martedì 27 aprile 2021

Perché la Nato dieci anni fa demolì la Libia, di Manlio Dinucci


Sebbene il Pentagono avesse già avviato la distruzione sistematica delle strutture statali dei Paesi del Medio Oriente Allargato, soltanto l’urgenza finanziaria spiega che sia toccato anche alla Libia, all’epoca alleata di Washington.

Dieci anni fa, il 19 marzo 2011, le forze Usa/Nato iniziano il bombardamento aeronavale della Libia. La guerra viene diretta dagli Stati Uniti, prima tramite il Comando Africa, quindi tramite la Nato sotto comando Usa. In sette mesi, l’aviazione Usa/Nato effettua 30 mila missioni, di cui 10 mila di attacco, con oltre 40 mila bombe e missili. L’Italia – con il consenso multipartisan del Parlamento (Pd in prima fila) – partecipa alla guerra con 7 basi aeree (Trapani, Gioia del Colle, Sigonella, Decimomannu, Aviano, Amendola e Pantelleria); con cacciabombardieri Tornado, Eurofighter e altri, con la portaerei Garibaldi e altre navi da guerra. Già prima dell’offensiva aeronavale, erano stati finanziati e armati in Libia settori tribali e gruppi islamici ostili al governo, e infiltrate forze speciali in particolare qatariane, per far divampare gli scontri armati all’interno del Paese.

Viene demolito in tal modo quello Stato africano che, come documentava nel 2010 la Banca Mondiale, manteneva «alti livelli di crescita economica», con un aumento del pil del 7,5% annuo, e registrava «alti indicatori di sviluppo umano» tra cui l’accesso universale all’istruzione primaria e secondaria e, per oltre il 40%, a quella universitaria. Nonostante le disparità, il tenore medio di vita era in Libia più alto che negli altri paesi africani. Vi trovavano lavoro circa due milioni di immigrati, per lo più africani. Lo Stato libico, che possedeva le maggiori riserve petrolifere dell’Africa più altre di gas naturale, lasciava limitati margini di profitto alle compagnie straniere. Grazie all’export energetico, la bilancia commerciale libica era in attivo di 27 miliardi di dollari annui.

lunedì 26 aprile 2021

ARIECCOLI / DALLA TAV AL TERZO VALICO, TUTTI I PREDONI DEGLI APPALTI MILIONARI


Maxi inchiesta della procura di Genova sulle gare d’appalto truccate per la realizzazione del Terzo Valico ferroviario, soprattutto quelle dei tunnel tra la Liguria e il Piemonte.

Il gup, accogliendo la richiesta dei pm Paola Calleri e Francesco Paolo Cardona, ha appena rinviato a giudizio 30 persone, tra cui pezzi da novanta delle costruzioni e di tutta la nomenklatura che detta legge sul fronte dei lavori pubblici.


Incredibile ma vero, si tratta di quegli stessi personaggi che ritroviamo in altre maxi inchieste a partire da inizio anni ’90, i quali l’hanno regolarmente fatta franca in tutti i procedimenti giudiziari che li hanno visti coinvolti.

La prima inchiesta della Voce dove li possiamo trovare tutti insieme appassionatamente è di novembre 1993: la bellezza di 28 anni fa, nel corso dei quali lorsignori hanno potuto tranquillamente scorazzare nelle praterie dorate degli appalti, gestendo immense quantità di danari pubblici.

Lo stesso copione va in scena oggi, con le gare per il Terzo Valico tra la Liguria e il Piemonte. Anche stavolta gare taroccate, anche stavolta una maxi inchiesta che documenta fatti e misfatti, anche stavolta concreto rischio flop per la solita, miracolosa prescrizione, grazie alla quale, come al solito, saranno tutti felici e contenti. E soprattutto impuniti e liberi di continuare ad usare i danari dello Stato per i loro sporchi comodi.

 

PROTAGONISTI IN CAMPO

Partiamo dalle news. E ricorriamo a una delle rare fonti, l’Ansa, visto che la vicenda è stata snobbata dai media, ormai allineati e coperti nella più totale disinformazione.

Ercole Incalza

“Tra i rinviati a giudizio – batte l’Ansa – Pietro SaliniAd di Webuild (accusato di turbativa d’asta); Giandomenico Monorchio (turbativa d’asta e corruzione), imprenditore e figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato Andrea(quest’ultimo inquisito per turbativa d’asta, avrebbe fatto da sponsor al figlio); Ettore Incalza (turbativa d’asta), storico ‘grand commis’ delle maxi opere, che si sarebbe speso per Monorchio. Tra gli altri imprenditori figurano Stefano Perotti Duccio Astaldi”.

Continua il dispaccio Ansa. “Nel mirino della procura è finito il sistema con cui venivano smistati gli appalti da parte del general contractor individuato dallo Stato per la realizzazione dell’opera (53 chilometri di cui 37 sotterranei, valore superiore ai 6 miliardi di euro). Tutto ruota intorno al ‘Cociv’, consorzio formato in origine da Salini-Impregilo, Società Condotte d’Acqua e Civ, il general contractor che ha gestito un fiume di danaro pubblico”.

domenica 25 aprile 2021

Byoblu Newsletter: DA OGGI L'INFORMAZIONE IN ITALIA È LIBERA! Leggi Subito.


Ve l'avevamo promesso a fine anno. Poi siamo stati oscurati da Youtube e abbiamo accelerato. Noi vi abbiamo chiesto, e voi ci avete dato. Mai fiducia fu meglio riposta! Non credete?

Da oggi, alle 15, inauguriamo il nostro/vostro nuovo canale nazionale sul digitale terrestre. Oggi, il 25 aprile, l'informazione è libera!

Ecco quello che dovete fare per vederlo:

1) rifate subito la sintonizzazione automatica del vostro TV
2) cercate il canale "byoblu", al numero 262
3) aspettate le 15 e intanto... Spargete la voce!
 
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venerdì 23 aprile 2021

IL PROGETTO TERRAMAR DI GHISLAINE MAXWELL



Mouthy Buddha ha creato questo pezzo agghiacciante, basato sulla ricerca di Memory Hold.

Secondo il New York Times , il Terramar Project era “un’organizzazione opaca che non aveva uffici, non dava sovvenzioni ad altre organizzazioni” e poco dopo l’arresto di Jeffrey Epstein, Terramar annunciò ufficialmente la sua chiusura.

Ma qual era il progetto Terramar? A prima vista, sembrerebbe che l’ormai famigerata Ghislaine Maxwell avesse un debole per l’ambiente. Si potrebbe benissimo concordare con il sentimento di proteggere l’ambiente ma, come stiamo per vedere, il Terramar Project di Maxwell non si limitava a “proteggere gli oceani”, ma a controllarli e possederli.

Coloro che si sono associati e che hanno finanziato il Progetto Terramar includevano molti di coloro che dal 2016 riconosciamo come collegati al traffico sessuale di minori, tra cui la Fondazione Clinton, James Alefantis della cometa Ping Pong, John Podesta e Tamera Luzzatto, insieme a molti altri appartenenti all’alta società.

giovedì 22 aprile 2021

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 22 apr 2021

Rete Voltaire
Focus
 
 
 



In breve

 
Il governo britannico ha tentato di rubare denaro al Venezuela
 

 
Esce il rapporto del Ruanda sul ruolo della Francia nel genocidio
 

 
Più truppe USA in Siria e più mercenari USA in Afghanistan
 

 
Londra adatta le leggi allo spionaggio moderno
 

 
Russia: fermo di un diplomatico ucraino
 

 
Interessi israeliani, statunitensi e turchi attaccati a Erbil
 

 
La Turchia recluta jihadisti per mandarli in Ucraina
 

 
Il presidente Biden annuncia il ritiro dei GIs dall'Afghanistan
 

 
Cuba inizia la fase tre di sperimentazione di due vaccini anti-Covid
 

 
Il Donbass in pericolo
 

 
L'associazione che vuole giudicare al-Assad è una truffa
 
Controversie
 
 

 
 
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