mercoledì 10 ottobre 2018

LA VOCE rooseveltiana N° 0 di Martedì, 09 Ottobre 2018


La Voce Rooseveltiana


D(i)RITTI VERSO LA LIBERTÀ DAL BISOGNO 

Siamo una comunità di cittadini che sognano il Rinascimento democratico
di cui la società ha bisogno. 




Editoriale

SIAMO AL SERVIZIO DELL'ITALIA,
ECCO COME
di Patrizia Scanu



La nostra voce, la forza di una comunità democratica riunita nel comune impegno per un'Italia migliore.
Patrizia Scanu
Cari amici rooseveltiani,
dopo la pausa estiva, che è stata molto operosa, grazie alla disponibilità di numerosi soci che non si sono sottratti al lavoro estivo, ho l'onore di presentarvi il numero
0 de La Voce Rooseveltiana, la newsletter del MR, che sarà inviata per email a tutti i soci e agli esterni che ne facciano richiesta.
Ne è direttore il giornalista torinese Giorgio Cattaneo, autore del Blog
www.libreidee.org, che sarà coadiuvato da Alessio Altieri, addetto stampa del MR. Possiamo contare inoltre sulla disponibilità di Gianfranco Pecoraro "Carpeoro" (sua l'idea del nome "La Voce Rooseveltiana") anche per sviluppare ulteriormente la comunicazione del movimento – proposta che Paolo Mosca ha fatto sua nel programma elettorale. Altri soci potranno naturalmente collaborare, se vorranno. 


 
LEGGI TUTTO
 



TragiComix
di Mirko Bonini

TragiComix by Mirco Bonini 01
TragiComix by Mirco Bonini 02
 



Secondo Noi
   
Gioele Magaldi MAGALDI AI GIALLOVERDI: SCEGLIETE, TRIA
(E DRAGHI) O GLI ITALIANI


Gioele Magaldi: se Lega e 5 Stelle seguiranno Tria (cioè Draghi) sui limiti alla spesa pubblica, a pagare politicamente saranno loro, e non certo il ministro dell'economia

Gioele Magaldi: i gialloverdi dimostrino di che pasta son fatti e mantengano le promesse della campagna elettorale. Se invece seguiranno il massone Tria nella politica di rigore imposta dal massone Draghi, a pagare il conto in termini politici saranno proprio loro, non certo il ministro dell'economia e gli altri "tecnici" presenti nell'esecutivo.

(Intervento su Colors Radio, ripreso dal blog MR e da Libreidee).
IL LUSSEMBURGO, PARADISO FISCALE
SENZA VERGOGNA


Carpeoro: il Lussemburgo attacca Salvini sui migranti?
Ma il Granducato pagò i nostri lavoratori coi proventi della grande evasione fiscale, anche italiana


Gianfranco Carpeoro: è inaudito che il ministro lussemburghese Asselborn attacchi Salvini rinfacciando agli italiani di esser stati a loro volta migranti.
Il Lussemburgo ha pagato i nostri lavoratori con i capitali dei grandi evasori (anche italiani) ai quali il Granducato, il paese più volgare d'Europa,
ha offerto un vergognoso rifugio fiscale.

(Intervento su YouTube, ripreso dal blog MR e da Libreidee).
Gianfranco Carpeoro
Gioele Magaldi NO AL RIGORE, MAGALDI AVVERTE IL MASSONE GIOVANNI TRIA

Gioele Magaldi: i gialloverdi faranno la fine di Renzi se il ministro Tria, massone, imporrà al bilancio 2019 il rigore raccomandato da Draghi e dai tecnocrati Ue


«Farete la fine di Renzi, passato dal 40% allo zero assoluto».
Gioele Magaldi avverte il governo gialloverde: guai in vista, se il ministro Tria (massone sedicente progressista) imponesse al bilancio 2019 il rigore Ue raccomandato da Draghi, che infatti ha elogiato l'uomo che siede al dicastero dell'economia al posto di Paolo Savona, fermato da Mattarella.

(Intervento su YouTube, ripreso dal blog MR e da Libreidee).
LIBIA, FRANCIA E TURCHIA OSTACOLANO L'ITALIA

Roberto Hechich: il nostro paese in difficoltà sul piano geopolitico
dagli anni '80. Senza una strategia precisa, la Penisola è ridotta all'irrilevanza nel Mediterraneo


Roberto Hechich: geopolitica, istruzioni per l'uso.
La sfera d'influenza dell'Italia è il cosiddetto Mediterraneo Allargato, che va dal Nordafrica al Medio Oriente fino al Corno d'Africa e alle coste africane dell'Atlantico, dove sono presenti nostri notevoli interessi energetici.
In quest'area le criticità maggiori sono tre: si chiamano Libia, Francia e Turchia.

(Intervento sul blog MR).
Roberto Hechich
Gianfranco Carpeoro BLAIR E BANNON, LE SUPERLOGGE OLIGARCHICHE
CORTEGGIANO SALVINI


Carpeoro: Tony Blair e Steve Bannon, la massoneria reazionaria corteggia Matteo Salvini ("assediato" dalla magistratura sul caso Diciotti e sui milioni della Lega)

Gianfranco Carpeoro: prima la visita di Blair, poi l'adesione a The Movement
(Steve Bannon). Dopo Di Maio, ora la massoneria reazionaria corteggia Matteo Salvini, 'assediato' dalla magistratura sul caso Diciotti (con accuse surreali) e sui 49 milioni richiesti alla Lega come risarcimento – misura enorme, che di fatto annulla la presenza politica del Carroccio.

(Intervento su YouTube, ripreso da Libreidee).
AVVISO A COTTARELLI: SMETTA DI RIPETERE CHE DOBBIAMO MORIRE

"Ricordatevi che dovete morire", ripete agli italiani il massone Carlo Cottarelli. Gioele Magaldi: l'Italia smentirà nei fatti
la narrazione bugiarda dei neoliberisti


Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: il massone neoaristocratico Carlo Cottarelli continua a ripetere che l'Italia deve "morire" di austerity.
Ma è falso, e saranno i fatti a smentire l'ex commissario alla spending review consultato dai media con un oracolo. La sua ricetta targata Fmi ha un solo risultato: rendere eterna la crisi che ha colpito.

(Intervento su Colors Radio, ripreso da Libreidee).
Gioele Magaldi
Patrizia Scanu MASSONI REAZIONARI: LE UR-LODGES CHE HANNO FABBRICATO LA CRISI

Patrizia Scanu: ecco i nomi dei golpisti che hanno accuratamente progettato la crisi. Sono tutti supermassoni neoaristocratici, collegati alla rete delle peggiori Ur-Lodges

La segretaria del Movimento Roosevelt: ecco i nomi dei "golpisti" che hanno progettato la crisi che stiamo soffrendo. Patrizia Scanu: sono contenuti nel libro "Massoni" di Gioele Magaldi. Gli inventori del neoliberismo, gli ideologi e gli economisti di complemento: tutti affiliati alla rete occulta delle Ur-Lodges reazionarie che hanno privatizzato il mondo.

(Intervento sul blog MR, ripreso da Libreidee).
ELEZIONI ANTICIPATE?
NIENTE FERMERÀ IL RISVEGLIO ITALIANO


Gioele Magaldi: cade il governo Conte? Tanto meglio per Lega e 5 Stelle
La coalizione gialloverde rafforzata da nuove elezioni,
più netta la sfida all'Ue


Il presidente del Movimento Roosevelt a "Colors Radio": tanto meglio per la coalizione gialloverde (che si rafforzerebbe ulteriormente) se il governo Conte dovesse cadere. Da eventuali elezioni anticipate uscirebbe un esecutivo ancora meno timido nei confronti di Bruxelles, pronto a rompere i falsi dogmi su cui si regge la governance dell'austerity.

(Su Colors Radio l'audio integrale dell'intervento, ripreso dal blog MR
e da Libreidee).
Gioele Magaldi
Patrizia Scanu RIVOLUZIONE: COME RIBELLARSI AL POTERE
DELLA PAURA


Scanu: smettiamo di avere paura, solo così la nostra Italia potrà risorgere dalla crisi sociale, economica e democratica nella quale l'ha spinta il neoliberismo più subdolo

Patrizia Scanu, neo-segretario generale del Movimento Roosevelt: la rivoluzione culturale che ci attende deve partire dal rifiuto della paura, imposta dal potere neoliberista che ha privatizzato il paese programmando il suo declino
socio-economico per saccheggiarlo.

(Intervento sul blog di Enzo Di Frenna, ripreso da Libreidee).
 
GENOVA, LA NOSTRA SOVRANITÀ ECONOMICA PERDUTA

Galloni: quelli delle autostrade regalate ai privati erano tutti soldi nostri, spero che la tragedia di Genova sia l'inizio della svolta sovranista di cui il paese ha urgente bisogno

L'economista post-keynesiano Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: quelli del viadotto Morandi erano tutti soldi nostri, debito pubblico strategico per le infrastrutture. Spero che il disastro di Genova sia l'inizio di una svolta che inverta la tendenza: tornare a investire (anche con moneta parallela) nel potenziale produttivo del nostro paese.

(Intervento su Scenari Economici, ripreso da Libreidee).
Nino Galloni
Gianfranco Carpeoro DIETRO AI BENETTON: I CLINTON E LA THREE EYES

Carpeoro: Ponte Morandi, il vero complotto di Genova è la privatizzazione selvaggia. Dietro i Benetton in Autostrade c'è la
Three Eyes, più BlackRock (Hathor Pentalpha)


Gianfranco Carpeoro: il vero complotto sul caso Genova sta nell'aver regalato le autostrade italiane. Temo che non sarà facile liberarsi dei Benetton, perché dietro di loro (storici sostenitori dei Clinton) ci sono poteri finanziari e supermassonici come quello della Three Eyes, senza contare il fondo BlackRock, ritenuto vicino alla Hathor Pentalpha dei Bush.

(Su YouTube lo streaming dell'intervista, ripresa dal blog MR e da Libreidee). 
VIADOTTO MORANDI, CROLLA L'ITALIA PRIVATIZZATA

Patrizia Scanu: il disastro di Genova è l'emblema del neolibeirsmo predatorio che ha indebolito i settori vitali del sistema-Italia, impoverendo tutti tranne le élite di potere

Patrizia Scanu, segretaria del Movimento Roosevelt: la tragedia genovese del viadotto Morandi emblematizza il collasso di un'Italia razziata dalla grande privatizzazione neoliberista imposta dall'élite a spese dell'interesse pubblico in tutti i settori dell'economia.

(Intervento sul blog MR, ripreso da Libreidee).
Patrizia Scanu
Marco Moiso L'UE, IL FASCISMO BIANCO E I FINTI PROGRESSISTI

Moiso: cari amici progressisti, smettete di votare per il "fascismo bianco" del Pd e soci
Questa Unione Europea svuota la democrazia ed espone i popoli alla dittatura dell'élite


Marco Moiso, già coordinatore generale del Movimento Roosevelt: un pensiero per gli amici del Pd, +Europa e Leu. Se siete veramente progressisti, smettete di sostenere il "fascismo bianco" incarnato dall'attuale Unione Europea, che sottomette i popoli svuotando le democrazie per imporre il peggior neoliberismo, a esclusivo vantaggio dell'oligarchia.

(Intervento sul blog MR, ripreso da Libreidee).
PIU' DEFICIT "GUARISCE" IL DEBITO,
SPIEGATELO A COTTARELLI


Galloni: qualcuno spieghi a Cottarelli, e agli altri economisti neoliberali di scuola Fmi, che più deficit "guarisce" il debito pubblico facendo crescere esponenzialmente il Pil.

L'economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: spiegate a Carlo Cottarelli (e agli altri neoliberisti di scuola Fmi) che più deficit "guarisce" il debito pubblico facendo crescere il Pil in modo esponenziale: se si investe 100 in termini di spesa pubblica, è dimostrato che si otterrà 3 o 4 volte tanto, in termini di prodotto interno lordo.

(Intervento su Scenari Economici, ripreso da Libreidee).
Nino Galloni
Gianfranco Carpeoro FRANCIA E MASSONI: CHI HA SILURATO FOA IN RAI

Carpeoro: la nomina di Foa a presidente della Rai approvata da Berlusconi ma poi bloccata dalla Francia tramite la Three Eyes. Telefonate: Attali, Napolitano e Tajani


Gianfranco Carpeoro: la superloggia Three Eyes ha bloccato la nomina di Marcello Foa alla presidenza Rai (già approvata in prima battuta da Berlusconi) tramite il massone francese Jacques Attali, vicino a Macron, che ha consultato Napolitano e poi ha premuto su Tajani per ottenere la bocciatura di un giornalista come Foa, "scomodo" perché indipendente.

(Su YouTube lo streaming dell'intervista, ripresa dal blog MR e da Libreidee).
 


 
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MR News


MR News

 

PATRIZIA SCANU ELETTA SEGRETARIO GENERALE MR


Una donna a capo della segreteria generale del Movimento Roosevelt: nuove energie per coordinare un lavoro collettivo capace di incidere davvero sulla politica italiana.

I NUOVI RESPONSABILI DEI NOSTRI 12 DIPARTIMENTI 

Competenze in campo: ecco chi dirigerà i 12 Dipartimenti del Movimento Roosevelt disegnati dalla Segretaria generale ora guidata da Patrizia Scanu.

L'ORGANIGRAMMA: UN TEAM DI LAVORO PER IL MOVIMENTO 


Consoli, Marini e Muccio coordineranno i Dipartimenti e le commissioni, i Gruppi regionali e locali nonché lo Staff di segreteria. Una vera "comunità in movimento".
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QUESTO È IL PARTITO DI CUI L'ITALIA HA BISOGNO

 
Il partito che serve all'Italia: una politica capace di rilanciare appieno la sovranità democratica dei cittadini, in una visione realmente progressista a partire dall'economia.

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Agenda MR

 

28 settembre

12 ottobre
ASSEMBLEA MR LOMBARDIA
(MILANO - h 20)
 
Riparte con rinnovato impegno l'attività dei soci roosveltiani lombardi:
assemblea regionale a Milano il 28 settembre, coordinata da Jancy Mary Beltrami


Appuntamento a Milano venerdì 28 settembre alle ore 20 (pizzeria Caputo, via Falcone 7, zona Duomo) per i soci lombardi del Movimento Roosevelt, coordinati pro-tempore da Jancy Mary Beltrami. Obiettivo dell'assemblea regionale: conoscersi meglio e impegnare le proprie capacità per delineare gli obiettivi da raggiungere sul territorio in Lombardia.

(Adesioni via email entro martedì 25 settembre a jancy.beltrami@movimentoroosevelt.com.
Info: 324.0778299).
RIUNIONE MR PIEMONTE
(TORINO - h 19)
 
La banca, la moneta e l'usura: Daniele Gervasoni presenta il libro di Andrea Tarquini ai soci rooseveltiani del Piemonte, riuniti a Torino venerdì 12 ottobre al Caffè Basaglia

Introdotta da un apericena alle ore 19 (costo, 10 euro) la prossima riunione dei soci rooseveltiani piemontesi si terrà venerdì 12 ottobre al Caffè Basaglia di via Mantova 34 a Torino. Tema della serata: la presentazione, a cura di Daniele Gervasoni, del saggio di Andrea Tarquini "La banca, la moneta e l'usura" (Controcorrente, 2010).

(Adesioni via email entro domenica 7 ottobre a daniele.gervasoni@gmail.com, specificando eventuali esigenze vegetariane). 


23 ottobre
FORUM ATENIESE - A LONDRA
(LONDRA - h 19 GMT)
 
Il 23 ottobre riprendono le riunioni mensili del Forum Ateniese, format di libero dibattito democratico adottato dalla sezione Regno Unito del Movimento Roosevelt  

L'attività politica del MR Uk riprende decisa dopo la pausa estiva, con le consuete riunioni mensili stile 'Forum Ateniese', un format di libero scambio democratico di opinioni adottato dal MR UK da più di un anno.
L'appuntamento è per martedì 23 ottobre, ore 19.00 ora locale, come sempre presso l'Inca-Cgil – Italian Advice Centre (124 Canonbury Road, London N1 2UT). See you there!

(Adesioni via email a   info@rooseveltmovement.co.uk )
  

 

 
   



 
Movimento Roosevelt / Democrazia contro oligarchia
 
Il mondo non è mai stato così ricco, eppure la società è colpita da diseguaglianze inaudite:
senza giustizia sociale non si possono garantire né diritti né pari opportunità.
Grazie all'opposizione artificiosa tra destra e sinistra, l'élite neoliberista ha potuto privatizzare il mondo, minando, dagli anni '70, il futuro delle istituzioni democratiche.
Oggi la vera contrapposizione politica non è più tra destra e sinistra, ma tra democrazia e oligarchia. 
Il Movimento Roosevelt è un soggetto politico meta-partitico ispirato da Gioele Magaldi
e istituito da 500 soci fondatori a Perugia  il 21 marzo del 2015.
Il nostro movimento è impegnato a smascherare la pretesa scientificità economicistica
del rigore nei bilanci pubblici, contribuendo al risveglio democratico della politica italiana, europea e mondiale.
Dobbiamo utilizzare indicatori economici che siano accurati nel misurare il benessere della collettività e ricominciare a costruire ricchezza con le politiche economiche proprie del modello post-keynesiano,
fondato sull'investimento pubblico strategico per rilanciare il settore privato.
Si tratta di una sfida culturale per la quale il Movimento Roosevelt si rivolge a tutte le persone di animo sinceramente progressista, disposte a contribuire a far crescere una nuova consapevolezza.
Per ridiventare cittadini e smettere di essere "sudditi" di anonimi tecnocrati, al servizio di potentati economici privatistici, abbiamo bisogno della consapevolezza, del supporto e dell'impegno del popolo.
L'orizzonte per il quale lavoriamo è squisitamente democratico: vogliamo restituire alla collettività
un futuro prospero e degno di essere vissuto appieno.


 
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Strage di alberi, Camp Darby si potenzia, di Manlio Dinucci

Dopo la riorganizzazione del 2012, la base USA in Italia di Camp Darby non accoglie più gli ospedali da campo per il Medio Oriente. È diventata sia un vasto magazzino che rifornisce gli empori delle altre basi americane occidentali, sia un gigantesco arsenale. Lungi dall’essere ridimensionato come annunciato, il campo non smette d’ingrandirsi.
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I primi sono già stati tagliati, gli altri marchiati con la vernice: sono 937 gli alberi che vengono abbattuti nell’area naturale «protetta» del Parco Regionale di San Rossore tra Pisa e Livorno. È il primo «danno collaterale» della massiccia riorganizzazione, iniziata in questi giorni, delle infrastrutture di Camp Darby, il più grande arsenale Usa nel mondo fuori dalla madrepatria [1]. Anche se il comando Usa promette di ripiantare più alberi di quelli tagliati, la costruzione di una ferrovia e altre infrastrutture, frammentando gli habitat naturali, sconvolgerà un vasto ecosistema.
Il progetto prevede la costruzione di un nuovo tronco ferroviario che collegherà la stazione di Tombolo (sulla linea Pisa-Livorno) a un nuovo terminal di carico e scarico, attraversando il Canale dei Navicelli su un nuovo ponte metallico girevole. Il terminal di carico e scarico, alto quasi 20 metri, comprenderà quattro binari lunghi 175 metri capaci di accogliere ciascuno nove vagoni per un totale di 36.
Il terminal sarà collegato all’area di stoccaggio delle munizioni (Ammunition Storage Area) con grandi autocarri. Per mezzo di carrelli movimentatori di container, le armi in arrivo verranno trasferite dai carri ferroviari agli autocarri e quelle in partenza dagli autocarri ai carri ferroviari. Il terminal permetterà il transito di due convogli ferroviari al giorno, che collegheranno la base al porto attraverso le normali linee delle Ferrovie dello Stato.
Il piano di riorganizzazione delle infrastrutture, appena iniziato, è dovuto al fatto che, in seguito all’accresciuto transito di armi da Camp Darby, non basta più il collegamento via canale e via strada della base col porto di Livorno e l’aeroporto di Pisa. Nei 125 bunker di Camp Darby, continuamente riforniti dagli Stati uniti, è stoccato (seondo stime approssimative) oltre un milione di proiettili di artiglieria, bombe per aerei e missili, cui si aggiungono migliaia di carrarmati, veicoli e altri materiali militari. Dal marzo 2017, enormi navi fanno mensilmente scalo a Livorno, scaricando e caricando armi che vengono trasportate in continuazione nei porti di Aqaba in Giordania, Gedda in Arabia Saudita e altri scali mediorientali per essere usate dalle forze statunitesi e alleate nelle guerre in Siria, Iraq e Yemen.
Per capire quali siano i pericoli per la popolazione toscana non occorre essere tecnici specializzati. Movimentare in continuazione migliaia di testate esplosive di enorme potenza in un territorio densamente abitato comporta evidenti rischi. Anche se i responsabili del progetto lo definiscono strategico per «la salute dell’uomo e la pubblica sicurezza», non si può escludere un incidente dalle conseguenze catastrofiche. Né si può escludere un sabotaggio o un attacco terroristico per provocare l’esplosione di un intero convoglio ferroviario carico di bombe. Lo conferma il fatto che nel piano è prevista la realizzazione di un secondo terminal che sarà adibito alle operazioni di verifica e ispezione dei «carri sospetti», ossia di quelli su cui potrebbe essere stata installata (ad esempio all’interno di un container) una bomba che, esplodendo a comando, provocherebbe una catastrofica reazione a catena.
Che cosa hanno fatto le istituzioni di fronte a tutto questo? Invece di svolgere le loro funzioni a tutela dei cittadini e del territorio, la Regione Toscana, i Comuni di Pisa e Livorno e l’Ente Parco hanno non solo approvato il potenziamento di Camp Darby, ma hanno contribuito alla sua realizzazione. Le opere civili realizzate negli ultimi anni per progetti di sviluppo economico veri o presunti (ad esempio la cantieristica di lusso) — in particolare i lavori per migliorare la navigabilità del Canale dei Navicelli e i collegamenti ferroviari del porto di Livorno — sono esattamente quelli richiesti da anni dal comando di Camp Darby. Il suo massimo rappresentante, il colonnello Berdy, è stato ricevuto negli ultimi mesi con tutti gli onori dal presidente del Consiglio regionale toscano Giani (Pd), che si è impegnato a promuovere «l’integrazione tra la base militare Usa di Camp Darby e la comunità circostante», dal sindaco di Livorno Nogarin (M5S) e da quello di Pisa Conti (Lega) che hanno espresso sostanzialmente la stessa posizione. Gli alberi del Parco possono essere tagliati e le bombe di Camp Darby possono circolare sul nostro territorio, grazie al consenso multipartisan.

To see the article visit www.voltairenet.org

lunedì 8 ottobre 2018

Se Foa viene eletto, Vietnam in Rai. Ma i 5 Stelle lo votano?

Nel caso venga eletto presidente della Rai, Marcello Foa dovrà affrontare una guerriglia interna permanente, un vero e proprio Vietnam. Parola di Gianfranco Carpeoro, protagonista all’inizio di agosto di una clamorosa rivelazione: il giornalista, candidato da Salvini, fu stoppato da Berlusconi, che pure aveva già dato il suo ok al leader della Lega. Cos’era accaduto? Un giro di telefonate, innescate da Parigi: il supermassone reazionario Jacques Attali, vicinissimo a Macron, aveva interpellato nientemeno che Giorgio Napolitano, il quale avrebbe consigliato ad Attali – per bloccare l’elezione di Foa – di chiamare il massone Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo e in grado di premere sul Cavaliere, poi chiamato direttamente dallo stesso Attali. Sia Attali che Napolitano, secondo Gioele Magaldi, militano nella stessa potentissima Ur-Lodge, la “Three Eyes”, a lungo dominata da oligarchi come Kissinger, Brzezinski e Rockefeller. In web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, Carpeoro – avvocato, nonché autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo” – aveva sparato la “bomba” in tono semiserio, attribuendo la notizia a “un sogno”, provocato da una “peperonata indigesta”. «Mi risulta che l’effetto l’abbia avuto, quel “sogno”», dice ora Carpeoro, visto che si riparla di Foa come presidente della Rai.
La vera fonte del “sogno”? La prestigiosa loggia rosacrociana “Tre Globi” di Berlino, alla quale Carpeoro – a sua volta massone, già a capo del Rito Scozzese italiano – è rimasto legato. La sconcertante esternazione d’inizio estate, osserva Frabetti, è stataGianfranco Carpeoro taciuta dai media mainstream (con la sola eccezione del quotidiano “La Verità” diretto da Maurizio Belpietro), ma non è certo passata inosservata ai piani alti del potere. Ex caporedattore del “Giornale” e allievo di Indro Montanelli, Marcello Foa è l’autore del dirompente saggio “Gli stregoni della notizia”, che mette alla berlina il sistema-media, accusato di fabbricare “fake news”. Ora Foa potrebbe dunque salire finalmente sul gradino più alto della nomenklatura Rai? Nel caso, dice Carpeoro sempre in streaming web con Frabetti, non avrà vita facile: se la “Three Eyes”, foss’anche per colpa dell’imbarazzante “sogno della peperonata”, si vedesse costretta a non ostacolare più l’ascesa di Foa, il neo-presidente sarebbe comunque “assediato”, da subito, dall’ostilità accanita dello stesso establishment che sta “braccando” Salvini, tallonato da vasti settori della magistratura. Ma non è detto che Foa riesca davvero a diventare presidente: tecnicamente, secondo Carpeoro, potrebbe addirittura sbattere contro l’ipotetico veto dei 5 Stelle, in sede di commissione parlamentare di vigilanza.
«Chi ha ritenuto che il mio non fosse un sogno ma la verità – dice oggi Carpeoro – può aver pensato che forse, in quel momento, qualcuno lo stesse “sputtanando”». Insomma, la trama della “Three Eyes” era ormai venuta allo scoperto. «Bisogna capire però se l’effetto-sputtanamento è stato solo un modo per guadagnare tempo, per poi vedere di “vendere” in un altro modo il siluramento di Foa, o se invece abbiano proprio deciso di “mollare il colpo”, per poi gestire la faccenda diversamente». Oggi, aggiunge Carperoro, «l’unico modo per silurare ugualmente Foa è premere sui 5 Stelle affinché siano loro a farlo fuori: e quel tipo di potere, questa possibilità ce l’ha». Gli unici che possono affondare la candidatura di Foa, insiste Carpeoro, sono proprio i pentastellati: «Non può più farlo Forza Italia, perché sarebbe una conferma della “peperonata”. Non può farlo Salvini, perché sarebbe una sconfitta troppo grossa, per lui. E non hanno la forza di farlo i vari residui di opposizione». I 5Marcello Foa Stelle, dunque? «Sono gli unici che hanno la possibilità di silurare Foa, ma non so se ne abbiamo la motivazione». Tuttavia potrebbero piegarsi «di fronte a una coercizione grande, da parte di un soggetto come una Ur-Lodge».
Attenzione, precisa Carpeoro: «Non dico che lo vogliano fare o che lo faranno, dico solo che – ex ante – gli unici che hanno questa possibilità sono loro: una possibilità concreta, politica, non necessariamente una volontà o un’inclinazione». Morale, il destino di Foa sembra a un bivio: «O viene silurato dai 5 Stelle adesso, o viene eletto. Ma ovviamente, un secondo dopo l’eventuale elezione, entrerebbe in una specie di Vietnam, di Cambogia, dove qualcuno punterà la clessidra e preparerà un conto alla rovescia». Quanto all’affidabilità dei 5 Stelle, non da oggi lo stesso Carpeoro esprime perplessità – soprattutto sul conto di Luigi Di Maio, che considera esser stato ampiamente “sovragestito” proprio da quel genere di poteri forti evocati dal famoso “sogno della peperonata”. Prima ancora delle elezioni, Carpeoro dichiarò ripetutamente che Di Maio entrava e usciva dall’ambasciata Usa di via Veneto a Roma, e che ad accompagnarlo a Washington nei santuari delle Ur-Lodges neo-aristocratiche fosse il politologo Michael Ledeen. Esponente di vertice della supermassoneria sionista, Ledeen è citato da Giovanni TriaCarpeoro nel suo saggio sui legami fra massoneria e terrorismo islamico targato Isis: lo mette addirittura in relazione all’omicidio del premier svedese Olof Palme, nell’ambito di un opaco circuito di cui facevano parte Licio Gelli e l’allora parlamentare statunitense Philip Guarino.
A evocare nuovamente l’ombra delle Ur-Lodges è anche Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, di cui lo stesso Carpeoro è un autorevole esponente. Magaldi ha attaccato direttamente il ministro dell’economia, Giovanni Tria: «Un massone non dichiarato ma presentatosi come progressista, eppure oggi allineato al rigore europeo promosso dal supermassone neo-aristocratico Draghi, che infatti lo ha apertamente elogiato». Carpeoro invita a fare un passo indietro: «I 5 Stelle – ricorda – hanno subito il siluramento del precedente candidato al ministero dell’economia». Si tratta di Paolo Savona, bloccato dal “niet” di Mattarella. «Quindi – prosegue Carpeoro – Tria è la conseguenza di una scelta di campo che i 5 Stelle hanno condiviso, o sbaglio?». In altre parole: l’accettazione di una linea più morbida con Bruxelles, imposta tramite il Quirinale. «A questo punto – conclude Carpeoro – o cambiano idea, o si tengono Tria. Bisogna capire perché dovrebbero cambiare idea (perché si potrebbero tenere Tria, invece, lo sappiamo già)». Quello di Tria è ovviamente un ruolo di garante: tramite minacce, come l’impennarsi dello spread, «il potere che “sovragestisce” l’Europa ha fatto sapere ai 5 Stelle che, senza la presenza di un suo garante, sarebbe cominciata una specie di guerra totale, contro l’Italia, e quindi è passato Tria». Ora, bisogna vedere se è cambiata la situazione: «I 5 Stelle rivendicheranno una maggiore indipendenza? Io ne dubito». Sarebbe quindi possibile mettere sotto pressione Di Maio e soci, al punto da indurli a boicottare Foa?

domenica 7 ottobre 2018

Fermate la prima pagina. Mancano i reporter


La morte di Robert Parry ad inizio anno è parsa un addio all’era dei reporter. Parry è stato “un pioniere del giornalismo indipendente”, ha scritto Seymour Hersh, con cui condivideva molte cose.
Hersh ha svelato il massacro di My Lai in Vietnam e il bombardamento segreto della Cambogia, Parry ha denunciato Iran-Contra, una cospirazione di droga e armi che ha lambito la Casa Bianca. Nel 2016, i due hanno prodotto separatamente prove schiaccianti che il governo di Assad in Siria non aveva usato armi chimiche. Di questo non furono mai perdonati.
Allontanato dal “mainstream”, Hersh è costretto a pubblicare i suoi articoli al di fuori degli Stati Uniti. Parry ha creato un suo sito Web di notizie indipendenti, il Consortium News, in cui, nell’ultimo pezzo scritto dopo aver subito un infarto, fa riferimento a come il giornalismo veneri le “opinioni approvate” mentre “le opinioni non approvate vengono spazzate via o denigrate a prescindere dalla loro qualità”.
Benché il giornalismo sia sempre stato una specie di prolunga dell’ordine costituito, qualcosa è cambiato negli ultimi anni. Il dissenso tollerato quando entrai a far parte di un quotidiano nazionale britannico negli anni ’60 è regredito in una simbolica clandestinità mentre il capitalismo liberale si sta spostando verso una forma di dittatura aziendale. Questo è un cambiamento sismico, con i giornalisti che controllano il nuovo “pensiero di gruppo”, come lo chiamava Parry, divulgandone miti e distrazioni e perseguendone i nemici.
Basta vedere la caccia alle streghe contro rifugiati e immigrati, il volontario abbandono da parte dei fanatici “MeToo” della nostra più antica libertà, la presunzione di innocenza, il razzismo anti-russo, l’isteria anti-Brexit, la crescente campagna anti-Cina e l’insabbiamento di un preavviso di guerra mondiale.
Con molti se non la maggior parte dei giornalisti indipendenti esclusi o espulsi dal “mainstream”, un angolo di Internet è diventato una fonte vitale di divulgazione e analisi basata sulle prove: vero giornalismo. Siti come wikileaks.org, consortiumnews.com, ZNet zcomm.org, wsws.org, truthdig.com, globalresearch.org, counterpunch.org e informationclearinghouse.com sono fonti indispensabili di lettura per chi cerca di dare un senso a un mondo in cui scienza e tecnologia progrediscono splendidamente mentre la vita politica ed economica nelle preoccupanti “democrazie” regredisce dietro la facciata mediatica di uno spettacolo narcisistico.
Cè un solo sito in Gran Bretagna che propone costanti ed indipendenti critiche ai media. È l’eccezionale Media Lens, in parte perché i suoi fondatori, redattori, ed unici scrittori, David Edwards e David Cromwell, fin dal 2001 hanno concentrato lo sguardo non sui soliti sospetti, la stampa dei Conservatori, ma sul modello rispettabile di giornalismo liberale: la BBC, il Guardian, Channel 4 News.
Il loro metodo è semplice. Meticolosi nella ricerca, sono rispettosi ed educati quando chiedono perché un giornalista, lui o lei, ha scritto un articolo fazioso, o non ha svelato fatti essenziali o li ha distorti.
Le risposte che ricevono sono spesso sulla difensiva, e a volte brutali; alcuni (articolisti) diventano isterici, come se si fosse sollevato un coperchio su una specie protetta.
Si può dire che Media Lens abbia frantumato il silenzio riguardo al giornalismo aziendale. Come Noam Chomsky ed Edward Herman in Manufacturing Consent, rappresentano un Quinto Potere che smonta e smitizza il potere dei media.
Per quanto li riguarda, ciò che è particolarmente interessante è che nessuno dei due è giornalista. David Edwards è un ex insegnante e David Cromwell è un oceanografo. Eppure, la loro comprensione della moralità del giornalismo – un termine usato raramente; chiamiamola vera obiettività – è una qualità che esalta i comunicati di Media Lens online.
Penso che il loro lavoro sia eroico e metterei una copia del loro ultimo libro appena pubblicato, Propaganda Blitz, in ogni scuola di giornalismo che fornisce servizi al sistema aziendale, come fanno tutte.
Prendiamo il capitolo Smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, in cui Edwards e Cromwell descrivono il ruolo essenziale dei giornalisti nella crisi che sta affrontando il pionieristico servizio sanitario britannico.
La crisi del NHS [National Health Service, o Servizio Sanitario Nazionale] è il prodotto di una fabbricazione politico-mediatica nota come “austerità”, con il suo linguaggio ingannevole e subdolo di “risparmi di efficienza” (il termine usato dalla BBC per tagliare la spesa pubblica) e “scelte difficili” (la distruzione intenzionale delle fondamenta della vita civile nella Gran Bretagna moderna).
L’ “Austerità” è un’invenzione. La Gran Bretagna è un paese ricco con un debito dovuto dalle sue banche disoneste, non dalla sua gente. Le risorse che avrebbero comodamente finanziato il Servizio Sanitario Nazionale sono state rubate sotto gli occhi di tutti dai pochi autorizzati ad eludere ed evadere miliardi di sterline in tasse.
Usando un vocabolario di eufemismi corporativi, il Servizio Sanitario, finanziato con denaro pubblico, viene volutamente abbattuto dai fanatici del libero mercato per giustificare la sua svendita. Il partito laburista di Jeremy Corbyn potrebbe sembrare contrario, ma lo è veramente? La risposta è, molto probabilmente, no. Poco di tutto ciò è accennato nei media, e tanto meno spiegato.
Edwards e Cromwell hanno esaminato minuziosamente la legge sull’assistenza sanitaria e sociale del 2012, il cui innocuo titolo nasconde le sue catastrofiche conseguenze. La legge, sconosciuta alla maggior parte della popolazione, mette fine all’obbligo legale dei governi britannici di fornire l’assistenza sanitaria universale gratuita: la base su cui il Servizio Sanitario Nazionale [NHS] è stato istituito dopo la seconda guerra mondiale. Le compagnie private ora possono insinuarsi nel NHS, pezzo dopo pezzo.
Dov’era la BBC mentre questo importante progetto di legge stava passando in Parlamento? Si chiedono Edwards e Cromwell. Con un impegno statutario a “fornire un ampio respiro” nell’informare adeguatamente i cittadini su “questioni di ordine pubblico”, la BBC non ha mai informato della minaccia posta a una delle istituzioni più care della nazione. Un titolo della BBC diceva: “La legge che dà potere ai GP [General Practitioners, o Dottori di Base] passa”. Questa è stata pura propaganda di stato.
C’è una sorprendente somiglianza con la copertura della BBC dell’illegale invasione dell’Iraq voluta dal primo ministro Tony Blair nel 2003, che ha prodotto un milione di morti e altrettanti diseredati. Uno studio dell’Università del Galles, a Cardiff, ha rilevato che la BBC rifletteva la linea del governo “in modo schiacciante” mentre sminuiva i resoconti sulla sofferenza dei civili. Uno studio di Media Tenor ha collocato la BBC in fondo ad una lista di emittenti occidentali nella copertura televisiva degli avversari dell’invasione. Il tanto decantato “principio” dell’imprenditoria della corporation non è mai stato preso in considerazione.
Uno dei capitoli più significativi di Propaganda Blitz descrive le campagne diffamatorie congegnate dai giornalisti contro dissidenti, politici anticonformisti e informatori. La campagna del Guardian contro il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, è la più inquietante.
Assange, le cui epiche rivelazioni su WikiLeaks hanno portato fama, premi di giornalismo e regalie al Guardian, è stato abbandonato quando non era più utile. Poi fu sottoposto ad un violento – e vigliacco – assalto mediatico di una specie che raramente ho visto.
Senza un soldo per WikiLeaks, un libro del Guardian ha portato ad un redditizio accordo cinematografico con Hollywood. Gli autori del libro, Luke Harding e David Leigh, descrivono arbitrariamente Assange come individuo dalla “personalità danneggiata” e “insensibile”. Hanno anche svelato la password segreta che lui aveva dato al giornale in confidenza, progettata per proteggere un file digitale contenente i cablogrammi dell’ambasciata americana.
Con Assange ora intrappolato nell’ambasciata ecuadoriana, Harding, fuori tra gli agenti di polizia, gongolava sul suo blog che “Scotland Yard potrebbe avere l’ultima risata”.
L’opinionista del Guardian, Suzanne Moore, ha scritto: “Scommetto che Assange si sta rimpinzando di porcellini d’india, è proprio un enorme stronzo”.
Moore, che si professa femminista, si è in seguito lamentata del fatto che, dopo aver attaccato Assange, avesse subito “ignobili abusi”. Edwards e Cromwell le hanno scritto: “È un vero peccato, ci spiace sentirlo, ma come descriverebbe il chiamare qualcuno ‘enorme stronzo’? Ignobile abuso?”.
Moore rispose di no, aggiungendo: “Vi consiglierei di smettere di essere così dannatamente paternalisti”.
Il suo ex collega del Guardian James Ball scrisse: “È difficile immaginare la puzza dell’ambasciata ecuadoregna a Londra più di cinque anni e mezzo dopo che Julian Assange si è trasferito lì”.
Tale ottusa malvagità appariva su di un giornale descritto dalla sua editrice, Katharine Viner, come “ponderato e progressista”. Qual è la radice di questa vendicatività? È la gelosia, un riconoscimento perverso che Assange ha ottenuto più primati giornalistici di quanti ne possano vantare i suoi cecchini in una vita? È lui che si rifiuta di essere “uno di noi” e svergogna chi ha da tempo venduto l’indipendenza del giornalismo?
Gli studenti di giornalismo dovrebbero analizzare tutto ciò per capire che la fonte delle “bufale” non è solo il trollismo, o il tipo di notizie alla Fox, o Donald Trump, ma un giornalismo auto-referenziale con una falsa rispettabilità: un giornalismo liberale che finge di sfidare il corrotto potere statale ma che, in realtà, lo corteggia, protegge e collude con esso. L’amoralità degli anni di Tony Blair, che il Guardian non è riuscito a riabilitare, ne è l’eco.
“[È] un’era in cui le persone desiderano nuove idee e nuove alternative”, ha scritto Katharine Viner. Il suo scrittore politico Jonathan Freedland ha bollato il desiderio dei giovani che hanno sostenuto le modeste politiche del leader laburista Jeremy Corbyn come “una forma di narcisismo”.
“Come ha fatto quest’uomo…”, ha ragliato Zoe Williams del Guardian, “ad ottenere il ballottaggio?” Un coro di precoci ciarlatani del giornale si unì a lei, dopo di che si accodò per cadere sulle proprie spade spuntate quando Corbyn per poco non vinceva le elezioni generali del 2017 nonostante i media.
Storie complicate sono riportate in una formula quasi settaria di pregiudizi, dicerie e omissioni: Brexit, Venezuela, Russia, Siria. In Siria, solo le indagini di un gruppo di giornalisti indipendenti sono andate contro corrente, rivelando la rete di sostegno anglo-americano ai jihadisti, compresi quelli collegati all’ISIS.
L’obiettivo, favorito da una campagna “psyops” finanziata dal Foreign Office britannico e dall’Agenzia statunitense per l’aiuto internazionale, è quello di ingannare il pubblico occidentale e accelerare il rovesciamento del governo di Damasco, a prescindere dall’alternativa medievale e dal rischio di guerra con la Russia.
La campagna di Siria, istituita da un’agenzia di Pubbliche Relazioni di New York chiamata Purpose, finanzia un gruppo noto come i Caschi Bianchi, che falsamente afferma di essere “la Difesa Civile della Siria” e che viene visto acriticamente sui notiziari televisivi e sui social media mentre sta in apparenza salvando vittime di bombardamenti, che filmano e modificano essi stessi, anche se è improbabile che ciò sia detto agli spettatori. George Clooney è un loro fan.
I Caschi Bianchi sono appendici dei jihadisti con cui condividono i recapiti. Le loro belle uniformi e attrezzature sono fornite dai loro finanziatori occidentali. Che le loro “imprese” non siano messe in discussione dalle principali agenzie di stampa è un’indicazione di quanto sia profonda l’influenza nei media del PR di stato. Come Robert Fisk ha notato di recente, nessun reporter “mainstream” riferisce sulla Siria, dalla Siria.
In ciò che pare come una severa critica, una reporter del Guardian con sede a San Francisco, Olivia Solon, che non ha mai visitato la Siria, è stata autorizzata a diffondere il lavoro investigativo sostenuto dai giornalisti Vanessa Beeley e Eva Bartlett sui Caschi Bianchi come “diffuso online da una rete di attivisti anti-imperialisti, teorici della cospirazione e troll con il sostegno del governo russo”.
Questo abuso è stato pubblicato senza consentire una singola correzione, per non parlare del diritto di risposta. La pagina dei commenti del Guardian è stata bloccata, come documentato da Edwards e Cromwell. Ho visto la lista di domande che Solon ha mandato a Beeley, che si legge come un foglio di denuncia alla McCarthy: “Sei mai stata invitata in Corea del Nord?”.
Gran parte del [giornalismo] mainstream è sceso a questo livello. Il soggettivismo è tutto; slogan e indignazione sono una prova sufficiente. Ciò che conta è la “percezione”.
Il generale David Petraeus, quando era comandante dell’esercito USA in Afghanistan, dichiarò quella che chiamava “una guerra di percezione … condotta continuamente usando i mezzi di informazione”. Ciò che veramente importava non erano i fatti, ma il modo in cui venivano raccontati negli Stati Uniti. Il nemico non dichiarato era, come sempre, un pubblico informato e critico a casa.
Nulla è cambiato. Negli anni ’70 incontrai Leni Riefenstahl, la regista di Hitler, la cui propaganda incantò il pubblico tedesco.
Mi disse che i “messaggi” dei suoi film non dipendevano da “ordini dall’alto”, ma dal “vuoto sottomesso” di un pubblico disinformato.
“Questo includeva la borghesia liberale e istruita?” Chiesi.
“Tutti” disse lei. “La propaganda vince sempre, se glielo permetti.”
John Pilger
Fonte: comedonchisciotte.org