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sabato 16 maggio 2020

giovedì 14 maggio 2020

Piano mondiale per la vaccinazione di massa – Anthony Fauci & Bill Gates



Fauci, vaccinazione di massa
Anthony Fauci

Il Dr. Anthony Fauci, colui che con le sue dichiarazioni ai media ha fomentato paura nella popolazione americana circa la “pandemia” da Covid 19, in qualità di direttore del NIAID sta collaborando con Bill Gates al suo “Global Vaccine Action Plan”, vaccinazione di massa.
Successivamente Fauci è stato affiancato da altri leader globalisti, tra cui Anthony Lake, Direttore Esecutivo dell’UNICEF, Margaret Chan, Direttore Generale dell’OMS; Joy Phumaphi, Presidente del Comitato Consultivo Internazionale e Segretario Esecutivo della African Leaders Malaria Alliance; e Tachi Yamada, Presidente della Global Health presso la Bill & Melinda Gates Foundation.

Vaccinazione di massa

Il “Piano d’azione globale sui vaccini” fu stato annunciato nel 2010 come partenariato pubblico-privato dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (NIAID) e il progetto di legge & Melinda Gates Foundation.
Piano mondiale per la vaccinazione di massa - Anthony Fauci & Bill Gates 1
Che la questione Coronavirus (Covid 19), evento storico dei nostri tempi, non sia del tutto chiara, sembra evidente ormai a molti. Sono infatti sempre più le persone che iniziano a nutrire dei dubbi.
Ascoltiamo attentamente cosa ha da dire, per noi, il dr. Shiva Ayyadurai  in questa intervista pubblicata da PandoraTV:

lunedì 11 maggio 2020

Garavelli, primario: la quarantena uccide l’Italia, non il virus

Bambini Quanto può durare, un paese bloccato in una quarantena? Colleghi psichiatri mi dicono che la gente comincia a soffrire. Forse, Covid farà più morti per le patologie psichiatriche (omicidi, litigi in famiglia e tra vicini) e per la crisi sociale e la fame che indurrà, che di per se stesso. Dobbiamo affrontare il toro per le corna: se le misure quarantenarie non dimostrano di funzionare, e se il virus non finisce la sua corsa per ragioni climatiche, allora bisogna pensare a qualcos’altro. Non bisogna bloccare il paese: abbiamo strumenti di chemioterapia e di chemioprofilassi analoghi a quelli a disposizione dell’India per contrastare la malaria. Abbiamo un farmaco come il Plaquenil (l’idrossiclorochina) che si sta dimostrando assolutamente efficace, e non solo per il trattamento delle forme acute in fase iniziale, determinando nella maggior parte dei casi lo sfebbramento in terza giornata e soprattutto riducendo il Covid e quindi la pressione sugli ospedali. Soprattutto: essendo un farmaco di lunga durata (22 giorni), che si concentra nelle cellule dell’alveo respiratorio, e che ha una larga tradizione d’impiego nella profilassi della malaria, con il Plaquenil potremmo anche fare una politica “coloniale”, come quella inaugurata in India dagli inglesi nei confronti della malaria. Abbiamo il coraggio di fare queste scelte?
Altrimenti, dalla segregazione non usciremo più (specie considerando che la speranza in un vaccino si sta allontanando sempre di più). Spero siano infondate, le perplessità che nutro nei confronti della vaccinazione per il coronavirus: io credo nei vaccini, incluso quello per l’influenza stagionale (la compresenza di influenza e Covid non è augurabile a nessuno). Ma dobbiamo prendere il toro per le corna. Ora abbiamo questa medicina preziosa. Probabilmente, in futuro, la farmacopea ce ne darà altre, a nostra disposizione. La malaria non siamo riusciti a vincerla: è tuttora endemica in molte zone del mondo, e altre ne ha conquistate. Per la malaria ci sono diversi vaccini, sperimentati da anni, che però non offrono un risultato risolutivo. Ma i paesi alle prese con la malaria – mezzo mondo – non si sono chiusi nella quarantena: affrontano il problema, lo vivono, e hanno medicine assolutamente efficaci, che curano i fatti acuti dei residenti e “profilassano” chi visita quei paesi per poco tempo. Questo è quello che abbiamo a disposizione. Dobbiamo essere realisti e affrontare il problema, non fare guerre sui singoli prodotti o sofismi sugli effetti collaterali (sappiamo benissimo che nessuna medicina è assolutamente “safe”, sicura, e infatti questi prodotti devono essere somministrati dai medici di base, che conoscono bene i loro pazienti).
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, su 14.000 decessi, solo l’1,2% erano persone sotto i 50 anni (è evidente che il pericolo si concentra sulla popolazione anziana). Covid è molto diffusibile, ma Ebola o il vaiolo sono assai più letali: nel caso di Ebola, muore anche un paziente su due. Da un punto di vista infettivologico – lo dico con un certo cinismo – il vaiolo e Ebola sono virus “seri”. Covid è un virus influenzale che ha un’unica disgrazia: è estremamente diffusibile. Fare tamponi a tutti? Ma in che tempi avremmo la risposta? E poi: vogliamo separare ulteriormente le famiglie, come propone qualcuno nell’Oms, creando campi di concentramento per contagiati? Chiudere il mondo per il Covid? Il mondo soffre malattie infettive come la tubercolosi, l’Aids nei paesi in via di sviluppo, la malaria e il morbillo infantile che provocano milioni e milioni di morti. Nei Pazienti Covidconfronti di queste malattie, in quesi paesi si può fare poco o nulla. Eppure nessuno di loro ricorre alla quarantena, continuano ad avere milioni di morti – e parliamo anche di economie emergenti, che fanno impallidire quella italiana.
Nonostante il Covid, secondo l’Istat, nel primo trimestre del 2019 sono morti di polmonite più italiani rispetto a quelli deceduti del primo trimestre 2020? Evidentemente, la popolazione quest’anno è più salda. Ad esempio: è stata vaccinata di più e meglio nei confronti dell’influenza, che in questo periodo ha causato meno mortalità rispetto agli anni precedenti (e poi è arrivato il Covid). Ma mi sembra un po’ tutto sottostimato: gli asintomatici, i malati, i morti nelle case di riposo. Stando però ai numeri globali, la mortalità di Covid non è così allarmante: sembra inferiore all’1% (cioè: molto meno delle normali polmoniti batteriche stagionali, la cui mortalità è del 4-5% senza mettere in quarantena nessuno). La sfida a Covid non si vince negli ospedali, ormai al collasso e oltretutto non idonei. Si vince sul territorio, così come – da sempre – si vince la sfida contro la malaria.
Il caso della Svezia? Sembra dimostrare una tendenza diffusa in moltissimi governi: prima annunciano l’intenzione di controllare il fenomeno mettendo nel conto alcune vittime, poi si spaventano di fronte ai timori dell’opinione pubblica e così attuano misure di contenimento, essenzialmente per far vedere che stanno facendo qualcosa per limitare i danni, nell’immediato. Ma se poi avremo altre ondate pandemiche, largamente annunciate, il protrarsi della segregazione peggiorerà ulteriormente il bilancio, con il collasso socio-economico e la comparsa di strane dinamiche politiche. Poi, certo, è evidente l’assoluta sovrapponibilità tra la diffusione più acuta di Covid e le aree a maggiore diffusione di inquinanti come le polveri Il professor Garavellisottili. E’ una conferma grave e visiva: le polveri sottili determinano un’infezione cronica dell’alveo respiratorio (fino alla bronchite cronica ostruttiva). Un organo infiammato cronicamente può reagire in modo eccessivo all’infezione (come avviene in Covid-19).
Il vero problema è l’enorme diffusibilità di Covid. Se lasciato libero di correre, c’è il rischio che infetti 30-40 milioni di italiani. Visto che produce patologie nel 10% dei contagiati, vuol dire 4 milioni di italiani che si ammalano, potenzialmente 2 milioni di malati ricoverati in ospedale, di cui teoricamente un milione di questi in terapia intensiva, e – sempre potenzialmente – attorno al mezzo milione di morti. Dal punto di vista statistico, Covid non è poi un granché. L’80-90% della popolazione si infetta in modo asintomatico o “paucisintomatico”, il 10% si ammala, il 5% si ammala in modo grave e l’1% decede. E’ l’enorme diffusibilità a motivare i grandi numeri. Questo spaventa, di Covid: non la gravità della patologia in se stessa, ma i numeri che può scatenare. Lo stiamo vedendo: Covid-19 prosegue la sua corsa folle, nel mondo, che lascia dietro di sé una striscia di malati e di morti. Covid è ormai una patologia diffusa ovunque (quindi, possiamo definirla pandemia) con il maggior numero di casi – e di vittime – negli stessi Stati Uniti d’America. Al momento, quindi, pare un “cavallo pazzo” che sta correndo libero nelle praterie, nonostante tutti i tentativi di contenimento messi in opera, che evidentemente stanno rallentando – ma non bloccando – questo cavallo.
I tentativi di contenimento possono funzionare per patologie da contatto, come Ebola, dove tutti i diffusori sono sintomatici e quindi facilmente identificabili. In Ebola io identifico i malati (che poi sono anche quelli che infettano); dato che il contagio avviene per contatto, io li confino in quarantena e limito la malattia. Covid invece è un problema: è una patologia a trasmissione prevalentemente respiratoria, ma non solo. C’è il grande iceberg del sommerso: l’80-90% dei casi sono soggetti antistomatici, che verosimilmente possono trasmettere l’infezione. Soprattutto, nei confronti di Covid il sistema immunitario pare non essere così efficace. Di recente sono state descritte delle riattivazioni in pazienti ritenuti precedentemente guariti (circa il 10%), così come – potenzialmente – sono possibili delle re-infezioni. Quindi si va a ragionare di una patologia che Plaquenilmagari dà un’acuzie, ma magari può dare anche delle recidive, e soprattutto può infettare cronicamente le nostre fosse nasali e di lì uscire in modo transitorio, continuando a determinare fonti di contagio, ben al di là delle misure di contenimento.
Picco e discesa? L’incremento dei casi è dovuto al fatto che vengono effettuati sempre più tamponi. Quanto ai tamponi, noi abbiamo pazienti francamente Covid che allo screening col tampone sono risultati negativi, pazienti positivi che non riescono a “negativizzare” e pazienti inizialmente con tampone positivo che poi diventa negativo: tutto dipende dal fatto che Covid viene eliminato a intermittenza, dal cavo rino-faringeo, e questo condiziona la risposta ondulante dei tamponi. E comunque, quello che cerco, trovo: più tamponi effettuo, e più casi trovo. Motivo: il sommerso è un numero enorme, stimato da diversi istituti prestigiosi. Si parla di milioni di italiani infettati da Covid: se facessimo i tamponi all’intera popolazione, troveremmo milioni di casi (e così in tutto il mondo). Una volta che finirà la quarantena, bisognerà vedere quanta popolazione si è infettata. E’ chiaro che un virus con questa diffusione potrebbe aver infettato, per dire, il 50-60% o anche il Tamponi70% della popolazione. Si tratterebbe quindi di proteggere quella parte di popolazione che non è stata infettata. E’ il concetto, vituperato, della cosidetta “immunità di gregge” del povero Boris Johnson.
Il problema però è un altro: questo ragionamento andrebbe bene se fossimo in presenza di una patologia che, una volta contratta (in modo più o meno sintomatico), desse un’immunità duratura, per il resto della vita. Ma, ahimè, ci sono grossissime preoccupazioni: una patologia che va incontro a riattivazioni, e probabilmente anche a re-infezioni, garantisce un’immunità per tutta la vita? Oppure: per quanto tempo la garantisce? O non la garantisce affatto? E se l’infezione naturale non garantisce un’immunità duratura, quanto la può garantire la vaccinazione, che “mima” l’infezione naturale ma è meno efficace? Il rischio è di trovarci, nel giro di mesi o anche di anni, di fronte a successive ondate pandemiche. La speranza allora è una sola: dato che questo virus è “tracimato”, manifestando in pieno la sua aggressività e contagiosità (forse un po’ meno la sua mortalità), visto che dal punto di vista ecologico tende ad adattarsi all’uomo, potrebbe ridurre la sua aggressività (che poi si estrinseca fino alla mortalità) e trasformarsi nel tempo in un banale agente del raffreddore – come lo sono gli altri coronavirus, suoi parenti stretti. Avverrà questo? E’ un auspicio, validato da tante evoluzioni di virus. Quanto tempo impiegherà, però, solo il buon Dio lo può sapere.
Da pandemico, il virus sta diventando endemico? Dovremo conviverci a lungo? Pare proprio di sì, ma non lo dico solo io. Molti colleghi infettivologi si stanno rassegnando a questa idea. Faccio un esempio semplice. Ci sono nazioni in pieno sviluppo economico che convivono con determinate malattie endemiche, forse anche più letali di Covid. La malaria, per esempio. E’ presente stabilmente in certe aree del Brasile, del Messico e dell’India. Nonostante ciò, questi paesi (in pieno sviluppo, come l’India) non applicano nessuna quarantena. Semplicemente, applicano vecchie misure coloniali, di buon senso, dettate loro dagli inglesi. Se la permanenza di uno straniero è di breve durata, si fa una profilassi farmacologica settimanale. Se invece L'esercito in stradanella regione malarica si vive a lungo, si trattano i fenomeni acuti. In India e non solo, si ritiene che ogni episodio febbrile sia dovuto in primis alla malaria. In quel caso si fa un ciclo di terapia breve per la malaria: se è malaria, va via; se non è malaria, dopo si penserà ad altro.
Questa pratica potrebbe essere assolutamente estesa anche a Covid: o Covid si estingue per conto suo, perché ha finito di infettare la popolazione o perché le condizioni climatiche non ne consentono più la trasmissione, se non si trova un vaccino non possiamo bloccare il paese in una quarantena infinita. E allora dovremo pensare a politiche di chemioterapia precoce, trattando i casi iniziali acuti – come si fa in molti paesi del mondo, economicamente emergenti, senza bloccarli affatto. In paesi come il Belgio, ai cittadini, si sta concedendo molta libertà: segno forse che le autorità stanno ragionando nei termini da me proposti. D’altronde, gli italiani come reagirebbero di fronte all’imposizione di un altro mese di segregazione? Bisogna essere realisti: io temo che la gente finirà per uscire lo stesso, e ci saranno disordini sociali. Pensiamo a quanti danni economici, psichici e sociali induce, questa quarantena. Forse quello che pavento è uno scenario da fantapolitica: ma temo che alla fine la gente uscirà per le strade, e il governo dovrà fare di necessità virtù (a meno di non schierare l’esercito, ma a quel punto non so più cosa potrebbe capitare).
(Pietro Luigi Garavelli, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming “I silenzi e la cura”, condotta su YouTube da Fabio Frabetti di “Border Nights” l’8 aprile 2020, con la partecipazione di Gianfranco Carpeoro. Il professor Garavelli, virologo clinico, dirige il reparto malattie infettive dell’Ospedale Maggiore di Novara).

venerdì 8 maggio 2020

La dittatura senza dittatore


“In epoca romana la dittatura era concepita come una funzione con limiti precisi nel tempo e nell’esercizio del potere: il termine dittatura significava in generale un potere eccezionale conferito a un individuo, a un gruppo sociale o a un partito al fine di affrontare una crisi di estrema gravità per lo Stato. A questo potere si chiedeva di restaurare l’ordine politico e civile o di instaurarne uno nuovo.”
Non ho problemi a restare in casa.
Sorprendentemente, continuo a lavorare; e gioisco a vedere l’erba che cresce nelle piazze e il cielo senza aerei.
Inoltre, immagino che tutto ciò riduca anche il numero di contagi, e presumo che prendere il Covid sia davvero una iattura.
Però, la dittatura c’è, basta guardarsi attorno.
La realtà della dittatura non sembra chiara a tutti, e cerco di capire i motivi.
Il primo è semantico: quello che sta succedendo è bene, perché ci salva dalla peste; la dittatura, ci hanno insegnato, è cattiva, quindi se è un bene, non può essere una dittatura.
Due. Quando pensiamo a una dittatura, la prima cosa che ci viene in mente è un matto che si diverte a fare il Dittatore.
Ci guardiamo attorno e  vediamo che i dittatori del momento sono Conte, che sembra una persona mite; Trump, Johnson e Putin, tra i personaggi più grintosi di questi tempi, hanno tutti esitato a lungo prima di imporre qualche misura appunto dittatoriale. Erdoğan si oppone ancora alle misure emergenziali e Bolsonaro è stato addirittura, a quanto pare, estromesso per aver resistito all’imposizione della dittatura.
Per ora, solo Orbán sembra immedesimarsi un po’ nel ruolo.
Terzo ostacolo: il fatto che non vediamo attentare alla libertà di parola. Questa è sempre stata l’obiezione fondamentale dei parolai alle dittature:
“non mi fanno pubblicare la mia poesia! Hanno paura delle mie Parole!”
Quarto ostacolo. Per noi, la Dittatura è una cosa che ha come supremo divertimento quello di prendere a manganellate il Popolo. Qui, a parte il libidinoso che viola la quarantena perché vuole andare a puttane e si becca una civilissima multa, non vediamo particolari manganellate al popolo.
Bene, analizziamo tutte e quattro le obiezioni che si sollevano contro chi parla di Dittatura.
UNO.
“se è a fin di bene non è dittatura”.
Le dittature si dichiarano sempre “a fin di bene“, e la loro bontà si può giudicare solo dai loro frutti: la bontà o la cattiveria sono irrilevanti ai fini della definizione di una dittatura.
DUE.
Ma dai, Conte ti sembra un dittatore?”
No, non credo sia un dittatore nell’animo, qualunque cosa ciò significhi. Semplicemnte, in questi giorni, sta facendo oggettivamente il dittatore, cioè firma i provvedimenti della dittatura.
Non sarebbe la prima volta – i dittatori sono stati di molti tipi, dall’esuberante Idi Amin dell’Uganda ad anonimi militari argentini dal carattere assai modesto, pronti a fare posto ad altri anonimi militari.
Mica che a fare la dittatura debbano essere dei mattacchioni come quello celebrato da Charlie Chaplin.
Oggi i politici ci mettono la faccia, ma contano poco, non hanno certo l’ambizione di contare davvero qualcosa; e prendono in tutta fretta decisioni suggerite da esperti, che sono quasi sempre esperti di qualcuno.
TRE.
Ma non è mica una dittatura, se puoi scrivere che è una dittatura!”
Qui, siamo frenati da un modo di pensare arcaico. Viene in mente Tommaso Becket, l’arcivescovo inglese che fece scomunicare il re d’Inghilterra, e fu ammazzato sull’altare della cattedrale di Canterbury.
Tommaso Becket fu ucciso per delle parole precise, espresse nella formula dell’anàtema:
“in nome di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, del Beato Pietro, Principe degli Apostoli, e di tutti i santi, in virtù del potere che c’è stato dato di legare e sciogliere in il cielo e sulla terra”
con cui escludeva il re
“dal seno della nostra Santa Madre Chiesa in cielo e sulla terra”.
Oggi le parole così non fanno più paura a nessuno. Compaiono per un istante su Facebook e il re manco se ne accorge.
Alcuni tabù dei nostri tempi (“vietato esprimere opinioni razziste, sessiste, fasciste” eccetera) hanno un valore antropologico identitario, ma non si fondano su alcuna paura reale: nell’immenso chiacchiericcio globale, tutti si possono sfogare all’infinito, anche in forme estreme, senza che cambi la realtà.
Una dittatura che controlla i movimenti delle persone, l’economia, i rapporti internazionali, le strutture militari e repressive, gli investimenti, l’urbanistica, fa benissimo a lasciare libero sfogo alle chiacchiere.
QUATTRO.
“Ma le dittature sbattono in galera gli oppositori, sparano sulle masse che protestano, qui al massimo ti fanno la multa…”
Ora, su chi dovrebbero sparare, visto che di oppositori significativi non ce ne sono?
Sparare è sempre un ultimo ricorso, se non ci sono oppositori, e si ottiene il risultato lo stesso, perché mai sprecare proiettili?
Quindi, riassumendo: siamo in una Dittatura.
Una dittatura probabilmente inevitabile: la “democrazia” e lo stato di diritto sono per quando si gioca e si scherza e c’è abbondanza per tutti e si può rivendicare il diritto di cambiare sesso sulla carta d’identità o chiedere i danni perché qualcuno ti ha guardato male.
Quando invece i piccoli ma duri coronaviri iniziano a giocare, si passa alla dittatura.
Che non è “cattiva”, non esprime le passioni di qualche individuo megalomane, non spara sulle folle. Fa semplicemente ciò che fanno le dittature: cioè sospende tutti i diritti individuali che possano farle da ostacolo, e detta due cose fondamentali:
1) Il nostro presente, e questo è in gran parte un falso problema. Se mi impediscono di andare in discoteca, fanno bene; se mi impediscono di coltivare l’orto, è un guaio, ma non è necessariamente fatto per cattiveria.
2) il nostro futuro, che è quello che si sta decidendo in questi giorni.
Perché da questa situazione usciremo con un mondo economicamente devastato, e tutto da ricostruire.
E’ qui che ci sono immensi capitali pronti a lanciarsi sul mercato, e che esigono decisioni rapide e senza opposizione, che costruiranno il mondo dei prossimi decenni. Decisioni dittatoriali.

giovedì 7 maggio 2020

Bill Gates / Un “Certificato Digitale Di Immunita’” Per Tutti


In un prossimo futuro per circolare non basteranno passaporti e carte di identità. Tutti i cittadini dovranno essere muniti di un “Certificato Digitale di Immunità”.
E’ l’annuncio del super miliardario mondiale, Bill Gates, che in fatto di previsioni ci azzecca sempre. Come ha fatto cinque anni fa, quando nel corso di una ormai celebre conferenza, vide e descrisse un futuro non più a base di guerre ma di pandemie in grado di ridurre drasticamente le popolazioni.

Melinda Gates. In apertura il marito Bill Gates
Intanto, il fondatore di Microsoft – che pochi giorni fa ha lasciato il comando della corazzata ai suoi ufficiali, per tuffarsi nei nuovi business – si sta rimboccando le maniche proprio sul fronte della ricerca nel campo dei vaccini: ormai conta più di un capo di Stato, e come tale viene trattato a livello internazionale. A partire da quella Organizzazione Mondiale per la Sanità che con la sua Fondazione lautamente finanzia.
Partiamo dalle news sul fronte dei vaccini anti Covid-19. Dove la Bill e Melinda Foundation lavora a stretto gomito con CEPI, acronimo di Coalition for Epidemic Preparedness Innovations. Quest’ultima è un’organizzazione no profit che raccoglie big del settore privato (tra cui lo stesso Gates in pole position) e governi per incentivare lo sviluppo di vaccini contro le epidemie (una struttura che ricalca un po’ quella dell’OMS).

La corsa per la produzione del primo vaccino anti Covid-19 è partita, e Bill Gates partecipa con sette squadre alla gara internazionale, una vera Olimpiade anti coronavirus. Si tratta di sette strutture impegnate, da poco o da più tempo, nel campo dei vaccini.

INOVIO AL TOP DELLA CORSA AL VACCINO
In prima fila corre Inovio Pharmaceuticals, che qualche giorno fa ha annunciato il via alla sperimentazione su 40 volontari sani del suo vaccino, INO-4800.
Si tratta addirittura di una start up biotech, germogliata qualche anno fa in un baleno. Inovio ha effettuato un mare di investimenti fino ad oggi senza ottenere risultati concreti, ma puntando tutte le sue fiche sulla ricerca.
Magicamente ora a Wall Street la società vale 1,2 miliardi di dollari. Una cifra stratosferica – secondo gli esperti di borsa – per una società che fino ad oggi aveva perdite per 100 milioni di dollari all’anno con ricavi mai superiori ai 50.
I 40 adulti che hanno ricevuto la prima dose di Ino-4800 ne riceveranno una seconda tra quattro settimane. Le risposte immunitarie e i dati di sicurezza sono previsti entro la fine dell’estate.
In programma c’è la produzione di 1 milione di dosi del vaccino per la fine del 2020, in attesa di sviluppare nuove partnership e di ricevere fondi privati e soprattutto pubblici per sviluppare ulteriori filoni di ricerca.

Dichiara il Ceo di InovioJoseph Kim: “Senza un vaccino sicuro ed efficace è probabile che questa pandemia continui a minacciare vite umane e mezzi di sussistenza. Il nostro team di ricercatori, partner e finanziatori si è mobilitato da quando la sequenza genetica del virus è diventata disponibile all’inizio di gennaio e continua a lavorare 24 ore su 24 per garantire l’avanzamento rapido di Ino-4800 attraverso questo studio di fase 1”.
Chi vincerà a questo punto la sfida? La rampante Inovio o il colosso Johnson & Johnson sponsorizzato nientemeno che dal presidente degli Usa Donald Trump, molto generoso nell’aprire alla star di Big Pharma la borsa dei finanziamenti pubblici?
Un paio di altri elementi. Ad ottobre 2019 si svolse una “profetica” simulazione pandemica, organizzata dal World Economic Forum, dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e dalla Fondazione di Bill e Melinda. Venne addirittura elaborato un sondaggio campione, al quale il 65 per cento degli intervistati disse che avrebbe accettato di sperimentare su se stesso un vaccino anti Covid-19.
E’ di questi giorni, invece, il lancio del cosiddetto “acceleratore terapeutico”, “The therapeutical accelerator”, uno strumento finanziato con 125 milioni di dollari stanziati, oltre che dalla Fondazione, anche da Wellcome Trust e da Mastercard.
Un’altra carta da giocare nella pandemic war.

IL NUOVO PASSAPORTO IMMUNITARIO
Passiamo ora alle fresche dichiarazioni rilasciate da Bill Gates sui temi della pandemia.
“Siamo in presenza di numeri drammatici. Ma la situazione poteva essere anche peggiore, con una percentuale di infetti pari al 30 per cento”.

Donald Trump
“Il grosso rischio è che la sofferenza fisica si trasformi in sofferenza sociale, per vie delle gravissime conseguenze economiche che possono seguire a tutto ciò”.
“L’importante, ora, è contenere la pandemia. Contenere il numero dei ricoveri. Restare entro l’1 per cento della popolazione infettata”.
“Si rischia il blocco totale degli spostamenti per i cittadini. Per questo bisogna pensare ad un certificato digitale immunitario, che può facilitare la riapertura e la circolazione delle persone”.
La chiama “Digital Immunity Proof”, una sorta di card in cui è contenuta la storia del cittadino-paziente ai tempi del coronavirus. Se c’è stato un ricovero, quanto è durato, qual è la situazione attuale. Una card che, ovviamente, andrà aggiornata e verrà periodicamente controllata, con estrema severità. 
Ovviamente, a questo punto, un Grande Fratello sarà in grado di controllare tutti noi.

mercoledì 6 maggio 2020

Dopo il blocco: Un programma di vaccinazione globale contro il Coronavirus...


La tendenza è verso un isolamento mondiale guidato dalla paura e dalla disinformazione dei media. Attualmente, centinaia di milioni di persone in tutto il mondo sono in isolamento. 
Qual è il prossimo passo nell'evoluzione della crisi del COVID-19?  

Un programma di vaccinazione contro il coronavirus è stato annunciato a Davos al World Economic Forum (21-24 gennaio) appena due settimane dopo l'identificazione del coronavirus da parte delle autorità cinesi il 7 gennaio.  

L'entità principale per l'iniziativa del nuovo vaccino contro il coronavirus è la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), un'organizzazione sponsorizzata e finanziata dal World Economic Forum (WEF) e dalla Bill and Melinda Gates Foundation.
Si noti la cronologia: Lo sviluppo del vaccino nCoV 2019 è stato annunciato al World Economic Forum (WEF) di Davos una settimana prima del lancio ufficiale da parte dell'OMS di un'emergenza sanitaria pubblica mondiale (30 gennaio) in un momento in cui il numero di "casi confermati" a livello mondiale (al di fuori della Cina) era di 150 (di cui 6 negli Stati Uniti). 

Il CEPI sta cercando un ruolo di "monopolio" nel settore delle vaccinazioni, il cui obiettivo è un "progetto vaccinale globale", in collaborazione con un gran numero di "candidati". Ha annunciato il finanziamento della partnership esistente con Inovio e l'Università del Queensland (Australia). Inoltre, il CEPI ha confermato (23 gennaio) il suo contratto con Moderna, Inc. e l'Istituto Nazionale Americano di Allergie e Malattie Infettive (NIAID) guidato dal Dr. Anthony Fauci, che è stato determinante nel portare avanti la campagna di paura e panico in tutta l'America: "Dieci volte peggiore dell'influenza stagionale".
Ma è una grossa bugia, secondo l'OMS:
L''OMS dice che coloro che si infettano in genere soffrono di una lieve malattia e si riprendono in circa due settimane
Il ruolo centrale del CEPI

Il CEPI sta trattando contemporaneamente con diverse aziende farmaceutiche. Il Moderna- NIAID, con ogni probabilità, è destinato ad implementare il vaccino COV-19 negli Stati Uniti.

Il 31 gennaio, il giorno successivo al lancio ufficiale della pandemia da parte dell'OMS e alla decisione di Trump di limitare i viaggi aerei con la Cina, il CEPI ha annunciato la sua partnership con CureVac AG, una società biofarmaceutica con sede in Germania. Pochi giorni dopo, all'inizio di febbraio, CEPI "ha annunciato che il principale produttore di vaccini, GSK, avrebbe permesso l'uso dei suoi coadiuvanti brevettati - composti che aumentano l'efficacia dei vaccini - nella risposta".

Ci sono molti "potenziali vaccini in cantiere" con "decine di gruppi di ricerca in tutto il mondo in corsa per creare un vaccino contro il COVID-19".

A loro volta, l'UE e gli USA sono attualmente in competizione per i mercati dei vaccini per conto di potenti conglomerati farmaceutici, con la Commissione europea che "offre fino a 80 milioni di euro di sostegno finanziario alla CureVac AG" dopo che è stato riferito che Trump "stava cercando di assicurarsi l'accesso esclusivo a un vaccino COVID-19 che sta sviluppando", sotto l'egida della NIAID guidata dal dottor Anthony Fauci.

Event 201: L'esercizio di simulazione del Coronavirus di ottobre

Il coronavirus è stato inizialmente nominato Covid-19 dal CEPI e dall'OMS: esattamente lo stesso nome adottato nel WEF-Gates-John Hopkins Event 201 relativo a un esercizio di simulazione di coronavirus tenutosi a Baltimora a metà ottobre 2019.

La simulazione Event 201 di John Hopkins riguardava lo sviluppo di un vaccino efficace in risposta a milioni di casi (nella simulazione di ottobre 2019) del nCoV 2019. La simulazione annunciava uno scenario in cui l'intera popolazione del pianeta sarebbe stata colpita. "Durante i primi mesi della pandemia, il numero cumulativo di casi [nella simulazione] aumenta in modo esponenziale, raddoppiando ogni settimana. E man mano che i casi e le morti si accumulano, le conseguenze economiche e sociali diventano sempre più gravi".

Lo scenario si conclude a 18 mesi, con 65 milioni di morti. La pandemia comincia a rallentare a causa della diminuzione del numero di persone suscettibili. La pandemia continuerà ad un certo ritmo fino a quando non ci sarà un vaccino efficace o fino a quando l'80-90 % della popolazione mondiale non sarà stata esposta. Da quel momento in poi, è probabile che si tratti di una malattia infantile endemica.

Il programma globale di vaccinazione COVID-19 

Il CEPI (per conto di Gates-WEF, che ha finanziato l'esercizio di simulazione) sta attualmente giocando un ruolo chiave in un programma di vaccinazione su larga scala (globale?) in collaborazione con aziende biotecnologiche, Big Pharma, agenzie governative e laboratori universitari.
"Stiamo avendo conversazioni con una vasta gamma di potenziali partner. E l'aspetto critico di queste conversazioni è: Qual è il piano per produrre grandi quantità di vaccino in un arco di tempo potenzialmente rilevante per quella che le persone sembrano sempre più certe che sarà una pandemia, se non è già presente? ... [Richard Hatchett, CEO del CEPI in un'intervista a stat.news.com]
L'obiettivo di fondo è quello di sviluppare un vaccino globale.

E in parte si trattava di fare un'indagine globale sulla capacità produttiva per pensare a dove volevamo impiantare la produzione di qualsiasi prodotto di successo che fossimo in grado di portare avanti.

Di rilievo, Hackett ha confermato che il progetto di sviluppo di un vaccino è iniziato prima della scoperta e dell'identificazione del coronavirus all'inizio di gennaio 2020:
"L'abbiamo fatto all'incirca nell'ultimo anno. ... Stiamo utilizzando le informazioni che abbiamo raccolto e il team sta ora pensando alle opportunità di scalare i vaccini di vari tipi diversi. Questo è un lavoro in corso. Per alcune delle tecnologie il trasferimento tecnologico [a un produttore] potrebbe essere qualcosa che potrebbe essere fatto in un lasso di tempo potenzialmente pertinente all'epidemia".
Penso che sarà molto importante coinvolgere quelle persone che hanno accesso a una capacità produttiva davvero sostanziale. E avere i grandi produttori al tavolo - per la loro profondità, per la loro esperienza, per le loro risorse interne - sarebbe molto, molto importante.
I vaccini candidati saranno molto, molto veloci. Il dottor Anthony Fauci, direttore di NIAID [che ha diffuso il panico sulla rete televisiva], è in pubblico a dire che secondo lui la sperimentazione clinica per il vaccino Moderna potrebbe essere già in primavera.
Ciò che si sta svolgendo nella vita reale è per certi versi simile all'esercizio di simulazione dell'ottobre 2019 alla John Hopkins. Lo scenario è come produrre milioni di vaccini con la presunzione che la pandemia si diffonda.

I conglomerati di vaccini sponsorizzati dal CEPI avevano già pianificato i loro investimenti con largo anticipo rispetto all'emergenza sanitaria mondiale.
Penso che parte della strategia generale sia quella di avere un gran numero di candidati. [e] si vuole avere un numero sufficiente di candidati che almeno alcuni di loro si muovono rapidamente nel processo.

E poi, per ogni candidato, bisogna porsi la domanda: Come si produce questo? ... [E] come si arriva a questo punto con una produzione su scala significativa nel contesto di una malattia che infetterà l'intera società? (Intervista condotta da Helen Branswell, statsnews, 3 febbraio 2020)

Moderna Inc. 

Moderna Inc con sede a Seattle è uno dei numerosi candidati coinvolti e sostenuti dal CEPI.
Moderna ha annunciato il 24 febbraio lo sviluppo di "un vaccino sperimentale mRNA COVID-19, noto come mRNA-1273″. "Il lotto iniziale del vaccino è già stato spedito ai ricercatori del governo degli Stati Uniti dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID)" guidato dal Dr. Antony Fauci.

Mentre la Moderna Inc aveva inizialmente dichiarato che i primi test clinici sarebbero iniziati alla fine di aprile, i test che coinvolgono volontari umani sono iniziati a metà marzo a Seattle:
I ricercatori di Seattle hanno dato la prima dose alla prima persona nel test di un vaccino sperimentale contro il coronavirus lunedì - portando avanti una caccia alla protezione in tutto il mondo anche quando la pandemia aumenta.  … 
Alcuni dei volontari sani scelti con cura dallo studio, di età compresa tra i 18 e i 55 anni, otterranno dosaggi più elevati rispetto ad altri per testare quanto dovrebbero essere forti le inoculazioni. Gli scienziati verificheranno la presenza di eventuali effetti collaterali e preleveranno campioni di sangue per verificare se il vaccino sta accelerando il sistema immunitario, cercando indizi incoraggianti come il NIH precedentemente trovato nei topi vaccinati. 
"Non sappiamo se questo vaccino indurrà una risposta immunitaria o se sarà sicuro. Ecco perché stiamo facendo una sperimentazione", ha sottolineato Jackson. "Non è nella fase in cui sarebbe possibile o prudente somministrarlo alla popolazione in generale". (FOX news locale)
Il vaccino globale nCoV-2019 di CEPI e la piattaforma di identità digitale ID2020

Mentre il CEPI annunciava il lancio di un vaccino globale al World Economic Forum di Davos, un altro importante e correlato sforzo era in corso. Si chiama ID2020 Agenda, che, secondo Peter Koenig, costituisce "un programma di identificazione elettronica che utilizza la vaccinazione generalizzata come piattaforma per l'identità digitale".
"Il programma sfrutta le operazioni di registrazione delle nascite e di vaccinazione esistenti per fornire ai neonati un'identità digitale portatile e persistente collegata biometricamente". (Peter Koenig, marzo 2020) 
I partner fondatori dell'ID2020 sono, tra gli altri, Microsoft, la Rockefeller Foundation e la Global Alliance for Vaccines and Immunization (GAVI).

Vale la pena di notare la linea temporale: L'Alleanza ID2020 ha tenuto il suo summit a New York, intitolato "Rising to the Good ID Challenge", il 19 settembre 2020, esattamente un mese prima dell'esercizio di simulazione nCov-2019 intitolato Event 201 presso John Hopkins a Baltimora.
È solo una coincidenza che l'ID2020 venga lanciato all'inizio di quella che l'OMS chiama una pandemia? - Oppure è necessaria una pandemia per "lanciare" i molteplici e devastanti programmi dell'ID2020? (Peter Koenig, marzo 2020)
ID2020 fa parte di un progetto di "World Governance" che, se applicato, delineerebbe i contorni di quello che alcuni analisti hanno descritto come uno Stato di Polizia Globale che comprende, attraverso la vaccinazione, i dati personali di diversi miliardi di persone in tutto il mondo.

La campagna della paura continuerà sulla scia dell'isolamento. Le difficoltà della crisi economica e sociale incoraggeranno le persone a farsi vaccinare?

Per attuare il vaccino globale, la campagna di propaganda deve continuare. La Verità deve essere soppressa. Queste sono le loro "linee guida", che devono essere affrontate e messe in discussione.

I principali attori, tra cui il CEPI, richiederanno il fermo appoggio dell'OMS (che controllano), il via libera della comunità scientifica e le dichiarazioni coraggiose dei politici corrotti.
Inoltre, dovranno sopprimere le informazioni e le analisi sulle caratteristiche del virus, su come può essere curato (senza vaccino), attualmente oggetto di dibattito da parte di virologi e medici in diversi paesi, tra cui gli Stati Uniti.

Ricordiamo la pandemia di influenza suina H1N1 del 2009, quando il Consiglio dei consulenti scientifici e tecnologici di Obama ha paragonato la pandemia di H1N1 alla pandemia di influenza spagnola del 1918, assicurando l'opinione pubblica sul fatto che quest'ultima era più mortale. (CBC:  Get swine flu vaccine ready: U.S. advisers)

Sulla base di dati incompleti e scarsi, il direttore generale dell'OMS ha previsto con autorità che: "fino a 2 miliardi di persone potrebbero essere infettate nei prossimi due anni - quasi un terzo della popolazione mondiale". (Organizzazione Mondiale della Sanità, come riportato dai media occidentali, luglio 2009).

È stata una manna multimiliardaria per Big Pharma sostenuta dal direttore generale dell'OMS Margaret Chan. 
In una successiva dichiarazione ha confermato questo:
"I produttori di vaccini potrebbero produrre 4,9 miliardi di vaccini contro l'influenza pandemica all'anno nel migliore dei casi", Margaret Chan, Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), citata da Reuters, 21 luglio 2009). 
"L'influenza suina potrebbe colpire fino al 40 per cento degli americani nei prossimi due anni e diverse centinaia di migliaia di persone potrebbero morire se una campagna di vaccinazione e altre misure non avranno successo". (Dichiarazione ufficiale dell'Amministrazione Obama, Associated Press, 24 luglio 2009).
Non c'è stata una pandemia che ha colpito 2 miliardi di persone... Milioni di dosi di vaccino contro l'influenza suina sono state ordinate dai governi nazionali a Big Pharma. Milioni di dosi di vaccino sono state successivamente distrutte: una manna finanziaria per Big Pharma, una spesa enorme per i governi nazionali.

Non c'è stata alcuna indagine su chi ci sia dietro questa frode multimiliardaria. Diversi critici dissero che la pandemia H1N1 era "falsa":

L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (PACE), un organo di controllo dei diritti umani, sta indagando pubblicamente sulle motivazioni dell'OMS nel dichiarare una pandemia. Infatti, il presidente del suo autorevole comitato sanitario, l'epidemiologo Wolfgang Wodarg, ha dichiarato che la "falsa pandemia" è "uno dei più grandi scandali medici del secolo". (Forbes, 10 febbraio 2010)
Al momento siamo in isolamento, abbiamo tempo per riflettere. Ci sono importanti lezioni da trarre dalla pandemia H1N1 del 2009

La pandemia COVID-19 è molto più grave e diabolica della H1N1 del 2009. La pandemia di COVID-19 ha fornito un pretesto e una giustificazione per destabilizzare le economie di interi Paesi, impoverendo ampi settori della popolazione mondiale. Senza precedenti nella storia moderna.

Ed è importante agire in modo coeso e solidale con coloro che sono vittime di questa crisi. La vita delle persone è in caduta libera e il loro potere d'acquisto è stato distrutto.  Che tipo di struttura sociale contorta ci aspetta sulla scia dell'isolamento?

Possiamo fidarci dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dei potenti gruppi di interesse economico che la sostengono? 
Possiamo fidarci dei principali attori che stanno dietro al progetto multimiliardario di vaccinazione globale?

Possiamo fidarci dei media occidentali, che hanno guidato la campagna della paura? La disinformazione sostiene le menzogne e le menzogne. Possiamo fidarci dei nostri governi "corrotti"? La nostra economia nazionale è stata devastata.

Questo è un atto di "guerra economica" contro l'umanità.

Prof Michel Chossudovsky