sabato 1 gennaio 2011

Un commento al IV Congresso Aspoitalia


Il quarto Congresso di Aspoitalia è stato come al solito una fonte preziosa di analisi e proposte tecniche e scientifiche per affrontare adeguatamente la prossima crisi sistemica che coinvolgerà l'umanità a causa del graduale esaurimento delle risorse fossili.
Il Presidente dell'associazione ha già sintetizzato i contenuti dei vari interventi, che appena possibile renderemo pubblici anche ai lettori di questo blog.
Io vorrei aggiungere solo un breve commento sulle difficoltà che la comunicazione dei rischi collegati al picco del petrolio trova nel raggiungere un'opinione pubblica anestetizzata dalla società del benessere, tema sottolineato in quasi tutti gli interventi.

Nella seconda giornata del convegno abbiamo ascoltato alcune relazioni di esperienze interessanti di coinvolgimento "dal basso" dei cittadini, come le transition town e i bilanci di giustizia. Si tratta di azioni indispensabili e meritorie di modificazione dei comportamenti per un utilizzo delle risorse meno consumistico.
Ma, sono pur sempre esperienze di nicchia che riproducono in forma laica quello che io definisco "modello Amish", cioè comunità che da motivazioni religiose od etico – morali, fanno scaturire piccole società in opposizione ai modelli dominanti.
Ciò di cui abbiamo invece urgente bisogno è una consapevolezza di massa del problema, cioè di trasferire sul piano della politica, intesa come luogo di sintesi dell'interesse generale, l'emergenza attualmente ignorata o negata.
Molti sono scettici su questa possibilità, ma bisogna ricordare soprattutto ai più giovani che una consapevolezza di questo tipo si era affermata anche in Italia durante gli anni '70, con quella che un politico lucido e lungimirante come Enrico Berlinguer definì "austerità". Tale politica, che ho descritto qualche tempo fa in questo articolo, non a caso traeva forza e motivazioni dalla prima crisi petrolifera mondiale e dalla contemporanea apparizione del testo ormai storico su "I limiti dello sviluppo".
Poi, il rapido ritorno alla "normalità petrolifera" e la sistematica demolizione su basi false delle denunce del Club di Roma, spensero i fermenti e le intuizioni di quel periodo, ingenerando quella sindrome dell' "Al lupo, al lupo" che ho qui descritto qualche anno fa.
Francamente, non credo però che un clima analogo possa riformarsi attraverso la denuncia degli scenari apocalittici conseguenti ai cambiamenti climatici, ma forse solo come reazione ai traumi economici che si susseguiranno nei prossimi anni.
 
 

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tramite Risorse, Economia e Ambiente di Terenzio Longobardi il 08/11/10

 
 

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