martedì 16 aprile 2019

Regione Lazio, denuncia sprechi ed atti illeciti: allontanata dal posto di lavoro

Intervistiamo oggi l'Avvocato Maria Pia Capozza donna simbolo del Whistleblowing (denuncia alle autorità di attività illecite e fraudolente all'interno della pubblica amministrazione o in aziende private ) nell'era Zingaretti in regione Lazio.

Cosa succede quando un dipendente pubblico segnala anomalie e procedure illecite inerenti la Cosa Pubblica ai propri dirigenti? Dirigenti che solitamente vengono da incontri di piazza in cui manifestano la volontà di rompere col passato, con quei sistemi clientelari che hanno rovinato il nostro Paese, con i compromessi, con i ricatti, insomma, con la corruzione!

Prendiamo ad esempio alcune frasi pubbliche del governatore del Lazio e neo segretario Pd Nicola Zingaretti: "si rifiuta la cultura del lavoro che è un favore da chiedere a qualcuno: al politico, al potente di turno. Non è un favore da chiedere, il lavoro, è un diritto sancito dalla Costituzione".

Condividiamo questo principio e andiamo a vedere cosa ha fatto per tutelare il lavoro di una dipendente che ha denunciato fatti gravissimi passati sotto i suoi occhi e che ha avviato un percorso di risparmio per le casse pubbliche del 75% rispetto alla gestione che l'aveva preceduta come segretario di ISMA – Istituti di Santa Maria in Aquiro –

Avv. Maria Capozza, ha ricoperto l'incarico di Segretario Generale dell'IPAB ISMA cosa sono le IPAB?

"Le I.P.A.B. sono Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza, che derivano dal cambio di normazione delle Opere Pie effettuato dalla Legge Crispi del 1890 e gestiscono patrimoni immobiliari di prestigio per erogare servizi sociali alle persone più svantaggiate. Di fatto le IPAB sono nate per essere lo strumento di Welfare più efficace e, soprattutto, più capillare, essendo presenti su tutto il territorio nazionale. Purtroppo, dalle cronache dei giornali italiani, emerge che le IPAB sono state coinvolte in scandali più o meno gravi di mala gestio. Ciò viene evidenziato anche da una mozione presentata il 6 marzo 2019 dalla Senatrice Maria Laura Granato per chiedere un intervento del Governo sulle IPAB ed anche per valutare la nascita di un'autorità amministrativa indipendente presso cui istituire un registro unico degli Enti di Assistenza e Beneficenza"

Anche l'IPAB ISMA è stata coinvolta in scandali di mala gestio?

"Si, anche l'IPAB ISMA ed anzi io stessa ho effettuato diverse denunce presso la Regione Lazio, l'ANAC, la Procura della Repubblica e la Corte dei Conti su irregolarità ed illeciti che ho riscontrato. Inoltre, sul caso IPAB ISMA sono state presentate diverse Interrogazioni dinanzi alla Regione Lazio, al Senato, alla Camera dei Deputati e sono stati pubblicati diversi articoli, da ultimo Il Fatto Quotidiano del 27 febbraio 2019 a firma di Gaia Giuliani"

Quali sono state le risposte alle sue denunce, da parte delle Istituzioni coinvolte?

"Sono in piedi diversi giudizi in cui cercherò di far emergere la verità. Inoltre, subito dopo l'avvio di una serie di verifiche e di segnalazioni e denunce da parte mia nonché l'apertura di un fascicolo di Whistleblower presso l'ANAC non solo non ho avuto alcuna azione a tutela del mio posto di lavoro ma è iniziata nei miei confronti un'azione di persecuzione che mi ha impedito di svolgere mansioni presso l'IPAB dal 2014 ed, inoltre, il 31 luglio 2018 mi è stato notificata l'immediata caducazione del mio posto di lavoro presso l'IPAB ISMA. Quindi senza lavoro e senza stipendio, in attesa dei tempi "insani" della giustizia".

Qual è stato il ruolo della Regione Lazio?

"La Regione Lazio – appena insediata la prima giunta a guida dell'attuale Governatore – è stata la prima Istituzione a cui ho inviato le mie segnalazioni, in quanto per legge ha la vigilanza sulle IPAB. Inoltre, sono state presentate diverse interrogazioni sull'IPAB ISMA e su altre IPAB e denunce di sindacati quali DIRPUBBLICA E DIRETS (ex DIRER-DIRL). In particolare, la DIRER-DIRL dal 2014 ha denunciato alla Regione Lazio l'irregolarità di diverse nomine effettuate e DIRPUBBLICA ha presentato ricorso al TAR per l'impugnazione del bando che ha nominato l'attuale Segretario Generale dell'IPAB ISMA ed ha richiesto il commissariamento dell'IPAB ISMA sia alla Regione Lazio che al Ministro Salvini esponendo la "forzatura" delle nomine e, tra l'altro, il reato continuato di falso ideologico. Ad oggi, non mi risulta alcuna azione concreta avviata".

A suo parere ci sono elementi di novità e di cambiamento nel suo settore e nella Regione Lazio, negli ultimi anni?

"A questo proposito posso dire che i vertici di diverse IPAB e delle posizioni strategiche della Regione Lazio sono ricoperte da ex dirigenti del PCI e/o pensionati e sono di nomina dell'attuale Governatore della Regione Lazio. Inoltre non mi risulta che siano rispettati i principi di pari opportunità, essendo il numero delle donne nominate ai vertici quasi inesistente "

Concludiamo questo racconto segnalando che meno di un anno fa, il consiglio di Stato (con la sentenza 745/2018), ha evidenziato la mancanza di volontà da parte della regione, di attuare quanto previsto dalla Corte Costituzionale sulle IPAB lasciando un buco normativo che ha permesso abusi, sprechi e atti illegittimi.

A distanza di un anno, il  Consiglio regionale del Lazio ha approvato la legge di riforma degli IPAB che secondo Zingaretti completano "il quadro dei servizi sociali dopo l'approvazione del Piano sociale. Gli Ipab nel Lazio sono 55. Siamo partiti dalla volontà di ridurre i costi, tagliere le spese inutili ma l'obiettivo vero di questa riforma è quello di creare una rete capillare diffusa su tutto il territorio che offra ai cittadini  una gestione trasparente e sana della cosa pubblica, e di tutti quei servizi che sono utili alle persone che esposte alla profonda e radicata crisi"

L'esatto intento di Maria Pia Capozza e allora perché ha perso il posto di lavoro ed è diventata vittima di denunce e addirittura dell'annullamento del suo concorso?

Il Governatore Zingaretti sostiene che contro l'illegalità e la mancanza di trasparenza: "il punto di partenza, è la convinzione che l'impegno per la legalità non può essere delegato a nessuno. C'è una sfera di collaborazione da indagare e discuterne per indagarne gli effetti.può prevenire, curare e asciugare il brodo in cui l'illegalità e il crimine organizzato si radicano"

Qualche brodo è rimasto privo di asciugatura. Speriamo se ne accorga presto.

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lunedì 15 aprile 2019

VACCINI / PER PRODURLI ANCHE CELLULE DI FETI ABORTITI


Da molti anni si usano cellule di feto abortito per produrre vaccini. Ma pochi lo sanno.
I media, travolti nella scriteriata campagna Pro Vax senza se e senza ma, propagandando bufale e fake news d'ogni sorta, preferiscono ignorare e suonare le trombe.
Perchè gli scienziati taroccati e Big Pharma vengano regolarmente serviti, riveriti omaggiati.
Di Vaccini & Feti si è parlato in un recentissimo convegno a Roma sul tema "Fede, Scienza e Coscienza", al quale sono intervenuti ricercatori i quali cercano, con gran fatica, di far conoscere agli italiani alcune verità nascoste sui vaccini, e soprattutto, su un loro razionale utilizzo.
Materia bollente, visti i muri di gomma innalzati da una classe politica sempre più genuflessa davanti ai mega interessi delle case farmaceutiche.
Sono intervenuti, tra gli altri, Debi Vinnedge, Martina Collotta, Stefano Montanari e Theresa Deisher.
Deisher afferma di aver trovato tracce di DNA fetale in alcuni vaccini e che questa presenza può spiegare lo scatenarsi di risposte autoimmuni.
Montanari rammenta che le linee cellulari fetali sono più di due: "Al momento – sostiene – esistono una trentina di vaccini realizzati con le due linee cellulari WI-38 e MRC-5, oltre a creme di bellezza. Ma sono in preparazione altre linee cellulari".


Stefano Montanari

Collotta, dal canto suo, spiega come avviene un aborto. Osserva che quelli finalizzati alle linee cellulari "lasciano il feto integro. E il feto deve essere assolutamente sano".
Per questo motivo gli interessi di Big Pharma non riguardano bimbi abortiti spontaneamente, che possono essere partoriti con qualche malformazione. Ma quelli abortiti per scelta, e quindi perfettamente sani. Come neanche gli ariani al tempo dei nazi.
Of course le industrie farmaceutiche che producono farmaci, vaccini & creme di bellezza hanno la vista lunga, pensano alle montagne di profitti e se ne strafottono della vita umana.
Su questi temi ha di recente "esternato" un medico ed ex consulente del colosso in pillole Sanofi-Pasteur. Dettagliando le incredibili ricerche portate avanti al Wistar Institute di Philadelphia per conto di Big Pharma. Al centro dell'interesse i feti, per produrre vaccini e cosmetici. Ne sono stati sacrificati ben 76 (di feti) stando alle sue solo conoscenze.
Ma ecco un altro raccapricciante racconto. "Per combattere una malattia esantematica, pericolosa solo per donne in gravidanza, si uccidono e fanno a pezzi i figli di chi rifiuta la maternità".
Scrive un sito di controinformazione: "Ci chiediamo che senso abbia impedire l'uso delle cellule embrionali per la ricerca e usare, senza dichiaralo apertamente, quelle fetali per fabbricare sieri farmaceutici. Non è certo 'tenendo nascosto' un crimine che se ne perdono i risvolti morali".
Racconta con grande amarezza una madre: "Ero all'oscuro di tutto questo al momento di vaccinare le mie bimbe e non mi sento, per questo, giustificata. Né la mia pediatra, né gli operatori della Asl mi avevano messa al corrente. Si obietterà che non vi è reato visto che quelle donne abortiscono volontariamente: loro sì, liberissime, ma chi è contrario all'aborto e ignora come vengono prodotti questi vaccini, compie una scelta che non gli appartiene, una scelta immorale. Diventa complice suo malgrado. Sono stata ingannata. E con me milioni di genitori".

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venerdì 12 aprile 2019

Glaxo: orfani, neonati e bambini usati come cavie da laboratorio


Secondo un’indagine di ‘The Observer’, bambini orfani e neonati fino a tre mesi sono stati utilizzati come cavie in esperimenti medici potenzialmente pericolosi sponsorizzati da aziende farmaceutiche, tra le quali la Glaxo. Ad affermarlo è il famoso quotidiano inglese “The Guardian“.


Il gigante britannico Glaxo Smith Kline e’ coinvolto nello scandalo. L’azienda ha sponsorizzato esperimenti su bambini presso l’Incarnation Children’s Centre, una casa di cura di New York specializzata nel trattamento dei malati di HIV e gestita da un ente di carita’ che si spaccia per cattolico.
I bambini venivano infettati da HIV o nati da madre con HIV positivo. I loro genitori erano morti, non trattati o ritenuti indatti  a prendersi cura di loro.

Secondo i documenti ottenuti da ‘The Observer’, Glaxo ha sponsorizzato almeno 4 studi medici usando bambini ispanici e neri all’Incarnation Children’s Center.
Gli esperimenti
I documenti forniscono dati di tutti gli studi clinici negli Stati Uniti e rivelano che gli esperimenti sponsorizzati da Glaxo sono stati progettati per testare la ‘sicurezza e la tolleranza’ dei farmaci AIDS alcuni dei quali presentano effetti collaterali potenzialmente pericolosi. Glaxo produce una serie di farmaci destinati a trattare l’HIV tra cui l’AZT.
Normalmente i test sui bambini richiedono il consenso dei genitori, ma, poiche’ i neonati sono in cura, sono le autorita’ di New York a decidere.
Piu’ di 100 bambini sono stati utilizzati in 36 esperimenti-almeno quattro cosponsorizzati da Glaxo.
Alcuni di questi studi sono stati progettati per testare la tossicita’ di farmaco AIDS.
Uno ha esaminato la reazione nei bambini di sei mesi ad una doppia dose di vaccino contro il morbillo. Un altro riguarda il dosaggio di cocktail di sette farmaci contemporaneamente.
Nel 1997 un esperimento co-sponsorizzato da Glaxo ha usato i bambini per ottenere dati di tolleranza, sicurezza e farmacocinetica per i farmaci Herpes.
In un esperimento piu’ recente i bambini sono stati utilizzati per testare l’AZT.
Un terzo esperimento sponsorizzato da Glaxo e dall’impresa farmaceutica statunitense Pfizer ha esaminato la sicurezza a lungo termine di farmaci antibatterici nei bambini di 3 mesi.
Vera Sharov, Presidente dell’Alleanza per la Protezione della Ricerca Umana ha dichiarato che i bambini sono stati trattati come ‘animali da laboratorio’.
Visto su: www.jedanews.it
Traduzione e sintesi a cura di: nomassoneriamacerata.blogspot.it

giovedì 11 aprile 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 10 aprile 2019


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Londra ha deliberatamente consentito a una rete criminale di finanziare la jihad
 

 
Donald Trump propone un disarmo nucleare relativo
 

 
David Malpass elettro presidente della Banca Mondiale
 

 
La Svizzera vieterà la detenzione di armi da guerra?
 

 
Jihadisti trasferiti dalla Siria in Moldavia
 

 
Il Brunei applica la sharia
 

 
India, quarta potenza in grado di distruggere un satellite
 

 
Le banche cinesi e russe si rendono indipendenti dal sistema occidentale
 

 
Preparazione di attentati terroristi a Carcas
 

 
Juan Guaidó ha iniziato a saccheggiare le risorse venezuelane
 

 
Dichiarata la guerra elettromagnetica
 
Controversie

 
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Martin Selmayr e lo strano suicidio alla corte di Bruxelles


La bomba l'ha sganciata Libèration. Secondo il giornale francese, infatti, Martin Selmayr, Segretario generale della Commissione europea, tedesco della Cdu e descritto come "una delle figure più potenti e influenti della commissione stessa", è al centro di una storia fatta di veleni che farebbe impallidire gli sceneggiatori di pluripremiate serie televisive come House of Cards o 24.

L'autore dello scoop intitolato "Selmayrgate, conflitti d'interesse, menzogne e…suicidio" è Jean Quatremer, giornalista di fama internazionale e prestigio indiscusso, già in passato autore di ficcanti retroscena su Bruxelles.

L'incipit dell'inchiesta è clamoroso: "Laura Pignataro s'è suicidata il  17 dicembre. Questa alta funzionaria del servizio giuridico della  Commissione Europea era stata costretta a difendere la nomina, macchiata di irregolarità, di Martin Selmayr, già capo di gabinetto di Jean-Claude Junker, come segretario generale dell'istituzione".

L'inchiesta sull'eurocrate Martin Selmayr

Bruxelles, 17 dicembre 2018, ore 7.30 del mattino. Secondo la ricostruzione di Quatremer, Laura Pignataro chiede a Lorenza B., la ragazza che l'ha ospitata per alcuni giorni, di accompagnare la figlia quattordicenne alla fermata dell'autobus per andare a scuola. Non si sente bene, si giustifica. Appena le due donne si salutano, l'avvocatessa sale all'ultimo piano dell'edificio e si getta nel vuoto. Muore all'istante. La polizia belga conclude rapidamente che si tratta suicidio. Ma perché questa donna italiana, una brillante giurista dalla carriera brillante, si sarebbe suicidata?

E chi è Laura Pignataro? Non una persona qualunque. Come racconta Libèration, "contava nella cosiddetta bolla europea. Questa giurista italiana, figlia di un magistrato, formatasi in Italia, Stati Uniti, Francia e Spagna, faceva parte del gruppo chiuso di alti funzionari della Commissione". Nel giugno 2016, prosegue, "è stata promossa a capo del dipartimento risorse umane del servizio giuridico della Commissione. È questa mansione che l'ha portata a ricoprire un ruolo chiave nella gestione del caso Martin Selmayr, ex capo dello staff tedesco di Jean-Claude Juncker".

Come racconta Linkiesta, il potentissimo avvocato tedesco molto vicino ad Angela Merkel, "in meno di dieci anni è passato da semplice portavoce a segretario generale della Commissione, il ruolo amministrativo più importante dell'Unione europea" – che ricopre dal 1° marzo scorso. Per arrivarci, Seymar avrebbe scavalcato tutti, anche direttori generali molto più anziani e più esperti di lui. E ora il quotidiano francese collega il suicidio della Pignataro proprio alla scalata sospetta dell'avvocato "macchiata di irregolarità". Una scalata che lascia spazio a moltissimi dubbi e anzi: c'è chi parla di un vero e proprio golpe.

La ricostruzione

"Panico". Su pressione anche dei media, il 28 febbraio 2018 la commissione per il controllo del budget del Parlamento europeo invia 134 domande al fine di fare chiarezza sul "Selmayrgate". Secondo quanto riportato dal giornale francese , il 24 marzo, 10 persone del Servizio giuridico, tra cui Pignataro, si riuniscono per preparare le risposte. Ad un certo punto, tuttavia, il potente eurocrate entra nella stanza e blocca tutto.

Una seconda riunione per rispondere a nuove domande dei parlamentari è indetta il 2 aprile. Anche stavolta, il segretario generale fa sentire la sua pressione e influenza. Fonti anonime citate da Libération descrivono la Pignataro come furiosa per le violazioni al regolamento che le vengono imposte. A maggio entra in scena Emily O' Reilly, mediatore europeo, ovvero "l'organo indipendente e imparziale che chiama le istituzioni e gli organismi dell'Ue a rispondere del loro operato e promuove la buona amministrazione". O'Reilly vuole tutte le e-mail concernenti la nomina sospetta dell'avvocato tedesco e Laura Pignataro a quel punto decide di cedere e consegnare il materiale.

Naturalmente, Selmayr è letteralmente furioso. Secondo Quatremer "le impone di non parlare con nessuno", la mette nella situazione di essere "obbligata a mentire", "la chiama nel cuore della notte per darle delle direttive". Il 12 dicembre, l'avvocatessa italiana confesserebbe agli amici tutta la sua frustrazione: "Sono finita".

Lo strano suicidio di Laura Pignataro

Che pressioni avrebbe ricevuto Laura Pignataro tanto da doversi togliere la vita? "Né Martin Selmayr, né Günther Oettinger, commissario per l'amministrazione, né Juncker hanno ritenuto opportuno inviare le loro condoglianze alla famiglia, né di partecipare (o di essere rappresentati) alla cremazione tenuto 21 dicembre a Bruxelles". D'altra parte, "quel giorno, tutti i funzionari hanno ricevuto un messaggio da Selmayr augurandoci buone feste. Siamo rimasti tutti scioccati", racconta uno degli amici dell'italiana a Libèration.

Alla base del suo gesto tragico ci sono motivi non professionali? Libèration sembra escludere questa pista. "Quelli che abbiamo intervistato la descrivono una donna che ama la vita e lo sport. "È difficile capire il suo gesto, era allegra, forte ed energica", ricorda uno dei suoi ex capi, Giulano Marenco, vice direttore generale del dipartimento legale in pensione. Non si sentiva sopraffatta da nulla".

La replica della Commissione

Nelle scorse ore, la Commissione europea ha replicato alle accuse mosse dall'inchiesta del giornale francese. "La Commissione europea respinge il contenuto dell'articolo nel modo più forte possibile – si legge in una nota -. Si basa su una richiesta completamente sbagliata e su "fonti" anonime. Fa accuse inaccettabili che non hanno nulla a che fare con la realtà di ciò che è agli occhi del pubblico".

La morte della nostra brillante collega, prosegue, "direttore del servizio giuridico, a cui si è fatto riferimento nell'articolo, è stato uno shock per tutti noi che abbiamo avuto il privilegio e la possibilità di conoscerla e lavorare con lei". Per la commissione, che cita la polizia belga, la vicenda è chiusa: "suicidio in un contesto privato".

Fonte: www.occhidellaguerra.it