venerdì 27 agosto 2021
Dr. Fabio Milani di Bologna, conversazione con Red Ronnie
giovedì 26 agosto 2021
Il carcere di Craig Murray è l’ultima mossa per l’eliminazione del giornalismo indipendente
Craig Murray, ex ambasciatore in Uzbekistan, padre di un neonato, uomo in pessime condizioni di salute e senza precedenti condanne, domenica mattina dovrà consegnarsi alla polizia scozzese. Diventa la prima persona ad essere imprigionata con l’accusa oscura e vagamente definita di “identificazione a puzzle”.
Murray è anche la prima persona ad essere incarcerata in Gran Bretagna per oltraggio alla corte in mezzo secolo – un periodo in cui prevalevano valori legali e morali così diversi che l’establishment aveva appena posto fine al perseguimento degli “omosessuali” e all’incarcerazione delle donne per avere aborti.
La reclusione di Murray per otto da parte di Lady Dorrian, il secondo giudice più anziano della Scozia, è basato interamente su un’attenta lettura della legge piuttosto scozzese che sulla prova delle istituzioni politiche scozzesi e londinesi che cercano vendetta sull’ex diplomatico.
E il rifiuto della corte suprema del Regno Unito giovedì di ascoltare l’appello di Murray, nonostante molte evidenti anomalie legali nel caso, aprendo così la strada al carcere, è ugualmente radicato in una rigorosa applicazione della legge e non influenzato in alcun modo da considerazioni politiche.
L’incarcerazione di Murray non ha nulla a che fare con il fatto che ha messo in imbarazzo lo stato britannico nei primi anni 2000 diventando una delle cose più rare: un diplomatico informatore. Ha esposto la collusione del governo britannico, insieme agli Stati Uniti, nel regime di tortura dell’Uzbekistan.
La sua incarcerazione non ha nulla a che fare con il fatto che Murray ha messo in imbarazzo lo stato britannico più di recente denunciando i dolorosi e continui abusi legali in un’aula di tribunale di Londra mentre Washington cerca di estradare il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, e lo rinchiudeva a vita in un carcere di massima sicurezza. Gli Stati Uniti vogliono dare l’esempio di Assange per aver esposto i suoi crimini di guerra in Iraq e Afghanistan e per aver pubblicato cablogrammi diplomatici trapelati che hanno mascherato la brutta politica estera di Washington.
L’incarcerazione di Murray non ha nulla a che fare con il fatto che il procedimento per oltraggio contro di lui ha permesso alla corte scozzese di privarlo del suo passaporto in modo che non potesse recarsi in Spagna e testimoniare in un caso correlato di Assange che sta mettere in vendita in imbarazzo la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. L’udienza spagnola è stata presentata con moltissime prove che gli Stati Uniti hanno spiato illegalmente Assange all’interno dell’ambasciata ecuadoriana a Londra, dove ha chiesto asilo politico per evitare l’estradizione. Murray aveva dovuto testimoniare che le sue conversazioni riservate con Assange erano state filmate, così come gli incontri privilegiati di Assange con i suoi avvocati.Tale spionaggio avrebbe dovuto chiudere il caso contro Assange, se il giudice di Londra avesse applicato la legge.
mercoledì 25 agosto 2021
L’INCHIESTA SULL’ORIGINE DEL VIRUS A FORT DETRICK / RIMBALZA DAGLI USA ALLA GERMANIA FINO IN CINA
Le inchieste della Voce rimbalzano via web per il mondo.
Succede, ad esempio, con quella dedicata all'origine del coronavirus, lungo la pista che porta al super laboratorio americano di Fort Detrick.
E' rimbalzata negli States, suscitando non poco scalpore e al centro di una trasmissione radiofonica di successo.
Quindi in Germania, da cui ci scrive un lettore.
E scopriamo che la notizia ha avuto una larga eco in Cina, ripresa da numerosi media: quella Cina che ha appena chiesto ufficialmente all'Organizzazione Mondiale della Sanitàdi aprire un'indagine su Fort Detrick e i circa 200 laboratori 'border line' americani sparsi in mezzo mondo.
QUELLA ESPLOSIVA MAIL DAGLI STATES
Ma procediamo con ordine per ricostruire il puzzle e osservare più da vicino come nasce, si sviluppa e prende sempre più corpo una notizia.
Ecco, quindi, le tappe della nostra inchiesta e quel che poi è successo.
Circa un mese fa all'indirizzo mail della Voce arrivano delle news dagli States.
Si parla di una pista per scoprire l'origine del coronavirus: porta a Fort Detrick, il misterioso e 'storico' super laboratorio nel Maryland, in realtà ben poco descritto e 'osservato' dai media di tutto il mondo, nonostante la rilevanza e estrema pericolosità delle ricerche, nel campo delle 'biologic wars', che lì vengono portate avanti.
A questo punto comincia un fitto scambio di mail con il nostro misterioso interlocutore, al quale chiediamo, di volta in volta, ulteriori ragguagli.
Ci invia quindi una 'memoria', in grado di sintetizzare i risultati delle sue ricerche, che partono da Fort Detrick, passano attraverso una chiacchierata società di trattamento dei rifiuti speciali, arrivano ai 'Bood Centers' di raccolta ematica negli States e approdano nelle caserme americane localizzate in Europa, soprattutto quelle italiane, venete in particolare ed una al centro dell'attenzione: la 'Del Din', a poca distanza da Vo' Euganeo, dove si è registrato il primo focolaio covid 19 italiano.
Il nostro interlocutore ci segnala soprattutto una data: quella del 3 settembre, come primo caso di comparsa del virus nel nostro Paese, proprio in Veneto. Ben prima, quindi, rispetto alle versioni ufficiali, che datano il primo caso almeno tre mesi dopo, dicembre.
E guarda caso troviamo subito un riscontro ufficiale, un documento pubblico mai venuto alla ribalta delle cronache. Uno studio della Statale di Milano, in collaborazione con l'Università di Pisa, sotto il coordinamento della Regione Lombardia. Ebbene, in quelle carte si parla espressamente del 3 settembre come vero inizio dell'epidemia che si trasformerà poi in pandemia.
martedì 24 agosto 2021
Tarro: “Io e De Donno trattati da eretici ora scoprono plasma e monoclonali”
lunedì 23 agosto 2021
FACEBOOK / CENSURA LA VOCE SU FARMACI E CURE ANTI COVID
La Voce censurata da Facebook per un articolo su farmaci e cure in grado di contrastare il coronavirus.
L’ennesimo episodio che dimostra come i social si stanno sempre più rapidamente trasformando nei ferrei guardiani di Big Pharma e delle politiche governative (come sta dimostrando in modo clamoroso la Francia sotto il pugno di Emmanuel Macron) ormai finalizzate a reprimere, con le buone o con le cattive, chi osa solo mettere in discussione l’efficacia e, soprattutto, la sicurezza dei vaccini. E documentare che esistono alternative ai vaccini, fino a quando saranno sperimentali (dicembre 2023 almeno, e fino ad allora i cittadini saranno le cavie), ossia cure e farmaci come – per fare due esempi – idrossiclorochina e invermectina.
Ecco l’ultimo esempio di smaccata censura nei confronti della Voce, rea di aver pubblicato, meno di 24 ore fa, il testo di un’intervista rilasciata non da un signor nessuno, ma da un autorevolissimo scienziato a livello internazionale, Peter McCullough.
Nei riquadri, potete leggere i testi inviatici da Facebook per motivare la censura. Motivi chiaramente risibili, ma ottimi per far in modo che l’articolo non possa circolare in rete, ma solo fra i lettori della Voce. Ovviamente oscurato, l’articolo, sulla pagina Facebook della Voce.
Cosa aveva sostenuto, nell’intervista rilasciata addirittura ad un avvocato tedesco, Reiner Fuellmich, di tanto terrificante il dottor McCullough?