TesauroCuriculum chilometrico  e un  background con  i  controfiocchi, (partner  come avvocato   d’affari nel  prestigioso  studio  legale  Bonelli-Erede-Pappalardo), fedina  penale immacolata,  neanche  una multa per  eccesso  di velocità. Mentre dirige un’altra  benemerita ong (Medici  Senza Frontiere)  la dott.ssa Claudia Lodesani, valente medico  infettivologo, incensurata.
Tornando  ai  conti  della Croce Rossa  Italiana, il  merito di  questo stato di cose  và a  chi  ha  sponsorizzato questa  geniale privatizzazione (che  stando  al  Tar del Lazio  sarebbe  pure incostituzionale), dando avvio a questa de-statalizzazione priva di logica del buon senso (e forse dell’onesta buona fede), che doveva prevedere anzitutto che prima di una qualunque riforma si conoscesse esattamente la situazione economico/patrimoniale, focalizzando obiettivi e strategie da mettere in atto per il loro raggiungimento (per inquadrare bene la situazione patrimoniale sarebbe bastata  una  banale “Due Diligence” contabile che  nessuno ha  mai pensato di fare).
Come pure merito dei  vari decreti legge ad personam, i decreti  “salva Croce Rossa”, il “Decreto Milleproroghe” etc etc. Il merito è tutto  dei  Governi  che  vanno da  Berlusconi  in  poi (ma  anche  prima). In  primis  il Governo Monti, a seguire il Governo Renzi e  dulcis in  fundo il  Governo  Gentiloni (casualmente noto una  preponderante area di  sinistra), che  hanno sostituito il  vecchio “carrozzone” della  C.R.I. con  una  carretta  sgangherata  che perde pezzi di  giorno in  giorno. Un carrozzone decrepito che  è  il perfetto specchio della  politica che l’ha  sostenuto. L’ennesimo caso di come anche stavolta  la cura si è  rivelata molto peggiore del male.  Per un pelo è quasi  caduto nel  tranello anche  il  nuovo governo  pentaleghista.  Ricordate l‘articolo  fantasma “pro Croce  Rossa” del Decreto  Fisco all’insaputa  di  tutti? (altri 84  milioni di  euro ch’erano pronti  a volatilizzarsi per continuare a foraggiare la gestione liquidatoria del  “carrozzone”).
Domanda  dell’uomo  della strada che  forse  potrebbe  condividere  anche Gino Strada: visto  che  stiamo parlando  di una montagna di  soldi  pubblici (ed  ora finalmente  c’è  il  “nuovo  che  avanza”), una bella  Commissione  d’inchiesta la  mettiamo su?
So già  la  risposta.

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