venerdì 29 gennaio 2021

In Occidente sono di ritorno arbitrio e censura, di Thierry Meyssan


All’avvento della stampa, molti scrittori cominciarono a contestare le idee precostituite dell’epoca. Ci vollero quattro secoli di battaglie prima che l’Occidente si decidesse a garantire libertà di parola. Con l’invenzione di internet la qualifica di scrittore si è democraticizzata ed ecco che la liberà di parola è stata rimessa in discussione. Forse occorreranno secoli per assorbire un simile impatto e ripristinare la libertà di opinione. Nel frattempo, riecco la censura.

Nel 1994, fondando Réseau Voltaire, la nostra prima preoccupazione fu la difesa della libertà di parola in Francia, poi nel mondo.

Secondo noi, la libertà di parola è oggi un concetto deformato e controverso. Cerchiamo perciò di definire nuovamente questo ideale.

Alla fine del XV secolo, con l’invenzione della moderna tipografia, la circolazione delle idee ebbe notevole impulso. Non si doveva più credere ciecamente alle autorità, ciascuno poteva formarsi una propria opinione.

Ci si accordò nell’affermare che, benché il dibattito sia indispensabile all’evoluzione del pensiero umano, alcune idee sono pericolose per la società, quindi devono essere censurate. Spettava alle autorità stabilire ciò che è utile e ciò che invece è nocivo. Tuttavia, il celebre Index librorum prohibitorum (Indice dei libri proibiti), istituito da papa Paolo IV, non impedì la diffusione di idee anti-papiste.

Noi crediamo invece che, nella maggioranza dei casi, la censura sia più dannosa delle idee che pretende proibire. Tutte le società che fanno della censura il proprio vessillo finiscono per fossilizzarsi. È questa la ragione per cui tutti i regimi censori finiscono sempre con l’essere rovesciati.

A quello stadio nacquero due scuole di pensiero contrapposte: l’articolo 11 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789, in Francia) stabilisce che la legge dovrà individuare e reprimere gli abusi della libertà di parola; il Primo emendamento alla Costituzione USA (1791) stabilisce invece che nessuna legge potrà limitare questa libertà.

giovedì 28 gennaio 2021

Giallo Covid: quegli scienziati assassinati, nel mondo

Alexander “Sasha” Kagansky Medici, scienziati e altri esperti coinvolti nella ricerca sul coronavirus (Covid-19) vengono misteriosamente rinvenuti morti in tutto il mondo, in quello che sembra essere lo sterminio di chi sa troppe cose sulla pandemia nata a Wuhan. Una delle ultime morti è stata quella di Alexander “Sasha” Kagansky, uno scienziato russo che, mentre stava lavorando allo sviluppo di un vaccino per il Covid-19, è stato brutalmente accoltellato e lanciato dalla finestra del suo appartamento al 14° piano di un edificio a San Pietroburgo. I rapporti indicano che Kagansky sia morto “in circostanze strane”, un eufemismo considerando la natura e il momento della sua scomparsa. Kagansky aveva recentemente ricevuto una sovvenzione dal governo russo per indagare sui nuovi modi per diagnosticare e curare i tumori cerebrali. Era anche un grande sostenitore di rimedi naturali, come erbe e funghi, noti per aiutare a uccidere le cellule tumorali.

Un altro che è morto quest’anno in circostanze simili è stato Frank Plummer, uno scienziato canadese di fama mondiale che aveva anche lavorato a un vaccino per il Covid-19. Apparentemente, è stato ucciso da persone sconosciute. A gennaio riferimmo delle connessioni di Plummer con un gruppo di spie cinesi responsabile del furto di ceppi di coronavirus da un laboratorio canadese e del loro trasporto a Wuhan. Il professor Bing Liu dell’Università di Pittsburgh è un altro importante scienziato che quest’anno ha seguito la stessa sorte, in questo caso appena prima che potesse rendere pubblica una nuova svolta sulla natura del Covid-19. «Bing era sul punto di fare scoperte molto significative per la comprensione dei meccanismi cellulari che sono alla base dell’infezione da Sars-Cov-2 e la base cellulare delle successive complicazioni», si legge in una dichiarazione dei suoi colleghi del Dipartimento di Biologia Computazionale e dei Sistemi.

mercoledì 27 gennaio 2021

Bergoglio coi Rothschild, Soros e il Great Reset di Davos

Lord Mark Malloch-Brown Donald Trump annuncia di aver raggiunto la più grande vittoria elettorale di sempre, nella storia degli Stati Uniti, con qualcosa come 74 milioni di voti: la frode contestata a Biden tramite «brogli di proporzioni mostruose» non sarebbe stata solo una beffa, ma un vero e proprio attentato alla dimensione democratica del paese. Mentre Trump mobilita la base in vista della battaglia legalitaria che dovrebbe culminare il 6 gennaio, con il rifiuto parlamentare di convalidare il risultato “truccato” da Biden, grazie all’abuso del voto postale e alla manipolazione che sarebbe stata realizzata dai dispositivi elettronici Dominion attraverso il software Smartmatic, l’influente George Soros ha appena nominato a capo della sua Open Society Foundation proprio il presidente di Smartmatic Voting System: si tratta di Lord Mark Malloch-Brown, alto funzionario delle Nazioni Unite. Se i media hanno già “deciso” che il nuovo presidente americano sarebbe Biden (in realtà non ancora eletto: il voto espresso dai suoi grandi elettori il 14 dicembre non conta nulla, data l’opposizione di Trump), dalla parte di Biden, Soros e colleghi sembra schierarsi anche Jorge Mario Bergoglio. Duramente attaccato da Mike Pompeo per aver concesso a Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, Papa Francesco ha formalizzato un’alleanza in Vaticano con il Council for Inclusive Capitalism, organismo promosso da Lynn Forester de Rothschild, «grande amica di Hillary Clinton e di Jeffrey Epstein», l’uomo che ricattava i potenti tramite favori sessuali a base di minorenni.

A sottolineare la notizia è l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che ormai guida la “guerra” dei prelati tradizionalisti contro il pontificato di Bergoglio, il Papa che ha accettato di “silenziare” anche il Natale in ossequio alla psicosi-Covid, arrivando a far allestire in piazza San Pietro un inquietante presepe in cui compaiono un Gesù bambino “svitabile”, un astronauta e figure pagane di guerrieri cornuti. «E’ di questi giorni – scrive Viganò – l’accordo siglato tra la Santa Sede e l’Onu per promuovere la sostenibilità e l’uguaglianza di genere, dando contestualmente supporto ad un’organizzazione che diffonde l’aborto e la contraccezione». Spiega Viganò: «Nel giorno dedicato all’Immacolata – l’8 dicembre 2020 – quasi come un indegno oltraggio alla Madonna, è stata ufficializzata la nuova partnership tra il Vaticano e il Council for Inclusive Capitalism». Viganò critica anche il messaggio di elogio inviato da Bergoglio a Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum di Davos e teorizzatore del Great Reset. «E per non dare adito a equivoci, dopo i numerosi appelli ad obbedire alle autorità nell’emergenza della psico-pandemia, pare che il vaccino contro il Covid sarà reso obbligatorio per tutti i funzionari della Città del Vaticano, nonostante esso sia prodotto con materiale fetale abortivo e non dia alcuna garanzia di efficacia e innocuità», scrive ancora l’arcivescovo dissidente.

martedì 26 gennaio 2021

VACCINO? O MANIPOLAZIONE DEL NOSTRO DNA?


La Francia, vero baluardo di numerose associazioni anti-OGM, si è distinta in numerose occasioni per la lotta ai giganti dell’agroalimentare e alle trasformazioni genetiche delle specie vegetali commestibili destinate al consumo di massa. Questa storia, ancora lontana dall’essere conclusa, è stata ampiamente pubblicizzata ed è chiaro che se non abbiamo ancora vinto la nostra causa, l’opinione pubblica si è schierata con chi è convinto che ci si stia giocando. il genoma della carota o del porro è a dir poco incerto e pericoloso.

Ora, nella vicenda Covid-19, ci viene detto, con il pretesto di un nuovo tipo di “vaccino”, di un prodotto che in definitiva non è altro che una terapia transgenica ricavata dal cappello degli apprendisti stregoni quali sono i grandi laboratori farmaceutici, tutto questo in pochi mesi.

Come non essere sospettoso? In questo, i media mainstream ci rimproverano, ancora una volta e giustamente, di essere un popolo resistente al progresso della scienza; ma di che scienza stanno parlando? Quella di Big Pharma che vediamo raccogliere giorno dopo giorno miliardi di dividendi e, in accordo con i governi che collaborano, nel rifiutare di risarcire le vittime collaterali che pagheranno il prezzo dei suoi esperimenti. Ricordiamo coloro che hanno visto la propria vita distrutta durante l’ultima grande tirannia vaccinale dell’H1N1, la rinascita della narcolessia, della sclerosi multipla e di altre cosiddette malattie autoimmuni.

Secondo Big Pharma la buona vecchia tecnica del vaccino pastorizzato, sebbene già controversa per tutti i pericolosi adiuvanti che vi vengono introdotti, che consiste nell’inoculare un virus indebolito nel nostro corpo per far reagire naturalmente il nostro sistema immunitario, sarebbe obsoleta. La nuova tecnologia di prodotto basata su RNA “Moderna, Pfizer”, pubblicizzata come i “vaccini” del futuro e il proiettile d’argento per questa tempestiva crisi del Covid, offrirebbe niente di meno che forse manomettere il nostro DNA per il nostro bene ? Come se la biologia plurimillenaria del corpo umano fosse così imperfetta e quell’uomo, dotato di un’irragionevole pretesa di conoscenza ultima, dovesse imperativamente modificare la sua stessa natura. Saremmo scambiati per carote o porri?

lunedì 25 gennaio 2021