
venerdì 15 giugno 2018
GIALLO PALME / IL LEADER DEL CAMBIAMENTO “DOVEVA MORIRE”
Olof Palme, un giallo mai risolto. L'assassinio del premier più 'innovativo' d'Europa resta ancora oggi un incredibile buco nero, nonostante i 32 anni trascorsi. E restano in piedi quelle piste massoniche legate ai "poteri forti" mai battute a sufficienza, nonostante la sterminata mole di lavoro – inutile – degli 007 svedesi.
Ecco cosa ha dichiarato, qualche mese fa, un criminologo di Stoccolma, Leif Gustav Willy Persson: "Probabilmente l'assassino di Olof Palme è ancora in vita e nel delitto potrebbero essere coinvolti la polizia o qualche esponente dell'esercito". Non ha mai creduto, Persson, nella colpevolezza del presunto assassino, un piccolo criminale di strada, quello che oggi definiremmo un 'balordo', Christer Pettersson.
E proprio Pettersson voleva incontrare il figlio del premeir ammazzato, Marten Palme, nel 2004, per "raccontare alcuni particolari del delitto". Ma l'incontro non potè mai avvenire, perchè due giorni dopo la conversazione telefonica il presunto assassino venne trovato con il cranio fracassato. I destini della vita.
E' invece conservato negli ormai strapolverosi faldoni giudiziari il testo di un messaggio, inviato tre giorni prima dell'assassinio del premier (28 febbraio 1986). A spedirlo nientemeno che il Venerabile Licio Gelli, il quale ragguagliava il confratello Philip Guarino su una novità: "Informa il nostro amico che la palma svedese verrà abbattuta". Più chiari di così, è il caso di dirlo, si muore.
Ma chi era mai Guarino? Un fedelissimo dell'entourage di George Bush senior e stretto collaboratore di Michael Leeden, l'eminenza grigia di tutti i servizi a stelle e strisce, negli ultimi anni anche ottimo amico di Marco Carrai, il braccio destro di Matteo Renzi.
Sul giallo Palme ha a lungo indagato il super giornalista d'inchiesta e scrittore svedese Stieg Larson, il quale aveva raccolto una montagna di documenti e con ogni probabilità si accingeva a scrivere un libro bomba: consegnò un voluminoso dossier alla polizia in grado di documentare i rapporti tra i servizi segreti e i presunti killer. Ma forse sbagliò indirizzo, visto che fu poi trovato morto, ovviamente per arresto cardiaco, in circostanze – come si suol dire – 'misteriose'.
Tutta la vicenda Palme è stata inquadrata in un contesto di conflitti tra massonerie internazionali da un esperto del tema, l'avvocato Gianfranco Carpeoro: si tratta di un cosiddetto "massone progressista", alla stregua di Gioele Magaldi, che un paio d'anni fa ha scritto una sorta di enciclopedia delle "Ur Lodges" che dominano nel mondo, espressione di quella "massoneria conservatrice" impersonata da Mario Draghi, Mario Monti & C. Tornata oggi di grande attualità, alla luce degli scontri per la nomina di Paolo Savona al ministero dell'Economia nell'esecutivo gialloverde.
Ricostruisce Carpeoro: "Olof Palme era il padre spirituale del welfare europeo, il sistema di diritti estesi su cui la sinistra moderna e riformista ha costruito il benessere dell'Unione europea nel dopoguerra: cioè quel sistema contro cui si batte strenuamente l'Unione europea del rigore e dell'austerithy".
Già impegnato nel movimento socialista europeo, Carpeoro ha partecipato in modo diretto a non pochi congressi del partito di Palme, il quale più di ogni altro rappresentava il volto del cambiamento possibile e per questo "doveva morire". Proprio come, in Italia, Aldo Moro.
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giovedì 14 giugno 2018
LUCIANA RICCARDI / LA “GIUSTIZIA” UCCIDE ANCORA
Oggi (13 giugno) la giustizia muore. Si spegne Luciana Riccardi, la madre di Ilaria Alpi, uccisa 24 anni fa a Mogadiscio.
Uccisa, insieme al collega giornalista Miran Hrovatin, dallo Stato. Ormai lo sappiamo, e lo ha confermato la sentenza pronunciata da un giudice che non si trova a Berlino, ma a Perugia.
Nonostante questo la procura di Roma qualche giorno fa, l’8 giugno, ha chiesto per l’ennesima volta l’archiviazione del caso.
Per questo Luciana Riccardi muore. Il suo cuore si è arreso dopo 24 anni di lotte e tribolazioni quotidiane. Impegnata a combattere contro i muri di gomma innalzati dalle Istituzioni massime.
Ha ricevuto inutili promesse di “far luce” dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Ha ricevuto l’insulto delle parole pronunciate dal procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, “signora, mi dica lei, chi vuole che le interroghi?”.
E invece Pignatone giorni fa le ha sbattuto ancora una volta la porta in faccia, firmando la richiesta di archiviazione tombale con la pm Elisabetta Ceniccola.
Per questo muore, dopo sua figlia Ilaria, la madre Luciana. Muore uccisa dalla giustizia che non c’è, sparita dalla circolazione. Anzi, in prima fila per depistare, coprire assassini e mandanti, oltraggiare i morti, ucciderli per una seconda e caso mai una terza volta.
Per sbattere in galera innocenti e fottersene: perchè la Kasta possa crescere come un’orrenda metastasi sul corpo martoriato dell’Italia.
Ilaria e Luciana vivono dentro di noi. E per quanto potranno consentire le nostre forze lotteremo fino in fondo per loro. E per la Giustizia in cui credevano.
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CASO ALPI / PERCHE' NESSUNO INDAGA SUL SUPERTESTE E SU CHI LO HA TAROCCATO ?24 novembre 2016In "News"
Dietro la parata del 2 Giugno, di Manlio Dinucci
Quella del 2 giugno non è stata una parata militare, anzi nemmeno una parata, ma una «rassegna»: lo sostiene il ministero della Difesa che ne ha curato la regia (ultimo atto della ministra Pinotti).
La sfilata ai Fori Imperiali – di fronte al nuovo governo appena insediato – è stata simbolicamente aperta da 330 sindaci in rappresentanza della società civile, seguiti da tutti i settori delle Forze armate, per celebrare la «Festa degli Italiani – Uniti per il Paese».
Nel suo messaggio il Presidente della Repubblica Mattarella ha espresso la gratitudine del popolo italiano alle Forze armate per «la preziosa opera che svolgono in tante travagliate regioni del mondo per l’assistenza alle popolazioni gravate dai conflitti», in base alla «nostra Carta Costituzionale, architrave delle Istituzioni e supremo riferimento per tutti».
Man mano che i reparti sfilavano, venivano elencate le missioni militari in cui le Forze armate italiane sono impegnate in oltre 20 paesi: dal Kosovo all’Iraq e all’Afghanistan, dal Libano alla Libia e alla Lettonia, dalla Somalia a Gibuti e al Niger. In altre parole, venivano elencate le guerre e le altre operazioni militari cui l’Italia ha partecipato e partecipa, violando la propria Costituzione, nel quadro della strategia aggressiva ed espansionista Usa/Nato.
Le operazioni militari all’estero, in cui l’Italia è impegnata, sono in continuo aumento.
Oggi 5 giugno, su incarico della Nato, cacciabombardieri italiani Eurofighter Typhoon cominciano a «proteggere» insieme a quelli greci lo spazio aereo del Montenegro, ultimo entrato nella Alleanza. Cacciabombardieri italiani già «proteggono» i cieli di Slovenia, Albania ed Estonia dalla «minaccia russa». Navi da guerra italiane si apprestano a salpare per il Pacifico, dove parteciperanno alla Rimpac 2018, la più grande esercitazione navale del mondo cui prenderanno parte, sotto comando Usa, le marine militari di 27 paesi in funzione anti-Cina (accusata dagli Usa di «espansione e coercizione» nel Mar Cinese Meridionale).
Forze speciali italiane hanno partecipato in Niger a una esercitazione del Comando Africa degli Stati uniti, sponsorizzata dall’Unione europea, in cui sono stati addestrati circa 1900 militari di 20 paesi africani.
In Niger, dove gli Usa stanno costruendo ad Agadez una grande base per droni armati e forze speciali, l’Italia si appresta a costruire una base destinata a ospitare inizialmente 470 militari, 130 mezzi terrestri e 2 aerei. Scopo ufficiale dell’operazione, ostacolata da opposizioni all’interno del governo nigerino, è aiutare il Niger e i paesi limitrofi a combattere il terrorismo. Scopo reale è quello di partecipare, sulla scia di Francia e Stati uniti, al controllo militare di una regione ricchissima di materie prime – oro, diamanti, uranio, coltan, petrolio e molte altre – di cui nemmeno le briciole vanno alla popolazione che vive per la maggior parte in povertà estrema. Col risultato che cresce il dramma sociale e di conseguenza anche il flusso migratorio verso l’Europa.
Il nuovo governo intende «rivalutare la nostra presenza nelle missioni internazionali sotto il profilo del loro effettivo rilievo per l’interesse nazionale». Per farlo, occorre però stabiire quale sia l’interesse nazionale. Ossia se l’Italia debba restare all’interno di un sistema di guerra dominato dagli Usa e dalle maggiori potenze europee, o ne debba uscire per essere un paese sovrano e neutrale in base ai principi della propria Costituzione.
Politica interna e politica estera sono due facce della stessa medaglia: non ci può essere reale libertà all’interno se l’Italia, sovvertendo l’Articolo 11, usa la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli.
Fonte
Il Manifesto (Italia)
Il Manifesto (Italia)
mercoledì 13 giugno 2018
Il colpo di stato europeo contro l’Italia segna uno spartiacque

Le élite italiane favorevoli all'euro si sono spinte troppo in avanti. Il Presidente Sergio Mattarella ha creato lo straordinario precedente che nessun movimento politico, o coalizione di partiti, potrà mai prendere il potere se sfida l'ortodossia dell'Unione Monetaria.
Senza rendersi conto, ha inquadrato gli eventi come se fossero una battaglia tra il popolo italiano e un'eterna "casta" fedele ad interessi stranieri, facendo il gioco dei ribelli Grillini e dei nazionalisti antieuro della Lega. Per giustificare il suo veto all'euroscetticismo ha incautamente invocato lo spettro dei mercati finanziari ma, nell'insieme, le sue azioni hanno reso la situazione infinitamente peggiore.
Lo spread sulle obbligazioni italiane a 10 anni è salito di quasi 30 punti base, fino al massimo di 235 (Lunedì), quando gli investitori si sono resi conto delle terribili implicazioni dello spasmo costituzionale: una crisi che durerà tutta l'estate e che potrà concludersi solo con nuove elezioni, che non risolveranno nulla.
Negli ultimi giorni si è fatto molto per ridurre il calo delle azioni bancarie, ma queste stanno ora cedendo in modo ancora più forte. Banca Generali è scesa del 7,2% e Unicredit del 5%.
Negli ultimi giorni si è fatto molto per ridurre il calo delle azioni bancarie, ma queste stanno ora cedendo in modo ancora più forte. Banca Generali è scesa del 7,2% e Unicredit del 5%.
Che si tratti o meno di un "morbido colpo di stato", il territorio resta comunque assai pericoloso. Il Presidente Mattarella ha apertamente dichiarato di non poter accettare come Ministro delle Finanze Paolo Savona, perché le sue passate critiche alla moneta unica "potrebbero provocare l'uscita dell'Italia dall'euro" e portare ad una crisi finanziaria.
In un certo senso questo veto poteva essere previsto. Anche il Governo Berlusconi fu rovesciato nel 2011 da Bruxelles e dalla Banca Centrale Europea. Qualche "informatore" ha rivelato di aver manipolato gli spread sui bond per poter esercitare la massima pressione. L'UE aveva persino provato a reclutare Washington, che però si rifiutò d'intervenire. "Non possiamo sporcare di sangue le nostre mani", dichiarò il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Tim Geithner. La novità è che la santità dell'euro dovrebbe amaramente essere formalizzata come imperativo costituzionale italiano!
In un certo senso questo veto poteva essere previsto. Anche il Governo Berlusconi fu rovesciato nel 2011 da Bruxelles e dalla Banca Centrale Europea. Qualche "informatore" ha rivelato di aver manipolato gli spread sui bond per poter esercitare la massima pressione. L'UE aveva persino provato a reclutare Washington, che però si rifiutò d'intervenire. "Non possiamo sporcare di sangue le nostre mani", dichiarò il Segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Tim Geithner. La novità è che la santità dell'euro dovrebbe amaramente essere formalizzata come imperativo costituzionale italiano!
"Abbiamo un problema di democrazia, perché gli italiani sono sovrani e non possono essere governati dallo spread", ha detto Matteo Salvini, l'uomo forte della Lega, in forte ascesa. "È una questione molto seria il fatto che Mattarella abbia scelto i mercati e le regole dell'Unione Europea invece degli interessi del popolo italiano".
"Perché non diciamo semplicemente che in questo paese il voto è inutile, visto che sono le agenzie di rating e le lobby finanziarie a decidere i Governi?", ha dichiarato Luigi di Maio, leader del Movimento Cinque Stelle.
"Perché non diciamo semplicemente che in questo paese il voto è inutile, visto che sono le agenzie di rating e le lobby finanziarie a decidere i Governi?", ha dichiarato Luigi di Maio, leader del Movimento Cinque Stelle.
La Costituzione italiana concede al Presidente Mattarella alcuni poteri, per lo più non sperimentati e comunque posti in una zona grigia. Potrebbe anche sostenere che il blitz fiscale Lega-Grillini violi l'art. 80 della Costituzione e che comunque egli ha il dovere di salvaguardare i trattati dell'UE. Tuttavia, non ha alcun mandato diretto conferito dal popolo. Egli fu scelto come compromesso di basso profilo nell'ambito di un accordo preso dietro le quinte. Non ha l'autorità per bloccare in eterno l'Italia nell'euro.
L'onorevole Di Maio sta ora facendo richiesta d'impeachment, ai sensi dell'articolo 90. "Voglio che il Presidente sia processato, voglio che questa crisi istituzionale venga risolta dal Parlamento per evitare che il malcontento popolare sfugga di mano", ha dichiarato. I ribelli, in effetti, hanno voti sufficienti per poterlo rimuovere.
Ciò che è degno di nota è che le élite pro-euro hanno agito in modo veramente rozzo, spingendo la situazione verso un'impasse pericolosa. Il Ministro delle Finanze proposto, Paolo Savona, non è un testa calda. E' stato funzionario della Banca d'Italia, Ministro e Presidente di Confindustria, oltre che Direttore di un hedge-fund londinese.
Aveva fatto dichiarazioni concilianti, lasciando cadere la suggestione che l'euro sia una "gabbia tedesca". Aveva insistito sul fatto che il suo "Piano B" per uscire dalla moneta unica (2015) non era più operativo e che il suo vero obiettivo era tornare ad un euro più equo, radicato nell'art. 3 del Trattato di Lisbona, che prevede crescita economica, creazione di posti di lavoro e solidarietà. Le sue argomentazioni legali erano impeccabili.
Con un po' di furbizia, i "poteri forti" e i "mandarini" italiani avrebbero potuto collaborare con il Sig. Savona e trovare un modo per attenuare le posizioni della Lega e dei Grillini. La spinta ad escluderlo del tutto – per cercare di soffocare la ribellione euroscettica, come avevano già fatto con Syriza in Grecia – proveniva da Berlino, Bruxelles e dalla struttura di potere dell'UE. Il tempo dirà se hanno preso una cantonata, cadendo in una trappola.
"In un certo senso sono molto felice perché abbiamo finalmente sgombrato il tavolo dalle str…ate", ha dichiarato Claudio Borghi, portavoce per l'economia della Lega. "Ora sappiamo che si tratta di una scelta fra democrazia e spread. Devi giurare fedeltà al dio dell'euro per poter avere una vita politica, in Italia. E' peggio di una religione".
"Quello che stiamo vedendo costituisce il problema fondamentale dell'eurozona: non si può avere un governo che dispiaccia ai mercati o al 'club dello spread', la BCE e l'Eurogruppo li utilizzerebbero per annientare la vostra economia. Siete molto fortunati, nel Regno Unito, perché vivete ancora in un paese libero ", ha continuato.
Il Presidente Mattarella ha scelto Carlo Cottarelli – veterano del FMI e simbolo d'austerità – per formare un governo tecnico. Questo tentativo disperato non ha alcuna possibilità di ottenere un voto di fiducia nel Parlamento italiano. Sopravviverà in un limbo costituzionale. "È incredibile che stiano comunque cercando di farlo. Porterà a rivolte e a proteste politiche di massa. Alla stragrande maggioranza degli italiani non gliene frega niente dello spread", ha concluso Borghi.
Il calcolo di coloro che circondano il Presidente è che gli italiani da loro umiliati, davanti all'abisso finanziario e politico, possano cambiare idea e rinunciare all'insurrezione. La scommessa è che l'attrito politico possa ridisegnare il paesaggio entro Ottobre, considerato il mese più probabile per un nuovo voto. Questo gioco può anche riuscire, ma è in ogni caso una supposizione pericolosa.
La Lega di Matteo Salvini ha già guadagnato otto punti nei sondaggi, dopo le ultime elezioni. Si è impadronita degli eventi delle ultime 24 ore per capitalizzare l'umore nazionalista, come Gabriele d'Annunzio a Fiume nel 1919. "Non saremo mai servi e schiavi dell'Europa", ha detto Salvini.
Ha già proclamato che il prossimo voto sarà un plebiscito sulla sovranità italiana e un atto di resistenza nazionale contro "Merkel, Macron e i mercati finanziari".
Ma c'è un altro pericolo. La fuga di capitali ha una sua logica implacabile. È visibile nel crescente tasso di cambio con il franco svizzero. Esiste il rischio che i flussi in uscita accelerino e spingano gli squilibri interni Target2 della BCE verso il punto di rottura.
Ma c'è un altro pericolo. La fuga di capitali ha una sua logica implacabile. È visibile nel crescente tasso di cambio con il franco svizzero. Esiste il rischio che i flussi in uscita accelerino e spingano gli squilibri interni Target2 della BCE verso il punto di rottura.
I crediti Target2 della Bundesbank tedesca sono già a 923 miliardi di euro. È probabile che arriveranno ad 1 trilione di euro in breve tempo, provocando forti richieste da parte di Berlino perché siano congelati. L'Istituto IFO, in Germania, ha già avvertito che devono esserci dei limiti. Ma qualsiasi mossa per limitare i flussi di liquidità significherebbe che la Germania è vicina a staccare la spina dell'Unione Monetaria e questo scatenerebbe un'inarrestabile reazione a catena.
Il Sig. Mattarella affronterà un'estate estenuante. Rischia di andare a sbattere, fra quattro mesi, con la stessa alleanza Lega-Grillini, ma con una maggioranza ancora più ampia e un fragoroso mandato a favore del loro "governo del cambiamento".
Potrebbe seguire la strada del Presidente legittimista francese Patrice de MacMahon che, sotto la Terza Repubblica, tentò d'imporre il suo "ordine morale" ad un'ostile Camera dei Deputati, negli anni '70 dell'Ottocento, invocando i suoi teorici poteri. Il tentativo fallì. Il Parlamento lo affrontò presentandogli un ultimatum: "sottomettersi o dimettersi".
Prevalse la democrazia.
Ambrose Evans-Pritchard
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