martedì 26 marzo 2019

Al via le riprese di un film su Nikola Tesla - Cine Citta


Al via le riprese di un film su Nikola Tesla  Cine Citta

Nikola Tesla, geniale inventore del XX e XXI secolo,nonché una delle menti più visionarie di tutta la storia dell’uomo moderno, sarà il protagonista di un progetto cinematografico scritto e diretto da Alessandro Parrello: Nikola Tesla, the man from the future.
Il progetto, che sarà il primo di 5 episodi racchiusi in un film sulla scienza, è stato scritto e pensato per un pubblico internazionale e proprio in questi giorni si stanno tenendo a Londra i casting per la ricerca degli interpreti principali, a cura della casting director Teresa Razzauti, qui in veste anche di co-produttore assieme alla WEST 46TH FILM.
Tesla è stato un grande innovatore con circa 300 brevetti tra cui l’invenzione della corrente alternata in uso ancora oggi.
Commenta Parrello: “Sono un grande appassionato di scienza, e tecnologia e nell’ultimo anno ho iniziato a documentarmi sulla vita e i molti brevetti di Nikola Tesla, un genio con molte fobie che non ha avuto la giusta collocazione tra le menti più brillanti della storia. Per questo vorrei raccontare uno dei momenti chiave della nascita dell’ attuale corrente elettrica, collaborando con degli attori stranieri per coinvolgere un vasto pubblico internazionale. Userò degli innovativi sistemi di ripresa in realtà virtuale che lasceranno lo spettatore incredulo di quello che vedranno”.

lunedì 25 marzo 2019

PANTANI / 100 ANOMALIE E ORA LE IENE, SI RIAPRE IL CASO SEPOLTO DALLA NOSTRA “GIUSTIZIA”?


Riusciranno le Iene a far riaprire il caso Pantani per la giustizia di casa nostra morto e sepolto?
Gli verrà restituito quel Giro d'Italia 1999 vinto sulle montagne e poi scippato dalla camorra sotto gli occhi della "giustizia"?
Verranno trovati killer e mandanti che quella notte di San Valentino di 15 anni fa esatti lo riempirono di coca fino a fargli scoppiare il cuore e con una "giustizia" capace solo di archiviare la "pratica"?
Potrà aver Giustizia, quella vera, la mamma del Pirata, Tonina, l'unica a non arrendersi e ad invocarla con tutte le forze che le restano?
Sarà molto difficile abbattere quel muro di gomma che ha sempre caratterizzato il caso.
Un muro costruito alla procura di Forlì e fortificato da una sentenza definitiva pronunciata dalla Cassazione due anni e mezzo fa, sul fronte del "suicidio" di Marco Pantani nel residence "Le Rose" di Rimini.

SE 100 ANOMALIE VI SEMBRAN POCHE
Il giallo dalle 100 anomalie, lo ha sempre definito l'avvocato della famiglia Pantani, Antonio De Rensis, una più sbalorditiva dell'altra, ma tutte fino ad oggi inutili per smontare la tesi del suicidio, che nonostante tutte quelle contraddizioni grosse come una casa hanno portato le toghe di primo, secondo e terzo grado a ottenere l'archiviazione perchè si tratta – secondo loro – appunto di un suicidio.

L'avvocato Antonio De Rensis
Una scena del crimine che somiglia non poco a quella di un altro "suicidio" che non sta in piedi, quello di David Rossi, il responsabile della comunicazione per il Monte dei Paschi di Siena cinque anni fa volato dal quarto piano di palazzo Salimbeni. E anche lui fino ad oggi "archiviato".
Sangue dappertutto, un corpo devastato dalle ferite, segni di trascinamento: tutti elementi incompatibili con il suicidio e invece classici di una lite furibonda, con ogni probabilità per far ingurgitare al Pirata la pozione killer, acqua & coca.
E poi cento altri elementi, appunto: dal giubbotto rosso che non gli apparteneva e ritrovato nella stanza del residence, all'involucro del cornetto Algida nel cestino dei rifiuti; dalle telefonate alla recption per chiamare i carabinieri alla possibilità che i suoi killer siano tranquillamenti passati dall'entrata posteriore del residence; dalle primissime indagini che con hanno cavato un ragno dal buco e solo inquinato la scena del crimine fino alle perizie che fanno a pungni una con l'altra.
Nella puntata delle Iene lo spacciatore di droga che solitamente forniva a Marco la coca, Fabio Carlino, conferma quanto ha sempre detto: il campione non mostrava assolutamente volontà suicidiarie, l'aveva visto un paio di giorni prima ed era su di tono, e poi la quantità di polvere bianca trovatagli nel sangue (una quarantina di grammi) era del tutto incompatibile con quanto usava sempre, segno di una coazione, della messinscena di un suicidio.
Poi alcuni elementi nuovi. L'intervista con una prostituta russa, Elena, che pare lo abbia incontrato il giorno precedente a quello di San Valentino: anche lei conferma che non gli era sembrato diverso dal solito. Quella di un barista che lo aveva visto passare davanti al suo esercizio uno o due giorni prima. E quella di un giovane dipendente di un residence, qualche giorno prima di un esame che era in procinto di affrontare all'università: sostiene che Marco ha dormito per una notte in quel residence (che, appunto, non è il "Le Rose"). Tutte circostanze in netto contrasto con la sentenza firmata dalla Cassazione, secondo la quale Marco non è uscito per giorni dal Le Rose, perchè era ultradepresso.
Basteranno, questi elementi raccolti dalle Iene, per far riaprire il caso? Staremo a vedere. Fatto sta che quella mole di "anomalie" sarebbe già dovuta abbondantemente bastare per documentare, per filo e per segno, che non si è trattato di suicidio, ma di omicidio in piena regola. Con ogni probabilità un delitto di camorra.

QUEL GIRO D'ITALIA COMPRATO DALLA CAMORRA
E passiamo all'altro filone di indagine: quello sul Giro del 1999 comprato, appunto, dalla malavita napoletana che aveva scommesso palate di miliardi di lire sulla sconfitta del Pirata. Una pista però mai battuta con determinazione a Forlì, che pure ha raccolto una significativa quantità di prove.
Tutto comincia con una lettera di Renato Vallanzasca alla madre del grande ciclista, in cui le scrive di aver saputo da un detenuto di camorra recluso nel suo stesso carcere come la malavita organizzata aveva puntato forte sulla sconfitta di Marco a quel Giro: "''O pelato non arriva a Milano", era il tam tam tra gli uomini dei clan.
La madre di Marco consegna la lettere alla procura di Forlì che apre un fascicolo. Dopo alcune non ardue ricerche viene inviduato il camorrista detenuto. Dal suo interrogatario arrivano conferme, parecchi dettagli e perfino i nomi di altri camorristi che conoscono la story. Vengono interrogati alcuni di questi, che confermano la combine, pur se quasi tutti "de relato": sono venuti cioè a loro volta a conoscenza della vicenda da altri camorristi.
Ed emerge un quadro allucinante. Quel prelievo di sangue di Marco a Madonna di Campiglio venne taroccato grazie alla complicità dei sanitari incaricati di esaminare il sangue: furono "convinti" con metodi non proprio inglesi ad alterare la provetta, sottraendone del plasma, in modo tale da modificare l'ematocrito, che "magicamente" salì a 53 rispetto al valore 48 dell'autoanalisi effettuata la sera precedente e al valore accertato dal laboratorio di Imola solo sei ore dopo il prelievo manipolato.
Tre i sanitari coinvolti, e un capo equipe: Wim Jeremiasse, medico olandese e grande esperto di gare internazionali fra Tour, Vuelta e Giro, che alla fine dell'esame sbottò: "oggi è morto il ciclismo".
"E proprio quel giorno anche Marco è morto, lo hanno ucciso", disse all'epoca – e ha confermato ai microfoni delle Iene – il suo amico e massaggiatore Primo Pergolato, che fornisce altri dettagli: "La sera prima Marco era tranquillissimo, soprattutto dopo aver effettuato l'autoanalisi che aveva riscontrato il valore di 48. Quindi nessun problema. La mattina dopo, il dramma e Marco che s'infuria, sbatte i pugni sul muro, urla la sua disperazione. Capisce che lo hanno incastrato. Mancavano ormai due tappe facili e poi c'era la vittoria: che senso mai avrebbe avuto prendere qualcosa quando tutti sapevamo che la mattina dopo c'era il controllo?".
Il dottor Jeremiasse, sconvolto dopo quell'esame, non ha mai potuto verbalizzare davanti ai giudici: perchè dopo appena otto mesi con la sua auto è finito in un lago semighiacciato sulle montagne austriache.
E una montagna di elementi, anche stavolta, per battere la pista del Giro d'Italia taroccato e la combine che anche un cieco può vedere. Ma cosa scrivono i pm di Forlì? Ci sono moltissimi elementi che lo documentano, ma non sono sufficienti per proseguire nelle indagini, quindi l'inchiesta va archiviata. Ai confini della realtà.

DA FORLI' A NAPOLI
Nel frattempo finisce in naftalina la solita sceneggiata che va in onda alla Commissione Antimafia. Tutti stupiti, tutti orripilati per quanto è successo. Avete mai letto lo straccio di un qualcosa partorito dall'Antimafia? Neanche uno starnuto.

La procura della repubblica di Napoli
L'avvocato De Renzis, comunque, non si arrende. Archiviata l'inchiesta di Forlì, ne chiede la riapertura, due anni e mezzo fa, alla procura di Napoli. Nella domanda, infatti, pone in risalto tutti gli elementi circa la combine di camorra per quel Giro maledetto. Rammenta che parecchi collaboratori di giustizia sono già ben noti alla procura partenopea per altre vicende malavitose. Quindi la procura di Napoli è la più adatta – anche per 'memoria' storica – a riaprire il caso.
Il fascicolo passa alla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea ed è affidato al pm Antonella Serio. La Voce le chiese ragguagli sulla situazione un paio di mesi dopo l'assegnazione di quel fascicolo bollente. Così rispose: "Il procuratore facente funzione tiene molto al caso che è ora alla mia attenzione. Comincerò presto le indagini".
Il procuratore facente funzione era all'epoca Nunzio Fragliasso, al quale è poi subentrato l'attuale procuratore capo, Giovanni Melillo.
In questi due anni e mezzo non si è avuta alcuna notizia sul giallo Pantani. Sono state fatte indagini oppure no? Che esito hanno mai avuto?
All'avvocato De Renzis è subentrato, a novembre 2017, un legale del foro di Catanzaro, Sabrina Rondinelli, che subito interpellata della Voce non ha mai voluto parlare del caso.
Due giorni fa, il 12 febbraio, colpo di scena. Rondinelli vola via, sparita nel nulla senza lasciar traccia. Solo un laconico messaggio via internet in cui dice: "mi devo assentare nei prossimi mesi e non posso più seguire il caso come merita. Invito la famiglia a continuare con la convinzione che Marco è stato ucciso". Un giorno dopo il servizio delle Iene.
Cosa ha fatto l'avvocato calabrese in questo anno e mezzo? In cosa è consistita la sua attività? Ha cercato di capire cosa succedeva alla procura di Napoli?
Ai microfoni delle Iene, per illustrare la situazione e ricostruire le cento anomalie, ci ha pensato Antonio De Renzis.

Fonte: www.lavocedellevoci.it

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CASO PANTANI / GIALLO ALGIDA: E' FIRMA DI CAMORRA?

 di PAOLO SPIGA
Caso Pantani. Tra un'incredibile archiviazione e l'altra spunta il giallo del gelato. Una delle più macroscopiche anomalie denunciate dell'avvocato Antonio De Rensis, legale della famiglia Pantani, riguarda proprio una carta gelato rinvenuta nel contenitore dei rifiuti della stanza dove Marco è stato "suicidato". Il gup, Vinicio Candolini, nel suo provvedimento di archiviazione di giugno scorso, …read more → 

GIALLO PANTANI / L'UOMO CHE VENNE UCCISO TRE VOLTE

 di Andrea Cinquegrani

domenica 24 marzo 2019

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 22 mar 2019


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Nord Stream 2 au cœur de la succession de Jean-Claude Juncker
 

 
La politique énergétique US
 

 
Mehdi Nemmouche condamné à perpétuité
 

 
La dénomination de la Macédoine n'est toujours pas réglée
 
Controverses
Fil diplomatique

 
Message attribué à Abdelaziz Bouteflika à l'occasion de la Fête de la Victoire
 

 
Déclaration de l'UE sur la République autonome de Crimée et la ville de Sébastopol
 

 
Déclaration des coprésidences de la Troisième conférence de Bruxelles sur l'aide à apporter pour l'avenir de la Syrie et des pays de la région
 

 
Résolution du Parlement européen du 12 mars 2019 sur l'état des relations politiques entre l'Union européenne et la Russie
 

 
Point de presse de Mike Pompeo sur le Venezuela
 

 
Message attribué à Abdelaziz Bouteflika prolongeant son mandat
 

 
« Sortez des traités, stupides ! »
 

 
« Faisons l'Europe comme il faut »
 

 
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sabato 23 marzo 2019

SANGUE INFETTO / IL 25 MARZO A NAPOLI LA “STORICA” SENTENZA


Processo per il sangue infetto. A Napoli la sentenza verrà pronunciata il 25 marzo dal presidente della sesta sezionale penale del tribunale, Antonio Palumbo.
Una sentenza "storica", dal momento che le prime indagini risalgono a quasi 40 anni fa, il processo è cominciato a Trento 20 anni fa, poi trasferito a Napoli dove è ricominciato tre anni fa, aprile 2016.
Il capo di imputazione è man mano scalato da strage ad epidemia colposa ed infine ad omicidio colposo plurimo. La Voce ha scritto decine e decine di inchieste e articoli su quella tragedia largamente annunciata. Fin dal 1977…

BIG PHARMA & C.

Il tribunale di Napoli

Alla sbarra l'ex re mida della sanità ministeriale, Duilio Poggiolini, ed alcuni ex funzionari del gruppo Marcucci, da sempre oligopolista nella importazione, lavorazione e distribuzione di emoderivati.
Patriarca storico di quelle aziende Guelfo Marcucci, passato a miglior vita proprio alla vigilia del processo. Nel quale non sono mai entrati né il timoniere della corazzata di famiglia Kedrion, ossia il rampollo Paolo Marcucci, né tantomeno la sorella Marilina (ad inizio 2000 coeditore dell'Unità e oggi primattrice nella Fondazione che organizza il Carnevale di Viareggio) ed Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato e una carriera politica decollata sotto le protettive ali dell'ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo.
Grande amico della dinasty dei Marcucci e storicamente legato a Poggiolini (con il quale ha condiviso la condanna penale e civile per la Farmatruffa, con un risarcimento da 5 milioni di euro a testa), neanche Sua Sanità è mai entrato in questo processo, né come imputato e nemmeno come teste: quando ad esempio è stata chiamata a verbalizzare davanti alla sesta sezione del tribunale di Napoli anche la Dc Maria Pia Garavaglia, che gli è poi succeduta sulla poltrona di ministro.
Appena 9 le parti costituite in giudizio: malati o familiari di alcune vittime.


Andrea Marcucci

Ma la "strage del sangue infetto" conta almeno 5 mila caduti sul campo degli emoderivati killer. Una cifra superiore, ad esempio, rispetto a quella registrata in Inghilterra, dove si contano circa 3 mila vittime.
Paradosso nei paradossi, a Napoli il processo riguarda solo le case farmaceutiche nostrane – in particolare quelle del gruppo Marcucci – perché le azioni penali riferite alle case estere è stato archiviato e con ogni probabilità potrà ricominciare, non si sa in quale o in quali procure, dopo la conclusione di questo procedimento.
Tutto il processo è ruotato intorno ad un interrogativo base: riuscire a dimostrare il nesso causale tra l'assunzione (o le assunzioni) di emoderivati e l'insorgenza delle patologie che hanno condotto in molti casi alla morte.


I CONFLITTI DEL SUPER TESTE



L'avvocato Stefano Bertone

Un nesso che la difesa delle parti civili – ossia gli avvocati Stefano Bertone ed Ermanno Zancla – hanno dimostrato carte, documenti scientifici e perizie alla mano. E sono anche riusciti a provare la validità scientifica di "re-infezioni" e "sovra-infezioni". Proprio come quando un plotone di esecuzione ti uccide più volte.
Di diverso avviso il pubblico ministero, Lucio Giugliano, che fin dalla prima udienza ha chiesto l'assoluzione per alcuni imputati e nella sua requisitoria finale ha chiesto l'assoluzione di tutti gli imputati perché "il fatto non sussiste".
Ovviamente dello stesso avviso i legali degli imputati – in prima fila Alfonso Stile e Massimo Di Noia – che non vogliono sentire parlare di prescrizione ma chiedono una assoluzione piena nel merito (la stessa che chiede il pm).
Fin dalla prima udienza il pm Giugliano ha richiesto una perizia tecnica d'ufficio che – durata diversi mesi – ha partorito un vero e proprio topolino. La perizia, infatti, si è basata in modo particolare sulle tesi di un ematologo milanese, che poi è stato anche il primo teste di questo processo, maggio 2016, ossia Piermannuccio Mannucci.
Un teste in palese conflitto di interessi, visto è stato consulente (pagato) di Kedrion ed ha partecipato (gettonato) a svariati simposi nazionali e internazionali organizzati dalla stessa Kedrion.
Gli avvocati di parte civile hanno chiesto lo stralcio della posizione di Mannucci, accusato di falsa testimonianza.
Quando in udienza è stato chiesto all'ematologo meneghino da dove provenissero mai – a suo sapere – quegli emoderivati, così ha risposto: "Mi dicevano (il riferimento è ai funzionari delle aziende Marcucci, ndr) che era di fonte certa, sicura, proveniendo dai campus universitari americani e dalle casalinghe statunitensi". Alice nel Paese delle Meraviglie…

SANGUE DAL CARCERE

Elio Veltri

In successive verbalizzazioni due testi hanno fornito versioni opposte.
L'ematologo e scrittore Elio Veltri (autore del recente "L'Italia non è un paese per onesti", in cui un capitolo è dedicato ai traffici del sangue e dei suoi derivati) ha dichiarato che quei prodotti arrivavano dagli Stati Uniti, dall'Asia e dall'Africa.
Il regista americano Kelly Duda, autore dodici anni fa di uno choccante docufilm "Fattore VIII", ha illustrato i suoi due anni di lavoro e descritto per filo e per segno una delle fonti base di provenienza. Le carceri statunitensi, in particolare quello di Cummings, nell'Arkansas.
Un docufilm della BBC dello stesso anno (2007) ha illustrato i medesimi scenari.
Risale invece addirittura a 42 anni fa, luglio 1977, la prima inchiesta della Voce su quegli emoderivati: inchiesta in cui si parlava dei campi di raccolta organizzati nell'ex Congo belga dalle aziende del gruppo Marcucci, che proprio in quegli anni – metà/fine '70 – vedevano germogliare le loro fortune.
P.S. Grandi assenti, nei tre lunghi anni di processo partenopeo, i media. Si contano sulle dita di una (1) mano i nomi dei giornalisti che hanno fatto capolino nell'aula 212 del tribunale penale di Napoli.
C'è da sperare che almeno in occasione della sentenza si possa vedere qualcuno. Per rendere Memoria – oltre che Giustizia – alle migliaia di vittime della strage per il sangue infetto.

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venerdì 22 marzo 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 22 mar 2019


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Nord Stream 2 al centro della successione a Jean-Claude Juncker
 

 
La politica energetica degli USA
 

 
Mehdi Nemmouche condannato all'ergastolo
 

 
Denominazione della Macedonia, questione ancora irrisolta
 
Controversie

 
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