lunedì 15 febbraio 2010

Intervista a Stieg Larsson

Questa è l'unica intervista che Stieg Larsson ha fatto in tempo a rilasciare sui suoi romanzi prima della sua morte improvvisa.

La fondazione Expo Expo è una fondazione per la ricerca con uno scopo molto semplice: difendere la democrazia e la libertà di parola contro i movimenti razzisti, antisemiti, di estrema destra e totalitari. Expo è libera da legami con partiti politici. Nel lavoro della fondazione sono impegnate persone di estrazione molto diversa, dai giovani moderati agli ex comunisti. Chi lavora a Expo deve lasciare il proprio bagaglio politico fuori dalla porta.

Il lavoro alla rivista Expo e le minacce Abbiamo iniziato nel 1995 quando sette persone furono assassinate da un gruppo di neonazisti. All’inizio, in redazione c’erano alcuni ragazzi che per due anni hanno lavorato fino allo sfinimento. Io stavo su anche la notte cercando di mandare avanti le cose. Non abbiamo avuto alcun sostegno e nel 1998 la rivista fu sospesa. Allora tre-cinque di noi erano ancora nel direttivo e abbiamo ricevuto l’incarico di ristrutturare l’attività e saldare i debiti. Ci siamo riorganizzati con un nuovo direttivo nel 2001. Mi è capitato di ricevere minacce. Ma capita a tutti quelli che scrivono di questi movimenti. Le minacce arrivano subito. Anche per i testi più “innocenti”. Se le minacce aumentano, telefoniamo alla polizia. Per esempio, qualcuno ha sparato alla finestra dell’ufficio di Kurdo Baksi, la tipografia è stata danneggiata da un gruppo di vandali e qualcuno ha assalito uno dei distributori di Expo. Ma siamo stati costretti a telefonare alla polizia soltanto in tre occasioni.

La Millennium Trilogy Ho iniziato a scrivere nel 2001. All’inizio lo facevo per divertimento. Era una vecchia idea degli anni novanta. Io e Kenneth A dell’agenzia di stampa TT non avevamo molto da fare così abbiamo iniziato a scrivere un testo sui vecchi Gemelli Detective, la serie per bambini degli anni cinquanta. Era divertente e ci siamo detti che avremmo dovuto scrivere che ora avevano quarantacinque anni e che stavano affrontando il loro ultimo mistero. Così ebbe inizio la mia idea, ma subì dei cambiamenti. Cominciai a pensare a Pippi Calzelunghe. Come sarebbe stata oggi? Come sarebbe stata da adulta? Come l’avrebbero definita? Sociopatica? Donna-bambina? Pippi ha un’altra visione della società. La trasformai in Lisbeth Salander, venticinque anni, una ragazza completamente al di fuori della società. Non conosce nessuno, non ha alcuna capacità di socializzare. Poi pensai che ci volesse un contrappeso per Lisbeth. E fu Mikael “Kalle” Blomkvist, un giornalista di quarantatre anni. Un “fratello in gamba” che lavora alla propria rivista, Millennium. L’azione si svolge intorno alla redazione della rivista. Ma anche intorno a Lisbeth, che non vive una vita molto attiva. Le persone coinvolte sono molte, di tutti i tipi. Lavoro con tre gruppi distinti. Uno intorno a Millennium, che ha sei dipendenti. I personaggi secondari non entrano in scena soltanto per dire qualcosa. Agiscono e influenzano l’azione. Non è un universo chiuso. Poi c’è il gruppo intorno alla Milton Security, una società di sicurezza diretta da un croato. E poi c’è il corpo di polizia, attori che agiscono da soli. Solo nel terzo romanzo tutti i pezzi del puzzle trovano il loro posto e si capisce quello che è successo. Ma si tratta anche di qualcos’altro. Nei romanzi gialli in genere non si vedono mai le conseguenze di quello che è successo in una storia precedente. Nei miei romanzi sì.

Scrivere romanzi gialli È tutta la vita che leggo romanzi gialli. Alla TT scrivevo due colonne all’anno, una d’estate e una a Natale. Scrivevo sui cinque migliori romanzi del momento. Fra i quali Sara Paretsky, Val McDermid, Elisabeth George, Minette Walters. Strano, ma i romanzi che ho lanciato erano quasi tutti scritti da donne. So quello che mi irritava dei romanzi gialli. Spesso i protagonisti non descrivono la società che li circonda. Scrivo molto rapidamente. È facile scrivere romanzi gialli. È più difficile scrivere un articolo di 5000 caratteri che deve essere corretto al cento per cento. Non dobbiamo mai sbagliare (a Expo), perché in quel caso possiamo essere attaccati dalla stampa avversa. Scrivere un romanzo giallo significa scrivere qualcosa di divertente. Non è come scrivere propaganda o letteratura classica. I romanzi gialli sono fra i più popolari mezzi di intrattenimento che esistono. E se poi si cerca di inviare un messaggio... io lo faccio.

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