venerdì 2 settembre 2022

L’ISTITUTO ROCKEFELLER E LA CRIMINALE FRODE DELLA POLIO


Uno dei risultati del presunto nuovo virus SARS Covid, emerso pubblicamente nel 2019, è che la specializzazione medica della virologia è stata elevata dai media ad uno status quasi divino. Pochi comprendono le origini della virologia e il suo ruolo di primo piano nella pratica medica odierna. Per questo dobbiamo guardare alle origini e alla politica del primo istituto di ricerca medica americano, il Rockefeller Institute for Medical Research, oggi Rockefeller University, e al suo lavoro su quello che, secondo loro, era il virus della polio.

Nel 1907, a New York, l’improvviso insorgere di una malattia aveva dato al direttore del Rockefeller Institute, Simon Flexner, un’occasione d’oro per rivendicare la scoperta di un “virus” invisibile, responsabile di quella che arbitrariamente era stata denominata poliomielite. Il termine poliomielite significa semplicemente infiammazione della materia grigia del midollo spinale. Quell’anno circa 2.500 Newyorkesi, per lo più bambini, erano stati colpiti da una qualche forma di poliomielite, con forme di paralisi e persino decessi.

La frode di Flexner

L’aspetto più sorprendente dell’intera saga della poliomielite andata in scena negli Stati Uniti durante la prima metà del XX secolo è il fatto che ogni fase chiave del processo era controllata da persone legate a quella che sarebbe diventata la cabala medica dei Rockefeller. Questa frode era iniziata con le affermazioni del direttore del Rockefeller Institute, Simon Flexner, secondo cui lui e il suo collega, Paul A. Lewis, avevano “isolato” un agente patogeno, invisibile ad occhi nudo, più piccolo persino dei batteri, che, secondo loro, sarebbe stato la causa della malattia paralizzante che si era sviluppata in una serie di focolai negli Stati Uniti. Come erano arrivati a questa conclusione?

In un articolo pubblicato nel 1909 sul Journal of the American Medical Association, Flexner aveva affermato che lui e Lewis avevano isolato il virus della poliomielite. Aveva riferito che erano riusciti a “trasmettere” la poliomielite attraverso diverse scimmie, da scimmia a scimmia. Avevano iniziato iniettando nel cervello delle scimmie il tessuto del midollo spinale umano di un ragazzo morto, presumibilmente a causa del virus. Dopo che una scimmia si era ammalata, una sospensione del suo tessuto midollare malato era stata iniettata nel cervello di altre scimmie che si erano ammalate a loro volta.

I medici dell’Istituto Rockefeller avevano dichiarato di aver così dimostrato che il virus della poliomielite era la causa della misteriosa malattia. Non avevano fatto nulla del genere. Flexner e Lewis avevano persino ammesso che: “Non siamo riusciti assolutamente a scoprire batteri, né in preparati stratiformi né in colture, che potessero spiegare la malattia; e poiché nella nostra lunga serie di propagazioni del virus nelle scimmie nessun animale ha mostrato, nelle lesioni, i cocci descritti da alcuni ricercatori precedenti, e poichè non siamo riusciti ad ottenere alcun batterio di questo tipo dal materiale umano da noi studiato, abbiamo ritenuto che si potesse evitare di prendere in considerazione [questi batteri].” In seguito, avevano poi fatto una supposizione bizzarra, un atto di fede, non un’affermazione scientifica. Avevano preso la loro ipotesi di un’agente esogeno virale e l’avevano fatta diventare un fatto, senza alcuna prova. Avevano affermato che: “pertanto, … l’agente infettante della poliomielite epidemica appartiene alla classe dei virus minuti e filtrabili che finora non sono stati dimostrati con certezza al microscopio.” Pertanto?

Simon Flexner aveva semplicemente affermato che “doveva” essere un virus della polio ad uccidere le scimmie, solo perché non era riuscito a trovare altre spiegazioni. In realtà, non aveva cercato un’altra fonte della malattia. Non si trattava di un isolamento scientifico. Si trattava di una speculazione azzardata: “…non è stato finora dimostrato con certezza al microscopio.” Lo avevano ammesso in un articolo del 18 dicembre 1909pubblicato su JAMA, intitolato THE NATURE OF THE VIRUS OF EPIDEMIC POLIOMYELITIS.

Il cosiddetto “virus” che avevano iniettato nelle scimmie non era affatto puro. Conteneva anche una quantità indeterminata di contaminanti. Includeva “purea di midollo spinale, cervello, materia fecale, persino mosche erano state macinate e iniettate nelle scimmie per indurre la paralisi.” Fino a quando, nell’aprile del 1955, Jonas Salk non aveva ottenuto dal governo degli Stati Uniti l’approvazione di un vaccino contro la poliomielite, non era stata dimostrata scientificamente l’esistenza di un virus che causasse la poliomielite, o paralisi infantile, come era comunemente conosciuta. Le cose stanno così ancora oggi. Il mondo medico si è fidato della parola di Flexner, secondo cui “doveva” trattarsi di un virus.

L’Istituto Rockefeller, Flexner e l’American Medical Association

Il Rockefeller Institute era stato fondato nel 1901 con i capitali della Standard Oil di John D. Rockefeller, con lo scopo di farlo diventare il primo istituto biomedico americano. Si ispirava all’Istituto Pasteur francese (1888) e all’Istituto Robert Koch tedesco (1891). Il suo primo direttore, Simon Flexner, aveva svolto un ruolo cruciale e criminale nell’evoluzione di quella che sarebbe diventata la pratica medica americana approvata. L’obiettivo dei Rockefeller era quello di controllare completamente la pratica medica americana e trasformarla in uno strumento, almeno inizialmente, per la promozione di farmaci in linea con il business dei Rockefeller. A quel punto stavano cercando di monopolizzare i farmaci prodotti dalla raffinazione del petrolio, così come avevano fatto con il petrolio.

Il capo del Rockefeller Institute, Simon Flexner, mentre pubblicava i suoi inconcludenti ma molto acclamati studi sulla poliomielite, aveva fatto in modo che suo fratello, Abraham Flexner, un insegnante di scuola senza alcuna preparazione medica, dirigesse uno studio congiunto dell’American Medical Association (AMA), del Rockefeller General Education Board e della Carnegie Foundation fondata da Andrew Carnegie, un amico intimo dei Rockefeller.

Lo studio del 1910 era intitolato “The Flexner Report” e il suo scopo apparente era quello di indagare sulla qualità di tutte le scuole di medicina statunitensi. L’esito del rapporto era tuttavia predeterminato. I legami tra il ben fornito Istituto Rockefeller e l’AMA passavano attraverso il corrotto capo dell’AMA, George H. Simmons.

Simmons era anche l’editore dell’influente Journal of the American Medical Association, una pubblicazione inviata a circa 80.000 medici in tutta l’America. Secondo quanto riferito, esercitava un potere assoluto sull’associazione dei medici. Controllava i crescenti introiti pubblicitari ricevuti delle aziende farmaceutiche che intendevano promuovere i loro farmaci ai medici dell’AMA tramite la sua rivista, un’attività altamente redditizia. Era una parte fondamentale del colpo di stato sanitario dei Rockefeller, che avrebbe ridefinito completamente la pratica medica accettabile, allontanandola dai trattamenti correttivi o preventivi per indirizzarla all’uso di farmaci spesso letali e ad interventi chirurgici costosi. In qualità di capo dell’AMA, Simmons si era reso conto che la concorrenza di numerose scuole di medicina, tra cui la chiropratica, l’osteopatia, l’omeopatia e la medicina naturale, allora riconosciute, stava riducendo le entrate dei medici iscritti AMA, visto che il numero delle scuole di medicina era aumentato da circa 90 nel 1880 ad oltre 150 nel 1903.

Nel 1909, Abraham Flexner, ex preside di una scuola privata, aveva visitato diverse scuole di medicina statunitensi e raccomandato la chiusura di circa la metà delle 165 scuole di medicina, definite “al di sotto degli standard.” In questo modo si riduceva la concorrenza da parte di approcci diversi alla cura delle malattie. Aveva preso di mira in modo spietato le scuole di medicina naturopatica, allora molto diffuse, quelle di chiropratica, di osteopatia e le scuole allopatiche indipendenti non disposte ad aderire al regime dell’AMA. Il denaro di Rockefeller era andato alle scuole selezionate con la condizione che i professori fossero controllati dall’Istituto Rockefeller e che i programmi di studio si concentrassero su farmaci e chirurgia come trattamento, non sulla prevenzione, né sulla nutrizione, né sulla tossicologia come possibili cause e soluzioni. Dovevano accettare lateoria riduzionista dei germi di Pasteur, un germe una malattia. I media controllati dai Rockefeller avevano poi lanciato una caccia alle streghe coordinata contro tutte le forme di medicina alternativa, i rimedi erboristici, le vitamine naturali e la chiropratica, tutto ciò che non era controllato dai farmaci brevettati dei Rockefeller.

Nel 1919, il Rockefeller General Education Board e la Rockefeller Foundation avevano versato più di 5.000.000 di dollari alle scuole di medicina della Johns Hopkins, di Yale e della Washington University di Saint Louis. Nel 1919, John D. Rockefeller aveva concesso altri 20.000.000 di dollari in titoli, “per il progresso dell’educazione medica negli Stati Uniti.” Questo importo sarebbe paragonabile a circa 340 milioni di dollari di oggi, una somma enorme. In breve, negli anni ’20 gli interessi finanziari dei Rockefeller avevano sequestrato l’educazione medica e la ricerca medica americana.

La nascita della virologia

Questo controllo sulle scuole di medicina, sostenuto dalla più influente organizzazione medica, l’AMA, e dal suo capo corrotto, Simmons, aveva permesso a Simon Flexner di creare letteralmente la virologia moderna in base alle regole dei Rockefeller. Il controverso Thomas Milton Rivers, in qualità di direttore del laboratorio di virologia del Rockefeller Institute, durante gli anni Venti aveva deciso che la virologia avrebbe dovuto essere un campo indipendente, separato dalla batteriologia. Si era reso conto che la manipolazione era molto più facile quando era possibile tirare in ballo agenti patogeni mortali che erano germi invisibili o “virus.” Ironicamente, il termine virus deriva dal latino e significa veleno.

La virologia, una frode medica riduzionista, è stata una creazione della cabala medica dei Rockefeller. Questo fatto importantissimo è oggi sepolto negli annali della medicina. Malattie come il vaiolo, il morbillo o la poliomielite sono state dichiarate causate da agenti patogeni invisibili chiamati virus specifici. Se gli scienziati fossero riusciti ad “isolare” il virus invisibile, in teoria avrebbero potuto trovare dei vaccini per proteggere le persone. Così si diceva nella loro teoria. Si trattava di un’enorme manna per il cartello delle aziende farmaceutiche dei Rockefeller, che, all’epoca, comprendeva l’American Home Products, che promuoveva farmaci senza fornire alcuna prova della loro efficacia, come la Preparazione H per le emorroidi o l’Advil per alleviare i dolori; la Sterling Drug, che dopo la Prima Guerra Mondiale aveva rilevato le proprietà statunitensi della tedesca Bayer AG, tra cui l’Aspirina; la Winthrop Chemical; l’American Cyanamid e la sua consociata Lederle Laboratories; Squibb e Monsanto.

Ben presto i virologi del Rockefeller Institute, oltre a rivendicare la scoperta del virus della poliomielite, avevano affermato di aver scoperto i virus che causavano il vaiolo, la parotite, il morbillo e la febbre gialla. Poi avevano annunciato la “scoperta” di vaccini preventivi per la polmonite e la febbre gialla. Tutte queste “scoperte” annunciate dall’Istituto si sono rivelate false. Con il controllo della ricerca nella nuova area della virologia, l’Istituto Rockefeller, in collusione con Simmons dell’AMA e con il suo successore altrettanto corrotto, Morris Fishbein, poteva promuovere nuovi vaccini brevettati o “rimedi” farmacologici sulle pagine dell’influente rivista dell’AMA, che in America arrivava a tutti i medici associati. Le aziende farmaceutiche che si rifiutavano di pagare le inserzioni sulla rivista dell’AMA venivano escluse dall’AMA.

Il controllo della ricerca sulla poliomielite

Nel 1911, Simon Flexner e l’influente Rockefeller Institute erano riusciti a far inserire nella legislazione statunitense sulla salute pubblica la definizione di poliomielite come “malattia contagiosa e infettiva causata da un virus trasmesso per via aerea.” Tuttavia, loro stessi avevano ammesso di non aver dimostrato in che modo la malattia si sviluppasse nell’organismo. Come aveva rimarcato nel 1911 un medico esperto in una rivista del settore, “la nostra attuale conoscenza dei possibili metodi di contagio si basa quasi interamente sul lavoro svolto in questa città presso l’Istituto Rockefeller.” Nel 1951 il dottor Ralph Scobey, un critico del giudizio affrettato dei Rockefeller sulle modalità di contagio della poliomielite, aveva osservato: “tutto questo, ovviamente, faceva affidamento su esperimenti sugli animali piuttosto che sulle indagini cliniche…”. Scobey aveva fatto anche notare la mancanza di prove sul fatto che la poliomielite fosse contagiosa: “… i bambini afflitti dalla malattia erano tenuti in reparti ospedalieri di medicina generale e nessuno degli altri degenti dei reparti dell’ospedale era stato contagiato dalla malattia.” L’atteggiamento generale dell’epoca era stato riassunto nel 1911: “ci sembra che, nonostante la mancanza di prove assolute, gli interessi della comunità sarebbero preservati se considerassimo la malattia dal punto di vista della contagiosità.” (sic).

Classificando la poliomielite come una malattia altamente contagiosa causata da un invisibile, presunto virus esogeno o esterno, l’Istituto Rockefeller e l’AMA erano stati in grado di escludere ogni seria ricerca di spiegazioni alternative, come l’esposizione a pesticidi chimici o ad altre tossine, per spiegare le epidemie stagionali di malattie e paralisi, persino la morte, per lo più in bambini molto piccoli. Questo avrebbe avuto conseguenze fatali che si sono protratte fino ad oggi.

Arriva il DDT

Nella sua dichiarazione del 1952 alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, che indagava sui possibili pericoli delle sostanze chimiche nei prodotti alimentari, Ralph R. Scobey, M.D., aveva osservato: “per quasi mezzo secolo le indagini sulla poliomielite sono state indirizzate verso un presunto virus esogeno che entra nel corpo umano per causare la malattia. Secondo l’attuale legislazione sulla salute pubblica, è possibile solo questo tipo di indagine. Non sono stati fatti studi intensivi, invece, per determinare se il cosiddetto virus della poliomielite sia o meno una sostanza chimica autoctona, che non entra affatto nel corpo umano, ma deriva semplicemente da uno o più fattori esogeni, per esempio un veleno alimentare.” Le tossine come causa non sono state studiate, nonostante l’enorme evidenza.

Durante gli anni ’30, con la depressione economica e poi la guerra, si erano registrati pochi nuovi grandi focolai di poliomielite. Tuttavia, subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il dramma della poliomielite era nuovamente esploso. A partire dal 1945, ogni estate, in tutta l’America sempre più bambini venivano diagnosticati con la poliomielite e ricoverati in ospedale. Meno dell’1% dei casi veniva effettivamente analizzato tramite esami del sangue o delle urine. Circa il 99% veniva diagnosticato per la semplice presenza di sintomi, come dolore acuto alle estremità, febbre, mal di stomaco, diarrea.

Nel 1938, con il sostegno di Franklin D. Roosevelt, presunta vittima della poliomielite, era nata la Fondazione Nazionale per la Paralisi Infantile (March of Dimes) per sollecitare donazioni esenti da imposte per finanziare la ricerca sulla polio. Un medico e ricercatore tedesco, il dottor Henry Kumm, era arrivato negli Stati Uniti nel 1928 ed era entrato a far parte del Rockefeller Institute, dove era rimasto fino al 1951, quando era entrato alla National Foundation come direttore della ricerca sulla polio. Alla National Foundation Kumm era stato affiancato da un altro veterano del Rockefeller Institute, il cosiddetto “padre della virologia,” Thomas M. Rivers, che presiedeva il comitato consultivo per la ricerca sui vaccini della fondazione e supervisionava la ricerca di Jonas Salk. Queste due figure chiave del Rockefeller Institute controllavano in questo modo i fondi per la ricerca sulla poliomielite, compreso lo sviluppo di un vaccino.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre era ancora al Rockefeller Institute, Henry Kumm era stato consulente dell’esercito americano e aveva supervisionato gli studi sul campo in Italia. Qui Kumm aveva diretto gli esperimenti per l’uso del DDT contro il tifo e le zanzare malariche nelle paludi vicino a Roma e Napoli. Il DDT era stato brevettato come insetticida dall’azienda farmaceutica svizzera Geigy e dalla sua filiale statunitense nel 1940, e autorizzato per la prima volta per l’uso sui soldati dell’esercito americano nel 1943 come disinfettante generico contro pidocchi, zanzare e molti altri insetti. Fino alla fine della guerra, quasi tutta la produzione di DDT negli Stati Uniti era stata destinata all’esercito. Nel 1945 le aziende chimiche stavano avidamente cercando nuovi mercati. Li avevano trovati.

All’inizio del 1944, i giornali statunitensi riportavano trionfalmente che il tifo, “la temuta peste che ha accompagnato ogni grande guerra della storia,” non era più una minaccia per le truppe americane e i loro alleati grazie alla nuova polvere “ammazza-pidocchi” dell’esercito, il DDT. In un esperimento a Napoli, i soldati americani avevano irrorato più di un milione di Italiani con DDT sciolto con cherosene (!), uccidendo i pidocchi che diffondevano il tifo. Henry Kumm del Rockefeller Institute e l’esercito americano sapevano che, come aveva detto un ricercatore, “il DDT era un veleno, ma era abbastanza sicuro per l’utilizzo in tempo di guerra. Qualsiasi persona che avesse subito danni dal DDT sarebbe stata considerata una perdita in combattimento, quindi accettabile.” Il governo statunitense “aveva secretato” un rapporto sugli insetticidi pubblicato dall’Ufficio per la Ricerca e lo Sviluppo Scientifico nel 1944, che metteva in guardia dagli effetti tossici cumulativi del DDT sull’uomo e sugli animali. Il dottor Morris Biskind aveva osservato in un articolo del 1949: “poiché il DDT è un veleno cumulativo, è inevitabile che si verifichi un’intossicazione su larga scala della popolazione americana.” Nel 1944, Smith e Stohlman del National Institutes of Health, dopo uno studio approfondito sulla tossicità cumulativa del DDT, avevano ribadito: “la tossicità del DDT, combinata con la sua azione cumulativa e la sua assorbibilità cutanea, pone a serio rischio la salute durante il suo utilizzo.” I loro avvertimenti erano stati ignorati dai funzionari superiori.

Invece, dopo il 1945, in tutta l’America il DDT era stato promosso come un nuovo pesticida miracoloso e “sicuro,” proprio come il Roundup e il glifosato della Monsanto tre decenni dopo. Si diceva che il DDT fosse innocuo per gli esseri umani. Ma nessuno nel governo stava seriamente verificando questa affermazione. Un anno dopo, nel 1945, alla fine della guerra, i giornali statunitensi avevano lodato il nuovo DDT come una sostanza “magica,” un “miracolo.” Time aveva definito il DDT “una delle grandi scoperte scientifiche della Seconda Guerra Mondiale.”

Nonostante gli avvertimenti isolati sugli effetti collaterali non testati, sul fatto che si trattasse di una sostanza chimica persistente e tossica che si accumula facilmente nella catena alimentare, nel 1945 il governo statunitense aveva approvato il DDT per l’uso generale. La Food and Drug Administration (FDA), controllata dagli interessi Rockefeller-AMA-industria farmaceutica, aveva stabilito come “sicuro” un contenuto di DDT fino a 7 parti per milione negli alimenti, sebbene nessuno lo avesse dimostrato. Le aziende chimiche produttrici di DDT inondavano la stampa con foto e aneddoti. I giornali riportavano con entusiasmo come la nuova sostanza chimica miracolosa, il DDT, venisse testata negli Stati Uniti contro le zanzare del Sud ritenute portatrici di malaria, oltre che per “preservare i vigneti dell’Arizona, i frutteti della West Virginia, i campi di patate dell’Oregon, i campi di mais dell’Illinois e i caseifici dell’Iowa.” Alla fine degli anni ’40, negli Stati Uniti il DDT era diffuso ovunque.

Il governo degli Stati Uniti sosteneva che il DDT, a differenza dell’arsenico e di altri insetticidi usati prima della guerra, era innocuo per gli esseri umani, anche per i bambini, e poteva quindi essere usato liberamente. A partire dal 1945, città come Chicago avevano iniziato ad irrorare spiagge, parchi e piscine pubbliche. Le casalinghe compravano dispenser di DDT per spruzzare la cucina e soprattutto le stanze dei bambini, persino i loro materassi. Agli agricoltori veniva detto di irrorare con il DDT i loro raccolti e i loro animali, soprattutto le mucche da latte. Nell’America del dopoguerra il DDT veniva promosso soprattutto dalle aziende farmaceutiche dei Rockefeller, come l’American Home Products con il suo spray DDT Black Flag, e dalla Monsanto. Dal 1945 al 1952 la produzione statunitense di DDT si era decuplicata.

Mentre, dopo il 1945, i presunti casi di poliomielite esplodevano letteralmente in tutti gli Stati Uniti, era stata avanzata la teoria, senza alcuna prova, che la forma invalidante della poliomielite fosse trasmessa non da pesticidi chimici tossici come il DDT, ma dalle zanzare o dalle mosche agli esseri umani, soprattutto ai bambini piccoli o ai neonati. Il messaggio era che il DDT poteva tranquillamente proteggere la famiglia dalla poliomielite. I casi di poliomielite ufficialmente registrati erano passati da circa 25.000 nel 1943, prima dell’uso civile del DDT negli Stati Uniti, ad oltre 280.000 casi nel 1952, al culmine della malattia, con un aumento di oltre dieci volte.

Nell’ottobre 1945 il DDT, che era stato utilizzato dall’esercito statunitense sotto la supervisione di Henry Kumm del Rockefeller Institute, come già detto, era stato autorizzato dal governo degli Stati Uniti per l’uso generale come insetticida contro zanzare e mosche. Gli scienziati dissenzienti che avevano messo in guardia sugli effetti tossici del DDT su uomini e animali erano stati messi a tacere. Alle famiglie veniva detto che il DDT, uccidendo i temuti insetti, avrebbe potuto salvare i loro figli dalla tanto paventata poliomielite .

Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti consigliava agli agricoltori di lavare le mucche da latte con una soluzione di DDT per combattere zanzare e mosche. I campi di mais venivano irrorati per via aerea con il DDT, così come i frutteti. Tuttavia, il DDT era incredibilmente persistente e il suo effetto tossico su piante e vegetali era tale da non poter essere rimosso con il lavaggio. Dal 1945 al 1952 la quantità di DDT irrorato negli Stati Uniti era aumentata di anno in anno. Parallelamente, era aumentato anche il numero dei casi di poliomielite negli esseri umani.

La peggiore epidemia di poliomielite

All’inizio degli anni ’50 il Congresso degli Stati Uniti e gli agricoltori avevano iniziato a prestare sempre più attenzione ai possibili pericoli derivanti dall’uso massiccio di pesticidi, non solo il DDT, ma anche l’ancor più tossico BHC (esacloruro di benzene). Nel 1951 Morton Biskind, un medico che aveva curato con successo diverse centinaia di pazienti con avvelenamento da DDT, aveva testimoniato alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti sul possibile legame della poliomielite paralitica con le tossine, in particolare DDT e BHC. Aveva osservato che,

“l’introduzione dell’insetticida “DDT” (clorofenotano) per un uso generale e incontrollato da parte del pubblico e la serie di sostanze ancora più letali che ne sono seguite, non ha precedenti nella storia. Senza dubbio, nessun’altra sostanza conosciuta dall’uomo è stata mai sviluppata così rapidamente e diffusa indiscriminatamente su una porzione così ampia della Terra in un periodo così breve. Ciò è tanto più sorprendente in quanto, nel momento in cui il DDT è stato immesso sul mercato, nella letteratura medica era già disponibile una grande quantità di dati che dimostravano l’estrema tossicità di questo agente per molte specie animali, il suo accumulo nel grasso corporeo e la sua presenza nel latte. In quel periodo erano stati segnalati anche alcuni casi di avvelenamento da DDT nell’uomo. Queste osservazioni sono state quasi completamente ignorate o male interpretate.”

Biskind aveva testimoniato davanti al Congresso anche alla fine del 1950: “all’inizio dell’anno scorso ho pubblicato una serie di osservazioni sull’avvelenamento da DDT nell’uomo. Subito dopo l’ultima guerra, i medici di tutto il Paese avevano osservato un gran numero di casi in cui si manifestava un gruppo di sintomi la cui caratteristica principale era la gastroenterite, sintomi nervosi persistenti e ricorrenti ed estrema debolezza muscolare.” Aveva descritto diversi casi di pazienti i cui sintomi gravi, tra cui la paralisi, erano scomparsi quando era stata eliminata l’esposizione al DDT e alle tossine correlate: “la mia esperienza iniziale su più di 200 casi, che ho riportato all’inizio dell’anno scorso, si è poi notevolmente ampliata. Le mie osservazioni successive non solo hanno confermato l’opinione che il DDT è responsabile di una grande quantità di disabilità umane altrimenti inspiegabili...” Si era anche notato il fatto che i casi di polio erano sempre stati più numerosi nei mesi estivi, quando l’irrorazione di DDT contro gli insetti era massima.

Gli operatori dell’Istituto Rockefeller e l’AMA, tramite i loro agenti nel governo degli Stati Uniti, avevano creato l’emergenza sanitaria del 1946-1952 negli Stati Uniti chiamata poliomielite. Lo avevano fatto promuovendo consapevolmente il DDT, altamente tossico, come metodo sicuro per controllare i mitici insetti diffusori della temuta malattia. La loro campagna di propaganda aveva convinto la popolazione americana che il DDT era la chiave per fermare la diffusione della poliomielite.

La polio diminuisce improvvisamente

Sotto la guida dei due medici del Rockefeller Institute, Henry Kumm e Thomas Rivers, la National Foundation for Infantile Paralysis (NFIP) aveva respinto le tesi dei critici come Biskind e Scobey. I trattamenti naturali, come l’uso di vitamina C per via endovenosa per la paralisi infantile, erano stati scartati a priori come “ciarlataneria.” Nell’aprile 1953, il dottor Henry Kumm, consulente del Rockefeller Institute per il DDT, era diventato direttore della ricerca sulla polio per il NFIP. Era stato lui a finanziare la ricerca sul vaccino antipolio di Jonas Salk.

Un coraggioso medico della Carolina del Nord, il dottor Fred R. Klenner, che aveva anche studiato chimica e fisiologia, aveva avuto l’idea di utilizzare grandi dosi di acido ascorbico – la vitamina C – per via endovenosa, ipotizzando che i suoi pazienti fossero vittime di avvelenamento da tossine e che la vitamina C fosse un potente disintossicante. Questo avveniva ben prima della ricerca sulla vitamina C del Premio Nobel Linus Pauling. In pochi giorni, Klenner aveva ottenuto un notevole successo in più di 200 pazienti, durante le epidemie estive del 1949 e 1951. L’Istituto Rockefeller e l’AMA non erano interessati alle prospettive di cura. Loro e la National Foundation for Infantile Paralysis, controllata dai Rockefeller, finanziavano solo lo sviluppo di vaccini contro la polio, basandosi sulla non dimostrata affermazione di Flexner che la polio fosse causata da un virus contagioso e non il risultato di un veleno ambientale.

Poi, a partire dal 1951-1952, mentre i casi di polio erano al massimo storico, aveva iniziato a manifestarsi un qualcosa di inaspettato. Negli Stati Uniti il numero dei casi diagnosticati come polio aveva iniziato a diminuire. Il calo delle vittime della polio era stato drammatico, anno dopo anno, fino al 1955, ben prima che la National Foundation e il vaccino antipolio di Jonas Salk fossero approvati per l’uso pubblico e fossero diffusi.

Circa un anno prima dell’improvviso declino dei casi di polio, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti aveva consigliato agli agricoltori, le cui mucche da latte stavano subendo gravi effetti del DDT, di ridurre l’uso del DDT. Le crescenti preoccupazioni dell’opinione pubblica sulla sicurezza del DDT per gli esseri umani, tra cui, nel 1951, le audizioni del Senato degli Stati Uniti sul DDT e la poliomielite, avevano portato, nel 1955, ad un calo significativo dell’esposizione al DDT, anche se il DDT non sarebbe stato ufficialmente vietato negli Stati Uniti fino al 1972.

I cosiddetti casi di “polio” erano diminuiti di circa due terzi nel periodo 1952-1956, in un notevole parallelo con il declino dell’uso del DDT. Era stato molto dopo quel declino, alla fine del 1955 e del 1956, che il vaccino antipolio Salk, sviluppato dai Rockefeller, era stato somministrato per la prima volta a livello di popolazione. Salk e l’AMA avevano dato tutto il merito al vaccino. I decessi e le paralisi causati dal vaccino Salk erano stati messi da parte. Il governo aveva cambiato la definizione di polio per ridurre ulteriormente i casi ufficiali. Contemporaneamente, erano notevolmente aumentati i casi di malattie del midollo spinale simili alla polio: paralisi flaccida acuta, sindrome da affaticamento cronico, encefalite, meningite, sindrome di Guillain-Barré, sclerosi muscolare.

Perché è importante

Più di un secolo fa l’uomo più ricco del mondo, il barone del petrolio John D. Rockefeller, e la sua cerchia di consiglieri avevano deciso di riorganizzare completamente il modo in cui la medicina veniva praticata negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Il Rockefeller Institute e figure come Simon Flexner avevano letteralmente messo a punto una colossale frode medica basata sull’affermazione che un invisibile germe contagioso estraneo, il virus della poliomielite, causasse paralisi acute e persino la morte nei giovani. avevano politicamente vietato qualsiasi tentativo di collegare la malattia all’avvelenamento da tossine, sia che si trattasse di pesticidi, DDT o arsenico, sia che si trattasse di avvelenamento da vaccini contaminati. Il loro progetto criminale comprendeva un’intima collaborazione con la leadership dell’AMA e il controllo dell’industria farmaceutica emergente, oltre che della formazione medica. Negli anni ‘30, lo stesso gruppo Rockefeller aveva finanziato l’eugenetica nazista presso gli Istituti Kaiser Wilhelm in Germania e la Società Eugenetica Americana. Negli anni ’70 avevano sponsorizzato la creazione di sementi OGM brevettate, tutte sviluppate dal gruppo di aziende chimiche di pesticidi dei Rockefeller: Monsanto, DuPont, Dow.

Oggi questo controllo della salute pubblica e del complesso industriale medico è esercitato dal protetto di David Rockefeller e sostenitore dell’eugenetica, Bill Gates, autoproclamatosi zar mondiale dell’OMS e dei vaccini. Il dottor Tony Fauci, capo del NIAID, impone obblighi vaccinali per vaccini non testati. La frode dietro lo scandalo del virus della poliomielite dopo la Seconda Guerra Mondiale oggi è stata perfezionata con l’uso di modelli computerizzati e di altri stratagemmi, per far avanzare un presunto virus mortale dopo l’altro, dalla Covid19 al vaiolo delle scimmie all’HIV. Come nel caso della poliomielite, nessuno di questi è stato scientificamente isolato e dimostrato come causa delle malattie dichiarate. Nessuno. La stessa Fondazione Rockefeller, oggi esentasse, che si spaccia per ente filantropico, è al centro della tirannia medica globale che sta dietro alla Covid19 e all’agenda eugenetica del Forum economico mondiale, il Grande Reset. Il loro modello di virus della poliomielite li ha aiutati a creare questa tirannia medica distopica. E poi ci viene detto: “fidatevi della scienza.”

 

F. William Engdahl

 

 

FONTE

Link: https://journal-neo.org/2022/07/12/toxicology-vs-virology-rockefeller-institute-and-the-criminal-polio-fraud/

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