giovedì 20 agosto 2020

Pedofilia, sette e deep web, un fenomeno incontrollabile e globale


Una chat degli orrori in cui minori si scambiavano materiale pedo-pornografico, una setta che adescava ragazzine, anche minorenni, per ridurle a schiave sessuali di un guru: due sconcertante inchieste a distanza di pochi giorni, rivelatori delle preoccupanti dimensioni della pedofilia.
Questi episodi mostrano come la pedofilia sia un fenomeno sommerso ma diffuso che si “contagia” attraverso sette e soprattutto nel deep web. Sputnik Italia ha intervistato Don Fortunato Di Noto, fondatore dell'associazione Meter, che da oltre trent'anni è in prima linea nella lotta alla pedo-pornografia sul web e agli abusi su minorenni,collaborando con la polizia postale italiana e internazionale.
— Don Fortunato, in pochi giorni due inquietanti episodi di pedofilia hanno scosso l'Italia, per la crudeltà e il coinvolgimento di minori nel ruolo di consumatori e carnefici. Si tratta del primo caso o è un fenomeno diffuso?
— Per chi è addetto ai lavori non è niente di nuovo sotto il sole. Certo è inquietante il fatto che i minorenni strutturano una piattaforma su cui scambiare persino guadagnare del denaro con lo scambio e alla produzione di questo materiale.
Evidentemente il fenomeno, che l'associazione Meter denuncia da trent'anni, è diventato quasi incontrollabile, esteso e così profondamente globale, perché che il materiale può essere non soltanto usufruito sulla piattaforma ma anche diffuso in tutto il mondo.
— Che ruolo ha avuto internet della diffusione di questo "contagio" che è il crimine pedopornografico?

— Le tecnologie hanno amplificato i contatti, hanno amplificato la diffusione, e hanno amplificato una una nuova forma di abuso che la legge 269 del 1998 definisce come una nuova forma di schiavitù che coinvolge i bambini, in varie fasi: dall'adescamento alla produzione del materiale, dall'immissione alla possibilità della globalizzazione del business pedo-criminale.
Il mondo della pedopornografia è un mondo estremamente onnipresente ormai, non c'è più piattaforma che non venga utilizzata per questa possibilità di scambio di materiale pedopornografico. Ci sono vere e proprie strutture pedo-criminali, che sfruttano i bambini e immettono il materiale sulle piattaforme per il godimento perverso dei pedofili. E' un vero e proprio mercato.
Tenga conto che noi nell'ultimo anno, come si può leggere nel report di Meter del 2019, abbiamo denunciato milioni e milioni di foto e di video, con milioni e milioni di bambini vittime e milioni e milioni di abusatori, anche minorenni. La produzione è talmente vasta che diventa incredibile anche parlarne.
— C'è un modo per difendersi da questo pericolo?
— Certo che ci può essere un modo. Ad esempio, giustamente si fa una grande campagna contro il femminicidio con grandi personaggi che scendono in piazza, contro la violenza alle donne. Da giornalista, le faccio io la domanda, mi trova un palinsesto dove si sensibilizza contro la violenza dei pedofili sui bambini?
Non esiste nulla.
— Questa mancanza nella comunicazione avviene perché non c'è la percezione del problema o perché l'abuso sui bambini è considerato come un tabù di cui non si deve parlare?
— Entrambe le cose. È considerato un tabù perché in effetti non se ne parla abbastanza. L'anno scorso denunciammo delle violenze su 61 neonate in una piattaforma tedesca, è intervenuta anche la polizia postale italiana, ma non ne ha parlato nessuno. Di fronte a una notizia del genere non si dovrebbero sollevare tutte le donne? Quelle bambine non sono delle piccole donne? Dovrebbero creare delle sedioline rosse per quelle bambine vittime di pedofilia.
Io ne ho fatta fare una piccola che porto con me ai convegni, per ricordare che esistono anche le piccole sedioline non solo le panchine rosse. Ognuno cerca di sensibilizzare con gli strumenti che si ritrova.
— E' possibile che dietro queste chat ci sia qualche setta o lobby di pedofilia o altrimenti cosa spinge dei ragazzini dai 13 ai 17 anni ad atrocità del genere?
— Uno di loro ha già dichiarato che era semplicemente una specie di gioco inconsapevole. Io credo che questi minori andrebbero analizzati per comprendere quello che è successo, perché per non capire che in quei filmati ci sono persone reali e bambini reali, che l'uccisione e la mutilazione di un neonato non è un gioco, vuol dire che c'è una personalità fortemente dissociata.
Detto questo, il problema del legame tra sette, pedofilia e abusi su minori non è un fatto sconosciuto, anzi è accertato da diverse indagini. Ci sono gruppi legati al satanismo sadico ma anche pedofili sadici non satanisti che attuano questo tipo di crimine come forma massima di potere, che è la sottomissione totale di un innocente.
Fatti così cruenti accadono, difficili da raccontare, accadono in tutto il mondo. Il problema legato a certe forme ritualistiche c'è e si conferma, l'evidenza dei fatti è provata dal materiale che viene rinvenuto e prodotto.
— Un genitore come può accorgersi che il proprio figlio è stato adescato da una setta o che è vittima di abusi sessuali?
— Il genitore in quanto tutore principale, ha della vigilanza dei propri figli.
Certamente quando un minore cambia umore, si rinchiude in se stesso, una bambina o un ragazzino smette di voler giocare fuori di casa con i suoi coetanei, o se stanno sempre attaccati al cellulare, oppure non rendono più a scuola, soffrono di malumare o depressione, questi sono dei campanelli d'allarme, dei segnali che i genitori dovrebbero riconoscere immediatamente per poter intervenire.
— Lei ha lottato in passato contro la lobby dei pedofili, che in paesi come l'Olanda ha cercato di presentarsi come partito politico. L'Italia corre un rischio del genere?
— Non credo che corra questo rischio, per fortuna abbiamo una legge che colpisce l'apologia di delitto, ovvero chi promuove le idee pedofile anche attraverso il web giustificando la pedofilia è perseguito, però il tentativo della normalizzazione è un tentativo pervasivo.
Nei meandri di certi filoni della psichiatria e della psicologia, in fondo in fondo si pensa che i pedofili siano e secondo loro sono virtuosi, quindi se non abusano possono esistere, tutte idee non supportate da alcun documento scientifico. Ma questo avviene in Italia come nel resto del mondo.
Ci sono migliaia di portali che riguardano la normalizzazione della pedofilia, visibili a tutti, aggiornatissimi, che organizzano raccolte di fondi o pubblicano pseudo-studi anche prodotti dalle stesse lobby pedofile. C'è una vera e propria lotta culturale in corso.
— Queste lobby di pedofili che esistono a livello mondiale sono interconnesse fra di loro? Possiamo dire che esiste un'internazionale della pedofilia?
— Sì certo, basta andare su uno dei portali madre della normalizzazione della pedofilia e si vede che sono ben interconnessi, eccome. Non so se esiste un guru che manovra tutto questo. Una cosa è certa: c'è il tentativo ben strutturato di giustificare la pedofilia come orientamento sessuale e di normalizzare le relazioni tra adulti e bambini, tentando di elevare il consenso.
— Qual è l'identikit del pedofilo?
— Il pedofilo è una persona distinta, integrata nella società. Non si deve pensare che sia il bavoso di turno. Non è vero che chi è stato abusato diventa pedofilo.  La pedofilia non rientra nel concetto di malattia psichica, ma il pedofilo è una persona lucida, con un'intelligenza elaborata, una capacità manipolatoria non indifferente. I pedofili vanno dove ci sono bambini. Sanno quello che vogliono, sanno quello che cercano e hanno la capacità di far durare il rapporto per anni finché i bambini non diventano adolescenti.
Un pedofilo non andrebbe mai con una bambina che ha il ciclo né con un adolescente, vanno con bambini pre-puberi da zero massimo a 12 -13 anni. Questo ad esempio non si dice mai, la differenza tra chi va con le minori, è un abusatore di minoti, ma non ha nulla a che vedere con la questione della pedofilia. Sono sfumature ma sono importanti.

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