giovedì 29 ottobre 2020

JOE BIDEN / IL BOTTINO DIVISO A META’ CON IL FIGLIO HUNTER


Piove sul bagnato per Joe Biden, il candidato democratico nella corsa alla Casa Bianca.

C’è un giallo nel giallo dentro allo scandalo – scoperto dal New York Post – delle mail che documentano tresche & affari di Hunter Biden, il figlio, in Ucraina attraverso la società energetica Burisma.

Sta emergendo, infatti, che i grossi profitti (fra emolumenti e tangenti) incamerati dal rampante Hunter e finiti sotto gli occhi degli 007 a stelle e strisce, poi, venivano divisi a metà col caro babbo.

Fifty fifty, come si conviene nelle educate famigliole americane.

La clamorosa circostanza emerge dalle mail che a sua volta Hunter ha inviato alla figlia Naomi e che fanno capolino nella marea di messaggi ora nel mirino e pubblicate grazie al New York Post, l’unico quotidiano statunitense che osa rompere il muro di gomma eretto intorno al tanto democratico Biden nella sua galoppata verso la Casa Bianca.

In una mail, un patetico Joe rammenta a Naomi che non può più continuare a vivere come la figlia di un miliardario perché suo padre è al verde.

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 28 ottobre 2020



Rete Voltaire
Focus
 
 



In breve

 
L'Australia ha organizzato una campagna mediatica contro la Cina
 

 
Londra ha organizzato attacchi contro Mosca (Lord Sedwill)
 

 
Erdoğan minaccia la UE e specialmente la Francia
 

 
Secondo Washington è l'Azerbaigian a non rispettare il cessate-il-fuoco
 

 
Iham Aliyev: «Non ci sarà referendum [in Karabakh], mai!»
 

 
Karabakh: Grecia, Russia e Turchia si preparano a entrare in guerra
 

 
Propaganda: gara d'appalto della NATO
 

 
La Russia riprende i combattimenti a Idlib (Siria)
 

 
Il presidente Sarkissian ricevuto alla NATO
 

 
La Turchia si prepara a una risposta russa in Siria
 

 
La Santa Sede denuncia le sanzioni contro la popolazione civile della Siria
 

 
La presenza militare turca in Azerbaigian (Kommersant)
 

 
I Repubblicani fanno ricorso alla Commissione elettorale contro Twitter e Facebook
 
Controversie
 
 
 

 
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COVID 19 / I CONTINUI DEPISTAGGI DELL’OMS


L’Organizzazione Mondiale per la Sanità sempre al centro degli intrighi internazionali su Covid 19. Dalla Cina agli Usa.

Una ricercatrice cinese denuncia senza mezzi termini il governo del suo paese per aver creato in laboratorio il coronavirus. E l’Organizzazione Mondiale della Sanità di essere già da tempo a conoscenza della trasmissibilità del Covid 19 da persona a persona, ben prima di quanto ha sempre sostenuto.

A lanciare il pesantissimo j’accuse è una scienziata e divulgatrice scientifica, Li-Meng Yan, che ha lavorato alla Southern Medical University, al Xiengya Medical College.

Nel corso di un’intervista rilasciata all’anchorman di Fox NewsTucker Carlson, Li Meng Yan fa una serie di rivelazioni da novanta. Tutte da dimostrare ma, secondo quanto sostiene davanti ad uno sbigottito Carlson, è in possesso di prove documentali in grado di suffragare le sue affermazioni.

In sostanza dice che Covid 19 non è un virus naturale ma chiaramente prodotto in laboratorio. Il primo a volerlo è stato il governo cinese. Che a suo parere ha lasciato la ‘firma’ su quel misfatto: c’è – dice – un ‘finger print’, quasi si trattasse di un sigillo digitale. Che lei, appunto, sarebbe in grado di dimostrare.

Sei minuti e mezzo di fuoco, quelli della bollente intervista, che potete ascoltare in versione originale cliccando sul video in basso.

Ma c’è un altro botto. E arriva dagli Stati Uniti.

Non poco inquietanti, infatti, sono i risultati di una approfondita analisi di un consistente numero di cartelle cliniche effettuato da un’equipe della celebre università californiana, UCLA.

Le prime voci, addirittura, risalgono ad un anno fa, quando Keren Kaplan scrive sul Los Angeles Times del 10 settembre 2019 che “i ricercatori di UCLA e i loro colleghi dell’Università di Washington hanno documentato un sensibile incremento di pazienti che richiedevano cure per tosse”.

mercoledì 28 ottobre 2020

JOE BIDEN & SONS / DALLA CINA ALL’UCRAINA, I BUSINESS DELLA DINASTY


Gli affari e le connection di Hunter Biden, figlio del candidato alla Casa Bianca Joe, con l’Ucraina e con la Cina.

Le mail bollenti che documentano i legami border line.

Un giudice scomodo “licenziato” da Biden senior.

Il coinvolgimento di altri componenti della super dinasty nei business.

Lo scoop del New York Post e l’oscuramento disinformativo operato da Twitter e Facebook. Un oscuramento che concerne anche le news sul giallo della morte (?) di Osama Bin Laden e, soprattutto, l’altrettanto misteriosa morte dei tutti i componenti del Seal Team 6 che aveva portato a termine l’Operazione Geronimo per eliminare il Terrorista (sic) numero uno al mondo.

Di tutto e di più nel bollente scenario del prossimo voto per la Casa Bianca. Con un Donald Trump attaccato frontalmente e con la giusta ferocia investigativa dalla giornalista di punta della CBC; e un Joe Biden al quale fa solo da morbido scendiletto il maggiordomo della ABC.

Ma vediamo le news.

STATI UNITI / IL “RUSSIAGATE” ORCHESTRATO DA HILLARY CLINTON


Hillary Clinton, in vista delle precedenti elezioni presidenziali, ha inscenato una campagna contro il rivale Donald Trump, tirando in ballo fantomatici hacker al servizio di Vladimir Putin che avrebbero spiato una montagna di mail, sia le sue personali che quelle del Partito Democratico.

Di tutto ciò l’allora numero una della Casa Bianca, Barack Obama, era stato messo a conoscenza dai servizi segreti americani.

 

Lindsey Graham. In apertura Hillary Clinton e Barack Obama

L’INTELLIGENCE AMERICANA ALZA IL COPERCHIO

Le clamorose news rimbalzano dagli Stati Uniti, dove sta circolando una comunicazione bomba firmata il 29 settembre dal capo del National IntelligenceJohn Ratcliff: la potete leggere in basso nella sua versione originale.

Destinatario del messaggio è Lindsey Graham, senatore della Carolina del Sud, un politico, militare e avvocato, oggi a capo di una commissione speciale del Senato a stelle e strisce.

Ratcliff, dal canto suo, è il fresco direttore del National Intelligence, in precedenza membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato del Texas. Una scelta non poco tribolata la sua: nominato infatti oltre un anno fa, a luglio 2019, è entrato in carica solo a maggio 2020, con un pugno di voti di scarto: 49 contro 44.

 

 

Ma vediamo il contenuto del bollente messaggio, che piomba durante il rush finale della campagna elettorale più tribolata degli ultimi decenni, la singolar tenzone fra Donald Trump e Joe Biden, appena usciti del vergognoso scontro in diretta tivvù, una gazzarra neanche degna delle peggiori sceneggiate.