lunedì 1 ottobre 2018

Magaldi: Tria si dimetta, se “serve” massoni ostili all’Italia

E' assolutamente ridicolo e inaccettabile che il "fratello" Giovanni Tria affermi di «aver fatto il proprio giuramento da ministro nell'interesse della nazione», collegando questo giuramento alla sua ostinata pervicacia nel voler difendere un paradigma economico ispirato alla più occhiuta e malnata austerità e nel considerare i privati diktat dei mercati come coincidenti con il bene collettivo dei cittadini. Ostinarsi a voler difendere nel rapporto deficit-Pil il limite dell'1,6% o qualunque altra asticella astratta e priva di fondamento scientifico (meno del 2%, o anche il 3% previsto dai Trattati di Maastricht e cosi via) significa fare gli interessi di gruppi massonici neoaristocratici già ben rappresentati, nella loro distruzione dell'economia italiana, da personaggi come Mario Draghi, Ignazio Visco, Sergio Mattarella, Carlo Cottarelli, eccetera. Al contrario, il massone Giovanni Tria era stato designato alla guida del Mef in qualità di libero muratore sedicente progressista, che avrebbe dovuto contribuire ad inaugurare un "new deal" nella governance economica del Bel Paese.

Un nuovo corso significativamente postkeynesiano, e in grado di puntare più sulla crescita del Pil (e di altri fattori non meno rilevanti, per valutare lo stato di salute di un sistema economico complesso) che non sull'ottuso rigore dei conti pubblici: Gioele Magaldipolitica, quest'ultima, che negli ultimi anni si è dimostrata chiaramente fallimentare, peggiorando i rapporti relativi tra deficit, debito e Pil. Del resto, quale soluzione di continuità vi sarebbe tra l'azione di Tria e quella dei suoi predecessori (i massoni neoaristocratici Pier Carlo Padoan, Fabrizio Saccomanni, Vittorio Grilli e Mario Monti, che ebbe l'interim al Mef come presidente del Consiglio dal 16 novembre 2011 all'11 luglio 2012) alla guida del ministero economia e finanze, se tutta la gestione dei problemi economici italiani attuali fosse ridotta al problema di avvicinarsi il più possibile al principio neoliberista, dogmatico e funesto del pareggio di bilancio?

Insomma, il "fratello" Tria si decida: o sta dalla parte del popolo sovrano italiano oppure, infrangendo il suo giuramento "nell'interesse della nazione", sta facendo gli interessi di gruppi apolidi sovranazionali e privati di caratura contro-iniziatica. Ma se Tria sta dalla parte di Mario Draghi (presidente Bce), Ignazio Visco (governatore di Bankitalia), Sergio Mattarella e Carlo Cottarelli (su questi ultimi due si veda l'artico pubblicato da 'Affari Italiani' "Governo, Magaldi: e il paramassone Mattarella incaricò il massone Cottarelli") e in perfetta continuità e accordo con il paradigma dell'austerity imposto in modo feroce sin dal governo del controiniziato Mario Monti, allora si dimetta. E una volta che Tria si sia dimesso, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e gli altri legittimi azionisti politici del governo Conte chiamino a dirigere il Mef Paolo Savona (come originariamente proposto), supportato da un gabinetto economico speciale che includa Nino Galloni, Antonio Maria Rinaldi, Alberto Bagnai, Claudio Borghi e altri economisti di chiara ispirazione postkeynesiana.

(Gioele Magaldi, "Attenzione alle trame dei massoni neoaristocratici Draghi, Visco e Cottarelli e secondo avvertimento al fratello Tria", dal blog del Movimento Roosevelt del 28 settembre 2018. Magaldi è presidente del Movimento Roosevelt e gran maestro del Grande Oriente Democratico, movimento massonico progressista).

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SCARANTINO / DI MATTEO DAVANTI AL CSM SCARICA LA COLLEGA ANNA MARIA PALMA


Una serie di excusatio non petite ma anche una serie di accuse ben precise (pur senza far nomi) nella verbalizzazione del pm Nino Di Matteo che finalmente parla davanti al Csm sul "più grande Depistaggio di Stato", quello relativo al taroccamento del pentito Vincenzo Scarantino in occasione dei processi Borsellino.
Esordisce con sicurezza l'icona antimafia Di Matteo: "io con il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana non c'entro. Il depistaggio è cominciato un minuto dopo l'attentato di via D'Amelio con il furto dell'agenda rossa. Io invece sono entrato nelle indagini cinque mesi dopo".
Il fascicolo, infatti, era finito subito nella mani del pm Anna Maria Palma, cui poi si è affiancato Di Matteo.

L'ETERNO MISTERO DELL'AGENDA ROSSA

Giuseppe Ayala. In apertura i magistrati Anna Maria Palma e Nino Di Matteo

Quindi solo cinque mesi. E il mistero dell'agenda rossa sempre in piedi. Ma "ufficialmente" risolto, con un processo farsa ad un ufficiale dei carabinieri ripreso da alcune telecamere con l'agenda rossa sotto il braccio. L'avrebbe data – forse – al giudice Giuseppe Ayala, ma a questo punto calano altre nebbie e il processo a carico dell'ufficiale della Benemerita è stato – tanto per cambiare – archiviato. Quindi, su questo fronte bollente dell'agenda rossa, punto e a capo.
La Voce ha più volte ricordato che la scrittrice e giornalista Roberta Ruscica, autrice del libro "I Boss di Stato" fa riferimento ad una confidenza fattale dalla Palma: "l'ho avuta fra le mani, l'agenda rossa". Ma non ricorda, Ruscica se e cosa le abbia raccontato sul dopo, a chi l'abbia consegnata.
Ma è ovviamente sul pentito taroccato Scarantino che si concentra la verbalizzazione di Di Matteo davanti al Csm. Accusa Di Matteo: "C'è tutta una strumentalizzazione anche di quella sacrosanta ansia di verità attraverso un'abile campagna di disinformazione".
A cosa si riferisce mai l'eroe antimafia, il pm senza macchia e senza paura? A quelle rare inchieste giornalistiche – come quelle della Voce – che osano nutrire seri dubbi sull'attendibilità degli inquirenti che hanno gestito quel pentito che anche un bambino avrebbe capito taroccato, costruito a tavolino, ammaestrato o come volete voi?
In primo luogo, a quanto pare, si riferisce alle accorate dichiarazione rilasciate più volte, in questi ultimi mesi, da Fiammetta Borsellino, la figlia-coraggio del pm trucidato a via D'Amelio, la quale ha solo chiesta verità e giustizia. E che vengano idenficati tutti gli autori del Maxi Depistaggio. E cioè non solo i poliziotti, ossia i tre che verbalizzeranno a giorni davanti al Csm (il capo della Mobile di Palermo Arnaldo La Barbera è morto 12 anni fa), ma soprattutto gli inquirenti, i magistrati che hanno diretto le operazioni e hanno gestito il pentito Scarantino.
Ribadisce Di Matteo: "Io ho cominciato a occuparmi delle stragi nel novembre 1994 e Scarantino collaborava già da cinque mesi. Non ho mai discusso con i colleghi che l'avevano interrogato prima e che non ho visto convocati qui; non seppi dei dubbi espressi dalla dottoressa Boccassini e dal dottor Saieva nell'ottobre '94. Io ho partecipato al processo Borsellino bis solo in dibattimento, utilizzando le dichiarazioni di Scarantino in minima parte e nel Borsellino ter non l'ho nemmeno citato come testimone".
E passa al contrattacco, Di Matteo: "Evidentemente è stato imbeccato da qualcuno che ha mescolato bugie e verità".

S'INCRINA L'ASSE TRA I DUE PM, PALMA E DI MATTEO ?

Arnaldo La Barbera

Dichiarazioni pesantissime e tutte da decodificare, soprattutto.
A questo punto sorgono spontanei svariati interrogativi che solo il seguito del procedimento davanti al Csm potrà chiarire. E chissà mai se basterà.
Sostiene Di Matteo:"non ho mai parlato con i colleghi che lo avevano interrogato prima e che non  ho visto convocati qui".
Una affermazione molto dura e di duplice valenza lanciata nei confronti della collega Anna Maria Palma. Primo, "non ho mai parlato con i colleghi", quindi non ho mai avuto in cinque mesi alcuna interlocuzione con chi aveva in mano il fascicolo; secondo, sono stupito del fatto che mentro io sono qui, davanti a voi, la collega Palma non è stata ancora interrogata e non so se verrà  interrogata.
Terzo: nulla ho mai saputo delle dichiarazioni di Boccassini e Sajeva: come è mai possibile? Possibile che in un tribunale, per un caso di eccezionale gravità, gli inquirenti (o almeno un inquirente) sia tenuto all'oscuro di quanto relazionato da altri colleghi su un pentito strategico? Inverosimile.
E il gran botto finale: evidentemente Scarantino è stato imbeccato…
Domandoni finale: s'è rotto l'inossidabile asse Palma-Di Matteo durato un quasi un quarto di secolo?
Si potrà a questo punto chiarire cosa successe nel corso della "ultima cena" a casa di Paolo Borsellino, alla presenza di toghe eccellenti e "amiche" di Borsellino?
Il senso stesso della frase pronunciata un paio di giorni prima di morire alla moglie Agnese Borsellino, "un amico mi tradirà"?
E la reale "scientifica" costruzione del pentito Scarantino, "imbeccato" sempre al punto giusto durante tutto il dibattimento?
E si potrà forse anche chiarire l'eterno mistero del Castel Utveggio, che domina la collina di Palermo e dal quale si controlla perfettamente via d'Amelio? Per molti anni sede del Cerisdi, una sigla prima riconducibile, come centro studi, ai cattolici di Padre Pintacuda; poi diventata un misterioso punto di appoggio dei Servizi Segreti. A presiederlo, per alcuni anni, Adelfio Elio Cardinale, rettore di Medicina a Catania, sottosegretario alla Sanità nel governo Monti: e marito di Anna Maria Palma.

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domenica 30 settembre 2018

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 28 9 2018


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Washington prêt à faire exploser l'Église orthodoxe
 

 
S-300 : le Royaume-Uni, la France et Israël ne pourront plus survoler la Syrie
 

 
Les Émirats revendiquent l'attentat d'Ahvaz
 

 
Exercice militaire russe au large de la Syrie
 

 
L'émir Tamim offre un palace volant au sultan Erdoğan
 

 
Israël utilise un avion militaire russe comme bouclier
 

 
La bataille d'Idleb est repoussée
 

 
La Russie dément les conclusions de la Commission internationale sur le MH-17
 

 
La Turquie a enlevé Ayten Öztürk au Liban
 
Controverses
Fil diplomatique

 
« L'Otan, indispensable rempart de paix et de sécurité »
 

 
Discours de Miguel Díaz-Canel Bermúdez devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours de Michel Aoun devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours d'Alain Berset devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours d'Emmanuel Macron devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours de Donald Trump devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Ouverture de la 73ème session de l'Assemblée générale des Nations Unies
 

 
Déclaration de principes du Petit Groupe pour la Syrie
 

 

"The Art of War"
The strategy of demonising of Russia
par Manlio Dinucci, Réseau Voltaire, 27 septembre 2018
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Ponte Morandi, da Teramo nuovo esposto: «il video è stato manomesso, ecco perchè»

Lo annuncia  il “Dipartimento Europeo Sicurezza Informazioni” (D.E.S.I.)






TERAMO. Anomalie ben visibili nel video mostrato del Ponte Morandi. Le illustra Luciano Consorti in qualità di Presidente e Direttore Editoriale della testata giornalistica  “Dipartimento Europeo Sicurezza Informazioni (D.E.S.I.)” che condensa le sue considerazioni anche in un esposto alla procura di Teramo depositato oggi 6 settembre.

Consorti spiega che, insieme al suo funzionario esperto in videosorveglianza,  osservando attentamente l’unico video pubblico della videocamera del ponte Morandi registrato della Polizia di Stato ha desunto «verosimilmente una palese Manomissione del Video ed evidenzia  con i cerchi in rosso le anomalie, nel video rallentato vedrete una autocisterna di colore bianco davanti al camion verde di Basko, se osservate attentamente l’autocisterna davanti a Basko sparisce nel nulla, mentre nella corsia opposta si vede un Tir bianco che trasporta un Container di colore rosso  che compare improvvisamente nella carreggiata nel lato sinistro del video, inoltre sul bordo del lato sinistro sotto il logo della polizia, si vede un’anomalia di una pianta che cambia aspetto, il che fa pensare ad una sovrapposizione di immagini».

Come riportato dalle varie agenzie di stampa il 1 settembre 2018,  dopo le indagini della squadra mobile di Genova, si è concluso che il presente video non è stato “manomesso” ma la registrazione si è interrotta  per un black out elettrico senza registrare nessun crollo del ponte.
«Come è possibile che la procura di Genova o perlopiu’ la squadra mobile di Genova che ha fatto le indagini proprio sul quel video, viene a raccontarci che non è stato manomesso alcunchè?», sostiene Consorti, «sembrerebbe un film di fantascienza, dove tutti credono a qualsiasi cosa, visto che il video è chiaro e trasparente per questa ragione abbiamo chiesto alla Procura di Teramo  che vengano fatte ulteriori indagini sul Video per portare alla luce la verità e per riscattare e non far morire in vano tutte quelle 43 vittime del ponte Morandi. Per noi è un puro depistaggio dell’indagine, per conto di chi? E per quale motivo?»

SVELATO L’ARCANO
Dopo alcuni giorni dall'esposto si è potuto appurare che la Squadra mobile di Genova ha fornito una versione ai media non integrale per cui il video trasmesso presenta tagli realizzati a posteriori dall’ufficio
della questura che ovviamente non sono presenti nella versione integrale del video.

Tutto chiarito?
Nient’affatto perchè lo stesso firmatario dell’esposto ha aggiunto: «con questa dichiarazione ipotizziamo che qualcuno voglia depistare le indagini per nascondere ulteriori dettagli su una eventuale o possibile esplosione come supportato dalla tesi del prof.Enzo Siviero docente Universitario»

sabato 29 settembre 2018

Rete Voltaire I principali titoli della settimana 28 set 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Washington pronta a far esplodere la Chiesa Ortodossa
 

 
S-300: Regno Unito, Francia e Israele non potranno più sorvolare la Siria
 

 
Gli Emirati rivendicano l'attentato di Ahvaz
 

 
Esercitazione militare della Russia al largo della Siria
 

 
L'emiro Tamim regala un palazzo volante al sultano Erdoğan
 

 
Israele utilizza un aereo militare russo come scudo
 

 
La battaglia d'Idlib è rinviata
 

 
La Russia smentisce le conclusioni della Commissione olandese sull'MH-17
 
Controversie

 
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