mercoledì 16 febbraio 2011

Dentro l'Opus Dei: Michele Allegri intervista Emanuela Provera

I numerari non vanno a teatro, al cinema, allo stadio... consegnano al direttore qualunque regalo ricevano, genitori compresi; ogni giorno indossano il cilicio per 2 ore e si frustano sulle natiche una volta alla settimana... L'Opus Dei è una Chiesa nella Chiesa... 
di Michele Allegri

Per conoscere cosa sia l'Opus Dei, da molti ritenuta una delle più potenti e più ricche organizzazioni riservate del mondo, abbiamo incontrato Emanuela Provera, autrice di "Dentro l'Opus Dei" (Chiarelettere editore). Emanuela Provera, 42 anni, residente in Milano, di professione consulente, è stata numeraria dell'Opus Dei, cioè ha fatto parte di quel nucleo centrale che il fondatore dell'Obra, Escrivà De Balanguer definiva "gli aristocratici dell'amore".



Partiamo da qui, Emanuela. E' vero che i numerari sono gli aristocratici dell'amore?
Secondo Escrivá, fondatore dell'Opus Dei, i numerari [membri non sposati] costituiscono lo stato maggiore di Cristo, tutti i martedì dell'anno recitano insieme, baciando il santo Rosario, il Salmo 2; è un salmo che ha risonanze guerriere, che parla di gioghi da scuotere, di cospirazioni e di congiure, che racconta di un Dio che ride dei suoi nemici: Quare fremuerunt gentes? Perché le genti congiurano? …. Era consuetudine che i cavalieri templari lo recitassero in piedi prima di entrare in battaglia; il loro scudo riportava l'immagine di due guerrieri seduti sullo stesso cavallo e il fondatore utilizzava questa "iconografia" per indicare l'aiuto reciproco che i fratelli nell'Opera dovevano prestarsi l'un con l'altro. Compatti come una pigna contro il male del mondo e con l'ossessione della degenerazione di una Chiesa post conciliare troppo "moderna". Se questa è aristocrazia, allora si, io, noi, ne facevamo parte.
Mentre dall'inizio dell'Opera [1928] Escrivá "vede" che Dio gli suggerisce di accettare i membri numerari nell'istituzione, solo nel 1948 [cioè venti anni dopo la fondazione] si aprono le porte ai membri sposati, i soprannumerari. Ecco perché all'inizio i numerari erano considerati "membri in senso stretto" e restano comunque l'asse portante nel governo della Opus Dei.
Alcune volte, quando ero dell'Opera, ho avuto la sensazione che il definirci "aristocratici dell'amore" fosse solo una gratificazione fastidiosa e inutile per compensare i momenti di tristezza e di "sterile eroismo"di quella vita.


Quali passi una persona deve fare per entrare nell'Opus Dei? Si entra per cooptazione? Ci dici, brevemente, quale è stato il tuo percorso, cioè come ti sei avvicinata a questa realtà?
Ho conosciuto l'Opera in Inghilterra, durante una vacanza studio; ho partecipato a questa attività in seguito ai contatti che la mia famiglia aveva avuto con persone della prelatura. I primi passi di avvicinamento alle attività formative dell'Opera avvengono attraverso amicizie con membri che ne fanno già parte e non sempre riguardano aspetti di formazione cristiana. E' più frequente che l'avvicinamento avvenga tramite un'attività culturale, ricreativa, professionale o di studio. Piano piano, dopo che le direttrici mi avevano selezionato secondo criteri ben precisi, sono stata condotta per un " piano inclinato" che prevede un sempre maggiore coinvolgimento interiore nei modi e negli spazi dell'Opera. Nel capitolo "La caccia" del libro "Dentro l'Opus Dei" ho descritto nei particolari le tappe del cosiddetto "piano inclinato". Nel percorso che ho fatto c'è stato un momento,che è durato qualche mese, in cui ho subito pressione psicologica e manipolazione della coscienza attraverso un'attività di controllo mentale che, nell'Opera, viene mitigata con la direzione spirituale, prassi da sempre praticata nell'ascetica cristiana.

Come si vive nei centri dell'Opus Dei? E' vero che i numerari portano il cilicio, come si legge nel romanzo "Il Codice da Vinci" di Dan Brown?
Nei centri dell'Opus Dei si vive una vita che non è normale, cioè diversa da quella di un comune cittadino laico. Nonostante Giuseppe Corigliano, portavoce ufficiale della prelatura, continui a sostenere il contrario affermando che "la nostra cifra è la normalità". Descrivere le minuziose consuetudini che costellano la vita del numerario richiede troppo spazio, esemplifico con brevi note per dare l'idea dell' anomalia generata da un spiritualità che si professa "laica"ma non lo è affatto: tutti i giorni dell'anno ci si alza ad ora fissa, stabilita dalla direttrice; insieme alle altre sorelle si fa mezz'ora di meditazione prima di assistere alla santa Messa; ogni settimana tutti i numerari si confessano con un sacerdote numerario ma, se ne "avessero bisogno", ogni mattina lo stesso prete è disponibile per ascoltarli, assolverli da colpe o liberarli da scrupoli di coscienza; partecipano al circolo breve nel quale viene impartita formazione secondo lo spirito dell'Opera, possono solo ascoltare senza intervenire, vengono lette loro 26 domande in latino che servono per un esame di coscienza personale seguito da un'eventuale emendatio [richiesta pubblica di perdono per le proprie lievi mancanze]; i numerari non vanno a teatro, al cinema, allo stadio [quest'ultima, a mio parere, è una buona prassi,ma non dovrebbe essere imposta], leggono solo libri autorizzati, consegnano al direttore qualunque regalo ricevano da chiunque, genitori compresi; non tornano a vivere con la propria famiglia di origine se ne avessero voglia o bisogno [sono necessari eventi o circostanze particolari per ottenere un rientro a casa, che per alcuni non si verificano mai]; ogni giorno indossano il cilicio per 2 ore e si frustano sulle natiche una volta alla settimana [in alcuni periodi dell'anno anche più frequentemente]; nei centri dell'Opus Dei nessuno è tutelato nella propria vita intima perché, attraverso la prassi del "colloquio fraterno" si racconta qualunque fatto o pensiero o intenzione al proprio direttore e al sacerdote….Sulla gestione delle questioni economiche si vivono prassi che spesso sono al limite della frode, a parte il fatto che normalmente i numerari non posso avere un conto corrente personale o se lo hanno non possono affatto gestirlo in autonomia. Non possono essere titolari di polizze assicurative sulla vita e se per motivi professionali ne sono obbligati, dovranno concordare con i direttori il beneficiario causa morte. L'assenza totale di una vita affettiva o sentimentale, il controllo costante della sfera emotiva, che si traduce il più delle volte in una severa repressione, genera la formazione di personalità immature e infantili. La condizione di celibato, come vissuta dai numerari, nell'assenza totale di esperienze sessuali, produce frequentemente fobie, ossessioni e malattie. Eccetera eccetera.

Secondo te, è l'Opus Dei che influenza il Vaticano o viceversa?
L'itinerario storico-giuridico dell'istituzione evidenzia la ricerca di un delicato equilibrio tra due "forze" che agiscono per rafforzare la propria immagine e salvaguardia di interessi non sempre solo "spirituali". Per l'ottenimento della veste giuridica di prelatura personale [1982] mi sento di affermare con certezza che l'Opus Dei ha influenzato la Santa Sede.

E' possibile che rappresenti una Chiesa nella Chiesa?
E' improprio definire l'Opera "chiesa nella chiesa"; non si può paragonare l'Opus Dei ad una diocesi o a una chiesa particolare e mi spiego meglio facendo due esempi concreti relativi al regime della prelatura:
  • le "peculiari attività pastorali" che l'Opera realizza, sono, per citarne solo alcune, case di ritiro spirituale, scuole, collegi universitari, università di ispirazione cattolica, promozione di attività sociali a favore di uomini o donne che vivono nei cosiddetti "paesi in via di sviluppo"… iniziative già inventate nei decenni precedenti da molte organizzazioni cattoliche. Inoltre ogni vescovo diocesano, responsabile della cura pastorale ordinaria dei fedeli, se lo volesse, potrebbe promuovere nella propria diocesi, come di fatto in alcuni casi è avvenuto, le stesse iniziative condotte dalla Opus Dei.
  • I fedeli della prelatura restano soggetti alla cura pastorale ordinaria del vescovo diocesano allo stesso modo di un qualunque altro fedele cattolico non appartenente all'Opera e ad ogni vescovo compete la prerogativa di proibire l'installazione di "opere corporative" della prelatura, di ispezionare gli "oratori" presenti nei centri dell'Opera e siccome deve vegliare affinché si rispettino diritti e doveri verso i propri fedeli, riceve le eventuali denunce di abuso che dovessero aver subito, per esempio,i membri dell'Opera.
C'è quindi da chiedersi quale sia la necessità" di una prelatura come l'Opus Dei che "di peculiare" non ha nulla e il cui prelato Echevarría è, accidentalmente, vescovo di Cilibia, una diocesi rumena di poco più di 1000 abitanti.

...continua nel prossimo post di REBUS...

Maurizio Decollanz intervista Emanuela Provera
per presentare il suo libro:


 
 

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