venerdì 5 ottobre 2018

LA POSTA IN GIOCO – Quale internet vogliamo? Marco Montemagno



Di chi è internet? Quale internet vorresti? Attenzione, che la #postaInGioco è molto elevata. Ne parla Marco Montemagno su Byoblu

Fonte: www.byoblu.com 

giovedì 4 ottobre 2018

Gli Stati Uniti sono un morto che cammina


C’è un feroce attacco alla verità. Se non usiamo bene il nostro sito web, ci troveremo nel buio più totale.
Ieri mentre guidavo, ho acceso la radio in macchina per sentire se  i russo/siriani avessero cominciato la liberazione di Idlib, in Siria dai terroristi appoggiati da Washington. Tutto quello che ho sentito invece, su radio NPR, erano  due donne bianche che deploravano il razzismo bianco. Si sentivano tanto colpevoli per aver indirettamente beneficiato del razzismo bianco che, anche a me, è sembrato di affogare  nel senso di colpa di una di quelle femmine,  prima ancora che avesse finito di parlare.
Non riuscirete a credere quale sia stato il “beneficio indiretto” che aveva prodotto una forma tanto grave di senso di colpa nella femmina bianca, ma forse è bene provarci. Lei aveva comprato un bungalow di mattoni identico a quello accanto, dove viveva un americano nero, con la differenza che l’attico di casa sua era stato completamente ristrutturato, mentre l’attico del suo vicino nero non era stato ristrutturato. Il suo senso di colpa razziale derivava dal fatto che la persona bianca da cui aveva acquistato la casa aveva potuto rendere più bello il suo attico, mentre il suo vicino di colore non aveva potuto farlo, sembra per via del razzismo.
Vi sembra questa una spiegazione ragionevole per mettersi a sguazzare in un senso di colpa razziale? Posso pensare a tanti altri motivi migliori di cui, però, non si parla mai sui media di stampa. Per esempio, come riporta Eric Zuesse, che l’Arabia Saudita, lo stato fantoccio che Washington ha aizzato contro lo Yemen, stia “bloccando sistematicamente i rifornimenti di cibo che dovrebbero raggiungere decine di milioni di uomini, gli Houthis, che vivono nello Yemen circondati dal rombo di un motore di morte tenuto continuamente acceso dagli alleati USA ” Gli Houthi stanno morendo di fame perché volevano scegliersi un loro governo, non quello imposto da Washington.
Ci viene da chiederci quanto possa essere basso il senso di colpevolezza razziale che esprimeva una delle due donne bianche su NPR, quella colpa che trovava tanto difficile da sopportare: un vicino nero con una casa come la sua, però senza un attico ristrutturato, un chiaro segno di razzismo di cui sentirsi colpevole.
In che modo potrebbero reagire, con una pochezza emotiva ed intellettuale, come quella dimostrata da queste donne su NPR,  se fossero a conoscenza che gli USA non si stanno opponendo al fatto che dieci milioni di persone stanno morendo di fame in Yemen, come avrebbero reagito se avessero saputo della distruzione, completa o parziale di  8 paesi sotto il regime criminale di Clinton, George W. Bush e Obama e ora continua anche sotto il regime di Trump? Come sopporterebbero il loro senso di colpa, queste donne, se sapessero del sistematico genocidio di palestinesi messo in atto dallo Stato di Israele?
Naturalmente, non devono reagire, perché la NPR non ne parla mai. La NPR è sempre presente sul posto in cui qualche bianco va a fare un atto-di-auto-denuncia, perché si sente indegno e questo loro modo di fare non potrà mai essere interrotto se non si andrà a far vedere alla gente dove si deve sentire – veramente – il senso di colpa. Se non facciamo comprendere ai bianchi per che cosa devono sentirsi veramente in colpa, come potranno sentirsi al sicuro i neri e gli ebrei ?
Tutti i media di stampa e della TV USA sono in linea con  NPR : sono missing in action da molto tempo. Il Russiagate è un’orchestrazione del complesso militare-security USA che serve per impedire al Presidente Trump di smussare le pericolose tensioni che esistono tra le due principali potenze nucleari e di normalizzare le relazioni con la Russia. La normalizzazione delle relazioni potrebbe avere un impatto negativo sull’enorme budget e sul potere del complesso militare-security. Pertanto, l’umanità deve continuare a vivere con il rischio di  un Armageddon nucleare, per garantire il budget del complesso militare-security, in particolare per garantire gli interessi di Dick Cheney nella Halliburton.
Il governo russo ha presentato alle Nazioni Unite una denuncia documentata e comprovata che i terroristi, che godono dell’appoggio di Washington nella provincia di Idlib, hanno preparato un attacco chimico false flag  per incolpare la Siria e implicitamente la Russia. I filmati sono disponibili online, dove si vedono le prove, prima dell’annuncio dell’attacco, poi delle esercitazioni preparatorie, con i bambini delle scuole di Idlib che curiosano tra le telecamere. Washington ha un tale controllo su quello che racconteranno i media che questo “attacco chimico false-flag fatto dalla Siria” può andare avanti, anche se è certificato dalle Organizzazioni Internazionali sul controllo delle armi chimiche che il governo siriano ha zero armi chimiche. Vedi su YouTube, per esempio: https://www.youtube.com/watch?v=MYBJH2IaLF8&feature=youtu.be
Spero che i lettori non siano stati ancora sottoposti a un completo lavaggio del cervello e che riescano a vedere che questo è un film preparato in anticipo, in attesa di evento-false- flag che verrà proposto ai media di stampa come un fatto vero.
La stampa americana non ha mai rispettato il mandato lasciato dai Padri fondatori che avevano consegnato e protetto con il Primo Emendamento. Ma fino a quando il regime criminale di Clinton, non permise che solo SEI/6 monopoli potessero concentrare nelle loro mani ben il 90% dei media statunitensi, qualche volta la verità veniva ancora a galla. Ma ora non più. I media USA non sono in grado di raccontare nemmeno i fatti più avvincenti del nostro tempo, quelli che potrebbero portare alla distruzione della vita sulla terra. Invece, i giornalisti si preoccupano di difendere il loro posto di lavoro e di raccontare notizie false, nell’ interesse delle élite al potere.
Attualmente, Russia, Siria e Iran si stanno preparando a liberare l’ultima provincia siriana che è ancora nelle mani dell’esercito fantoccio di Washington: Al Qaeda, Al Nusra e ISIS.Washington ha inviato truppe Usa che si sono nascoste tra i terroristi che Washington aveva inviato per rovesciare la Siria, pensando che la presenza americana avrebbe dissuaso i russo-siriani dall’attacco contro i terroristi. Ancora una volta, Washington ha approfittato di una esitazione di Putin per complicargli la vita.
Sembra che  Washington sia riuscita a ritardare la liberazione finale della Siria dai terroristi appoggiati dagli USA, comunque l’esercito russo, se non il governo russo, comprendono che in questa fase avanzata del gioco, la Russia non può tirarsi più indietro senza rischiare di essere inondata da altre provocazioni, come prezzo della sua correttezza. Questo è il motivo per cui una armata della marina russa staziona al largo della Siria, equipaggiata di nuovi missili ipersonici russi contro i quali gli Stati Uniti non hanno nessuna difesa. Se si arriverà ad un conflitto, sarà solo il governo russo che potrà decidere se qualche nave USA dovrà restare ancora a galla.
Anche l’esercito russo ha nuovi aerei – di gran lunga superiori alla mondezza degli americani – armati con missili ipersonici, così una resa dei conti tra Russia e Washington in Siria significherebbe una umiliante sconfitta militare per Washington.
Questa consapevolezza rende il governo russo esitante nell’esercitare la propria forza militare in Siria. Il governo russo sa che a Washington ci sono dei pazzi e che, pochi insani neo-cons credono nell’eccezionalismo e nell’indispensabilità degli USA , convinti dell’unilateralismo americano. I russi sono consapevoli del fatto che Trump, sebbene avesse voluto ridurre le tensioni, non ha retto all’attacco del complesso security-militare e che forse per  “salvare l’onore dell’America” potrebbe premere il pulsante.
Questa, penso, potrebbe essere la ragione per cui la liberazione della provincia di Idlib non è iniziata. Questa parte della Siria potrebbe essere lasciata nelle mani di Washington per evitare la fine del mondo.
D’altra parte, i militari e i nazionalisti russi sono stanchi degli insulti e delle sterili provocazioni militari di Washington e del Regno Unito. Stanno perdendo la pazienza aspettando di difendere l’onore della Russia. Capiscono bene che accettare una provocazione, porta a doverne accettare un’altra subito dopo e che alla fine la Russia sarà costretta a rispondere. Putin è stato indebolito dall’aver perso tempo, concedendo un vantaggio alla quinta colonna di Washington che lavora all’interno della Russia — composta da economisti neoliberisti addestrati a Washington. È un mistero per tutti il motivo per cui Putin si fidi  ancora di questi agenti americani de facto che intendono portare alla rovina sia lui che la Russia.
In altre parole, la situazione in Siria è pericolosa, e i media USA non se ne preoccupano se non per usarla come opportunità di propaganda per incolpare la Russia di attacchi chimici e di morti tra i civili. In effetti, l’unico interesse dei media statunitensi è di arrivare per primi nel raccontare dell’uso di armi chimiche da parte della Siria per la liberazione della provincia di Idlib. In altre parole, i media USA non vedono l’ora di spingere il mondo verso una Terza Guerra Mondiale.
Altra straordinaria carenza dei media americani è parlare di Israele. I sionisti israeliani hanno commesso un genocidio contro i palestinesi, ai quali hanno rubato un paese alla luce del giorno, senza che ci sia stata nessuna protesta concreta da parte del Grande Mondo-Morale-dell’Occidentale o di nessun altra parte per tanti decenni. Oggi i resti della Palestina stanno quasi tutti nei campi profughi, fuori dal paese, in quel campo di concentramento che è il Ghetto di Gaza.
Per quanto riguarda la NPR, la CNN, il NY Times, o il Washington Post della CIA, non esiste nessun crimine di Israele contro l’umanità, tanto che il Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente Trump, un neoconservatore, ha recentemente dichiarato che il governo degli Stati Uniti userà tutte le sue forze per proteggere ogni americano e ogni israeliano incolpato di criminali di guerra davanti al Tribunale penale internazionale.
In altre parole, il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump ha dichiarato che gli americani e gli israeliani sono al di sopra della legge che Washington applica a tutti gli altri. Vedi ad esempio: https://truthout.org/articles/john-bolton-escalates-blackmail-to-shield-us-war-criminals/
Allora, che cosa abbiamo? Abbiamo i media USA che si trovano a loro agio dato che nessuno denuncia i crimini  contro l’umanità compiuti da Israele, perché denunciarli sarebbe antisemitismo e negazione e dell’olocausto.
I media USA non si preoccupano per l’interesse ad uso personale che il complesso security/militare sta perseguendo con il Russiagate, perché indagare su questo affare potrebbe distrarli dal loro impegno per incriminare Trump di essere un agente russo.
A dirla tutta anzi, sono tutti i media occidentali che non hanno nessun interesse per il pericoloso conflitto che l’Occidente ha orchestrato gratuitamente contro la Russia, perché qualsiasi articolo che ne parlasse potrebbe spaventare a morte la gente e farebbe comprendere che la strada lungo la quale ci stanno portando i media è quella che minaccia la vita del pianeta.
Paul Craig Roberts 
Fonte: comedonchisciotte.org autore della traduzione Bosque Primario

mercoledì 3 ottobre 2018

SALUTE SpA - LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITÀ, Francesco Carraro



Dieci milioni di italiani non si fanno curare perché costa troppo, mentre entro 5 anni 14 milioni di cittadini rimarranno senza medico di famiglia. Chi sono i nuovi padroni della salute? Perché la sanità pubblica garantisce coperture sempre inferiori, spingendo i cittadini che hanno bisogno di curarsi nelle mani del privato? Chi spinge verso un modello sanitario nel quale i nuovi mercanti della salute stabiliscono chi può curarsi e chi deve arrangiarsi? La salute è il business del futuro, a dirlo è un documento UE. Tutto quello che non avremmo voluto sapere, lo ha messo nero su bianco Francesco Carrara, autore insieme a Massimo Quezel di “Salute SpA – La sanità svenduta alle assicurazioni“.

www.byoblu.com

martedì 2 ottobre 2018

COSI’ MUORE UN QUOTIDIANO primadanoi.it

Quando le candeline diventano un cero: 26 settembre 2005- 26 settembre 2018














ABRUZZO. PrimaDaNoi.it si spegne. E’ l’annuncio che non avremmo mai voluto dare e che da anni abbiamo cercato di allontanare il più possibile, fino a quando resistere non è stato più sufficiente.
Così siamo costretti a fermarci: da oggi non troverete più notizie aggiornate qui.
Il 26 settembre 2005 nasceva il primo quotidiano on line per la regione Abruzzo in un momento in cui la tecnologia era ancora una speranza da queste parti, appena prima dei grandi scandali e in un momento di forti cambiamenti.
Il 26 settembre 2018, 13 anni esatti dopo, dobbiamo fermarci perchè non possiamo più garantire la sostenibilità del quotidiano  e lo facciamo prima di contrarre debiti che non potremo onorare.

E’ la fine di un sogno che si è trasformato in un incubo, poichè spesso siamo diventati noi il nemico di troppi e il bersaglio da colpire.
PrimaDaNoi.it muore per asfissia lentissima: un quotidiano vive di pubblicità ma siamo stati bravini a raccogliere quella nazionale e pessimi a convincere gli imprenditori sotto casa. Chissà perchè...

PrimaDaNoi.it muore per l’isolamento nel quale è stato relegato  solo perchè siamo stati “cattivi” con i potenti e qualche difficoltà (piccolissima) in questi lunghi anni gliela abbiamo pure creata.
PrimaDaNoi.it muore perchè in questa terra, oggi, la verità, l’informazione, il giornalismo d’inchiesta non sono ritenuti ancora beni vitali dal cittadino comune.    

E quindi è  la fine di un ciclo, di una stagione della nostra vita e di qualcosa di impalpabile che c’è e che assomiglia, chissà, forse, ad un punto di riferimento o ad una boccata d’aria.
E’ molto probabile che  tra un paio di mesi anche il sito, con i suoi 500mila articoli di cronaca e inchieste abruzzesi, svanirà nel cimitero digitale e non vi sarà più alcuna traccia di quello che è stato.
Per noi, però, non è una sconfitta: non siamo noi a perdere.
Noi siamo quelli che per 13 anni esatti hanno resistito ad ogni sorta di tempesta, sgambetto o tranello, che hanno nuotato sempre  controcorrente (purtroppo) e hanno combattuto soli contro tutti.

E quello che non ti ammazza, ti spegne: anche se ci è riuscito solo ora.
Lo diciamo chiaramente e urlando perchè rimanga agli atti: la fine di PrimaDaNoi.it è la prova inconfutabile che l’informazione libera, svincolata e indipendente davvero non può esistere, se non per poco.

I patti, invece, sono la via unica anche per un giornale di sopravvivere ed è proprio per questo che non si può essere “indipendenti”, come noi, da tutti; a qualcuno devi pur appoggiarti e fare qualche favore se vuoi che poi ti difenda.

Come direttore mi ritengo l’unico responsabile per aver sempre tenuto una linea editoriale intransigente, improntata solo all’interesse pubblico senza mai farci intralciare da quelli privati (nemmeno i nostri).
La mia è stata una leggerezza imperdonabile ma mai avrei potuto immaginare che il Paese fosse malato a tal punto da trasformare una così preziosa virtù in una sentenza di morte.
Come giornale abbiamo sempre seguito i più alti principi morali (dunque nulla di più antiquato e retrogrado)  e certe cose si pagano, qui ed ora, a caro prezzo.

Quando abbiamo iniziato immaginavamo che sarebbe stato difficilissimo ma non conoscevamo certi biechi meccanismi e certi ingranaggi che poi ci hanno stritolato.

Mai avremmo potuto immaginare, per esempio, di inaugurare una nuova stagione di dittature e censure come quelle avviate dalle ignobili sentenze sul “diritto all’oblio” che, nel 2010, per primi al mondo, ci hanno colpito, e da allora e a causa di quelle  decisioni, il declino è stato inesorabile e ancora più veloce.
Condannati per aver violato una legge che non c’è in nome della privacy che serve per censurare, intimorire e restituire la verginità a qualche delinquente che non ha imparato la lezione.
Siamo stati costretti dal “sistema” ad essere come un soldato in campo aperto senza difese, bersaglio facile da colpire e solo perchè la “Giustizia” l’abbiamo incrociata pochissime volte.
Noi abbiamo cercato di difendere il vostro diritto di conoscere negando la cancellazione di articoli veri e mai diffamatori e ci siamo trovati contro prepotenti e giudici.
Per dirne una, c’è un tizio che da sette anni mi minaccia di morte e profetizza di lasciarmi in mutande: per fortuna si è avverata solo la seconda.

E’ stato un continuo e disgustoso tiro al piccione.

L’informazione seria e le inchieste giornalistiche hanno per noi un carattere sacrale ma costano tanti soldi, molta fatica e svariate conseguenze e noi, da soli, per questi anni ci siamo fatti carico di tutto questo ma ora non siamo più in grado di fronteggiare tutti i rovesci ed i guasti di un Paese degradato.
Non è sbagliato dire, dunque, che le istituzioni sono state complici della nostra condanna a morte.
Grazie a tutti quelli che ci hanno seguito con assiduità, letto con attenzione, che hanno potuto sapere e scoprire l’Abruzzo in questi 13 anni.
Magari che hanno sperato con noi che le cose potessero migliorare.
Da oggi tutti quelli che pensavano a noi per denunciare qualcosa che loro non avevano il coraggio di fare dovranno rivolgersi altrove.
A quelli a cui siamo antipatici e che oggi non sono affranti come noi dico che prima o poi arriva per tutti il momento di avere bisogno di un quotidiano davvero onesto e libero per conoscere o raccontare.  
Noi la nostra parte l’abbiamo fatta.   

Non c’è altro da dire e non ne vale la pena.

Punto.
E basta.      

Alessandro Biancardi

75mila firme per cambiare la Legge Lorenzin

lunedì 1 ottobre 2018

Magaldi: Tria si dimetta, se “serve” massoni ostili all’Italia

E' assolutamente ridicolo e inaccettabile che il "fratello" Giovanni Tria affermi di «aver fatto il proprio giuramento da ministro nell'interesse della nazione», collegando questo giuramento alla sua ostinata pervicacia nel voler difendere un paradigma economico ispirato alla più occhiuta e malnata austerità e nel considerare i privati diktat dei mercati come coincidenti con il bene collettivo dei cittadini. Ostinarsi a voler difendere nel rapporto deficit-Pil il limite dell'1,6% o qualunque altra asticella astratta e priva di fondamento scientifico (meno del 2%, o anche il 3% previsto dai Trattati di Maastricht e cosi via) significa fare gli interessi di gruppi massonici neoaristocratici già ben rappresentati, nella loro distruzione dell'economia italiana, da personaggi come Mario Draghi, Ignazio Visco, Sergio Mattarella, Carlo Cottarelli, eccetera. Al contrario, il massone Giovanni Tria era stato designato alla guida del Mef in qualità di libero muratore sedicente progressista, che avrebbe dovuto contribuire ad inaugurare un "new deal" nella governance economica del Bel Paese.

Un nuovo corso significativamente postkeynesiano, e in grado di puntare più sulla crescita del Pil (e di altri fattori non meno rilevanti, per valutare lo stato di salute di un sistema economico complesso) che non sull'ottuso rigore dei conti pubblici: Gioele Magaldipolitica, quest'ultima, che negli ultimi anni si è dimostrata chiaramente fallimentare, peggiorando i rapporti relativi tra deficit, debito e Pil. Del resto, quale soluzione di continuità vi sarebbe tra l'azione di Tria e quella dei suoi predecessori (i massoni neoaristocratici Pier Carlo Padoan, Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli e Mario Monti, che ebbe l'interim al Mef come presidente del Consiglio dal 16 novembre 2011 all'11 luglio 2012) alla guida del ministero economia e finanze, se tutta la gestione dei problemi economici italiani attuali fosse ridotta al problema di avvicinarsi il più possibile al principio neoliberista, dogmatico e funesto del pareggio di bilancio?

Insomma, il "fratello" Tria si decida: o sta dalla parte del popolo sovrano italiano oppure, infrangendo il suo giuramento "nell'interesse della nazione", sta facendo gli interessi di gruppi apolidi sovranazionali e privati di caratura contro-iniziatica. Ma se Tria sta dalla parte di Mario Draghi (presidente Bce), Ignazio Visco (governatore di Bankitalia), Sergio Mattarella e Carlo Cottarelli (su questi ultimi due si veda l'artico pubblicato da 'Affari Italiani' "Governo, Magaldi: e il paramassone Mattarella incaricò il massone Cottarelli") e in perfetta continuità e accordo con il paradigma dell'austerity imposto in modo feroce sin dal governo del controiniziato Mario Monti, allora si dimetta. E una volta che Tria si sia dimesso, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e gli altri legittimi azionisti politici del governo Conte chiamino a dirigere il Mef Paolo Savona (come originariamente proposto), supportato da un gabinetto economico speciale che includa Nino Galloni, Antonio Maria Rinaldi, Alberto Bagnai, Claudio Borghi e altri economisti di chiara ispirazione postkeynesiana.

(Gioele Magaldi, "Attenzione alle trame dei massoni neoaristocratici Draghi, Visco e Cottarelli e secondo avvertimento al fratello Tria", dal blog del Movimento Roosevelt del 28 settembre 2018. Magaldi è presidente del Movimento Roosevelt e gran maestro del Grande Oriente Democratico, movimento massonico progressista).

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SCARANTINO / DI MATTEO DAVANTI AL CSM SCARICA LA COLLEGA ANNA MARIA PALMA


Una serie di excusatio non petite ma anche una serie di accuse ben precise (pur senza far nomi) nella verbalizzazione del pm Nino Di Matteo che finalmente parla davanti al Csm sul "più grande Depistaggio di Stato", quello relativo al taroccamento del pentito Vincenzo Scarantino in occasione dei processi Borsellino.
Esordisce con sicurezza l'icona antimafia Di Matteo: "io con il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana non c'entro. Il depistaggio è cominciato un minuto dopo l'attentato di via D'Amelio con il furto dell'agenda rossa. Io invece sono entrato nelle indagini cinque mesi dopo".
Il fascicolo, infatti, era finito subito nella mani del pm Anna Maria Palma, cui poi si è affiancato Di Matteo.

L'ETERNO MISTERO DELL'AGENDA ROSSA

Giuseppe Ayala. In apertura i magistrati Anna Maria Palma e Nino Di Matteo

Quindi solo cinque mesi. E il mistero dell'agenda rossa sempre in piedi. Ma "ufficialmente" risolto, con un processo farsa ad un ufficiale dei carabinieri ripreso da alcune telecamere con l'agenda rossa sotto il braccio. L'avrebbe data – forse – al giudice Giuseppe Ayala, ma a questo punto calano altre nebbie e il processo a carico dell'ufficiale della Benemerita è stato – tanto per cambiare – archiviato. Quindi, su questo fronte bollente dell'agenda rossa, punto e a capo.
La Voce ha più volte ricordato che la scrittrice e giornalista Roberta Ruscica, autrice del libro "I Boss di Stato" fa riferimento ad una confidenza fattale dalla Palma: "l'ho avuta fra le mani, l'agenda rossa". Ma non ricorda, Ruscica se e cosa le abbia raccontato sul dopo, a chi l'abbia consegnata.
Ma è ovviamente sul pentito taroccato Scarantino che si concentra la verbalizzazione di Di Matteo davanti al Csm. Accusa Di Matteo: "C'è tutta una strumentalizzazione anche di quella sacrosanta ansia di verità attraverso un'abile campagna di disinformazione".
A cosa si riferisce mai l'eroe antimafia, il pm senza macchia e senza paura? A quelle rare inchieste giornalistiche – come quelle della Voce – che osano nutrire seri dubbi sull'attendibilità degli inquirenti che hanno gestito quel pentito che anche un bambino avrebbe capito taroccato, costruito a tavolino, ammaestrato o come volete voi?
In primo luogo, a quanto pare, si riferisce alle accorate dichiarazione rilasciate più volte, in questi ultimi mesi, da Fiammetta Borsellino, la figlia-coraggio del pm trucidato a via D'Amelio, la quale ha solo chiesta verità e giustizia. E che vengano idenficati tutti gli autori del Maxi Depistaggio. E cioè non solo i poliziotti, ossia i tre che verbalizzeranno a giorni davanti al Csm (il capo della Mobile di Palermo Arnaldo La Barbera è morto 12 anni fa), ma soprattutto gli inquirenti, i magistrati che hanno diretto le operazioni e hanno gestito il pentito Scarantino.
Ribadisce Di Matteo: "Io ho cominciato a occuparmi delle stragi nel novembre 1994 e Scarantino collaborava già da cinque mesi. Non ho mai discusso con i colleghi che l'avevano interrogato prima e che non ho visto convocati qui; non seppi dei dubbi espressi dalla dottoressa Boccassini e dal dottor Saieva nell'ottobre '94. Io ho partecipato al processo Borsellino bis solo in dibattimento, utilizzando le dichiarazioni di Scarantino in minima parte e nel Borsellino ter non l'ho nemmeno citato come testimone".
E passa al contrattacco, Di Matteo: "Evidentemente è stato imbeccato da qualcuno che ha mescolato bugie e verità".

S'INCRINA L'ASSE TRA I DUE PM, PALMA E DI MATTEO ?

Arnaldo La Barbera

Dichiarazioni pesantissime e tutte da decodificare, soprattutto.
A questo punto sorgono spontanei svariati interrogativi che solo il seguito del procedimento davanti al Csm potrà chiarire. E chissà mai se basterà.
Sostiene Di Matteo:"non ho mai parlato con i colleghi che lo avevano interrogato prima e che non  ho visto convocati qui".
Una affermazione molto dura e di duplice valenza lanciata nei confronti della collega Anna Maria Palma. Primo, "non ho mai parlato con i colleghi", quindi non ho mai avuto in cinque mesi alcuna interlocuzione con chi aveva in mano il fascicolo; secondo, sono stupito del fatto che mentro io sono qui, davanti a voi, la collega Palma non è stata ancora interrogata e non so se verrà  interrogata.
Terzo: nulla ho mai saputo delle dichiarazioni di Boccassini e Sajeva: come è mai possibile? Possibile che in un tribunale, per un caso di eccezionale gravità, gli inquirenti (o almeno un inquirente) sia tenuto all'oscuro di quanto relazionato da altri colleghi su un pentito strategico? Inverosimile.
E il gran botto finale: evidentemente Scarantino è stato imbeccato…
Domandoni finale: s'è rotto l'inossidabile asse Palma-Di Matteo durato un quasi un quarto di secolo?
Si potrà a questo punto chiarire cosa successe nel corso della "ultima cena" a casa di Paolo Borsellino, alla presenza di toghe eccellenti e "amiche" di Borsellino?
Il senso stesso della frase pronunciata un paio di giorni prima di morire alla moglie Agnese Borsellino, "un amico mi tradirà"?
E la reale "scientifica" costruzione del pentito Scarantino, "imbeccato" sempre al punto giusto durante tutto il dibattimento?
E si potrà forse anche chiarire l'eterno mistero del Castel Utveggio, che domina la collina di Palermo e dal quale si controlla perfettamente via d'Amelio? Per molti anni sede del Cerisdi, una sigla prima riconducibile, come centro studi, ai cattolici di Padre Pintacuda; poi diventata un misterioso punto di appoggio dei Servizi Segreti. A presiederlo, per alcuni anni, Adelfio Elio Cardinale, rettore di Medicina a Catania, sottosegretario alla Sanità nel governo Monti: e marito di Anna Maria Palma.

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domenica 30 settembre 2018

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 28 9 2018


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Washington prêt à faire exploser l'Église orthodoxe
 

 
S-300 : le Royaume-Uni, la France et Israël ne pourront plus survoler la Syrie
 

 
Les Émirats revendiquent l'attentat d'Ahvaz
 

 
Exercice militaire russe au large de la Syrie
 

 
L'émir Tamim offre un palace volant au sultan Erdoğan
 

 
Israël utilise un avion militaire russe comme bouclier
 

 
La bataille d'Idleb est repoussée
 

 
La Russie dément les conclusions de la Commission internationale sur le MH-17
 

 
La Turquie a enlevé Ayten Öztürk au Liban
 
Controverses
Fil diplomatique

 
« L'Otan, indispensable rempart de paix et de sécurité »
 

 
Discours de Miguel Díaz-Canel Bermúdez devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours de Michel Aoun devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours d'Alain Berset devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours d'Emmanuel Macron devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours de Donald Trump devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Ouverture de la 73ème session de l'Assemblée générale des Nations Unies
 

 
Déclaration de principes du Petit Groupe pour la Syrie
 

 

"The Art of War"
The strategy of demonising of Russia
par Manlio Dinucci, Réseau Voltaire, 27 septembre 2018
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