sabato 4 maggio 2013

Bergoglio, il Papa "nero": gesuita dentro e francescano fuori. Un ossimoro?


E dunque habemus papam. Come avevo immaginato e previsto, la scelta dei porporati ha sorpreso tutti. Dalla cappella Sistina è uscito il nome di un argentino, Jorge Mario Bergoglio, scelto, non a caso dal luogo più lontano da Roma. Segno di quella discontinuità che molti auspicavano? Più lontano dai "palazzi" e più vicino alla gente?

Quest'uomo dall'apparenza mite e dimessa rappresenta un vero rebus: sceglie il nome di Francesco, ad avocare il santo per eccellenza che fece di povertà e castità le sue colonne portanti, ma è un gesuita e la Compagnia di Gesù non ha mai brillato per il suo abbandono del potere temporale. Ed è proprio sulla provenienza dall'Ordine che Clemente XIV tentò in vano di sopprimere che si addensano le nubi più grigie. I gesuiti nascono come un vero e proprio ordine militare al servizio del papato ma, ben presto, diverranno così potenti da nominare un generale quasi con gli stessi poteri, ma occulti, del Capo del Vaticano. Non a caso viene denominato Papa Neroperché con la sua veste lugubre si contrappone a quella bianca e immacolata dei successori di Pietro. Il loro grande potere viene da ciò che è l'opposto del concetto francescano: Papa Gregorio XIII gli concesse di essere l’unico ordine religioso a poter condurre transazioni commerciali e bancarie. Ecco, ci siamo.
Da questo nuovo Papa ci si aspetta una vera e propria rivoluzione. Magari la soppressione della Banca di Dio, lo Ior (con una graduale rivelazione degli scandali che custodisce), e il ritorno nelle parrocchie. Da questo Papa i cattolici si aspettano che spezzi la catena che lega i vertici ecclesiastici ai Palazzi del potere. Ci si aspetta che mandi in pensione le figure che ormai da decenni occupano caselle importanti in Vaticano. Bergoglio sembra porre delle ottime premesse con il suo stile di vita ma la sua storia e la sua provenienza ci inducono ad una estrema cautela. Conosciamo tutti la parabola del "cambiare tutto per non cambiare niente". Purtroppo. Per ora, quindi, Papa Francesco mi sembra un ossimoro. Una contraddizione in termini. Un'immagine specchiata e rovesciata.


Aggiungo, se ancora non fosse chiara la mia perplessità, che il mio maestro, il giornalista argentino Horacio Verbitsky, scriveva nel 2010 con tono preoccupato: "Bergoglio sta cancellando dalla sua biografia alcuni fatti controversi". Oggi è più chiaro quale sia stato il percorso di avvicinamento al papato compiuto dall'arcivescovo di Buenos Aires e, di conseguenza, desta sconcerto che già tre anni fa fosse cominciata un'opera di "bagno in candeggina". Del resto Verbitsky connota accusa ben precise nei confronti di Bergoglio, individuano i suoi contatti con i poteri militari negli in cui nella capitale argentina sparivano 30.000 persone incarcerate, torturate e uccise. Gli anni della dittatura a quelle latitudini sono una pagina diabolicamente oscura in cui sembrerebbe comparire anche il nome di questo Papa.


Ma questo è solo l'inizio di un'attenta analisi che voglio dedicare al nuovo Vescovo della Chiesa di Roma. Presto vorrei tornare su Fatima e sul fatto che Papa Francesco abbia deciso di dedicare la sua prima preghiera da pontefice alla Vergine Maria...
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