giovedì 23 dicembre 2021

Abusi nella Chiesa: l’ipocrisia della “Giornata per le vittime”


In molti Paesi d’Europa, commissioni di inchiesta indipendenti hanno lavorato strenuamente per portare alla luce la portata reale, o almeno verosimile, del fenomeno degli abusi sessuali perpetrati dal clero. È accaduto in Germania, e prima ancora nella cattolica Irlanda, in cui dopo nove anni di indagini, nel 2009, ha visto la luce il Rapporto Murphy; è accaduto in Francia, con la Commissione guidata da Jean Marc Sauvé, i cui risultati sono stati pubblicati il mese scorso. Un’inchiesta è stata commissionata in Svizzera all’Università di Zurigo, il Portogallo si è avviato su una strada analoga, persino in Polonia un’indagine è stata compiuta, benché parziale, e in Spagna, dove l’episcopato si è sempre detto contrario alla creazione di commissioni sulla pedofilia, il tema ha cominciato a fare capolino nel discorso del card. Omella in apertura dell’assemblea plenaria d’autunno della Conferenza episcopale (11-19 novembre).
E in Italia?

n Italia tutto tace. A più riprese, soprattutto dopo la pubblicazione del Rapporto Sauvé, si sono diffuse petizioni per la creazione urgente di una Commissione d’inchiesta anche nel nostro Paese, ma per ora sono cadute nel vuoto. I vescovi italiani non sembrano disposti a indagare alcunché, ma in compenso non si risparmiano nei gesti formali e nella preghiera: il 18 novembre la Cei ha celebrato, in concomitanza con la Giornata europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale del Consiglio d’Europa, la prima Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, istituita lo scorso marzo. Si sprecano le veglie di preghiera, le contrite richieste di perdono, le assicurazioni di accoglienza e ascolto come quella di mons. Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale della Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, che si ripara dietro alla considerazione che, in Italia, l’ondata di casi e denunce «noi non l’abbiamo avuta. Ma questo non dipende dal fatto che la Chiesa italiana stia spegnendo, trascurando o tacitando le vittime o le denunce». Per carità. La Chiesa italiana, assicura, si è mossa e per dimostrarlo sciorina tutta una serie di dati, misure, reti di referenti, offerte di numeri di telefono e e-mail che, secondo lui, faranno uscire «casi nuovi e del passato». Ma di una Commissione d’inchiesta che passi al setaccio archivi diocesani, parrocchiali, denunce, casi, trasferimenti sospetti, testimonianze di vittime, nemmeno l’ombra...

segue... retelabuso.org

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