sabato 21 novembre 2020

Morte Edoardo Agnelli, “una cappa impenetrabile”. Il giornalista Parisi racconta le ultime novità [feedly]

Giuseppe Puppo per www.leccecronaca.it

“Sì, le indagini della magistratura sulla morte di Edoardo Agnelli in un modo o nell’altro sono state riaperte, in qualche modo sono ancora in corso. Risulta anche a me, al di là di quello che ti ha raccontato ieri Marco Bava e che hai fatto bene a sentire. Ho avuto anche io tante voci in tal senso, autorevolissime, da ambienti attendibili, ma non compiutamente verificabili…”.

Va beh, ho capito. Il cuore del vecchio cronista ora batte forte, al telefono me ne arriva come un’eco silente.

Sa egli, per antica scuola, che le notizie vanno sempre verificate. Fino a quanto è possibile.

Lui, non scrive per sentito dire, non fa copia/incolla, va sempre a indagare di persona, cita correttamente, scopre e riporta quello che ha scoperto, costruisce passaggi, si muove passo dopo passo verso la verità. Ci arriva vicino, già: quid est veritas? La verità forse non esiste, ma certo ci si può arrivare vicino.

Gli aggettivi ‘vecchio’ e ‘antico’ che ho appena adoperato, sono usati nel senso più nobile del termine, era per significare tutto questo.

Antonio Parisi, (nella foto), 60 anni, tarantino di Ginosa di origine, da sempre felicemente e alacremente trapiantato a Roma, ha attraversato nel corso dei decenni tanti misteri italiani, cito solo il caso di Emanuela Orlandi, ma potrei rievocare tanti casi di cronaca eclatanti da lui seguiti,  che ha raccontato sempre con grande costrutto quanto con estrema serietà.

Poi, gli toccò imbattersi professionalmente nel caso di Edoardo Agnelli, da cui rimase colpito e che ha spiegato – è questo il suo merito – ai lettori dei settimanali popolari, dei rotocalchi a grande diffusione, quindi al di fuori degli addetti ai lavori e del pubblico ristretto dei quotidiani.

Più trovava elementi nuovi da capire, più si metteva di piglio buono a investigare su quello successivo.

Ci fu un periodo – ricordo, subito dopo l’uscita del mio primo libro “Ottanta metri di mistero”, era il 2009 – in cui per mesi egli fece il pendolare Roma – Torino, con tanto di fotografi e video operatori al seguito.

Non si è mai fermato, anche con i suoi libri su quel caso, l’ultimo uscito un anno fa, “GLI AGNELLI Segreti, misteri e retroscena della dinastia che ha dominato la storia del Novecento italiano”, edito da Diarkos. Qui Antonio Parisi si è fermato, per ora.

Il giornalista che ha attraversato tanti misteri italiani, che è sgusciato, da uomo libero,  fra logge massoniche, servizi segreti e magistrati, per fare il suo dovere di cronista, qui non è riuscito ad andare oltre.

Sai cosa è? – mi dice, sbottando, dopo un lungo, reciproco silenzio al telefono – E’ che è scesa ed rimasta pesantissima, sulla morte di Edoardo Agnelli, una sorta di cappa impenetrabile, calata da chi ha evidentemente interesse a non far vedere la verità.

Detto da lui, che di misteri se ne intende, a lui che pure una cosa così non era mai capitata, ha un valore aggiunto.

– Hanno tutti una fottutissima paura, ecco la verità. A cominciare dia quelli del mondo dell’informazione, ma poi anche gli altri, dell’economia, della finanza, della famiglia stessa, o di  quelli alla famiglia legati in un modo o nell’altro.

Già, in qualche modo me ne ero accorto anche io, da tempo.

– Comunque, c’è ancora qualcuno che ha voglia di indagare, parlo dei magistrati..

– Chi?

 Non posso dirlo, non ho potuto verificare compiutamente…

E sì che ce n’è di robe su cui indagare…E Antonio Parisi si mette per un bel po’ a elencare tutte le incongruenze della versione ufficiale, e va avanti così, raccontandole a me come se io non le sapessi già, come se dovesse convincere me.

Silenzio al telefono.

Lo rompe di nuovo lui.

Beh, una cosa a te voglio dirla…E’ la novità più eclatante, almeno per quanto mi riguarda. Sai che cosa mi ha detto uno, ma non uno qualunque, uno in alto, ma molto in alto, con le mani in pasta in mezzo mondo, che abitava là, proprio in provincia di Cuneo?

– Chi è?

– Non te lo dico, se no tu lo scrivi…

– E certo che lo scrivo…

– Lo so, per questo non te lo dico…Ne verrebbe fuori un casino enorme, ci andrebbero di mezzo i suoi famigliari, che non c’entrano niente. Ma è una precisa confessione che mi ha fatto poco prima che morisse, un giorno, nel bel mezzo di tante altre questioni che stavo affrontando insieme a lui…

– Io non dubito di quello che mi dici tu…

– E io non dubito di quello che mi disse lui sul letto di morte, in casa sua, una mattina in cui ero andato a trovarlo, nel bel mezzo di altre questioni, così, all’improvviso…

– Che ti disse?

  C’avete preso – mi disse – Tu con i tuoi articoli sui rotocalchi e quel giornalista che scrisse il libro degli ottanta metri di mistero…Puppo? Come si chiama, Puppo? C’avete preso in pieno, sul povero Edoardo…Quello, lo hanno fatto fuori. E’ stata la soluzione più facile, per tanti è stato il danno minore…

Tace, come se rivedesse la scena di quella inaspettata rivelazione. Poi, conferma: – Furono queste le sue precise parole. Ho avuto anche altre ammissioni da ambienti economico-finanziari, ma questa è stata l’ultima e la più forte.

E ti è rimasto impresso qualcos’altro, di tutta questa storia?

– Sì, quando andai più volte fra Marene e Fossano, alla ricerca di testimoni, o di persone che potevano sapere qualcosa…Ero con il fotografo, oppure con altri giornalisti, una volta mi ricordo c’eri anche tu…

– Embé?

– Eh, girando per i paesi, ogni volta era sempre lo stesso…Appena facevamo il nome di Edoardo Agnelli, la gente sbiancava in volto, si cuciva la bocca e scappava via. Si chiudeva in casa e appena cercavo di avvicinarmi mi gridavano di andare via, ché stavano chiamando i Carabinieri…Una cosa allucinante. Credevo di aver visto l’omertà nei paesi siciliani della mafia di Cosa Nostra, ma una cosa così, come quella a lungo verificata fra i paesi della provincia di Cuneo, non l’avevo mai vista.

www.imolaoggi.it

venerdì 20 novembre 2020

STATI UNITI / TUTTI IN FILA PER TAROCCARE IL VOTO POSTALE


Tutto e il contrario di tutto nella bolgia post voto per la corsa alla Casa Bianca.

Il voto postale è al centro delle polemiche più infuocate. E spuntano le tesi più paradossali: ma non si sa fino a che punto.

Secondo una voce che sta correndo in rete negli States, uno dei burattinai del ‘caos organizzato’ sarebbe nientemeno che Steve Pieczenick, lo 007 a stelle e strisce che venne spedito da Henry Kissinger allo corte di Francesco Cossiga (all’epoca ministro degli Interni) affinchè Aldo Moro, rapito dalla Brigate Rosse, non dovesse essere liberato. Anzi, “Doveva Morire”, come hanno titolato nel 2008 il loro libro Ferdinando Imposimato e Sandro Provvisionato.

Ma che ruolo avrebbe mai giocato oggi, l’inossidabile spia di tutti i governi americani, e sotto tutti i presidenti, inamovibile dalla sua super poltrona al Dipartimento di Stato?

Difficile da spiegare, sembra davvero una spy story in piena regola.


Una nota scritta all’indomani di una inattesa e strabiliante intervista concessa dallo 007 il 5 novembre alla trasmissione War Room condotta da Owen Shroyer e per la rubrica Infowars.

Steve Pieczenik

Ecco il testo: “Secondo Pieczenick, il presidente Donald Trump ha calcolato che sarebbe stato necessario sfruttare la stupidità dei democratici, che avrebbero fatto di tutto per impedirgli di assicurarsi un secondo mandato presidenziale con le elezioni del 2020. Per garantirsi che le elezioni avrebbero resistito al tentativo di frode elettorale, Trump avrebbe ideato una trappola raffinata. Filigrane nascoste sarebbero state inserite nelle schede elettorali in modo che potesse essere verificate se necessario. ‘Questa è davvero un’operazione sotto copertura’, ha spiegato Pieczenick. ‘Abbiamo contrassegnato ogni scheda elettorale con il codice di crittografia blockchain QFS. In altre parole, ora sappiamo dove si trova ogni scheda, dove è andata e chi ce l’ha, quindi questa non sarà un’elezione rubata’”.

Possibile mai? Dal Dipartimento di Stato sarebbe partito l’imput di ‘marcare’ e ‘tracciare’ le schede? E’ mai credibile uno scenario del genere?

Ma vediamo un’altra story, sempre sul possibile voto taroccato via posta, stavolta scritta due mesi e passa fa dal New York Post, che in queste ultime settimane ne ha tirate fuori di tutti i colori sui business cinesi e ucraini della Biden Band, capeggiata dal padre Joe e dal figlio Hunter Biden.

Ecco il titolo dell’inchiesta del 29 agosto: “Confessioni di un truffatore elettorale: ero un maestro nel falsare i voti postali”: in sostanza, i cittadini ed elettori americani venivano già messi in guardia sulla facilità con cui i voti postali possono essere truccati.

giovedì 19 novembre 2020

BREAKING NEWS – WIKILEAKS RILASCIA TUTTE LE E-MAIL DI HILLARY CLINTON E DI PODESTA’ . FILE SULLA PANDEMIA E L’OMS

Ultime notizie … Wikileaks ha rilasciato tutti i suoi file online … Tutto, dalle e-mail di Hillary Clinton, Podesta, Bilderberg, agenti della CIA arrestati per stupro, OMS, Pandemic Preparedness Docfrom2009 …

link qui … https: //file.wikileaks. org / file /

 Sembrerebbe quasi un'operazione di distrazione dalla storia principale (le elezioni). Una mole di file e dati che richiederà settimane per essere analizzata. 
Staremo a vedere.

www.databaseitalia.it

mercoledì 18 novembre 2020

[Reseau Voltaire] Un compte Facebook non-officiel de Thierry Meyssan a été piraté 18 nov 2020


Réseau Voltaire
Un compte Facebook non-officiel de Thierry Meyssan a été piraté
Réseau Voltaire | 18 novembre 2020

Un compte Facebook ouvert par un lecteur afin de relayer les articles de Thierry Meyssan a été piraté.

Thierry Meyssan lui-même n'a jamais ouvert de compte Facebook.

Les propos et imputations qui lui sont attribués sur ce compte sont grotesques.

Les seules sources officielles de Thierry Meyssan sont
- le site internet du Réseau Voltaire (www.voltairenet.org)
- et ses livres publiés par les Éditions Demi-Lune (www.editionsdemilune.com).

Dès son retour en France, après 13 ans d'absence, Thierry Meyssan a fait l'objet de dénonciations calomnieuses auprès de plusieurs administrations. Le site internet du Réseau Voltaire a été attaqué par de puissants ordinateurs localisés au Canada (3 millions de requêtes par heure), les 27 et 28 octobre.

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INFORMAZIONE NEGLI USA / BIDEN, GIU’ LA MASCHERA


Il fondatore di uno dei più prestigiosi siti sul fronte della controinformazione negli Stati Uniti, Glenn Edward Greenwald, lascia la sua creatura, “Intercept”, in clamorosa rottura con la proprietà, reo di lesa maestà nei confronti di Joe Biden.

Quando il potere fiuta il vento che tira e chi cerca ancora giustizia, verità e informazione viene fatto fuori. Segato come un ramo secco.

Siamo alla democratica (sic) dittatura a stelle e strisce, come già si annuncia.

Ma vediamo di cosa si tratta.

Intercept viene creato sei anni fa, nel 2014, dall’avvocato costituzionalista e blogger Glenn Greenwald, insieme a Laura Poitras e Jeremy Scahill.

Si tratta della prima pubblicazione di “First Look Media”, la piattaforma di informazioni finanziata da Pierre Omidyar, il fondatore di “eBay”. Inizialmente la piattaforma si basa su una serie di contenuti che viaggiano su un binario doppio: inchieste di giornalisti e collaboratori, ed una serie di segnalazioni che arrivano in via del tutto anonima, con le fonti perfettamente tutelate nella loro privacy, come era successo per i Wikileaks di Julien Assange, ancora sotto processo a Londra e con il rischio di essere estradato e spedito nelle galere americane.

Glenn Edward Greenwald. In apertura Joe Biden

Il propellente principale nella fase di start, comunque, viene assicurato dall’immenso archivio di Edward Snowden, che proprio in questi giorni ha chiesto la cittadinanza russa.

Uno dei temi più trattati e analizzati riguarda la security negli States, i suoi meccanismi, i suoi sistemi. Un terreno bollente, un campo assolutamente minato. Al centro delle investigazioni di Intercept ci sono i Programmi di Sorveglianza di massa imposti dalla National Security Agency, con i suoi cento tentacoli.

Ma il raggio d’azione presto si allarga ad un giornalismo di denuncia, capace di alzare il velo sulla malapolitica, la malagiustizia e la corruzione. Una spina nel fianco del potere e soprattutto di quel Deep State che condiziona e avvelena sempre più la scena politica statunitense.

E’ schierato sul fronte dei diritti civili, Intercept, ma i suoi nemici sul campo si fanno sempre più agguerriti, cercando di delegittimarne il ruolo e la dirompente carica.

La sua piattaforma open source, denominata SecureDrop, è stata sviluppata da Aaron Swartz e viene gestita da un’organizzazione non a scopo di lucro, “Freedom of the Press Foundation”.

E sul ponte di comando, per sei anni, resta lui, l’avvocato costituzionalista Greenwald, il quale si è anche aggiudicato un premio Pulitzer.