martedì 12 giugno 2018

Il caso Alois Estermann

Aloise ESTERMANN

Nuovo articolo nel Blog di Emanuela Orlandi:

"Il caso Alois Estermann"

Il Comandante dell Guardie Svizzere assassinato nel suo appartamento presso la Città del Vaticano.
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sabato 9 giugno 2018

Con la sua scelta del Primo Ministro, il Presidente italiano ha fatto un regalo all’estrema destra


La difesa dello status quo da parte di Sergio Mattarella ha assicurato il successo delle politiche razziste e populiste
L’Italia dovrebbe passarsela bene. A differenza della Gran Bretagna, esporta molto e più verso il resto del mondo rispetto a quanto importa, mentre il suo governo spende meno(esclusi i pagamenti degli interessi) rispetto alle tasse che riceve. Tuttavia, dopo due decenni persi, l’Italia è in stagnazione e la sua popolazione in stato di ribellione.
Mentre è vero che l’Italia ha un serio bisogno di riforme, coloro che attribuiscono la responsabilità della stagnazione alle inefficienze e alla corruzione a livello nazionale, devono spiegare perché l’Italia è cresciuta così velocemente nel dopoguerra fino all’entrata nell’eurozona. Il suo governo e il suo ordinamento politico erano più efficienti e virtuosi negli anni ’70 e ’80? A malapena.
La ragione singolare per le difficoltà dell’Italia è la sua appartenenza a un’unione monetaria progettata in maniera spaventosa, l’eurozona, in cui l’economia italiana non riesce a respirare e i governi tedeschi consecutivi si rifiutano di apportare riforme.
Nel 2015 il popolo greco ha eletto un governo progressista ed europeista, con il mandato di chiedere un nuovo accordo all’interno dell’eurozona. Nell’arco di sei mesi, sotto la guida del governo tedesco, l’Unione Europea e la sua banca centrale ci hanno schiacciato. Qualche mese più tardi, alla domanda del quotidiano italiano Corriere della Sera, se pensavo che la democrazia europea fosse a rischio, ho risposto: “La Grecia si è arresa, ma è stata la democrazia europea a essere ferita a morte. A meno che gli Europei non si rendano conto che la loro economia è gestita da pseudo-tecnocrati non eletti e irresponsabili, i quali commettono un errore madornale dopo l’altro, la nostra democrazia rimarrà un’invenzione della nostra immaginazione collettiva.”
Da allora, il governo pro-establishment del Partito Democratico italiano ha attuato, una dopo l’altra, le politiche richieste dai burocrati non eletti dell’UE. Il risultato è stato più stagnazione. E così, a marzo, un’elezione nazionale ha consegnato un’assoluta maggioranza parlamentare a due partiti anti-establishment che, nonostante le loro divergenze, hanno condiviso dubbi sull’appartenenza all’eurozona e l’ostilità verso i migranti. Era il raccolto pieno di rabbia per le prospettive assenti e la speranza appassita.
Dopo alcune settimane del genere di mercanteggiamento post-elettorale, comune in Paesi come l’Italia e la Germania, i leader del Movimento Cinque Stelle e della Lega, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, hanno stretto un accordo per formare un governo. Ahimè, il Presidente Sergio Mattarella ha usato i poteri conferitigli dalla costituzione italiana,per impedire la formazione di quel governo e, invece,ha consegnato il mandato a un tecnocrate, un ex dipendente dell’FMI che non ha alcuna possibilità di voto di fiducia in Parlamento.
Avesse Mattarella rifiutato a Salvini la carica di Ministro degli Interni, indignato per la promessa di espellere 500.000 migranti dall’Italia, sarei stato costretto a schierarmi a suo favore. Ma no, il Presidente non si dimostrato esitante. Nemmeno per un attimo ha considerato di porre il veto all’idea di un Paese europeo che dispiega le sue forze di sicurezza per fare una retata di centinaia di migliaia di persone, ingabbiarle e costringerle a salire su treni, autobus e traghetti, prima di mandarli chissà dove.
No, Mattarella ha scelto di scontrarsi con la maggioranza assoluta dei deputati per un altro motivo: la sua disapprovazione nei confronti del Ministro delle Finanze designato. Perché? Poiché il suddetto signore, pur essendo pienamente qualificato per l’incarico, e nonostante la sua dichiarazione di attenersi alle regole dell’UE, in passato aveva espresso dubbi sull’architettura dell’eurozona e caldeggiava un piano per l’uscita dall’UE, ove fosse necessario. Era come se Mattarella avesse dichiarato che il buonsenso, richiesto a un futuro Ministro delle Finanze, costituiva un motivo per la sua esclusione dall’incarico.
Ciò che colpisce è l’assenza, in qualsiasi parte del mondo, di un economista ragionevole che non condivida la preoccupazione per l’architettura difettosa dell’eurozona. Nessun prudente Ministro delle Finanze trascurerebbe di sviluppare un piano per l’uscita dall’euro. In effetti, so da fonte autorevole che il Ministero delle Finanze tedesco, la Banca Centrale Europea e tutte le maggiori banche e società abbiano piani per la possibile uscita dell’Italia, così come della Germania, dall’eurozona. Mattarella ci sta dicendo che al Ministro delle Finanze italiano è proibito ideare un piano di tale risma?
Al di là del suo fallimento morale nell’opporsi alla misantropia su scala industriale della Lega, il Presidente ha preso una grave cantonata dal punto di vista tattico: è caduto proprio nella trappola di Salvini. La formazione di un altro governo “tecnico”, sotto il burocrate dell’FMI, è un regalo fantastico al partito di Salvini.
Salvini sta segretamente smaniando al pensiero di un’altra elezione – che non combatterà come un populista misantropo e divisivo quale egli è, ma come difensore della democrazia contro lo Stato profondo. Ha già scalato gli alti valori morali con parole incitanti: “L’Italia non è una colonia, non siamo schiavi dei Tedeschi, dei Francesi, dello spread o della finanza.”
Se Mattarella trae conforto dal fatto che i precedenti Presidenti italiani sono riusciti a mettere in piedi governi tecnici, che hanno svolto il lavoro dell’establishment (con tale “successo” che il centro politico del Paese è imploso), si sbaglia di grosso. Questa volta, a differenza dei suoi predecessori, non ha la maggioranza parlamentare per approvare un bilancio o addirittura per dare al suo governo prescelto il voto di fiducia. Così, il Presidente è costretto a convocare nuove elezioni che, per gentile concessione della sua deriva morale e della sua cantonata dal punto di vista tattico, restituiranno una maggioranza ancora più forte alle forze politiche xenofobe italiane, forse in alleanza con l’indebolita Forza Italia di Silvio Berlusconi.
E allora come la mettiamo, Presidente Mattarella?
Yanis Varoufakis è co-fondatore di DiEM25 (Democracy in Europe Movement). È anche l’ex Ministro delle Finanze della Grecia

Traduzione Con la sua scelta del Primo Ministro, il Presidente italiano ha fatto un regalo all'estrema destra

venerdì 8 giugno 2018

Maddalena a Mattarella: arrendersi ai mercati è un crimine

Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte CostituzionaleDi fronte alla scelta di Mattarella di negare a Paolo Savona la nomina ministeriale ho provato disorientamento e abbattimento. Dal punto di vista strettamente costituzionale poteva dire "io non firmo", perché l'articolo 90 della Costituzione conferisce al presidente potere di nomina. Ma nel caso di specie, dopo aver consentito a Di Maio e Salvini di fare un programma di governo e dopo aver dato l'incarico a Conte, la contrarietà a un singolo ministro per un fatto individuale trovo sia perlomeno politicamente inammissibile, comunque contraria alla volontà del popolo italiano e al corpo elettorale, che si è espresso chiaramente per cambiare il sistema. Gli italiani hanno espresso un voto antisistema, invece Mattarella – chiamando Cottarelli, che proviene dal Fmi – ha voluto ribadire il suo apprezzamento per il sistema neoliberista. Su questo il presidente sbaglia: tutto si può dire, tranne che il sistema neoliberista abbia portato dei buoni frutti. Ha aumentato le disuguaglianze in tutto il mondo. Ha cominciato Pinochet, che ha distrutto il Cile. Poi c'è stata la Thatcher in Inghilterra, dove il divario tra ricchi e poveri ha raggiunto livelli mai visti. Il neoliberismo è stato applicato da Reagan e poi soprattutto da Clinton negli Stati Uniti (che ora hanno reagito non confermando la Clinton e votando Trump: dalla padella alla brace).
Il sistema valido è quello keynesiano, che permise agli Usa di superare la Grande Depressione degli anni Trenta. Si tratta di distribuire il denaro alla base della piramide sociale cioè ai lavoratori, facendo sì che i negozi aprano e le imprese assumano, in un circolo virtuoso. Invece, secondo la tesi neoliberista lanciata all'inizio degli anni '60 da un certo Milton Friedman della Scuola di Chicago, bisogna concentrare la ricchezza nelle mani di pochi e bisogna estromettere lo Stato dall'economia – cioè, il popolo intero non può partecipare all'economia come comunità statale: non si possono dare aiuti alle imprese, ci vuole una forte competività. Questo crea le premesse per cui il lavoro diventa merce, e quindi si tradisce l'idea stessa di Stato-comunità che è in Costituzione. La comunità è formata dal popolo, che contribuisce alla comunità col suo lavoro, dal territorio che offre i mezzi di sostentamento e le fonti di ricchezza necessarie per il progresso materiale e spirituale della società. La sovranità lascia al popolo l'appartenenza, a titolo di sovranità, del territorio, nonché la possibilità di decidere. Mi sembra che tutti gli elementi dello Stato-comunità vengano attaccati dal pensiero neoliberista, e mi spiace molto.
Lo spread? Noi legittimiamo – non so in base a quale principio giuridico – l'azione speculativa, che è vietata dal nostro codice. E' una sopraffazione, la speculazione: non è che possiamo dire che i mercati sono liberi di fare quello che vogliono. Quando gli Stati si sottomettono ai mercati, compiono un crimine fortissimo: i governanti devono appunto governare il mercato, non esserne governati. Il mercato fa i suoi interessi, e la speculazione non è lo strumento per fare i nostri. E' vietata, la speculazione: può recare danno e farci morire tutti. E' vietata dall'articolo 501 del codice penale, che punisce chi rompe la stabilità dei prezzi delle merci. Questa sottomissione al mercato, da parte dei governi di tutto il mondo – specie del mondo occidentale – è un errore madornale. Avere un mercato aperto non significa dare accesso a leggi di mercato arbitrarie. Il mercato dovrebbe seguire una sola legge naturale, quella della domanda e dell'offerta. In realtà, oggi tende solo ad appropriarsi dei beni altrui. Noi abbiamo dato tutto, ormai. Ci hanno tolto tutto: sono rimasti solo i nostri immobili privati, qualche piccola industria. Dobbiamo dare anche questo? Mi pare assurdo. E l'assurdità sta proprio in questo assecondare il pensiero neoliberista, e soprattutto l'azione – non legittima, per usare un eufemismo – che opera la finanza. La speculazione Paolo Savonafinanziaria è costituzionalmente illegittima: non è possibile darle legittimità. La riteniamo una cosa intoccabile, quasi sacra, quando in televisione stiamo a sentire com'è andata la Borsa.
Nel rifiutare Savona, Mattarella ha detto di voler tutelare i piccoli risparmiatori italiani? Su questo sono completamente in disaccordo, tant'è vero che lo spread è salito. Non si possono assecondare i mercati, che agiscono in base a principi egoistici. Noi abbiamo bisogno di una cooperazione internazionale per controllare i mercati, ma lo stesso trattato internazionale sul commercio si è votato a favore della speculazione finanziaria. A mio avviso, la scelta di Sergio Mattarella – che rispetto, come persona – è completamente sbagliata. Ha buttato a mare un percorso che era durato 85 giorni. Lo stesso Savona gli aveva offerto una soluzione, dichiarandosi a favore dell'Europa: un'Europa con più uguaglianza tra gli Stati. La finanza agisce in modo malevolo, come la criminalità organizzata: se alla criminalità organizzata vai a dire "io faccio il tuo interesse", quella fa il suo interesse e ti uccide lo stesso. Ci stanno uccidendo ugualmente, infatti: non si tratta, col nemico criminale. La trattativa Stato-mafia? Allora furono le stragi a portarci alla trattativa, adesso è la guerra economica cavalcata soprattutto dalla Germania. L'unica nostra salvezza è attuare la Costituzione. Anche se dovessimo andare verso una "decrescita felice", come afferma Latouche, sarebbe preferibile: manterremmo le nostre cose e non saremmo esposti alla schiavitù. Perché a questo punto ci tolgono tutto il territorio ed è finita la comunità italiana – com'è avvenuto in Grecia, dove i cittadini fanno i camerieri per gli stranieri a cui hanno svenduto le loro case.
Ho capito da tempo che nel pensiero neoliberista c'è un meccanismo pratico che prevede la creazione del denaro dal nulla e la commercializzazione di denaro fittizio, come quello dei derivati. Tutto a favore delle multinazionali e contro gli interessi del popolo italiano. Addirittura l'ultimo Gentiloni ha approvato il decreto legislativo incostituzionale "taglia-foreste", destinate ad alimentare le centrali a biomassa dei nostri grandi imprenditori. Nell'ordinamento italiano è stato recepito il bail-in, cioè: se falliscono le banche, pagano i depositanti. Bella roba: questo è il sistema neoliberista, adottato dal Trattato di Maastricht e dal Trattato di Lisbona. Si tenga presente che, sui trattati europei, prevale la Costituzione della Repubblica italiana: a partire dal 1973, la giurisprudenza della Corte Costituzionale ha più volte affermato che nell'ordinamento italiano non possono entrare le norme comunitarie contrarie ai diritti fondamentali, ai diritti dell'uomo e ai principi fondanti della Costituzione repubblicana. Il diritto al lavoro è un diritto fondamentale: come facciamo a sostenere questo sistema economico predatorio neoliberista e Gentiloniridurre il lavoro a merce? Dobbiamo ripristinare il diritto, e l'ha fatto l'Islanda con grande successo – nazionalizzando tutti i fattori della produzione. Se invece in Italia andiamo avanti così, sensa nazionalizzare niente, è sicuro che moriremo tutti.
La finanza ci annienta con denaro fittizio: i derivati sono diventati 20 volte il Pil di tutti gli Stati del mondo. Noi italiani cosa siamo, degli imbecilli? Li potremmo far crollare abrogando leggi insulse che abbiamo approvato, facendo il male nostro. Addirittura i nostri rappresentati al Parlamento Europeo hanno detto sì al Ttip e al Ceta, cioè o trattati euro-atlantici che pretendono il risarcimento del danno se le multinazionali non riescono a piazzare in Italia i loro prodotti, che producono magari tumori. Per contro, quando sta succedendo potrebbe aiutare gli italiani a rendersi conto che devono essere uniti e opporsi al sistema predatorio e neoliberista. Evitando le delocalizzazioni, le liberalizzazioni e le privatizzazioni, e nazionalizzando il più possibile, gli italiani devono riprendersi il territorio che ci è stato tolto. Tornando al Quirinale: chi ha consigliato male il nostro presidente vuole il male dell'Italia, non in bene degli italiani. Il meccanismo neoliberista si fonda su precisi passaggi. Primo, creazione del denaro dal nulla. Derivati, cartolarizzazioni, Jobs Act, project-bond e tante altre cose, fatte con leggi incostituzionali. Quindi: privatizzazioni, liberalizzazioni. Nel 1990 abbiamo privatizzato tutte le banche pubbliche, primo atto assolutamente inconcepibile. Poi nel '92 abbiamo privatizzato l'Ina, l'Eni, l'Enel e l'Iri, con tutte le sue industrie. Ci siamo spogliati di tutto: il popolo italiano non produce più niente, è emarginato dall'economia. Come facciamo a pagare i nostri Mattarelladebiti? Anche quelli sono diventati una prestazione impossibile, ai sensi del codice civile. In un sistema predatorio, ogni giorno ci impoveriamo di più, ogni giorno il debito cresce.
Poi addirittura questi signori pretendono che il debito diminuisca mettendo denaro da parte: ma il denaro non basta più neppure per arrivare a fine mese, è il sistema che deva cambiare. Questo sistema poi finisce con le svendite: tutto il settore alimentare se l'è preso la Francia insieme a quello della moda, il settore meccanico se l'è preso la Germania, mentre la Cina s'è preso il settore agricolo. Siamo mancanti di tutto, e manteniamo ancora questo sistema? Per fortuna la gente sta capendo che bisogna cambiare, sente che questo sistema fa male. E i due partiti che hanno avuto più voti sono stati antisistema. Vogliamo un altro sistema? Questo dovrebbe chiarito, alle prossime elezioni: vogliamo ancora il sistema predatorio che ci fa morire o vogliamo il sistema produttivo che ci fa vivere? Non ci sono più destra, sinistra e centro: sopra c'è la finanza speculativa e sotto ci sono gli schiavi, ci siamo noi. E gli schiavi ci sono anche negli Stati Uniti, in Cile, in Sudamerica, in Germania, in Francia. Bisogna rivitalizzare il senso della comunità

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