Il pomeriggio del 23 maggio 1992 il   giudice Giovanni Falcone muore in un attentato a Capaci insieme alla   moglie Francesca Morvillo e agli uomini della sua scorta. Iniziano   allora i 57 giorni più difficili del magistrato che più di altri ha   condiviso con lui i successi e le difficoltà della stagione di lotta   contro la mafia: l'amico Paolo Borsellino. Borsellino si lancia nel   lavoro d'indagine. Vuole fare luce sulla morte dell'amico, scoprendone   le cause e trovandone i responsabili. Ma l'uomo che ha visto morire   Falcone tra le braccia, non è più quello di prima: è indurito, chiuso e   si isola persino da amici e familiari. A raccontarlo è "Paolo   Borsellino, l'ultima stagione" di Tommaso Franchini e Alessandro   Chiappetta con la regia di Graziano Conversano che Rai Cultura propone   martedì 18 luglio alle 21.10 su Rai Storia per "Diario Civile", con   l'introduzione del Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.
Ai colleghi, Borsellino annuncia:   "Sappiate che questo è anche il nostro destino". Sa che lui sarà il   prossimo obiettivo di Cosa Nostra e un attentato sembra ogni giorno più   inevitabile. I carabinieri ricevono informative sull'arrivo di tritolo   destinato al giudice mentre alcuni pentiti svelano oscuri legami tra   Cosa Nostra e uomini delle istituzioni che non fanno un gioco pulito.
Borsellino viene anche informato che   uomini dello Stato hanno iniziato un dialogo con i boss mafiosi per   arrestare le stragi e avverte attorno a sé un clima di crescente   isolamento. 
Vive 8 settimane di rabbia e inquietudine   durante le quali ricorda con amarezza gli anni delle prime indagini di   mafia, il sacrificio degli amici come il Capitano dei Carabinieri   Emunuele Basile e il magistrato Rocco Chinnici, ripercorre i successi   del Maxiprocesso istruito insieme a Falcone ma a anche le delusioni per   le successive critiche e delegittimazioni che miravano a smantellare il   Pool Antimafia e mortificare Falcone.
Diventato Procuratore Capo di Marsala   Borsellino subisce l'attacco del famoso articolo di Sciascia sui   "professionisti dell'antimafia" ma reagisce alle delegittimazioni con   una durissima intervista pubblica che gli procura un procedimento   disciplinare davanti al Csm.
Nel suo ultimo discorso tenuto alla   Biblioteca Comunale di Palermo nel giugno del 1992, Borsellino afferma   che la morte di Falcone era iniziata in quella stagione di veleni e   parla di "giuda" che lo hanno ingannato.  Dimostra di sapere dunque che   esistono persone pronte ad abbandonare anche lui, e in un drammatico   episodio ricordato da una sua collega, Borsellino per la prima volta   parla di aver saputo di "amici che tradiscono".
Dimostra però un senso inflessibile della lealtà e decide di non   venire meno a ciò che considera un dovere ineludibile, un obiettivo da   perseguire anche in solitudine e fino in fondo, a costo di rinunciare a   tutto.www.raistoria.rai.it
 
 
 
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