giovedì 16 gennaio 2020

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 14 gen 2020


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
L'ONU sospende il diritto di voto di sette Stati
 

 
Twitter chiude account ufficiali venezuelani
 

 
In Venezuela Juan Guaidó persevera
 

 
Vladimir Putin a Damasco
 

 
Una fazione iraniana offre 80 milioni di dollari per assassinare Donald Trump
 

 
Juan Guaidó perde la legittimità
 

 
La NATO sospende le attività in Iraq
 

 
La giustificazione USA dell'assassinio del generale Soleimani
 

 
Medio Oriente e Stati Uniti in allerta
 
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mercoledì 15 gennaio 2020

Blog Emanuela Orlandi: Laura Sgrò al Papa: “Risponda a richiesta verità”

In visita a Julian Assange, prigioniero politico nel Regno Unito


Sono partito da casa all’alba. Belmarsh, la prigione di Sua Maestà  si trova nel pianeggiante entroterra del sud-est di Londra, una serie di muri e di reti senza orizzonte. In quello che viene chiamato Centro visitatori, ho lasciato passaporto, portafoglio, carte di credito, carte mediche, soldi, telefono, chiavi, pettine, penna, carta.
Io uso due paia di occhiali, pertanto ho dovuto scegliere quale mi serve di più e ho lasciato gli occhiali da lettura. Da qui in poi, non potevo più leggere, proprio come Julian non riusciva a leggere durante le sue prime settimane di detenzione. Gli occhiali che gli avevano mandato, inspiegabilmente, ci hanno messo mesi prima di arrivare.
Al centro visitatori ci sono grandi schermi e la TV è sempre accesa e, a quanto pare, il volume è sempre alto. Giochi, spot, pubblicità di automobili, di pizza e di funerali, perfino i talk-show sembrano perfetti per una prigione: servono come il valium, per gli occhi.
Mi sono messo in fila con persone tristi e preoccupate, per lo più povere donne, bambini e nonne. Alla prima scrivania, mi hanno preso le impronte digitali, se si possono ancora chiamare così i test biometrici.
“Poggi tutte e due le mani e spinga forte!” Mi hanno detto e subito ho visto il mio file sullo schermo.
Adesso potevo attraversare il cancello principale, che si trova nelle mura esterne della prigione. L’ultima volta che sono stato a Belmarsh per vedere Julian, pioveva forte e, oltre il centro visitatori, non è permesso portare l’ombrello, così dovetti scegliere se bagnarmi tutto o correre come un pazzo. Stessa cosa dovevano fare anche le nonne.
Arrivato alla seconda scrivania, un impiegato mi disse: “Che cos’è quello?”
“Il mio orologio da polso”, risposi con un senso di colpa.
“Lo lasci nella sala precedente”, così dovetti correre di nuovo sotto la pioggia e ripassare per il test biometrico prima di tornare e fare la scansione completa del corpo e la perquisizione fisica completa dalla testa ai piedi incluso l’interno della bocca.
Ad ogni fermata, il nostro gruppetto silenzioso e obbediente si trascinava in una fila obbligata, stretta dietro una linea gialla. Peccato per chi soffre di claustrofobia. Una donna stava con gli occhi chiusi. Poi ci ordinarono di entrare in un’altra sala di attesa, di nuovo con porte di ferro che si chiudevano rumorosamente davanti e dietro di noi.
“In fila dietro la linea gialla!” Diceva una voce impersonale, poi si dischiuse un’altra porta elettronica e tutti saggiamente esitarono. Faceva venire i brividi ogni volta che si apriva e si richiudeva. Altra sala di attesa, altra scrivania, altra voce che ripeteva  “Mostrare il dito!”
Entrammo in una grande stanza con dei quadrati sul pavimento dove dovevamo metterci uno in ogni quadrato, poi arrivarono due uomini con i cani da fiuto che ci annusarono davanti e didietro.
I cani ci annusarono il culo e ci sbavarono le mani. Altre porte ancora e un nuovo ordine “Mostrare il polso!”
Un marchio laser era il biglietto che ci permise di entrare nella grande sala, dove i prigionieri sedevano in silenziosa attesa, davanti a sedie vuote. Dall’altra parte della sala c’era Julian, che portava una sciarpa gialla sui vestiti della prigione.
Come prigioniero in custodia cautelare Julian avrebbe diritto a indossare i propri abiti, ma lo scorso aprile quando quei teppisti della polizia lo andarono a prendere per trascinarlo fuori dall’ambasciata dell’Ecuador, gli impedirono di prendere la sua borsa. I vestiti glieli avrebbero mandati dopo, dicevano, ma come per gli occhiali da lettura, andarono misteriosamente persi.
Per 22 ore al giorno, Julian è confinato nella “healthcare”. Non è proprio l’ospedale della prigione, ma un posto dove può restare in isolamento, essere curato e spiato. Lo spiano ogni 30 minuti, quando si vede qualcuno che guarda dallo spioncino della porta. E’ una procedura che si chiama  “suicide watch”.
Nelle celle vicino ci sono gli assassini, e più giù un malato di mente che urla tutta la notte. “Questo è il mio unico volo sul nido del cuculo”, mi ha detto Julian. Come “terapia” qualche volta può giocare a Monopoli. Una volta a settimana può vedere qualcuno se va a messa. Il prete, un uomo gentile, è diventato suo amico. L’altro giorno, nella cappella del carcere un prigioniero è stato colpito con un pugno in testa. Gli è arrivato da dietro mentre si cantavano i salmi.
Appena arrivato, nel salutarlo, gli ho sentito le costole, le braccia non hanno più muscoli, da aprile scorso deve aver perso dai 10 ai 15 chili. Quando l’ho visto qui, per la prima volta a maggio scorso, la cosa più scioccante è stata vederlo tanto invecchiato.
“Penso che sto andando fuori di testa”, mi ha detto.
“No, stai tranquillo -gli ho risposto – guarda quanto sono spaventati loro e quanto sei potente tu”. L’intelligenza, la resilienza e il cinico senso dell’umorismo di Julian – tutto inutile per la povera vita a cui è condannato – credo che servano a proteggerlo. Sta molto male, ma non diventerà pazzo.
Mentre chiacchieriamo, lui tiene la mano sulla bocca per non far capire quello che dice, intorno ci sono le telecamere, all’ambasciata eravamo abituati a parlare scrivendoci dei bigliettini per non farci vedere dalla telecamere. Quando c’è un Grande Fratello, tutti hanno sempre paura.
Alle pareti ci sono slogan happy-clappy che esortano i prigionieri a “continuare ad andare avanti”, “a essere felici, avere speranza e ridere spesso”.
L’unico movimento che può fare Julian è fare su e giù, dentro una piccola macchia di asfalto in mezzo a mura alte  con altri happy-clappy che dicono di godersi “i fili d’erba sotto i piedi”. Però lì l’erba non c’è.
Ancora gli negano un laptop o un software con cui preparare la sua difesa contro l’estradizione, non può ancora chiamare il suo avvocato in America o la sua famiglia in Australia.
L’opprimente meschinità di Belmarsh ti si attacca addosso come sudore. Se ti avvicini troppo al prigioniero, una guardia ti ordina di sederti. Se levi il coperchio dalla tazza del caffè, una guardia ti ordina di rimetterlo al suo posto. Si possono portare £ 10 da spendere in un piccolo caffè gestito da volontari. “Vorrei qualcosa di sano”, mi ha detto Julian e si è divorato un panino.
Dall’altra parte della stanza, un prigioniero e una donna che era andata a trovarlo stavano litigando: quello che potremmo chiamare un litigio “domestico”. È intervenuta una guardia e il prigioniero ha detto  “vaff ….”.
Questo è stato un segnale per le guardie, uomini e donne in gran parte sovrappeso e pieni di voglia di saltargli addosso e di tenerlo a terra, poi l’hanno portato fuori di peso. In quell’aria stantia aleggiava un senso di soddisfazione violenta.
Allora le guardie hanno cominciato a urlare che era ora di andare per tutti, così insieme a donne, bambini e nonne, ho ripercorso il lungo viaggio attraverso il labirinto di sale chiuse, di linee gialle e di controlli biometrici, fino al cancello principale. Mentre lasciavo lo stanzone delle visite, mi sono guardato indietro, come faccio sempre e Julian stava ancora là, seduto da solo e teneva alto un pugno chiuso.
John Pilger
comedonchisciotte.org traduzione Bosque Primario

sabato 11 gennaio 2020

Z NET Italy: Gli articoli della settimana di sabato 11 gennaio 2020



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Gli articoli di questa settimana su

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Forse l'episodio finale del surreale spettacolo di cambiamento di regime in Venezuela da parte di Juan Guaidó

scritto da Redazione il Jan 11, 2020 05:53 am

di Leonardo Flores – 8 gennaio 2020 La scena farsesca di Juan Guaidó che cerca di irrompere nell'Assemblea Nazionale venezuelana mentre i suoi membri ne votano l'esclusione è stata solo il capitolo più recente di tentativo di colpo di stato assurdamente pasticciato e manda in un vicolo cieco la politica di Trump. Scazzottate e gare di urla sono scoppiate il […]
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Gli Stati Uniti sono uno stato canaglia e l'assassinio di Suleimani lo conferma

scritto da Redazione il Jan 10, 2020 11:45 am

di Noam Chomsky – 8 gennaio 2020 La decisione di Trump di assassinare uno dei più eminenti e altamente rispettati leader militari dell'Iran, maggior generale Qassim Suleimani, ha aggiunto un altro nome alla lista delle persone uccise dagli Stati Uniti, che molti considerano il maggior stato canaglia del mondo. L'assassinio ha intensificato le ostilità tra Teheran e Washington e creato […]
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Vigilia di Capodanno a Lipsia: i media e la polizia tedesca diffondono notizie false sulla violenza di sinistra

scritto da Redazione il Jan 08, 2020 10:40 pm

di Christopher Lehmann e Christoph Vandreier – 8 gennaio 2020 L'anno 2020 è cominciato in Germania con una massiccia campagna contro il presunto "terrorismo di sinistra". La polizia, politici di spicco e media hanno dichiarato che scontri tra agenti di polizia e giovani che festeggiavano il Capodanno nel quartiere di Connewitzer Kreuz di Lipsia hanno corrisposto a tentativi motivati politicamente […]
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Iran, Iraq, impero USA

scritto da Redazione il Jan 08, 2020 11:28 am

di Ben Norton – 7 gennaio 2020 I leader iraniani e di Hezbollah si oppongono agli attacchi contro civili, mentre Trump minaccia di bombardare siti culturali I due spauracchi di Washington, l'ayatollah iraniano Khamenei e il leader di Hezbollah, Nasrallah, hanno sollecitato a proteggere civili e a colpire solo obiettivi militari. Contemporaneamente Trump promette di attaccare "siti culturali" iraniani. Se […]
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Uno storico riflette sul ritorno del fascismo

scritto da Redazione il Jan 07, 2020 07:32 pm

di Lawrence Wittner – 7 gennaio 2020 Nel 1941, l'anno in cui sono nato, il fascismo stava per conquistare il mondo. Durante i decenni precedenti, movimenti della destra radicale – mobilitati da demagoghi a un culto di virulento nazionalismo, odio razziale e religioso e militarismo – avevano compiuto grandi passi in nazioni di tutto il pianeta. Alla fine del 1941 […]
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Apple, Microsoft e Google tra cinque società citate in giudizio per la morte di minatori bambini congolesi

scritto da Redazione il Jan 07, 2020 05:49 pm

di Sam Dalton – 4 gennaio 2020 Il 15 dicembre l'associazione International Rights Advocates (IRA) ha presentato una denuncia presso una corte distrettuale statunitense di Washington, D.C., contro Apple, Alphabet (la casa madre di Google e YouTube), Dell, Microsoft e Tesla per conto delle famiglie di 14 minatori bambini congolesi. Dei quattordici sei sono morti, mentre otto soffrono di lesioni […]
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Trump contro Iran

scritto da Redazione il Jan 05, 2020 08:12 pm

di Jack Rasmus – 5 gennaio 2020 Le guerre si verificano quando ideologi o leader avventati in posizioni di potere sono disposti a correre azzardi ad alto rischio in avventure militari in politica estera, spesso quali distrazioni dai loro crescenti problemi nazionali. La loro megalomania spesso li conduce a fraintendere la reazione potenziale del loro avversario attaccato, avviando un processo […]
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Trump sta facendo quello che gli chiede la cricca più abietta di Washington

scritto da Redazione il Jan 05, 2020 06:41 pm

Di Jeremy Scahill – 4 gennaio 2020 Anche se per tre anni l'attenzione dei media sulla presidenza Trump si è concentrata sulla "collusione con la Russia" e sulla richiesta di messa in stato d'accusa, la collusione più pericolosa di tutte sta avendo luogo del tutto apertamente: la spinta alla guerra con l'Iran di Trump/Sauditi/Israele/UAE. Il 3 agosto 2016 – solo […]
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VIPS memo: un'altra 'marcia dei folli', questa volta in Iran

scritto da Redazione il Jan 05, 2020 12:27 pm

di VIPS – 3 gennaio 2020 MEMORANDUM PER: Il presidente DA: Professionisti Veterani dell'Intelligence per l'Assennatezza OGGETTO: Un'altra 'marcia dei folli'? L'assassinio mediante droni del comandante della forza iraniana Quds, generale Qassem Soleimani, evoca il ricordo dell'assassinio dell'arciduca austriaco Ferdinando nel giungo del 1914, che condusse alla Prima guerra mondiale. Il leader supremo dell'Iran, ayatollah Ali Khamenei, è stato rapido […]
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Gli USA danno il via a un decennio violento dichiarando guerra all'Iran

scritto da Redazione il Jan 04, 2020 07:10 pm

di Pepe Escobar da Palermo, Sicilia – 3 gennaio 2020 – Speciale per Consortium News Non importa da dove sia arrivato il semaforo verdi per l'assassinio mirato statunitense da Baghdad del comandante della Forza Quds, maggiore generale Qassem Soleimani, e del secondo in comando di Hashd al-Shaabi, Abu Madhi al Muhandis. Si tratta di un atto di guerra. Unilaterale, non […]
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