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giovedì 2 novembre 2017
mercoledì 1 novembre 2017
venerdì 27 ottobre 2017
venerdì 20 ottobre 2017
Emanuela Orlandi: Istituzione di una Commissione parlamentare dinchiesta
Per la vicenda di Emanuela Orlandi il Senatore Maurizio Santangelo (M5S) presenta il testo del Disegno di legge.
Una Commissione parlamentare d’inchiesta su Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana scomparsa 34 anni fa, per «verificare se la verità su questa sparizione non sia stata deliberatamente celata, al fine di proteggere personalità di vario livello e ambito». A chiederla è stato il Movimento Cinque Stelle con disegno di legge a prima firma di Maurizio Santangelo, che ha presentato la proposta a palazzo Madama, con il sostegno della famiglia Orlandi nel pomeriggio del 17 ottobre. Presenti alla conferenza stampa, Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella Gregori, e come conferenzieri i legali degli Orlandi Annamaria Bernardini de Pacee Laura Sgrò, la conduttrice del programma “Chi l’ha visto?” Federica Sciarelli e Pietro Orlandi.
Nel documento si legge che “il caso Orlandi deve essere oggetto di indagine di una Commissione parlamentare per verificare se la verità su questa sparizione non sia stata deliberatamente celata, al fine di proteggere personalità di vario livello e ambito. E’ necessario che quest’organo individui le responsabilità di chi doveva o poteva pervenire almeno ad una verità processuale. La stessa si ritiene necessaria per comprendere dove il sistema fallisce, dove si blocca l’ingranaggio e capirlo appare fondamentale, non solo per Emanuela Orlandi, ma per tutti gli scomparsi che lo Stato ha il dovere di rintracciare”.
La Commissione bicamerale concluderà i lavori entro nove mesi dalla sua composizione (venti senatori e venti deputati) e potrà chiedere, tra l’altro, al Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, di promuovere opportune iniziative diplomatiche presso gli organi competenti dello Stato della Città del Vaticano, al fine di acquisire informazioni, documenti e testimonianze, incluse le modalità dell’attività investigativa delle autorità italiane e vaticane.
Nel frattempo l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace chiederà alla famiglia di Emanuela Orlandi di presentare una denuncia di scomparsa presso la gendarmeria dello Stato Vaticano in quanto Emanuela rimane una cittadina vaticana ancora iscritta al registro dell’anagrafe. “Il Vaticano vorrà rispondere? Ci sarà una risposta da parte di uno Stato estero che finora si è trincerato?”. Ad oggi, continua l’avvocato, «ci è stato risposto non in maniera ufficiale, ma da un convegno, che “il caso è chiuso‘”.
Visualizza e scarica il DISEGNO DI LEGGE
giovedì 19 ottobre 2017
PROGETTO GIUSTIZIA E MEMORIA - LA VOCE DELLE VOCI - DONA E DIFFONDI!
Ilaria Alpi, Marco Pantani, David Rossi, la strage di Ustica, quella del Moby Prince, la scia di morti per sangue infetto…Abissi di verità negate, la dannazione degli insabbiamenti lungo l'arco dei ventenni, la disperazione dei familiari ed un Paese che, nonostante tutto, attende ancora
Giustizia
oltre ogni cortina di nebbia giudiziaria o istituzionale
E Memoria
perché non siano dimenticati uomini e donne di questo Paese
che hanno sacrificato la propria vita in nome della verità.
Il progetto di Crowdfunding Giustizia e Memoria promosso dalla onlus Voce delle Voci che da oltre 30 anni edita l'omonimo mensile d'inchiesta, nasce per dar voce a quelle storie che non hanno mai ricevuto giustizia da alcun tribunale italiano e che rischiano di finire nel buio dell'oblio, dimenticate dai media, sepolte tra gli oscuri faldoni degli archivi giudiziari.NOI NON VOGLIAMO CHE VENGANO UCCISI DUE VOLTE, TRE VOLTE, DIECI VOLTEFINENDO NELL'OBLIO DEI SENZA GIUSTIZIA!Sostenere con una donazione il Progetto Giustizia e Memoria significa non arrendersi, continuare a lottare perché in Italia trovino spazio verità e giustizia attraverso l'esercizio della memoria e del rispetto.La Voce delle Voci aprirà una sezione d'inchiesta dedicata a fare luce su queste ed altre oscure vicende della storia italiana, mantenendo viva la sete di verità e la possibilità di arrivarci.Lanciato sulla piattaforma MERIDONARE, il progetto aspetta ora le vostre donazioni.Se vuoi portare avanti la battaglia per ottenere verità, giustizia e memoriaunisciti a noi diffondendo e sostenendo il Progetto Giustizia e Memoria
DONA ORA!
lunedì 16 ottobre 2017
sabato 14 ottobre 2017
Snowden Full Movie | HD | English | 2016
This movie is only for support Snowden.
Snowden is a 2016 American-German biographical political thriller film directed by Oliver Stone and written by Stone and Kieran Fitzgerald, based on the books The Snowden Files by Luke Harding and Time of the Octopus by Anatoly Kucherena. The cast includes Joseph Gordon-Levitt as the title character, Edward Snowden, with Shailene Woodley, Melissa Leo, Zachary Quinto, Tom Wilkinson, Scott Eastwood, Logan Marshall-Green, Timothy Olyphant, Ben Schnetzer, LaKeith Lee Stanfield, Rhys Ifans and Nicolas Cage also starring. Filming began on February 16, 2015 in Munich, Germany.
Snowden screened at Comic-Con on July 21, 2016, before premiering at the 2016 Toronto International Film Festival on September 9, 2016. The film was theatrically released in the United States on September 16, 2016, by Open Road Films and on September 22 in Germany. It received mixed reviews and was a box office disappointment, grossing $37.3 million worldwide against its $40 million budget.
GUYS, IF YOU LOVE SNOWDEN PLEASE... LIKE, COMMENT, SHARE & SUBSCRIBE
Sean Emi Production
www.youtube.com
sabato 7 ottobre 2017
Le Sorprese di Villa Torlonia
Le Sorprese di Villa Torlonia sulla Nomentana a Roma.
venerdì 6 ottobre 2017
Fittipaldi: “Ho trovato un documento uscito dal Vaticano”
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lunedì 25 settembre 2017
sabato 23 settembre 2017
giovedì 21 settembre 2017
Francesca Immacolata Chaouqui: c’è il file Emanuela Orlandi
Non volendo, ho letto molte cose: C'è il file di Emanuela Orlandi e capisco il finale di una storia che deve rimanere sepolta, parlo solo di ciò che è di mia competenza anche perché non ero tenuta a vedere quei documenti sul caso Orlandi
Francesca Immacolata Chaouqui, laureatasi in Giurisprudenza all'Università Sapienza di Roma, sposa un informatico, Corrado Lanino, che ha una lunga esperienza di lavoro in Vaticano. Lavora per Ernst&Young Italia e per lo studio legale Orrick, Herrington & Sutcliffe Italia.
La svolta per lei arriva quando Papa Francesco la chiama, nel luglio del 2013, a far parte della Cosea, la Commissione referente di studio e indirizzo sull'organizzazione delle strutture economiche e amministrative della Santa Sede, guidata dal monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda. Tutti e due vengono arrestati in Vaticano per la fuga di notizie e la divulgazione di documenti riservati, anche se la Chaouqui viene poi rilasciata per la sua collaborazione alle indagini.
In rete, su Linkedin, la Chaouqui così descrive il proprio ruolo all'interno della commissione vaticana: "Sono membro della Pontificia Commissione Referente di studio e di indirizzo sulla struttura degli enti economici e amministrativi della Santa Sede. Sono parte attiva di un team composto da 8 esperti di materie giuridiche, economiche, finanziarie e organizzative con la responsabilità di raccogliere informazioni per introdurre riforme nelle istituzioni della Santa Sede, finalizzate ad un'ottimizzazione degli organismi esistenti e ad una più attenta programmazione delle attività economiche di tutte le Amministrazioni vaticane. La posizione, creata tramite Chirografo da Sua Santità Papa Francesco, è coperta da segreto di Stato e riporta esclusivamente al Pontefice. Sono l'unica donna, l'unica under 55 e l'unica italiana del team composto da sette laici e un prelato".
«Dossier scottanti in una cassaforte della mia camera da letto? In realtà, è un caveau in
un'azienda specializzata». È quanto afferma al Fatto Quotidiano «Io ho iniziato la mia carriera grazie a Giulio Andreotti, da lui ho imparato l'importanza degli archivi».
un'azienda specializzata». È quanto afferma al Fatto Quotidiano «Io ho iniziato la mia carriera grazie a Giulio Andreotti, da lui ho imparato l'importanza degli archivi».
Esce il suo libro "Nel nome di Pietro"
Nel giorno di uscita del suo nuovo libro, Nel nome di Pietro edito da Sperling & Kupfer, sottotitolo: "Ricchezze, affari, intrighi e scandali dalla carte segrete della commissione del Papa", Chaouqui spiega di aver «messo nel libro quello che era importante per smontare certe ricostruzioni. Il resto lo userò solo se sarà necessario per il bene della Chiesa: ho già iniziato un secondo libro…». Per la prima volta, viene alla luce «per intero la storia dei lavori della Commissione pontificia sulle finanze vaticane. Una ricostruzione dall'interno – forte di corrispondenze e documenti esclusivi mai resi pubblici – di sprechi, ricchezza, affari e intrighi. E soprattutto un duro j'accuse alle lobby internazionali che all'interno del Vaticano vorrebbero compromettere la missione di rinnovamento di Papa Francesco».
Nel dialogo-intervista con lo scrittore Andrea Di Consoli, Francesca Immacolata Chaouqui, tra l'altro, risponde:
E allora proviamo a dire qualche verità. A un certo punto lei fa un riferimento alla lobby dei gay in Vaticano. Dunque esiste, questa lobby?
"Non lo dico solo io, lo ha detto anche Papa Benedetto XVI. Purtroppo ci sono delle correnti e dei gruppi che hanno come obiettivo quello di proteggersi tra di loro, perché magari condividono qualcosa, hanno dei segreti che li accomunano".
C'è un passaggio nel libro che è molto forte. Lei sostiene che alla Cosea arrivavano continuamente dossier anonimi, anche fotografici, su abitudini e comportamenti di uomini di Chiesa. Perché non ne parla più dettagliatamente?
"Se io raccontassi queste cose non farei il bene della Chiesa. Ho fatto riferimento a questi dossier per far capire come dall'esterno si tentasse di utilizzare e strumentalizzare Cosea per cose interne. Io e Balda queste cose le vedevamo per primi perché eravamo gli unici due componenti della commissione che vivevano a Roma. In alcuni casi abbiamo avvisato il Pontefice, in altri abbiamo deciso di non dire niente".
Ma dove si trovano ora questi materiali? Sono stati distrutti?
"No, no. Questi materiali li ho io".
Ho capito. Nel libro fa anche un riferimento al caso Orlandi. Cito testualmente: "C'è il file di Emanuela Orlandi e capisco il finale di una storia che deve rimanere sepolta". Cosa significa questa frase ermetica e sibillina?
"Nel libro ci sono delle cose che aiutano a ricostruire la mia verità, e ce ne sono altre che ho inserito solo per far capire il contesto nel quale ho lavorato. Se rivelassi alcune cose non aiuterei nessuno, non farei il bene della Chiesa. Ma non è il mio ruolo. Non sono io a dover dire certe cose".
Sì, però lei dimostra di sapere la verità sul caso Orlandi. Perché non la dice?
"Non volendo, ho letto delle cose. Ho letto molte cose, sì. E se fossi io a decidere se rivelarle o no, parlerei. Ma è una mia precisa impostazione: parlo solo di ciò che è di mia competenza. Anche perché non ero tenuta a vedere quei documenti sul caso Orlandi".
lunedì 18 settembre 2017
Giallo Emanuela Orlandi / Il Vaticano sapeva, ecco le prove - Inchiesta esclusiva su la Voce delle Voci
comunicato stampa
GIALLO EMANUELA ORLANDI / IL VATICANO SAPEVA, ECCO LE PROVE
in esclusiva l'inchiesta della Voce sul caso di Emanuela Orlandi
Il Vaticano sapeva. Il caso di Emanuela Orlandi è tra i documenti segreti custoditi nella cassaforte della "Prefettura della Casa Pontificia", con tanto di cifre e dati.Lo rivela il sito di controinformazione "La Voce delle Voci", che fornisce una serie di particolari del tutto inediti.Tra le carte racchiuse nella cassaforte vaticana ci sono documenti top secret che dettagliano una serie di spese e uscite "nere", che vanno dai trasferimenti dallo IOR alle banche del Lussemburgo, a quelle per la sicurezza, fino al caso Orlandi.In particolare - scrive la Voce - tra i documeti scottanti c'è una contabilità amministrativa che concerne le spese per una permanenza a Londra di Emanuela Orlandi, all'interno di una clinica privata.Un fatto gravissimo, che palesa quanto il Vaticano fosse a conoscenze di tutte le trame che riguardano il rapimento di Emanuela Orlandi.
17 settembre 2017
La Voce delle Voci
contatti: 349.1115090
sabato 16 settembre 2017
mercoledì 13 settembre 2017
De Mauro, Mattei e i ''dubbi insuperabili''
Su genesi ed individuazione degli autori degli omicidi nessuna certezza
di AMDuemila
La causale dell'omicidio De Mauro? Sarebbe "individuabile nelle informazioni riservate di cui la vittima era entrata in possesso in relazione alla sua attività professionale (verosimilmente - anche se non certamente - riconducibili, secondo le risultante del processo di merito, al coinvolgimento di esponenti mafiosi nella morte di Enrico Mattei").
E' così che la Suprema Corte di Cassazione si è espressa nelle motivazioni della sentenza che nel giugno 2015 ha portato all'assoluzione del Capo dei Capi, Totò Riina, accusato di essere il mandante dell'omicidio del cronista siciliano rigettando il ricorso del pg di Palermo.
I giudici evidenziavano come "gli elementi di prova raccolti sia di natura storico-dichiarativa che di natura logico-indiziaria, che sono stati puntualmente e congruamente analizzati e valutati, nella loro valenza singola e complessiva, da entrambe le sentenze di merito (anche in primo grado, nel 2011, Riina era stato assolto da tale accusa, ndr), all'esito di una disamina scrupolosa che costituisce il risultato congiunto delle ampie argomentazioni spese dalle Corti territoriali di primo e di secondo grado, non hanno tuttavia permesso di accertare un ruolo diretto o indiretto dell'imputato nel delitto", e la conseguente conclusione assolutoria (per non aver commesso il fatto) "risulta coerente a una corretta lettura delle emergenze processuali ed è perciò incensurabile in sede di legittimità".
Inoltre, a differenza di quanto contenuto nella sentenza di primo grado, è stato confermato il giudizio dei giudici d'appello che, con la sentenza del 27 giugno 2014, scrivevano: "Peraltro, anche con riguardo ai rilievi concernenti la ricostruzione degli ultmi giorni di vita del De Mauro e l'urgenza di eliminare il predetto giornalista, può condividersi l'assunto del pm appellante. (…) Tuttavia, la fondatezza di tali rilievi non pare che possa comunque giovare alla tesi accusatoria, solo rafforzando il convincimento che- soprattutto in considerazione del lunghissimo lasso di tempo trascorso dai fatti, del relativo atteggiamento di riserbo tenuto dal De Mauro sulla natura della scoperta fatta, degli svariati campi di indagine che il suo lavoro in quegli ultimi tempi poteva avere riguardato; dell'opera di sistematico depistaggio compiuta da soggetti interessati a dissolvere nel nulla ogni elemento utile a ricostruire la vicenda -, risulti particolarmente difficile se non impossibile distinguere con certezza i fatti come realmente accaduti". Ciò significa che a differenza di quanto scritto dai giudici in primo grado sull'eventuale coinvolgimento di Graziano Verzotto, ex dirigente dell'Eni e all'epoca segretario regionale della Dc, morto il 12 giugno 2010, nelle vicende De Mauro e Mattei, non è affatto da ritenersi certo o "centrale". Tant'è che il Verzotto non è mai stato imputato in un processo per tali fatti di cronaca.
di AMDuemila
La causale dell'omicidio De Mauro? Sarebbe "individuabile nelle informazioni riservate di cui la vittima era entrata in possesso in relazione alla sua attività professionale (verosimilmente - anche se non certamente - riconducibili, secondo le risultante del processo di merito, al coinvolgimento di esponenti mafiosi nella morte di Enrico Mattei").
E' così che la Suprema Corte di Cassazione si è espressa nelle motivazioni della sentenza che nel giugno 2015 ha portato all'assoluzione del Capo dei Capi, Totò Riina, accusato di essere il mandante dell'omicidio del cronista siciliano rigettando il ricorso del pg di Palermo.
I giudici evidenziavano come "gli elementi di prova raccolti sia di natura storico-dichiarativa che di natura logico-indiziaria, che sono stati puntualmente e congruamente analizzati e valutati, nella loro valenza singola e complessiva, da entrambe le sentenze di merito (anche in primo grado, nel 2011, Riina era stato assolto da tale accusa, ndr), all'esito di una disamina scrupolosa che costituisce il risultato congiunto delle ampie argomentazioni spese dalle Corti territoriali di primo e di secondo grado, non hanno tuttavia permesso di accertare un ruolo diretto o indiretto dell'imputato nel delitto", e la conseguente conclusione assolutoria (per non aver commesso il fatto) "risulta coerente a una corretta lettura delle emergenze processuali ed è perciò incensurabile in sede di legittimità".
Inoltre, a differenza di quanto contenuto nella sentenza di primo grado, è stato confermato il giudizio dei giudici d'appello che, con la sentenza del 27 giugno 2014, scrivevano: "Peraltro, anche con riguardo ai rilievi concernenti la ricostruzione degli ultmi giorni di vita del De Mauro e l'urgenza di eliminare il predetto giornalista, può condividersi l'assunto del pm appellante. (…) Tuttavia, la fondatezza di tali rilievi non pare che possa comunque giovare alla tesi accusatoria, solo rafforzando il convincimento che- soprattutto in considerazione del lunghissimo lasso di tempo trascorso dai fatti, del relativo atteggiamento di riserbo tenuto dal De Mauro sulla natura della scoperta fatta, degli svariati campi di indagine che il suo lavoro in quegli ultimi tempi poteva avere riguardato; dell'opera di sistematico depistaggio compiuta da soggetti interessati a dissolvere nel nulla ogni elemento utile a ricostruire la vicenda -, risulti particolarmente difficile se non impossibile distinguere con certezza i fatti come realmente accaduti". Ciò significa che a differenza di quanto scritto dai giudici in primo grado sull'eventuale coinvolgimento di Graziano Verzotto, ex dirigente dell'Eni e all'epoca segretario regionale della Dc, morto il 12 giugno 2010, nelle vicende De Mauro e Mattei, non è affatto da ritenersi certo o "centrale". Tant'è che il Verzotto non è mai stato imputato in un processo per tali fatti di cronaca.
lunedì 11 settembre 2017
Il mistero Pelizza-Majorana svelato al mondo accademico in un congresso scientifico internazionale in California
Gli studiosi Franco Alessandrini, ingegnere e docente universitario, e Roberta Rio, storica austriaca, hanno partecipato al convegno “Scienza e Coscienza” dal 5 al 10 Giugno 2017 a San Diego, con la relazione “La Fisica del Terzo Millennio, Il ponte tra la scienza e l’Oltre”. Rivelati i segreti della macchina “che annichilisce la materia, produce energia, trasmuta i metalli e trasferisce cose e esseri viventi in altre dimensioni”
(RinoDiStefano.com, Sabato 1 Luglio 2017)
Il mondo accademico internazionale comincia a porsi domande sull’incredibile storia di Rolando Pelizza circa la vita e le scoperte scientifiche di Ettore Majorana, dopo la sua scomparsa nel 1938. A esporre pubblicamente quella che è stata definita la Fisica del Terzo Millennio, sono stati Francesco Alessandrini, ingegnere civile e docente di materie geotecniche presso l’Università di Udine, e Roberta Rio, storica austriaca di origini italiane, specializzata in Paleografia, Archivistica e Diplomatica, nonché membro dell’Associazione degli Storici della Germania. La presentazione pubblica della storia Pelizza-Majorana è avvenuta durante il convegno mondiale “The science of consciousness” (La scienza della coscienza), svoltosi a San Diego, in California, dal 5 al 10 giugno 2017. La relazione “Third Millennium Physics – The bridge between science and the Beyond” (La Fisica del terzo Millennio – Il ponte tra la scienza e l’Oltre) è stata presentata nel pomeriggio di giovedì 7 giugno nell’ambito della sessione C15 “Consciousness and Models of Reality” (Coscienza e Modelli della Realtà) direttamente dall’ingegner Alessandrini. In contemporanea con questo evento, in Italia e nel mondo usciva in autopubblicazione (Edizioni Il Mio Libro) un volume in due versioni: “La macchina – Il ponte tra la scienza e l’Oltre” nell’edizione italiana, e “The Machine – The bridge between science and the Beyond”, nell’edizione inglese, sempre degli autori Roberta Rio e Francesco Alessandrini.
Ma cosa c’è di tanto inusuale nella presentazione della relazione al convegno scientifico mondiale di San Diego e nella pubblicazione di quel volume? La risposta è semplice: per la prima volta due studiosi accademici italiani hanno parlato in un contesto internazionale della storia di Rolando Pelizza e della famosa macchina, attribuita a Ettore Majorana, in grado di annichilire la materia trasformandola in energia pura, e non solo. Tra l’altro, questa relazione, sempre in inglese, è stata pubblicata sul sito scientifico mondiale ACADEMIA.EDU, che conta 53.084.680 accademici iscritti in tutto il mondo. Basterebbe questo numero per rendersi conto di quale sia stata la divulgazione della notizia a livello internazionale. L’evento, inoltre, è rilevante anche perché in Italia, nonostante la documentazione, le foto, le perizie e le prove inerenti l’esistenza e l’operatività della famosa macchina, la scienza ufficiale ignora volutamente la storia di Rolando Pelizza e non prende in alcuna considerazione l’ipotesi che, effettivamente, Ettore Majorana potrebbe davvero essersi nascosto in un convento di clausura quel 27 marzo del lontano 1938, appena sbarcato nel porto di Napoli dal traghetto Tirrenia proveniente da Palermo. Così come, vent’anni dopo, nel 1958, potrebbe aver conosciuto casualmente un giovane bresciano, rispondente al nome di Rolando Pelizza, e potrebbe averlo fatto diventare il suo discepolo insegnandogli le nozioni di una nuova e rivoluzionaria fisica. Quella stessa fisica che negli anni Settanta sarebbe poi diventata una macchina in grado di compiere operazioni che, alla luce di quanto sappiamo fino ad oggi, non può che apparire assolutamente fantascientifica. Il condizionale è d’obbligo, ovviamente, non essendoci alcun atto ufficiale o giudiziario che certifichi tale presunta realtà. Ma è pur vero che esiste una tale valanga di prove e indizi da far nascere il ragionevole dubbio che, se questa storia non è stata ancora ufficialmente indagata, forse è perché qualcuno non vuole che si conosca. Ma limitiamoci a prendere atto di quanto è accaduto e vediamo che cosa c’è scritto nella relazione presentata a San Diego. Con una premessa: quel documento altro non è che la sintesi di quanto c’è scritto nel libro del duo Rio-Alessandrini. Il volume, in pratica, costituisce un ulteriore approfondimento del messaggio che i due autori hanno voluto lanciare al mondo, cogliendo l’occasione del convegno scientifico californiano.
Già dal titolo, La Fisica del Terzo Millennio, si capisce che la relazione presenta un contenuto alternativo rispetto alla realtà attuale. E la premessa non è sbagliata, visto che fin dalla sinossi, viene spiegato che “La mente illuminata di Ettore Majorana, dal silenzio di un convento in cui si è volontariamente rinchiuso per decenni, ha prodotto una nuova matematica e una nuova fisica che alimentano un salto epocale nella conoscenza umana.
Qui si richiamano la sua teoria e alcuni aspetti salienti della costruzione di una macchina, realizzata da Rolando Pelizza, che ha dimostrato quanto esatte e reali fossero le ipotesi di Ettore.
Il mondo ha ora nuove grandiose possibilità: può annichilire la materia, può produrre energia infinita a costo zero, può trasmutare la materia e può spostarsi in altre dimensioni.
Ma questa conoscenza, da noi definita la Fisica del Terzo Millennio, non sarà subito disponibile all’umanità … è prima necessario un percorso di graduale presa di coscienza e di cambiamento degli atteggiamenti umani.”.
E’ così, con questa presentazione che sposa in pieno la storia di Rolando Pelizza e il suo racconto su Ettore Majorana, che Rio e Alessandrini preparano il lettore a quanto di sconvolgente stanno per dire.
Secondo i due autori, la grande innovazione portata dalla scienza di Majorana consiste nell’interpretazione delle leggi della materia attraverso un nuovo modo di concepirle. “Ma, soprattutto, è una fisica che ‘fa pace’ tra Scienza e Spiritualità, riuscendo a colmare quell’enorme iato che l’uomo moderno, piuttosto scioccamente, ha aperto fra i due principali modi di percepire la realtà. La Scienza ha finalmente accesso alla comprensione di ciò che sta Oltre quel che è avvezza a considerare come mondo fisico, per penetrare un ambito dove è posizionato il vero ‘centro decisionale e organizzatore’ della vita nella Materia”.
Questo posto, aggiungono gli autori, avrebbe poco a che fare con la dimensione fisica alla quale siamo abituati, in quanto sarebbe sempre stato nascosto al nostro mondo puramente razionale. Ma che cosa avrebbe scoperto, di preciso, Majorana? “Una conoscenza grandiosa e nel contempo infinitamente semplice – risponde Pelizza – Oggi stiamo spendendo somme enormi di denaro negli acceleratori di particelle e nelle ricerche sulla fusione nucleare, tutti tentativi che cercano di violentare l’atomo per estrargli in modo estremamente forzato la grande energia che gli è stata racchiusa dentro”.
A quanto pare, invece, la fisica di Majorana seguirebbe il cammino della comprensione e della non violenza, per dirla alla maniera di Gandhi. “Ettore è entrato in contatto con ‘l’intimità’ della Materia – si legge nel documento – e a questo livello di ‘rapporto’, la Materia, se adeguatamente e pacatamente assecondata, è in grado di dare tutta sé stessa”.
Ma cosa c’è di tanto inusuale nella presentazione della relazione al convegno scientifico mondiale di San Diego e nella pubblicazione di quel volume? La risposta è semplice: per la prima volta due studiosi accademici italiani hanno parlato in un contesto internazionale della storia di Rolando Pelizza e della famosa macchina, attribuita a Ettore Majorana, in grado di annichilire la materia trasformandola in energia pura, e non solo. Tra l’altro, questa relazione, sempre in inglese, è stata pubblicata sul sito scientifico mondiale ACADEMIA.EDU, che conta 53.084.680 accademici iscritti in tutto il mondo. Basterebbe questo numero per rendersi conto di quale sia stata la divulgazione della notizia a livello internazionale. L’evento, inoltre, è rilevante anche perché in Italia, nonostante la documentazione, le foto, le perizie e le prove inerenti l’esistenza e l’operatività della famosa macchina, la scienza ufficiale ignora volutamente la storia di Rolando Pelizza e non prende in alcuna considerazione l’ipotesi che, effettivamente, Ettore Majorana potrebbe davvero essersi nascosto in un convento di clausura quel 27 marzo del lontano 1938, appena sbarcato nel porto di Napoli dal traghetto Tirrenia proveniente da Palermo. Così come, vent’anni dopo, nel 1958, potrebbe aver conosciuto casualmente un giovane bresciano, rispondente al nome di Rolando Pelizza, e potrebbe averlo fatto diventare il suo discepolo insegnandogli le nozioni di una nuova e rivoluzionaria fisica. Quella stessa fisica che negli anni Settanta sarebbe poi diventata una macchina in grado di compiere operazioni che, alla luce di quanto sappiamo fino ad oggi, non può che apparire assolutamente fantascientifica. Il condizionale è d’obbligo, ovviamente, non essendoci alcun atto ufficiale o giudiziario che certifichi tale presunta realtà. Ma è pur vero che esiste una tale valanga di prove e indizi da far nascere il ragionevole dubbio che, se questa storia non è stata ancora ufficialmente indagata, forse è perché qualcuno non vuole che si conosca. Ma limitiamoci a prendere atto di quanto è accaduto e vediamo che cosa c’è scritto nella relazione presentata a San Diego. Con una premessa: quel documento altro non è che la sintesi di quanto c’è scritto nel libro del duo Rio-Alessandrini. Il volume, in pratica, costituisce un ulteriore approfondimento del messaggio che i due autori hanno voluto lanciare al mondo, cogliendo l’occasione del convegno scientifico californiano.
Già dal titolo, La Fisica del Terzo Millennio, si capisce che la relazione presenta un contenuto alternativo rispetto alla realtà attuale. E la premessa non è sbagliata, visto che fin dalla sinossi, viene spiegato che “La mente illuminata di Ettore Majorana, dal silenzio di un convento in cui si è volontariamente rinchiuso per decenni, ha prodotto una nuova matematica e una nuova fisica che alimentano un salto epocale nella conoscenza umana.
Qui si richiamano la sua teoria e alcuni aspetti salienti della costruzione di una macchina, realizzata da Rolando Pelizza, che ha dimostrato quanto esatte e reali fossero le ipotesi di Ettore.
Il mondo ha ora nuove grandiose possibilità: può annichilire la materia, può produrre energia infinita a costo zero, può trasmutare la materia e può spostarsi in altre dimensioni.
Ma questa conoscenza, da noi definita la Fisica del Terzo Millennio, non sarà subito disponibile all’umanità … è prima necessario un percorso di graduale presa di coscienza e di cambiamento degli atteggiamenti umani.”.
E’ così, con questa presentazione che sposa in pieno la storia di Rolando Pelizza e il suo racconto su Ettore Majorana, che Rio e Alessandrini preparano il lettore a quanto di sconvolgente stanno per dire.
Secondo i due autori, la grande innovazione portata dalla scienza di Majorana consiste nell’interpretazione delle leggi della materia attraverso un nuovo modo di concepirle. “Ma, soprattutto, è una fisica che ‘fa pace’ tra Scienza e Spiritualità, riuscendo a colmare quell’enorme iato che l’uomo moderno, piuttosto scioccamente, ha aperto fra i due principali modi di percepire la realtà. La Scienza ha finalmente accesso alla comprensione di ciò che sta Oltre quel che è avvezza a considerare come mondo fisico, per penetrare un ambito dove è posizionato il vero ‘centro decisionale e organizzatore’ della vita nella Materia”.
Questo posto, aggiungono gli autori, avrebbe poco a che fare con la dimensione fisica alla quale siamo abituati, in quanto sarebbe sempre stato nascosto al nostro mondo puramente razionale. Ma che cosa avrebbe scoperto, di preciso, Majorana? “Una conoscenza grandiosa e nel contempo infinitamente semplice – risponde Pelizza – Oggi stiamo spendendo somme enormi di denaro negli acceleratori di particelle e nelle ricerche sulla fusione nucleare, tutti tentativi che cercano di violentare l’atomo per estrargli in modo estremamente forzato la grande energia che gli è stata racchiusa dentro”.
A quanto pare, invece, la fisica di Majorana seguirebbe il cammino della comprensione e della non violenza, per dirla alla maniera di Gandhi. “Ettore è entrato in contatto con ‘l’intimità’ della Materia – si legge nel documento – e a questo livello di ‘rapporto’, la Materia, se adeguatamente e pacatamente assecondata, è in grado di dare tutta sé stessa”.
segue su:
giovedì 24 agosto 2017
Dino Marafioti
L'ultimo lavoro di Dino Marafioti trovato morto nel suo appartamento all'età di 53 anni il 17 agosto 2013. Per 22 anni giornalista e redattore di Radio Radicale. Questo era il suo primo servizio video che raccoglie in modo critico e analitico i fatti e le informazioni sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. Ne andava così fiero tanto da auspicarne la sua diffusione anche attraverso altri canali, comprese le televisioni.
Grazie Dino.
Timeline Video: (capitoli automatici in "Descrizione – Mostra altro")
– Prologo [00:01:28]
– Pietro Orlandi [00:04:54]
– Natalina Orlandi [00:09:25]
– Telefonata Amerikano [00:10:25]
– Primo appello Papa Giovanni II [00:12:33]
– La pista internazionale Alì Agca [00:12:47]
– Marco Beltrandi – ex Parlamentare Radicale [00:13:44]
– Fabrizio Peronaci – Corriere della Sera [00:15:27 – 00:27:56]
– Marco Accetti – Indagato [00:18:15 – 00:36:10]
– "Emanuela e le altre" – Panorama- Mirella Gregori [00:24:11]
– Appello Papa Giovanni II per Emanuela e Mirella [00:24:57]
– Giuseppe Nicotri[00:30:23]
– Banda della Magliana [00:31:42]
– Giuseppe Nicotri pista via Monte del Gallo [00:48:48]
emanuelaorlandi.altervista.org – Prologo [00:01:28]
– Pietro Orlandi [00:04:54]
– Natalina Orlandi [00:09:25]
– Telefonata Amerikano [00:10:25]
– Primo appello Papa Giovanni II [00:12:33]
– La pista internazionale Alì Agca [00:12:47]
– Marco Beltrandi – ex Parlamentare Radicale [00:13:44]
– Fabrizio Peronaci – Corriere della Sera [00:15:27 – 00:27:56]
– Marco Accetti – Indagato [00:18:15 – 00:36:10]
– "Emanuela e le altre" – Panorama- Mirella Gregori [00:24:11]
– Appello Papa Giovanni II per Emanuela e Mirella [00:24:57]
– Giuseppe Nicotri[00:30:23]
– Banda della Magliana [00:31:42]
– Giuseppe Nicotri pista via Monte del Gallo [00:48:48]
lunedì 14 agosto 2017
Una Commissione d’inchiesta parlamentare per Emanuela Orlandi
A settembre 2017 l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare per Emanuela Orlandi.
Lo ha dichiarato il Senatore Vincenzo Santangelo, portavoce del Movimento 5 Stelle, dalla sua pagina Facebook:
CASO ORLANDI: 34 anni di indagine senza verità.
"Oggi voglio ricordare il caso di Emanuela Orlandi, nonostante si faccia molto per dimenticarlo.
Emanuela Orlandi era (è? era? ancora non è dato saperlo) una ragazza, quindicenne, cittadina vaticana, scomparsa nel nulla trentaquattro anni fa, divenuta, suo malgrado, il caso emblematico di come si possa essere sottratti alla propria vita, e, con ampi margini possibilità, cancellati dalla terra, senza che nessuno acceda alla verità sulla propria sorte.
Per lei, infatti, nessuna verità, né storica, né processuale. Lo Stato non è riuscito a dare risposte alla sua famiglia nonostante 34 anni indagini, terminate con l'archiviazione.
Uno Stato può spendere tanti soldi pubblici per 34 anni di indagini senza scoprire nulla? A settembre chiederemo l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare per capirlo.
Il caso Orlandi è un simbolo di malagiustizia. Comprendere perché il sistema si sia così gravemente inceppato in questa vicenda giudiziaria, dai contorni paradossali, vuol dire dare una speranza anche a tutti gli scomparsi, tantissimi in Italia, che attendono di essere ritrovati, anche solo nella verità circa i loro destino."
Emanuela Orlandi era (è? era? ancora non è dato saperlo) una ragazza, quindicenne, cittadina vaticana, scomparsa nel nulla trentaquattro anni fa, divenuta, suo malgrado, il caso emblematico di come si possa essere sottratti alla propria vita, e, con ampi margini possibilità, cancellati dalla terra, senza che nessuno acceda alla verità sulla propria sorte.
Per lei, infatti, nessuna verità, né storica, né processuale. Lo Stato non è riuscito a dare risposte alla sua famiglia nonostante 34 anni indagini, terminate con l'archiviazione.
Uno Stato può spendere tanti soldi pubblici per 34 anni di indagini senza scoprire nulla? A settembre chiederemo l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare per capirlo.
Il caso Orlandi è un simbolo di malagiustizia. Comprendere perché il sistema si sia così gravemente inceppato in questa vicenda giudiziaria, dai contorni paradossali, vuol dire dare una speranza anche a tutti gli scomparsi, tantissimi in Italia, che attendono di essere ritrovati, anche solo nella verità circa i loro destino."
sabato 12 agosto 2017
La Storia Siamo Noi La Tragedia Del Kursk
Il mondo intero assiste impotente alla tragedia dei 118 membri dell’equipaggio, intrappolati nel relitto, in attesa di soccorsi che non arriveranno mai. Ma come è affondato il Kursk? È stato davvero un incidente? E perché non è stato possibile salvare nessuno? Giovanni Minoli ripercorre la storia del sommergibile diventato una trappola mortale.
martedì 1 agosto 2017
Il volo delle farfalle. La scomparsa di Emanuela Orlandi
L’attrice vincitrice del premio FERSEN per la drammaturgia VI edizione 2010 asostegno della petizione per la verità su Emanuela.
Continua ad occupare grandi spazi nel mondo dell’informazione la scomparsa “misteriosa” di Emanuela Orlandi ad una fermata d’autobus il 22 giugno 1983. Per questo motivo e per il grande successo di pubblico e di critica, riscosso nel mese scorso, la compagnia ed il Teatro dell’Orologio hanno deciso di riproporre lo spettacolo dal 18 al 30 maggio.
I tanti fili interrotti che compongono la trama della scomparsa di Emanuela Orlandi trovano solamente muri di silenzio. Le telefonate dei ”rapitori”, le dichiarazioni di Papa Giovanni Paolo II, le possibili connessioni con Ali Agca, il Fronte Turco…, quasi 27 anni di buio, fino alle rivelazioni di Sabrina Minardi, la superteste compagna di uno dei Boss della Banda Della Magliana che continua ad aprire scenari sui mandanti di questo insolito rapimento…
Tante tessere che danno vita a un giallo che non sembra trovare soluzione.
“Nostra figlia” ha dichiarato il padre, Ercole Orlandi, “è stata rapita da un’organizzazione così potente, così efficiente, che non aveva nessun timore degli inquirenti italiani. È un intrigo internazionale. Dietro la scomparsa di Emanuela si sono mossi grossi apparati. Servizi segreti, centrali di spionaggio straniere, ben organizzate, ben protette, con infinita libertà di movimento.”
Nello spettacolo che Federica Festa e Matteo Festa hanno dedicato a uno dei più oscuri misteri degli anni Ottanta, tre personaggi femminili danno voce e corpo alla storia: una venditrice di souvenir del Colonnato di San Pietro, una suora, la sorella della Orlandi. Tutte e tre toccate in modo diverso da questa scomparsa. La ricostruzione dell’intricato destino di Emanuela diventa una grande sfida al silenzio, all’omertà, ai depistaggi che hanno lasciato la famiglia Orlandi sola, accanto all’ombra di un’assenza.
“Lo spettacolo nasce da un commistione di sensi del dovere: di donna, di romana, di italiana, di attrice, di coetanea” è così che Federica Festa presenta il suo nuovo spettacolo, diretto e interpretato come di consueto da lei stessa.
“Io avrei la stessa età di Emanuela “dice” se lei non fosse stata sottratta all’attesa di quell’autobus. Come lei, da adolescente passeggiavo spesso tra san Pietro e Largo Argentina, come lei suonavo il flauto, indossavo jeans e scarpe da ginnastica. Mio zio era Monsignore, viveva nella Canonica del Vaticano e ho respirato a lungo nelle domeniche in visita a Zio Don Mario l’aria mista di Talco Roberts e mirra di quelle sale silenziose e vuote, dove si poteva parlare solo sottovoce e camminare a testa bassa.
Sono cresciuta con la storia della scomparsa di Emanuela e i primi giorni dopo quel 22 giugno 1983 i miei genitori mi dissero che non volevano che uscissi più da sola.”
Oggi questo mistero Federica e Matteo Festa lo vogliono guardare in faccia. Per conoscerlo meglio, per averne meno paura, mostrando dall’inizio alla fine e attraverso una puntuale analisi delle diverse sentenze della Procura di Roma e delle interviste ai protagonisti, ai testimoni, ai familiari, lo scenario completo di questa insoluta tragedia.
18 E 19 MAGGIO 2012 ORE 21.30DOMENICA 20 MAGGIO ORE 18.30TEATRO DELL’OROLOGIO SALA ORFEOVIA DEI FILIPPINI 17-A WWW.TEATROROLOGIO.ITTEL 066875550 BIGLIETTO 10 EURO
Supervisione Marco Delle Fratte
LA voce di Emanuela è di Francesca La Scala
Tecnico Raffaele Cannavacciuolo
Foto di scena di Enzo Maniccia
“Il volo delle falfalle”: semplicemente grazie, Federica.
Definire “Il volo delle farfalle” una rappresentazione teatrale è davvero riduttivo: non è una semplice sequenza di battute. È difficile da spiegare a chi non l’abbia visto, ma ci voglio ugualmente provare. Federica e Matteo Festa, autori di questa meraviglia, hanno raccolto in poco più di un’ora 29 anni di storia. Una storia fatta però non di cronaca asettica ma di sentimenti vivi.
Federica, unica e sublime attrice di questo spettacolo, interpreta diversi personaggi, dando vita a momenti leggeri e a momenti di profonda sofferenza, alternati a voci fuori campo che riportano le novità, che in questi anni si sono susseguite. La vediamo quindi interpretare una suora, l’insegnante di canto corale di Emanuela che si prende cura della basilica di Sant’Apollinare prima, poi Natalina Orlandi e infine Imma, una simpatica venditrice ambulante che ha perso i suoi risparmi con lo scandalo del Banco Ambrosiano. Attraverso questi personaggi veniamo dunque a conoscenza delle varie piste che si sono seguite in questi anni: la banda della Magliana, il terrorismo internazionale, la fuga volontaria… Ma tutto avviene in maniera blanda senza puntare il dito contro questo piuttosto che quell’altro personaggio. I protagonisti, infatti, non sono le accuse ma i sentimenti: quelli di Natalina, quelli di Ercole, quelli di mamma Maria, quelli di tutti coloro che hanno conosciuto Emanuela. Chi ha letto il libro “Mia sorella Emanuela” a stento può riuscire a trattenere le lacrime quando viene riportato l’episodio della convocazione in caserma dei carabinieri, quando ad Ercole veniva offerto whisky mentre i militari setacciavano la zona, alla ricerca del corpo di Emanuela (in seguito al ritrovamento di una busta contenente dei sassolini, simbolo della via crucis, ndr). Difficile non sorridere amaramente alla lettura del diario di Emanuela: “ho 15 anni, frequento il liceo scientifico e forse mi daranno due materie a fine anno”… Eccoli i pensieri semplici e genuini di un’adolescente come tante a cui sono state strappate le ali della libertà. Come non provare rabbia alla lettura del passo biblico “la verità vi renderà liberi”. Come non provare tenerezza alle parole della suora “Ah, Emanuela… Aveva un sorriso così dolce che non potevi non contraccambiare!”. E il pensiero vola inevitabile a quella foto della sorridente ragazza con la fascetta.
Federica, unica e sublime attrice di questo spettacolo, interpreta diversi personaggi, dando vita a momenti leggeri e a momenti di profonda sofferenza, alternati a voci fuori campo che riportano le novità, che in questi anni si sono susseguite. La vediamo quindi interpretare una suora, l’insegnante di canto corale di Emanuela che si prende cura della basilica di Sant’Apollinare prima, poi Natalina Orlandi e infine Imma, una simpatica venditrice ambulante che ha perso i suoi risparmi con lo scandalo del Banco Ambrosiano. Attraverso questi personaggi veniamo dunque a conoscenza delle varie piste che si sono seguite in questi anni: la banda della Magliana, il terrorismo internazionale, la fuga volontaria… Ma tutto avviene in maniera blanda senza puntare il dito contro questo piuttosto che quell’altro personaggio. I protagonisti, infatti, non sono le accuse ma i sentimenti: quelli di Natalina, quelli di Ercole, quelli di mamma Maria, quelli di tutti coloro che hanno conosciuto Emanuela. Chi ha letto il libro “Mia sorella Emanuela” a stento può riuscire a trattenere le lacrime quando viene riportato l’episodio della convocazione in caserma dei carabinieri, quando ad Ercole veniva offerto whisky mentre i militari setacciavano la zona, alla ricerca del corpo di Emanuela (in seguito al ritrovamento di una busta contenente dei sassolini, simbolo della via crucis, ndr). Difficile non sorridere amaramente alla lettura del diario di Emanuela: “ho 15 anni, frequento il liceo scientifico e forse mi daranno due materie a fine anno”… Eccoli i pensieri semplici e genuini di un’adolescente come tante a cui sono state strappate le ali della libertà. Come non provare rabbia alla lettura del passo biblico “la verità vi renderà liberi”. Come non provare tenerezza alle parole della suora “Ah, Emanuela… Aveva un sorriso così dolce che non potevi non contraccambiare!”. E il pensiero vola inevitabile a quella foto della sorridente ragazza con la fascetta.
Ieri, al Teatro dell’Orologio, prima dello spettacolo, tra il pubblico in attesa eccoli lì i soliti discorsi da bar, le fastidiose teorie da Cluedo. Dopo la rappresentazione, invece, solo il silenzio, un silenzio che sa di riflessione. Il primo aggettivo che mi è venuto in mente per descrivere “Il volo delle farfalle” è stato “catartico”. Federica Festa con la sua incredibile interpretazione tocca i cuori di ogni singolo spettatore che non può più rimanere un algido inquisitore. Viene trascinato dentro ai fatti, dentro al turbinio di emozioni, che, ovviamente, non possono essere le stesse che la famiglia Orlandi patisce da 29 anni, ma che fanno comunque star male, fanno smuovere le coscienze. Sono contenta che queste repliche siano coincise con il weekend che precede la marcia del prossimo 27 maggio perché, a mio avviso, gli spettatori non potranno non sentirsi coinvolti, non potranno non scendere in piazza. Grazie quindi a Federica e Matteo Festa che in questo lavoro hanno messo cuore e passione. In ogni singola scena, in ogni singola battuta si sentiva la convinzione di quello che si stava pronunciando. Tutto ciò fa bene alla “causa Orlandi”, ma fa bene anche a tutti noi, membri di una società in cui l’individualismo e l’egoismo sono “valori” che cercano di farsi strada sempre più. Grazie, Federica, per il tuo lavoro, per la tua interpretazione e per averci dimostrato che è ancora possibile dedicarsi al prossimo con abnegazione.
Mel
Hanno già scritto:
Lo spettacolo molto toccante è, forte della licenza poetica, un duro attacco al silenzio del Vaticano, parte questa particolarmente apprezzata dai familiari della vittima Laura Landolfi, Il Riformista
Il volo delle farfalle è una vertigine che ci fa ridere amaramente ed indignare, un bell’esempio di teatro civile per non perdere del tutto la memoria, mai come oggi, destinata all’oblio. Gabriella Gallozzi, L’Unità
C’è l’intenzione di utilizzare il teatro per guardare in faccia un mistero, per conoscerlo meglio, per averne meno paura, mostrando dall’inizio alla fine e attraverso una puntigliosa analisi delle sentenze della Procura di Roma e delle interviste ai protagonisti, ai testimoni, ai familiari, lo scenario completo di questa mai risolta tragedia umana. Emilia Costantini, Corriere della sera
Un atto unico sconvolgente e lucido, in cui lo spettatore è coinvolto fino all’ osso, Tania Croce, Culturanet
La venditrice di souvenir, assolutamente il carattere più riuscito, che guarda la storia dall’esterno. Paola Polidori, Il Messaggero
Uno spettacolo che merita di essere visito perché realizzato con garbo; col garbo di chi vuol raccontare una storia senza sfruttarne i lati più oscuri ed inquietanti soltanto per rendere più appetibile la messa in scena.Camilla Barbieri, Recensito.net
Soffermarsi sul mestiere, sul talento innegabile di quest’attrice e della sua regia, è praticamente superfluo; basta assistere a questi sessanta minuti coinvolgenti, che non disdegnano neanche di suscitare sorrisi e commenti divertiti, senza mai perdere di vista quel filo rosso, accorato, legato al viso dolce di una ragazza scomparsa nel nulla, e al dolore e al ricordo di chi l’ha conosciuta. Un volo di farfalle lieve come il loro battito d’ali sottolinea i passaggi d’animo e d’intenzione delle molteplici interpretazioni della Festa, aiutata dalla sua fisionomia intensa e attenta. Luisa Monnet, Teatro.org
Questo è il vero teatro civile. Valentino de Luca, FUORI LE MURA. COM
Gli autori ringraziano Natalina Orlandi e Pietro Orlandi per il sostegno e il prezioso aiuto dato allo spettacolo.
emanuelaorlandi.altervista.org
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