giovedì 24 dicembre 2020

Il Tribunale Di Norimberga: 75 Anni Dopo E’ Ancora La Base Per La Sopravvivenza Dell’umanità

“I torti che cerchiamo di condannare e punire sono stati così calcolati, così maligni e così devastanti, che la civiltà non può tollerare che vengano ignorati perché non può sopravvivere al loro ripetersi. Il fatto che quattro grandi nazioni, arrossate dalla vittoria e ferite, trattengano la mano della vendetta e sottomettano volontariamente i loro prigionieri al giudizio della legge, è uno dei tributi più significativi che il Potere abbia mai pagato alla ragione “.

-Justice Robert Jackson, 21 novembre 1945

Si dimentica spesso che tipo di battaglia sia avvenuta dopo la seconda guerra mondiale per stabilire i processi di Norimberga che hanno dato al mondo un codice di diritto rivoluzionario che ancora oggi offre molti dei rimedi ai nodi gordiani che bloccano la nostra strada verso un futuro pacifico. Alla fine della guerra, molti leader europei delle nazioni alleate desideravano semplicemente mettere i nazisti contro un muro per affrontare un plotone di esecuzione e tornare al “business as usual”.

E’ stato solo attraverso gli intensi sforzi del presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt e dei suoi principali alleati sia negli Stati Uniti che in Russia che è stata decisa una diversa linea di condotta e un tribunale internazionale ufficiale è stato approvato generando un cambiamento di paradigma legale totale nel diritto internazionale che è stato dato troppo facilmente per scontato (a causa soprattutto della mancanza di effetto che queste leggi hanno avuto sulla pratica del secondo dopoguerra).

mercoledì 23 dicembre 2020

TRUMP ESTROMETTE KISSINGER DAL DEFENSE POLICY BOARD DEL PENTAGONO, INTERROMPENDO I LEGAMI CON LA CINA E I GLOBALISTI

IL PENTAGONO ELIMINA I PRINCIPALI CONSIGLIERI DAL CONSIGLIO PER LA POLITICA DI DIFESA

Diversi membri del massimo comitato consultivo federale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sono stati improvvisamente espulsi, hanno didchiarato a Foreign Policy diversi funzionari statunitensi, in quello che sembra essere il colpo d’addio dell’amministrazione Trump contro i rampolli dell’establishment della politica estera.

La direttiva, inviata mercoledì pomeriggio dal collegamento della Casa Bianca del Pentagono Joshua Whitehouse, rimuove 11 consiglieri di alto profilo dal Consiglio per la politica di difesa, inclusi gli ex segretari di Stato Henry Kissinger e Madeleine Albright; l’ammiraglio in pensione Gary Roughead, che ha servito come capo delle operazioni navali; e Jane Harman, un tempo membro di rango del Comitato per i servizi segreti della Camera. Anche Rudy De Leon, ex direttore operativo del Pentagono considerato un tempo dall’allora segretario alla Difesa James Mattis per un ruolo politico di alto livello, sarà estromesso.

martedì 22 dicembre 2020

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HENRY KISSINGER / E’ ARRIVATO IL VAFFA DAY FIRMATO TRUMP


Meglio tardi che mai.

Finalmente è arrivato il Vaffa Day per Henry Kissinger, l’uomo che ha segnato per decenni le politiche, soprattutto estere, a stelle e strisce. Tragicamente memorabile il suo intervento in Italia, con la decisione che Aldo Moro “Deve Morire”.

La trombatura arriva dal Donald Trump in rampa di uscita, il quale prima di lasciare la Casa Bianca vuole seppellire – almeno simbolicamente – una piccola parte di quel “Deep State” che sta condizionando da tempo non solo lo scenario americano ma anche quello internazionale.

 

LA “PALUDE” & IL “DEEP STATE”

Nel repulisti di fine novembre Trump spazza via la vecchia guardia del Pentagono, che non pochi definiscono “la palude”, protagonista di distruzioni, sangue & massacri che hanno caratterizzano una buona fetta della pur fresca storia americana.

Michele Flourney con Joe Biden. In apertura Henry Kissinger e Donald Trump

Tutto ciò succede all’indomani di alcuni avvenimenti. Come il licenziamento del numero uno del PentagonoMark Esper, il quale non ha condiviso la decisione presidenziale di non darsi subito per sconfitto. Al suo posto Trump ha nominato Christopher Miller.

Ma il futuro primo inquilino del Pentagono sarà al 99 per cento una lady di ferro, Michele Flourney, che Joe Biden ha già selezionato per il suo “Transition Team” che lo porterà all’incoronazione ufficiale del 9 gennaio prossimo.

lunedì 21 dicembre 2020

L’appassionata canzone di Bob Dylan “Murder Most Foul,” la storia dell’assassinio di JFK e l'”Intervista”


Provate ad immaginare una cosa del genere: un cosiddetto esperto di storia presidenziale di un grande network pubblica un’intervista sul giornale più famoso del mondo con il cantautore più famoso del mondo, che ha appena scritto una appassionata canzone in cui acccusa il governo degli Stati Uniti di aver partecipato all’assassinio del più famoso presidente americano moderno e l’intervistatore non fa neanche una domanda al cantante sulle specifiche accuse presenti nella sua canzone, se non per chiedergli se fosse rimasto sorpreso del fatto che la sua canzone era la n°1 della classifica di Billboard e porgli altri quesiti di argomento musicale e culturale che non hanno niente a che vedere con l’assassinio [del presidente].

Smettete di immaginare. Perché questo è esattamente ciò che Douglas Brinkley, storico presidenziale della CNN, ha appena fatto nella sua intervista del 12 giugno 2020 con Bob Dylan, pubblicata sul New York Times. L’intervista chiarisce in maniera inequivocabile che Brinkley non è minimamente interessato a ciò che Dylan ha da dire sull’assassinio del presidente degli Stati Uniti John F.Kennedy, il cui barbaro omicidio rappresenta l’emblema dell’involuzione degli Stati Uniti e della loro trasformazione in quella che, attualmente, è una vera e propria cloaca. Brinkley ha un’altra agenda.

Introduce l’intervista parlando della sua relazione con Dylan e ci dice che, grazie ad essa, si era sentito “a suo agio” quando lo aveva contattato nel mese di aprile, subito dopo l’uscita della sua canzone sull’assassinio di JFK, “Murder Most Foul.” Cita all’uopo un pezzo del New York Times di John Pareles, in cui Pareles descrive l’uscita della canzone come una vera e propria sorpresa: “L’assassinio di John F. Kennedy è la sua essenza e il suo trauma emotivo principale (“l’anima di una nazione è stata strappata via / e sta iniziando a decadere lentamente”) mentre Dylan cerca di trovare risposte, o almeno indizi, nella musica.