giovedì 4 gennaio 2018

Olio di palma: "Ecco tutte le falsità", parla Allocca

L' intervista a Giuseppe Allocca, presidente Unione Olio di Palma Sostenibile


Olio di palma: "Ecco tutte le falsità", parla Allocca
Giuseppe Allocca


L' olio di palma, da anni, sembra diventato il nemico pubblico numero uno. Chi lo consuma, si dice, ne ignora i rischi per salute e i pericoli per l'ambiente. L' Unione Italiana per l'Olio di Palma Sostenibile, invece, costituita a fine ottobre 2015 da un gruppo di Aziende e Associazioni attive in vari settori merceologici nei quali viene utilizzato olio di palma, nasce per promuovere l'impiego di olio di palma sostenibile e contrastare «una delle più grandi bufale degli anni 2000». Affari italiani ne parla con Giuseppe Allocca, il presidente dell'Unione.

Presidente, contro l'Olio di palma si è scatenata una guerra.  Perché? E perché soprattutto in Italia?
«Difficile dire con certezza perché sia nata la campagna denigratoria nei confronti dell'olio di palma, anche se possiamo affermare che dietro questa, che in un ampio reportage di Affari&Finanza è stata definita la "guerra degli olii", ci siano essenzialmente interessi di tipo commerciale. A conferma di questa tesi ricordo che la comunità scientifica, le Autorità nazionali competenti e l'AGCM, sostengono che l'olio di palma, che può far parte a pieno titolo della nostra alimentazione, "non presenta rischi per la salute in una dieta bilanciata" e "se prodotto in modo sostenibile aiuta a salvaguardare l'ambiente". Quindi, perché in Italia abbiamo assistito a una vera e propria psicosi nei confronti di questo ingrediente, che ha portato numerose aziende a eliminare l'olio di palma dalle ricettazioni facendo appello a "principi di precauzione" o a un presunto miglioramento del profilo nutrizionale? In merito al miglioramento del profilo nutrizionale il Ministero dello Sviluppo Economico si è espresso sull'utilizzo della dicitura "senza olio di palma", affermando che il ricorso a questo claim è legittimo solo in presenza di ingredienti più salutari e più sostenibili, condizioni da verificare caso per caso rispetto al mercato».
E per il principio di precauzione?
«A chi si appella al "principio di precauzione" bisognerebbe ricordare che non spetta ai singoli operatori appellarvisi, bensì alle autorità comunitarie nazionali competenti che, nel caso dell'olio di palma, non hanno mai ritenuto opportuno dover assumere sul tema alcuna misura restrittiva neppure a titolo precauzionale. E, infine, sul miglioramento del profilo nutrizionale per chi sceglie di abbandonare l'olio di palma ha fatto luce uno studio diCampagne Liberali, che mostra come i prodotti con olio di palma abbiano spesso un profilo nutrizionale analogo se non migliore rispetto a quelli senza questo ingrediente».
Quali sono, per lei, le più evidenti falsità sull' Olio di Palma?
«Ne sono state dette tantissime, sia per quanto riguarda gli aspetti nutrizionali che per quelli ambientali. Le accuse più gravi e infondate sull'olio di palma sono state dette in relazione agli effetti sulla salute».
Qualche esempio?
«L'accusa mossa di contribuire a un eccessivo consumo di grassi saturi all'interno della dieta. Ebbene, se da una parte questo ingrediente è formato per circa il 47% di acidi grassi saturi, dall'altra nessuno evidenzia che, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, l'apporto di olio di palma rispetto al totale degli acidi grassi assunti nella dieta degli italiani rappresenta meno del 20% del totale ovvero meno di 5g al giorno. Questo significa che il restante 80% dei grassi saturi viene da altri alimenti e che quindi, per seguire una dieta bilanciata, bisognerebbe ridurre, prima dell'olio di palma, altri alimenti come, per esempio le carni rosse o i latticini. Altro esempio, poi, è quello relativo alla strumentalizzazione del parere dell'EFSA».
Cioè?
«All'indomani della pubblicazione del testo, numerose voci gridavano all'allarme lasciando intendere che l'olio di palma fosse cancerogeno. Una falsità! Il parere non si riferiva all'olio di palma in sé, ma ai contaminanti che si formano in tutti gli oli e i grassi animali e vegetali se portati a temperature superiori a 200°. Inoltre, né l'EFSA né la Commissione Europea (cui spetta ogni decisione normativa in merito) hanno mai chiesto o precauzionalmente ipotizzato il bando dell'olio di palma in quanto è stato riconosciuto che l'industria alimentare ormai da tempo ha migliorato i propri processi e impiega olio di palma "mitigato", cioè lavorato a temperature sotto i 200°C e perciò privo di queste sostanze al pari dei migliori oli sostitutivi. Va sottolineato che la stessa EFSA afferma – a pagina 92 del suo parere - che "Non sono stati identificati dati rilevanti relativi alla tossicità di questo ingrediente" (l'olio di palma) e che comunque è difficile che particolari concentrazioni siano raggiunte con la normale alimentazione».
Qual è la posizione della scienza?
«Intanto ribadiamo che ad oggi nessun Istituto o Ente o Organizzazione (mondiale o nazionale) ha mai ritenuto di eliminare l'olio di palma o affermato che questo ingrediente sia dannoso. Sul tema olio di palma si sono poi espresse realtà nazionali e internazionali che hanno provato a fare chiarezza».
Ne elenchi qualcuna.
«Questi sono gli studi più rilevanti: lo studio della Nutrition Foundation of Italy, sottoscritto da 24 esperti italiani e pubblicato da vari organismi rappresentativi delle più importanti società medico-scientifiche nazionali, afferma che l'olio di palma è un ingrediente che può far parte a pieno titolo della nostra alimentazione e che non presenta rischi per la salute in una dieta bilanciata. Lo studio è stato pubblicato anche sui siti della Società Italiana di Scienza dell'Alimentazione, della Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu) Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) e tanti altri. Poi l'Istituto Mario Negri, che ha realizzato un'analisi su 51 studi e ricerche scientifiche, ha notevolmente ridimensionato il ruolo negativo degli acidi grassi saturi (di cui è composto l'olio di palma per circa il 47% - persino meno del burro) sull'innalzamento del colesterolo sanguigno, principale fattore di rischio delle malattie cardiovascolari. E ancora lo studio di Stiftung Warrentest, la più importante associazione di consumatori tedesca, mostra come un olio di palma trattato a basse temperature può essere migliore rispetto a un qualsiasi altro olio vegetale trattato in modo non ottimale. L'EFSA, poi, come conferma Reuters, sta rivedendo il suo parere circa i livelli di contaminanti tollerabili per l'uomo, alla luce delle più recenti e rassicuranti indicazioni fornite in merito da FAO e OMS».
Altro problema contestato all' olio di palma: l'impatto ambientale.
«Ecco. Fugato ogni dubbio sul piano salute, vorrei soffermarmi sul fronte ambientale, perché questo ingrediente è stato accusato di contribuire alla deforestazione mondiale. Ci sono alcuni fatti oggettivi che vorrei segnalare, però».
Tipo?
«Il contributo dell'olio di palma alla deforestazione tropicale globale è, contrariamente rispetto a quanto "gridato" da più parti, stimato intorno al 5% (dati Global Forest Resource Assessment 2015 della FAO) tanto che, come ben evidenzia lo studio Climate Focus, sono gli allevamenti, la soia e il mais i principali responsabili della deforestazione. Lo stesso studio afferma che la filiera dell'olio di palma è quella che più si è impegnata per adottare criteri di sostenibilità oltre a chiarire, una volta per tutte, che la produzione di questo ingrediente impatta sull'ambiente meno dell'allevamento e di altre colture come, mais e soia. L' olio di palma è il più sostenibile degli oli vegetali presenti sul mercato, potendo contare su una migliore resa per ettaro rispetto ai suoi competitors. La palma da olio ha una resa media di 3,47 tonnellate per ettaro: 5 volte più della colza (0,65 t/ettaro), 6 volte di più del girasole (0,58 t/ettaro), addirittura 9 volte più della soia (0,37 t/ettaro) e 11 (0,32 t/ettaro) rispetto all'olio di oliva».
E questo che cosa significa?
«Che oggi la palma da olio si "accontenta" di 17 milioni di ettari di terreno per fornire il 35% del fabbisogno mondiale di olio vegetale. Mentre servono ben 111 milioni di ettari perché la soia garantisca appena il 27% del fabbisogno globale. Insomma, bisogna ragionare nel quadro d'insieme e compararne l'impatto ambientale con le altre colture. Quest' anno il Ministro dell'Ambiente Galletti ha firmato la Dichiarazione di Amsterdam, impegnando anche il nostro Paese a promuovere iniziative volte ad assicurare una filiera dell'olio di palma 100% sostenibile entro il 2020 e confermando, di fatto, che l'olio di palma sostenibile è la risposta».
Ma in tanti vorrebbero sostituirlo, usando altri prodotti.
«Ipotizzando un'eventuale sostituzione dell'olio di palma con altri oli o grassi, bisognerebbe fare delle considerazioni a livello tecnologico, nutrizionale e ambientale. Se da una parte i vantaggi in termini nutrizionali dati dalla sostituzione del palma sarebbero pochi, se non si migliorano le abitudini alimentari nel complesso, sul piano tecnologico la sostituzione non è semplice».
Perché?
«Perché per ottenere le stesse caratteristiche dell'olio di palma ci sarebbe bisogno, a volte, di più additivi e aromi e di lavorazioni più complesse; oppure dell'utilizzo di altri grassi, come burro, burro cacao o di cocco, che hanno contenuti di saturi analoghi o superiori. In termini di sostenibilità, invece, è molto importante evidenziare che, come detto, rispetto a tutti gli altri oli vegetali, il palma ha la migliore resa produttiva, richiede poco terreno, poca acqua e pochi concimi e fertilizzanti. Inoltre, la coltivazione dell'olio di palma rappresenta per i maggiori Paesi produttori una risorsa economica fondamentale, fonte di reddito per milioni di famiglie che grazie all'olio di palma riescono a uscire dalla soglia di povertà. Piuttosto che boicottare questo ingrediente sarebbe opportuno seguire le indicazioni delle grandi ONG internazionali che suggeriscono ai consumatori di chiedere ai propri marchi di riferimento di approvvigionarsi solo con olio di palma certificato sostenibile».
Che ruolo ha avuto il giornalismo in questa guerra?
«Il ruolo dei giornalisti è spesso cruciale quando si parla di veicolare informazioni o studi scientifici. Sono loro che hanno il compito di "tradurre" in modo semplice pareri o studi dedicati agli esperti del settore. Ai giornalisti spetta il compito di analizzare le fonti a disposizione per veicolare un'informazione equilibrata, senza pregiudizi e basata sulle verità scientifiche più recenti».
E non è stato fatto?
«Purtroppo, sull'olio di palma è stata fatta molta disinformazione e alcuni media e siti hanno contribuito ad alimentare allarmismi e pregiudizi, favorendo la diffusione di una delle più grandi bufale degli anni 2000. Oggi, tuttavia, notiamo che c'è una maggior comprensione e propensione ad analizzare la situazione in modo obiettivo e costruttivo e questo ci ha permesso di chiarire che l'olio di palma è un ingrediente che può far parte a pieno titolo della nostra alimentazione».
Crede sia possibile riabilitare il nome dell'Olio di palma?
«Quando è nata, l'Unione si è inserita in uno scenario fortemente ostile, ma è riuscita a dare voce alle posizioni oggettive sull'olio di palma. A fare la differenza, la strategia di basarsi su evidenze scientifiche e normative. Un approccio che sta dando i suoi frutti. Oggi i nostri interlocutori sono più disposti ad ascoltare e ad affrontare le tematiche che noi trattiamo con un'attitudine più aperta al dialogo. Un appoggio equilibrato è fondamentale quando si affrontano argomenti in continua evoluzione come quello dell'olio di palma e speriamo di poter trovare, soprattutto nei media, un supporto valido per continuare a parlare in modo obiettivo e chiaro di questo ingrediente. Anche perché non possiamo dimenticare che l'olio di palma rappresenterà una commodity insostituibile davanti al progressivo aumento della popolazione – e conseguentemente di cibo – che la FAO stima supererà i 9 miliardi di persone nel 2050. Quello per cui tutti dovrebbero battersi – come già l'Unione sta facendo da anni – è avere una filiera 100% sostenibile. La certificazione, infatti, è l'unica via per continuare a utilizzare responsabilmente questo ingrediente come riconoscono anche le grandi organizzazioni internazionali e ambientaliste».

www.affaritaliani.it

mercoledì 3 gennaio 2018

martedì 2 gennaio 2018

Addio al senatore Imposimato, lottò contro camorra e terrorismo




Si è spento questa mattina al Policlinico Gemelli di Roma il senatore Ferdinando Imposimato, 82 anni di Maddaloni in provincia di Caserta, magistrato e noto per il suo impegno politico e parlamentare.

Si è occupato della lotta a Cosa Nostra, alla camorra e al terrorismo in Italia: è stato infatti giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro del 1978, l'attentato a papa Giovanni Paolo II del 1981, l'omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Il fratello, Franco Imposimato, fu ucciso dalla camorra nel 1983.

Recentemente si occupava occupava della difesa dei diritti umani, ed era impegnato nel sociale. È stato inoltre scelto per il riconoscimento di "simbolo della giustizia" dall'ONU, in occasione dell'anno della gioventù. Era stato ricoverato nei giorni scorsi al Gemelli, purtroppo stamane il suo cuore ha cessato di battere. A Roma si svolgeranno i funerali.



Ur-Lodges, gli uomini al comando: la mappa del vero potere

Mario Draghi (classe 1947, presidente della Banca centrale europea dal 2011, affiliato alla "Edmund Burke", alla "Pan-Europa", alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum", alla "Three Eyes" e alla "Der Ring"). Giorgio Napolitano (classe 1925, già presidente della Repubblica italiana, affiliato alla "Three Eyes"). Massimo D'Alema, affiliato alla "Pan-Europa" e alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum". Mario Monti (classe 1943, economista, senatore a vita e presidente del Consiglio italiano dal 2011 al 2013, affiliato in forma più o meno coperta alla United Grand Lodge of England e alla Ur-Lodge "Babel Tower"). Fabrizio Saccomanni (classe 1942, banchiere, economista, già direttore generale della Banca d'Italia dal 2006 al 2013, dal 2013 al 2014 è stato ministro dell'economia del governo Letta, affiliato alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum" e alla "Edmund Burke"). Pier Carlo Padoan (classe 1950, economista, dal 24 febbraio 2014 ministro dell'economia nel governo Renzi e nel governo Gentiloni, affiliato alla "Pan-Europa" e alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum").
Gianfelice Rocca (classe 1948, tra i più importanti imprenditori italiani, presidente di Techint e di Assolombarda, affiliato alla "Three Eyes"). Domenico Siniscalco (classe 1954, economista, banchiere, già ministro dell'economia dal 2004 al 2005, affiliato Padoan, Draghi e Viscoalla "Edmund Burke"). Giuseppe Recchi (classe 1964, top manager, affiliato alla "Three Eyes"). Marta Dassù (classe 1955, saggista, già sottosegretaria e viceministra degli affari esteri, attualmente nel cda di Finmeccanica, affiliata alla "Three Eyes"). Corrado Passera (classe 1954, banchiere, manager, politico, già ministro dello sviluppo economico dal 2011 al 2013 nel governo Monti, affiliato alla "Atlantis-Aletheia"). Ignazio Visco (classe 1949, economista, governatore della Banca d'Italia dal 2011, affiliato alla "Edmund Burke"). Enrico Tommaso Cucchiani (classe 1950, banchiere e top manager, affiliato alla "Three Eyes"). Alfredo Ambrosetti (classe 1931, economista, fondatore e presidente emerito di The European House-Ambrosetti, affiliano alla "Pan-Europa").
Carlo Secchi (classe 1944, economista e politico, affiliato alla "Three Eyes", alla "Pan-Europa" e alla "Babel Tower"). Emma Marcegaglia (classe 1965, imprenditrice e top manager, affiliata alla "Pan-Europa"). Matteo Arpe (classe 1964, banchiere e top manager, affiliato alla "Edmund Burke"). Vittorio Grilli (classe 1957, economista, direttore generale del ministero del Tesoro dal 2005 al 2011 e ministro dell'economia con il governo Monti, affiliato alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum"). Giampaolo Di Paola (classe 1944, ammiraglio, ministro della difesa dal 2011 al 2013 con il governo Monti, affiliato alla Al-Baghdadi"Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum"). Federica Guidi (classe 1969, imprenditrice, già ministro dello sviluppo economico del governo Renzi, affiliata alla "Three Eyes").
Angela Merkel (classe 1954, politica, cancelliera tedesca dal 2005, affiliata alla "Golden Eurasia", alla "Valhalla" e alla "Parsifal"). Vladimir Putin (classe 1952, attuale presidente della Federazione Russa, affiliato alla "Golden Eurasia"). Christine Lagarde (classe 1956, avvocatessa e politica francese, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, affiliata alla "Three Eyes" e alla "Pan-Europa"). George W. Bush (classe 1949, presidente degli Stati Uniti dal 2001 al 2009, affiliato alla "Hathor Pentalpha"). Michael Ledeen (classe 1941, giornalista, intellettuale e politologo statunitense, affiliato alla "White Eagle" alla "Hathor Pentalpha"). Condoleezza Rice (classe 1954, politica, affiliata alla "Three Eyes" e alla "Hathor Pentalpha", già esponente di punta dell'amministrazione Bush). Abu Bakr Al-Baghdadi (classe 1971, terrorista iracheno, leader dell'Isis e Califfo dell'autoproclamato Stato islamico, affiliato alla "Hathor Pentalpha").
José Manuel Durão Barroso (classe 1956, portoghese, docente universitario, politico, presidente della Commissione Europea dal 2004 al 2014, affiliato alla "Pan-Europa" e alla "Parsifal"). Olli Rehn (classe 1962, politico finlandese, già vicepresidente della Commissione Europea, affiliato alla "Pan-Europa" e alla "Babel Tower"). Tony Blair (classe 1953, premier britannico dal 1997 al 2007, affiliato alla "Edmund Burke" e poi alla "Hathor Pentalpha"). David Cameron (classe 1966, premier britannico dal 2010, affiliato alla "Edmund Burke" e alla "Geburah"). Pedro Passos Coelho (classe 1964, primo ministro del Portogallo dal 2011, affiliato alla "Three Eyes", alla "Edmund Burke" e alla "White Eagle"). Mariano Rajoy (classe 1955, primo ministro della Spagna dal 2011, affiliato alla "Pan-Europa", alla "Valhalla" e alla "Parsifal"). Antonis Samaras (classe 1951, politico, già primo Mariano Rajoyministro della Grecia, affiliato alla "Three Eyes"). Jean-Claude Trichet (classe 1942, economista e banchiere francese, presidente della Bce dal 2003 al 2011, affiliato alla "Pan-Europa", alla "Babel Tower" e alla "Der Ring".
Bernard Arnault (classe 1949, imprenditore francese, dominus della Louis Vuitton Moët Hennessy, affiliato alla "Three Eyes" e alla "Edmund Burke"). Nicolas Sarkozy (classe 1955, politico, presidente della Repubblica francese dal 2007 al 2012, affiliato alla "Edmund Burke", alla "Geburah", alla "Atlantis-Aletheia", alla "Pan-Europa" e alla "Hathor Pentelpha"). Manuel Valls (classe 1962, già primo ministro francese, iniziato a suo tempo nel Grand Orient de France e poi affiliato alla "Edmund Burke", alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum" e alla "Der Ring"). Christian Noyer (classe 1950, banchiere, attuale governatore della Banca di Francia, affiliato alla "Pan-Europa", e alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum"). Mark Rutte (classe 1967, primo ministro dei Paesi Bassi dal 2010, affiliato alla "Three Eyes" e alla "Pan-Europa"). Ben van Beurden (classe 1958, top manager olandese, ceo della Royal Dutch Shell, affiliato alla "Geburah" e alla "Der Ring"). Wolfgang Schäuble (classe 1942, Massoni, il libropolitico, attuale ministro delle finanze tedesco, attuale maestro venerabile della "Der Ring", affiliato alla "Joseph de Maistre"). Peter Voser (classe 1958, top manager olandese e ceo della Royal Dutch Shell, affiliato alla "Pan-Europa"). Bill Gates (classe 1955, imprenditore statunitense fondatore della Microsoft, affiliato alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum").
(Elenco sintetico di eminenti personalità italiane e internazionali affiliate a superlogge neo-conservatrici e reazionarie, fornito da Marco Moiso sul blog del Movimento Roosevelt e desunto dal libro di Gioele Magaldi "Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges". Secondo Magaldi, già "venerabile" della loggia romana Monte Sion del Grande Oriente d'Italia e poi iniziato alla superloggia sovranazionale progressista "Thomas Paine", le 36 logge madri di cui ha rivelato l'esistenza costituirebbero l'autentico "back-office" del potere mondiale. Nel dopoguerra e fino agli anni '70, sostiene Magaldi, la leadership internazionale è stata esercitata in questo ambito da strutture di orientamento progressista, rooseveltiano e keynesiano, con esiti misurabili in Europa dall'impegno di personaggi come l'inglese William Beveridge, "l'inventore" del welfare, e lo svedese Olof Palme, punta avanzata della miglior socialdemocrazia europea. Poi, dagli anni '80, anche gli esponenti della tradizione socialista – da Blair a D'Alema, da Manuel Valls allo stesso Napolitano – sarebbero stati affiliati a Ur-Lodges di segno neo-feudale e oligarchico, massime interpreti della globalizzazione più vorace e privatizzatrice).

lunedì 1 gennaio 2018

Un nuovo libro afferma: “Nel 2006 Majorana era vivo”

Dato alle stampe l'ultimo lavoro editoriale
di Alfredo Ravelli sulla vita di Rolando Pelizza

(RinoDiStefano.com, Venerdì 22 Dicembre 2017)
Copertina del libro
La prima volta che ci siamo incontrati, Alfredo Ravelli mi ha portato a vedere un piccolo locale nel quale spiccava una parete interamente ricoperta da una scaffalatura a giorno. Sui ripiani, in modo molto ordinato, si trovavano numerosi grossi faldoni straboccanti di documenti. Li ho contati: erano 26 raccoglitori. Ravelli, con fare compiaciuto, mi disse che quello era il lavoro ottenuto in almeno quarant'anni di attenta archiviazione. Decine di migliaia di documenti che raccontavano, passo passo, tutto ciò che il suo amico e parente Rolando Pelizza aveva fatto dalla fine degli anni Cinquanta a oggi. In altre parole, quei faldoni spiegavano l'incredibile e avventurosa vita di Pelizza, alle prese con vicissitudini di ogni tipo. Governi, Capi di Stato, servizi segreti, imprenditori, politici di primissimo livello: c'è di tutto nell'esistenza di quell'uomo. Ravelli, con cura e pazienza certosina, aveva raccolto ogni singolo documento, lo aveva catalogato ed era in grado, fornendo indicazioni su luoghi, tempi, nomi e cognomi, di dire tutto ciò che era accaduto all'uomo che afferma di essere il costruttore di una macchina fantastica e avveniristica, ideata e progettata dal genio di Ettore Majorana. Una macchina, tanto per essere precisi, che sarebbe in grado di annichilire la materia fornendo grandi quantità di energia pulita a costo zero. Alfredo RavelliE diverse altre cose ancora. Quel grande scienziato, sostiene Pelizza con prove periziate ben difficili da contestare, gli avrebbe insegnato le basi di una nuova fisica in grado di cambiare il mondo, come oggi lo conosciamo. Da qui, da questo assunto, l'inizio ed il progredire di tutti i suoi guai.
Sintetizzare quei 26 faldoni in un solo libro, non è dunque un'impresa da poco. Ravelli, però, lo ha fatto pubblicando il volume "2006: Majorana era vivo! – Le ultime lettere di Ettore Majorana  a Rolando Pelizza", per le Edizioni Print Service Srl di Pavia. In effetti, è il terzo libro che Ravelli manda in stampa in questi ultimi anni. Il primo, pubblicato nel 2013, si intitolava "Il Dito di Dio – Parte prima – Il fatto", sempre con la stessa tipografia. Il secondo, invece, era "Il segreto di Majorana – Due uomini, una macchina", nel 2015. Tuttavia, se si vanno ad osservare gli indici, ci si rende conto che non di tre libri diversi si tratta, bensì di una sola opera che viene di volta in volta aggiornata e rivista, con ulteriori aggiunte e aggiustamenti. Del resto, anche lo stesso autore nel suo sito web ammette di  riferirsi sempre allo stesso racconto, cioè alla vita di Rolando Pelizza. In pratica, dunque, i tre volumi sono tre edizioni diverse dello stesso lavoro. Quest'ultimo libro, per esempio, è molto ricco di documentazione, con nuove foto e lettere autenticate del presunto Ettore Majorana. Nel testo è stato inserito un accorgimento davvero geniale. Affinché il lettore possa prendere visione dei documenti che, per ragioni di spazio non potevano essere incorporati nel volume stesso (309 pagine), si fa un largo uso dei cosiddetti QR Code, cioè dei codici a barre bidimensionali che, usando la fotocamera di un qualunque telefono cellulare, permettono di collegarsi via Internet al sito dove i documenti sono ospitati. In questo modo, i segreti contenuti nei faldoni di Ravelli entrano nelle case di tutti i lettori interessati.
Rolando PelizzaL'autore, dunque, ripercorre per la terza volta la vita di Pelizza giungendo, con il suo racconto, fino agli anni Novanta. Per la precisione, il libro copre il periodo che va dal 1958 al 1992. Nell'arco di questi 34 anni è successo letteralmente di tutto. Si va dal supposto incontro di Pelizza con Majorana in un convento del Sud (il cui nome non viene mai citato), ai primi esperimenti con la macchina, alla frequentazione con Massimo Pugliese (tenente colonnello del Servizio Informazioni Difesa, diventato suo socio), ai rapporti con il governo Andreotti, alla conoscenza di Loris Fortuna (Presidente della Commissione Industria della Camera) e Flaminio Piccoli (Segretario politico della Democrazia Cristiana), all'intervento di Ezio Clementel (ordinario di Fisica all'Università di Bologna e presidente del CNEN), ai primi esperimenti di annichilazione, ai rapporti con Gerald Ford (presidente degli USA) e Leo Tindemans (Presidente del Belgio). E via via fino alla presunta trasmutazione di 130 cubi di gommapiuma in oro (oltre otto tonnellate), nel 1992, in un garage di Barcellona. Il problema è che ci sarebbero altri 25 anni da raccontare. "Questi ulteriori anni – scrive Ravelli a pagina 276 – sono stati ricchi di avvenimenti in un intreccio quasi surreale: faccendieri, uomini d'affari e alti prelati della Chiesa, noti e importanti politici e oltre agli ormai immancabili servizi segreti perfino Capi di Stato hanno partecipato a questo contorto ed intricato susseguirsi di eventi". Ma Rolando Pelizza non ha voluto che tutte queste cose, tanto delicate quanto potenzialmente pericolose per lui, i suoi cari e i suoi amici, fossero in qualche modo narrate al pubblico. E Ravelli, che ha raccontato tutto ciò che l'amico ha voluto raccontasse, ha rispettato questo suo volere. Così, si è limitato a pubblicare (pagina 295) anche le ultime lettere inedite del presunto Majorana all'allievo Rolando, risalenti al 2006. Dunque, come tutto lascerebbe credere, fino a quell'anno lo scienziato sarebbe stato in vita.
Forse, allora, assumono un valore più concreto le due frasi che Ravelli ha posto all'inizio del suo libro. La prima è "Alle verità nascoste"; la seconda "Viviamo in un periodo strano in cui la menzogna viene creduta sulla parola, mentre per la verità non bastano i La sezione verticale della macchina di Pelizza in corrispondenza della zona centralefatti". Quante sono, infatti, le verità che ancora oggi nasconde Rolando Pelizza? Ed è vero che, nonostante le numerose prove che durante la sua vita ha mostrato a governi e politici, non gli si vuole credere ufficialmente per evitare che la sua verità provochi un terremoto nella nostra società? Probabilmente, non avremo mai queste risposte. Anche perché, come recita una massima di Dostoevskij, citata dallo stesso Ravelli, "La verità autentica è sempre inverosimile". E chi si prenderebbe la briga di difendere a spada tratta una realtà inverosimile? Forse ha dunque una sua precisa logica l'amarezza che lo stesso Pelizza esprime in fondo al libro, ammettendo di aver lottato fino all'ultimo contro i mulini a vento. Stanco e sconfitto, alla fine si arrende: "Ora sono logorato da tanti anni di ricatti e battaglie con i maggiori gruppi di potere, i quali hanno già avuto e vorrebbero continuare a pretendere di avere gli esclusivi benefici dell'uso di questa macchina".
Non è facile credere a tutto ciò che è scritto in questo libro. Anche se Ravelli fornisce un'ampia documentazione probante. Non c'è dubbio, però, che valga la pena di leggerlo per riflettere sulla vita di uno degli uomini più misteriosi e discussi a cavallo dei due secoli.

"2006: Majorana era vivo! – Le ultime lettere di Ettore Majorana a Rolando Pelizza" di Alfredo Ravelli, Edizioni Print Service Srl Pavia, 2017, ISBN 9788898765508, 309 pagine, 16,90 euro.

Il sito web del libro "Il Segreto di Majorana" di Alfredo Ravelli è www.ilsegretodimajorana.it
Il sito web ufficiale di Rolando Pelizza è https://www.majorana-pelizza.it