venerdì 18 maggio 2018

Il ciclo della menzogna, di Thierry Meyssan

Quando vogliono condannare un sospettato, gli occidentali lo accusano di ogni sorta di crimine, fino a creare le condizioni per poter emettere la sentenza. Verità e Giustizia non hanno importanza, quel che conta è salvaguardare il potere. Ritornando sull'accusa alla Siria di far uso di armi chimiche, Thierry Meyssan ricorda che, sebbene essa risalga ad alcuni anni fa, il principio secondo cui la Siria è designata colpevole è vecchio di oltre duemila anni.

Gli occidentali affermano che nel 2011 è iniziata in Siria una «guerra civile». Eppure, nel 2003 il Congresso USA adottò, e il presidente George W. Bush firmò, una dichiarazione di guerra a Siria e Libano (il Syria Accountability and Lebanese Sovereignty Restoration Act [1], Legge sulle responsabilità della Siria e per il ripristino della sovranità libanese).
Dopo il vano tentativo del segretario di Stato Colin Powell, che nel 2004 avrebbe voluto trasformare la Lega Araba in tribunale regionale (vertice di Tunisi), l'aggressione occidentale poté iniziare grazie all'assassinio nel 2005 dell'ex primo ministro libanese, Rafic Hariri.
L'ambasciatore americano a Beirut, Jeffrey Feltman — che probabilmente organizzò in prima persona il crimine —, accusò immediatamente i presidenti Bashar al-Assad ed Émile Lahoud. L'ONU inviò in Libano una commissione d'inchiesta. Successivamente, gli organi esecutivi dell'ONU e del Libano istituirono, senza ratifica dell'Assemblea Generale dell'ONU né del parlamento libanese, uno pseudo-tribunale internazionale, che da subito ebbe a disposizione testimonianze e prove convincenti. Data per scontata e imminente la condanna, Assad e Lahoud furono messi al bando dal consorzio delle nazioni, alcuni generali furono arrestati dall'ONU e tenuti in carcere per anni, senza nemmeno essere messi in stato d'accusa. Ciononostante, i falsi testimoni furono smascherati, le prove persero fondatezza e l'accusa andò in frantumi. I generali furono messi in libertà, con tante scuse. Bashar al-Assad ed Émile Lahoud furono di nuovo considerati personalità frequentabili.
Tredici anni sono trascorsi, Jeffrey Feltman è il numero due delle Nazioni Unite e l'avvenimento del giorno è il pretestuoso attacco chimico della Ghuta. Ora come allora ci sono testimonianze (i Caschi Bianchi) e prove (foto e video) che si pretenderebbero convincenti. E, come al solito, il presunto colpevole è il presidente al-Assad. L'accusa è stata preparata con cura, sulla base di voci che circolano dal 2013. Senza aspettare che l'OPAC accertasse i fatti, gli occidentali si sono eretti a giudici e boia, hanno condannato la Siria e l'hanno punita, bombardandola.
Senonché la Russia è oggi ridiventata una super-potenza, parigrado con gli Stati Uniti, e ha potuto pretendere il rispetto delle procedure internazionali e l'invio di una commissione dell'OPAC a Damasco. Ed è sempre la Russia che ha portato all'Aia 17 testimoni oculari del presunto attacco chimico per comprovare la manipolazione mediatica dei Caschi Bianchi.
Come hanno reagito i 17 Paesi dell'Alleanza Occidentale presenti all'Aia? Si sono rifiutati di ascoltare i testimoni e di metterli a confronto con i Caschi Bianchi. Hanno pubblicato un breve comunicato per denunciare lo show russo [2]. Immemori di aver già giudicato e punito la Siria, hanno sottolineato che l'audizione dei testimoni era lesiva dell'autorità dell'OPAC. Hanno ricordato che il direttore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva già confermato l'attacco chimico e che era indecente rimetterlo in discussione. Ovviamente, hanno richiamato la Russia al rispetto di quel Diritto Internazionale che essi violano senza tregua.
Si dà il caso che la dichiarazione dell'OMS contravvenga alle sue prerogative; che non sia stata assertiva, bensì condizionale; che non si sia fondata su rapporti di funzionari, bensì unicamente su testimonianze di ONG, sue partner, che riportavano le accuse… dei Caschi Bianchi [3].
Sono duemila anni che l'occidente scandisce «Carthago delenda est!» (Cartagine deve essere distrutta!) [4], sebbene nessuno sappia cosa si rimproverasse a quest'equivalente tunisina dell'odierna Siria. In Occidente, questo sinistro slogan è diventato un riflesso condizionato.
In ogni angolo del mondo la saggezza popolare assicura che «Il più forte ha sempre ragione». È la morale delle favole dei Panchatantra indiani, del greco Esopo, del francese Jean de La Fontaine e del russo Ivan Krilov, ma proviene forse dall'antico saggio siriano Ahiqar.
Ebbene, la buffonata del fallito bombardamento del 14 aprile ha reso gli occidentali "i più forti", ma solo nelle menzogne.

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[1The Syria Accountability and Lebanese Sovereignty Restauration Act, H.R. 1828, S. 982, Voltaire Network, 12 December 2003.
[3] « L'OMS s'inquiète de la suspicion d'attaques chimiques en Syrie », Réseau Voltaire, 11 avril 2018.
[4Cathargo delenda est è uno slogan reso popolare da Catone il Vecchio. Il senatore lo pronunciava al termine di ogni suo discorso. Il solo crimine di Cartagine sembra fosse essere più fiorente di Roma.

mercoledì 16 maggio 2018

VACCINI / CONTINUANO LE CAMPAGNE DI BUFALE ANTI-BUFALE

Fanfare Rai: grandi risultati per la vaccinazione obbligatoria. Suona le trombe Repubblica: "La battaglia dell'Europa alle fake news sui vaccini – Ecco il piano per fermarla". Non contento, il quotidiano scalfariano da sempre in prima linea pro Big Pharma aggiunge: "Bruxelles approva oggi la strategia contro le bufale e per rendere più capillare la copertura".
Continuano le "bufale sulle bufale". Con quale criterio mai si può diluviare i cittadini con l'ossessione dei vaccini obbligatori, mentre ci sarebbero da rendere tre volte obbligatori i test pre-vaccinali per tutti i bimbi? E da rendere altrettanto super obbligatoria la 'qualità' e la composizione di quei vaccini?
Più in dettaglio, per fare un solo esempio: perchè non prevedere un obbligo per i produttori di escludere il famigerato alluminio dai vaccini prima ancora di renderli obbligatori?
Interrogativi che chiunque, al mondo, si pone. Da noi no. Accecati dalla forsennata campagna Pro Vax issata dai media di casa nostra, uniti nella battaglia finanziata a suon di euro & dollari da Big Pharma, fregandose altamente della salute degli "utilizzatori finali", i bimbi.
Non era stata proprio Repubblica ad ingaggiare la celebre battaglia contro l'utilizzatore finale maximo, alias Silvio Berlusconi, a proposito di escort & bunga bunga? Come mai adesso quella stessa Repubblica griffata Mario Calabresi è genuflussa davanti ai colossali interessi di Big Pharma, dai vaccini agli Ogm passando per la sperimentazione animale?
Torniamo alle trombe del quotidiano fondato dal Vate che colloquia quotidianamente con Dio: "La sfida più delicata e importante per Bruxelles – scrive l'inviato Alberto D'Argenio – resta quella alla propaganda anti vaccini. 'La rapida diffusione della disinformazione attraverso i media online – si legge nel testo della strategia che sarà approvata oggi dal collegio dei commissari Ue guidato da Junelter – che ha portato a ritenere affidabili notizie false, mette in discussione le verità scientifiche di fronte ad accuse infondate su rischi collaterali e danneggia le vere informazioni sui vaccini. Per questo l'Europa punta ad aumentare l'accesso alle informazioni di buona qualità e trasparenti sui vaccini coinvolgendo la scuola, i media e fondando una Coalizione per le vaccinazioni che coinvolga tutta la società, compresi i professionisti della sanità".
Italiano improbabile a parte, quale organismo o ente mai può stabilire dove stiano la "buona informazione" e le "vere" notizie? Lo decide mister D'Argenio?


Giulio Tarro

Nelle ultime settimane abbiamo riportato ampi stralci delle più recenti ricerche portate avanti da uno studioso che di vaccini se ne intende: Giulio Tarro, due volte candidato al Nobel per la Medicina e allievo di Albert Sabin, che scoprì un vaccino da non poco, l'antipolio. Ebbene, in due freschi studi dedicati ai vaccini e ai metalli tossici contenuti negli stessi vaccini (oltre che negli alimenti e nell'ambiente), Tarro spiega in modo minuzioso e scientificamente inattaccabile quali siano i veri problemi sul campo e quali siano i rischi di una dissennata campagna di vaccini obbligatori tout court.
In occasione di un convegno organizzato a Roma dall'Ordine nazionale dei Biologi, un altro premio Nobel, Luc Montagnier, ha denunciato tutti i rischi – come nel caso dei vaccini – di una scienza e una medicina che rispondono a finanza ed economia e non ai bisogni dei cittadini e dei bambini in primis.
Come mai i media di casa nostra fanno solo da mega cassa di risonanza di Big Pharma e dei suoi 'Vati', come Roberto Burioni, e se ne fregano di far conoscere ai cittadini quanto sostengono un Tarro e un Montagnier? Mistero.

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martedì 15 maggio 2018

L’Esercito francese ha registrato quasi 900 diserzioni nel 2017


L'Armée de Terre ha registrato l'anno scorso quasi 900 casi di diserzione, un numero definito "stabile rispetto all'anno precedente" dal portavoce dell'esercito d'Oltralpe, colonnello Benoît Brulon.
Il quotidiano Le Monde, basandosi su dati raccolti presso la Direzione degli affari penali militari, aveva rivelato in un'inchiesta 1.544 casi di diserzione nel 2017 contro i 1.213 del 2016.aggiungendo che le diserzioni costituiscono il 74% delle infrazioni commesse dal personale militare.
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I casi reali di diserzione sarebbero però molti meno poichè, ha specificato il colonnello Brulon "la diserzione viene definita tale solo dopo sei giorni di assenza non giustificata del militare e molti casi sono stati poi risolti con il rientro del militare alla propria base o con la presentazione di un certificato medico".
Per questo l'Esercito ha registrato come casi di diserzione 893 militari nel 2017 e 889 l'anno precedente. Casi in grabn psrte divuti, secondo Brulon, "a una pessima percezione dei rigori imposti dalla professione militare".
La diserzione vene punita con 3 anni di carcere in tempo di pace e 10 anni in tempo di guerra ma in realtà tutte le pene inflitte negli ultimi anni sono state meno pesanti.
Foto Armèe de Terre
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lunedì 14 maggio 2018

Angelo Gugel per la prima volta racconta



Angelo Gugel
Angelo Gugel
Angelo Gugel, aiutante di camera di San Giovanni Paolo II, prima d'ora non aveva mai parlato con nessuno, tantomeno con un giornalista. Né dei tre pontefici che servì per 28 anni, né di ciò che accadde il 13 maggio 1981, quando in piazza San Pietro il terrorista turco Ali Agcà sparò al Papa polacco. C' è una pietra bianca, murata per terra vicino al colonnato del Bernini, a ricordare il punto esatto dell' attentato.
«Quello che pochi sanno», rivela, «è che ve n'è un' altra uguale, con lo stemma pontificio e la data in numeri romani, anche nell' atrio dei Servizi sanitari del Vaticano, dove sdraiammo il Santo Padre sul pavimento, prima di trasportarlo in ambulanza al Policlinico Gemelli».
Alla fine risultò che l'emorragia interna aveva provocato la perdita di tre litri di sangue. Il cameriere lasciò l'ospedale solo a intervento chirurgico concluso, dopo aver avvoltolato in un unico fagotto la talare e la canottiera chiazzate di rosso brunastro. Gugel, 83 anni venerdì prossimo, veneto di Miane (Treviso), andò poi in pensione dopo un paio d'anni con Benedetto XVI, che lo sostituì con Paolo Gabriele, tristemente famoso per il caso Vatileaks e che fu arrestato, accusato d'aver rubato documenti al Papa. Lo storico assistente del Papa dice: «Me lo aspettavo. Mi era stato chiesto di addestrarlo. Ma non mi sembrava che fosse interessato a imparare».
I giornali scrissero che Raffaella, la sua figlia maggiore, doveva essere rapita al posto di Emanuela Orlandi.
«Assurdo. Ero in Polonia con Wojtyla quando ci fu il sequestro. Non è vero che le due ragazze frequentassero la stessa scuola. E all'epoca la mia famiglia non risiedeva ancora in Vaticano. In seguito, per evitare a Raffaella ogni giorno lunghi tragitti in bus, preferimmo iscriverla nel convitto delle suore Maestre Pie. Ma furono le stesse precauzioni che anche Cibin, il capo della Gendarmeria, adottò per la propria figlia».
Una certa Rita Gugel, indicata come sua parente, figurava in alcune società alle quali era interessato il faccendiere Flavio Carboni, processato e assolto per l'omicidio del banchiere Roberto Calvi.
«Falsità. Non la conosco. Nemmeno a Miane, dove tutti si chiamano Gugel, l'hanno mai sentita nominare».
Fonte “FarodiRoma
ANGELO GUGEL Aiutante di camera di Sua Santità, membro laico della famiglia pontificia e maggiordomo personale del Papa, unica persona al mondo a figurare alla voce «Familiari del Papa» nell' Annuario pontificio racconta il suo cinquantennale servizio in vaticano.

emanuelaorlandi.altervista.org