giovedì 31 marzo 2022

IL GENERALE FABIO MINI / USA & NATO, 24 ANNI D PROVOCAZIONI ANTI RUSSIA


“Oggi è necessario negoziare, finirla con il pensiero unico e la propaganda, aiutare l’Ucraina a ritrovare la ragione e la Russia ad uscire dal tunnel della sindrome da accerchiamento, non con le chiacchiere ma con atti concreti. E quando la crisi sarà superata, sperando di essere ancora vivi, Italia ed Europa dovranno impegnarsi seriamente a conquistare quella autonomia, dignità e indipendenza strategica che garantisca la sicurezza a prescindere dagli interessi altrui”.

E’ la conclusione di un articolato, lucidissimo ragionamento svolto da Fabio Mini, generale di corpo d’armata dell’Esercito italiano, già Capo di Stato Maggiore del comando NATO del Sud Europa e a capo della missione internazionale in Kosovo.

Un’analisi a 360 gradi, perfetta nella sua ricostruzione storica e nell’analisi geopolitica attuale. Lontana mille miglia dal pattume e dell’ignoranza ‘storica’ praticamente di tutta la classe politica (sic) di casa nostra.

Dieci, cento, mille Mini, vien voglia di augurarsi. Ma dopo una apparizione in tivvù di una settimana fa, ovviamente il generale non è stato più invitato negli strabordanti talk show: perché ha il dono, Mini, di parlar chiaro. Cosa indigesta per l’odierno mainstream.

Scorriamo quindi i passaggi salienti dell’intervista rilasciata all’ottimo sito di controinformazione l’Antidiplomatico.

 

DONBASS, I MASSACRI “DIMENTICATI”


“Il falso è che la guerra sia cominciata con l’invasione russa dell’Ucraina. Questo è in realtà un atto nemmeno finale di una guerra tra Russia e Ucraina cominciata nel 2014 con l’insurrezione delle province del Donbass poi dichiaratesi indipendenti. Da allora le forze ucraine hanno martoriato la popolazione russofona ai limiti del massacro e nessuno ha detto niente. Per quella popolazione in rivolta contro il regime ucraino non è stata neppure usata la parola guerra di liberazione o di autodeterminazione così care a certi osservatori internazionali.  E’ bastato dire che la ‘Russia di Putin’ voleva tornare all’impero zarista per liquidare le questione. L’ipocrisia è l’atteggiamento della propagando occidentale pro-Ucraina che, prendendo atto che esiste una guerra, finge di non sapere chi e cosa l’ha causata e si stupisce che qualcuno spari, qualcun altro muoia e molti siano costretti a fuggire. Ipocrisia ancor più grave della propaganda è il silenzio omertoso di coloro che tacciono sul fatto che dal 2014 Stati Uniti e Nato hanno riversato miliardi di aiuti quasi ininterrottamente destinati ad armare l’Ucraina e migliaia di professionisti della guerra per addestrare e arricchire i gruppi estremisti e neo-nazisti”.

“Non credo che l’Europa, dal 2014, abbia sottovalutato la questione ucraina, ma è stata volutamente indirizzata verso la trasformazione graduale del paese in avamposto contro la Russia, a prescindere dalla sua ammissione alla Nato. Di qui la pseudo rivoluzione arancione del 2004, il sabotaggio interno ed esterno di ogni tentativo di stabilizzazione, l’alternanza di governi corrotti, la pseudo rivolta di Euromaidan, il colpo di stato contro il presidente Viktor Yanukovich, sempre nel 2014, fino alla elezione di Volodymyr Zelensky. Quest’ultimo è passato da un programma elettorale contro gli oligarchi, contro la corruzione politica e la promessa di ‘servire il popolo’, ad una politica dichiaratamente provocatoria nei confronti della Russia. E questo era esattamente ciò che volevano gli Stati Uniti e quindi la Nato fin dal 1997”.

 

NATO, 24 ANNI DI ESPANSIONE AD EST

“L’espansione della Nato ad est iniziata in quell’anno dopo una serie di prove di coinvolgere nella ‘cooperazione militare’ i paesi dell’Europa orientale con il programma ‘Partnership for peace’, è stata una provocazione continua per 24 anni. Per oltre un decennio la Russia non ha potuto opporsi e la Nato, sollecitata in particolare da Gran Bretagna, Polonia e repubbliche baltiche ha pensato di poter chiudere il cerchio attorno ad essa ‘attivando’ sia Georgia che Ucraina. La Russia è intervenuta militarmente in Georgia e questo ha dato un segnale agli Usa e alla Nato, che non hanno voluto intervenire”.

 

“Durante la crisi siriana del 2011 la Russia si è schierata con il governo di Bashar Assad e successivamente con la guerra all’Isis è intervenuta militarmente dando un contributo sostanziale alla sua neutralizzazione. Bashad Assd è ancora lì. Le operazioni russe in Siria, ancorchè concordate e coordinate sul campo con la coalizione a guida americana, hanno disturbato i piani di chi voleva approfittare dell’Isis e delle bande collegate per destabilizzare l’intero medioriente”.

“Un altro segnale del mutato umore russo è stata l’annessione della Crimea, subito dopo il colpo di stato contro Yanukovich sostenuto dagli Stati Uniti e in particolare dall’inviata del Dipartimento di Stato Victoria Nuland e dall’allora vice presidente Joe Biden. Dal 2014 in poi l’Ucraina, con il sostegno degli Stati Uniti e della Nato, ha assunto una linea ancora più ostile nei confronti della Russia e iniziato ad integrare nelle forze armate e nella polizia i gruppi neonazisti che si erano ‘distinti’ negli scontri di Maidan. Gli stessi che ora organizzano la ‘resistenza ucraina’ e coordinano i circa 16.000 mercenari sparsi per il paese. Per tutto questo, mi sento di dire che la Nato non ha trascurato l’Ucraina, anzi l’ha spinta con forza in un’avventura pericolosa per entrambi e soprattutto per noi europei”...


...segue: www.lavocedellevoci.it

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