venerdì 13 marzo 2020

La Turchia in cerca di potere, di Thierry Meyssan


JPEG - 83.6 Kb
Plastico del complesso presidenziale di Ankara, il “palazzo bianco”. La Turchia compensa l’incapacità a darsi una definizione con una forma di delirio di grandezza.

Pur rallegrandosene, la stampa internazionale interpreta il voltafaccia della Turchia – ora nuovamente in contrasto con la Russia – come ulteriore prova del carattere imprevedibile del sultano Erdoğan. Secondo Thierry Meyssan è invece una dimostrazione della perseveranza di Ankara nel ricercare un’identità: non potendo scegliere il proprio destino, si adatta alla nuova situazione.

La Turchia attuale è l’erede delle orde di Gengis Khan, dell’impero ottomano, nonché dello Stato laico di Mustafa Kemal. Ha rifiutato la definizione dei propri confini del Trattato di Sèvres (1920) e ha imposto con la forza le modifiche del Trattato di Losanna (1923), ma ancora oggi si ritiene incompresa e amputata dei territori greci, ciprioti, siriani e iracheni, che non ha mai smesso di rivendicare. Persiste nel negare i crimini del passato, compreso il genocidio dei non-mussulmani.
Ormai da un secolo la Turchia non riesce a definirsi territorialmente; la sua politica estera è perciò una reazione ai rapporti di forza regionali e mondiali, che dà l’impressione, sbagliata, di una volontà erratica.
Il recente voltafaccia nei rapporti con la Russia non è il colpo di testa di un lunatico, ma la prosecuzione di una ricerca identitaria in un contesto instabile.

1 – La sparizione dell’URSS (1991)

Il 26 dicembre 1991, quando l’URSS fu sciolta, per la Turchia – che, imprevidente, non aveva pensato ad affermarsi come membro del campo dei vincitori della guerra fredda – venne meno la ragione della propria esistenza.
Ankara aveva preso in considerazione di modernizzarsi aderendo alla Comunità Europea; gli europei però non avevano intenzione di accoglierla e tiravano per le lunghe i negoziati (Stato associato dal 1963, candidato dal 1987). Una seconda possibilità era mettersi a capo del mondo mussulmano, seguendo le orme dell’impero ottomano; ma i sauditi, che presiedono la Conferenza Islamica, si opponevano. Si offriva una terza possibilità: riannodare i legami con le popolazioni turcofone di cultura mongola dell’Asia centrale, diventate indipendenti.
La Turchia esitò troppo e si lasciò sfuggire questa “finestra di uscita”. Comandando l’operazione Tempesta nel Deserto per liberare il Kuwait e convocando la conferenza di Madrid sulla Palestina (1991), il presidente Bush padre mise in atto un ordine regionale stabile, retto dal triumvirato Arabia Saudita/Egitto/Siria. Per conquistarsi spazio, la Turchia annodò una relazione privilegiata con l’altro orfano del Medio Oriente, Israele, che condivide le sue stesse fantasie irredentiste [1].

2 – L’11 Settembre 2001

Distruggendo i suoi principali nemici – Afghanistan e Iraq – il presidente Bush figlio permise all’Iran di riconquistare un ruolo nella regione. Teheran si mise alla testa di un’“Asse della Resistenza” di alcuni Paesi (Iran, Iraq, Siria, Libano e Palestina) contro gli altri, organizzati attorno ad Arabia Saudita e Israele. Contrariamente alle apparenze e alla lettura semplicistica dell’Occidente, non si trattava di un’opposizione pro o anti-USA, nemmeno di un contrasto fra sciiti e sunniti, bensì di un conflitto regionale fasullo, attizzato dal Pentagono, come l’inutile guerra decennale fra Iraq e Iran. Questa volta però l’obiettivo finale non era indebolire gli uni e gli altri, bensì far distruggere agli stessi abitanti tutte le strutture statali della regione (strategia Rumsfeld/Cebrowski).
Unico Stato della regione ad aver immediatamente capito il gioco, la Turchia scelse di tutelarsi, mantenendo buone relazioni con entrambi i campi e sollecitando uno sviluppo economico invece che esortare alla guerra civile regionale. Prese perciò le distanze da Israele.
JPEG - 47.6 Kb
Mappa dello stato-maggiore USA, pubblicata dal colonnello Ralph Peters (2006): contrariamente a ogni previsione, gli Stati Uniti si apprestano a smantellare l’alleato turco creando sul suo territorio un “Kurdistan libero”.
Quando nel 2006 il colonnello Ralph Peters pubblicò la mappa dei progetti dello stato-maggiore USA, fu chiaro che anche la Turchia sarebbe stata distrutta dall’alleato USA, a favore di un “Kurdistan libero” [2], vagamente ispirato al Kurdistan disegnato nel 1920. Una parte degli ufficiali generali turchi rimise in discussione l’allineamento della Turchia a Washington e suggerì di stringere una diversa alleanza. Tastarono il terreno dalle parti di Beijing (Mosca non era ancora tornata a essere una potenza militare). Alcuni fecero il gran passo aprendo un canale di discussione e acquistando qualche arma. Furono arrestati nel 2008, insieme ai responsabili del Partito dei Lavoratori (İşçi Partisi) (kemalo-maoisti), nell’ambito dello scandalo Ergenekon. Quasi tutti gli ufficiali di stato-maggiore furono condannati a pesanti pene detentive, con la falsa accusa di spionaggio a favore degli USA; in seguito la verità venne a galla e tutte le sentenze furono invalidate.
Indispettita, Ankara acconsentì a creare un mercato comune con il vicino siriano, per proteggersi da un eventuale massacro in vista di un “Kurdistan libero”.

3 - Le “Primavere arabe” (2011)

Durante l’operazione delle “Primavere arabe”, con cui gli anglosassoni ambivano a issare al potere i Fratelli Mussulmani nell’intero Medio Oriente Allargato, la Turchia sperò di poter approfittare dell’appartenenza alla Confraternita del presidente Recep Tayyip Erdoğan e mettersi così al riparo dall’annunciato caos. Ankara ridestò quindi la tribù ottomana dei Misurata in Libia e aiutò la NATO a rovesciare il suo alleato Muammar Gheddafi. Entrò poi in guerra con il partner siriano. Furono due avventure che distrussero l’economia turca, fino a quel momento fiorente.
JPEG - 24.1 Kb
Mentre si nasconde dai militari incaricati dalla CIA di ucciderlo, il presidente Erdoğan riesce a rivolgersi al popolo turco in televisione, per mezzo di un portatile retto dalla presentatrice. Il 15 luglio, in poche ore, ristabilisce la legalità costituzionale.
Quando la Russia entrò in scena e sconfisse Daesh, la Turchia decise di liberarsi degli Occidentali. Si avvicinò a Mosca, acquistò sistemi missilistici S-400 e la centrale atomica di Akkuyu, a Sochi e Astana s’impegnò per la pace in Siria. La CIA reagì manipolando l’organizzazione di Fetullah Gülen e finanziando l’HPD (Partito delle Minoranze) contro l’AKP (islamista). Fece abbattere un Sukhoï-24, tentò di assassinare il presidente Erdoğan, fallì un colpo di Stato, riuscì a uccidere l’ambasciatore russo Andreï Karlov, e altro ancora.
Stordita, la Turchia replicò con una grande caccia alle streghe: furono imprigionate circa 500 mila persone, sospettate di aver partecipato a un tentativo di assassinio in cui potevano al più essere implicate alcune centinaia di militari.
Ankara decise così di collocarsi a metà strada tra Washington e Mosca, perseguendo la propria indipendenza anche a rischio di essere schiacciata in ogni momento da un accordo tra i due Grandi. La Turchia cercò anche di posizionarsi in modo da sostenere e al tempo stesso intralciare i suoi due padrini: da un lato prese parte alla guerra contro la Siria, dall’altro sostenne l’Iran e installò basi in Qatar, Kuwait e Sudan.
Oltre all’impossibilità di sostenere a lungo una simile posizione, la Turchia si è trovata a inseguire cinque prede contemporaneamente: l’UE, con cui ha firmato un accordo sulle migrazioni; gli arabi, che ora asserisce di voler difendere da Israele; l’Asia Centrale, che tiene al riparo sotto la propria ala; la NATO, che non ha lasciato, e la Russia, che ha tentato di sedurre.

4 – L’assassinio del generale Soleimani (2020)

Il mondo intero ha creduto – a torto – che gli Stati Uniti, esausti, si ritirassero dal Medio Oriente Allargato e lasciassero campo libero alla Russia. In realtà, ritiravano le proprie truppe ma intendevano conservare il controllo della regione attraverso mercenari numerosi e addestrati: gli jihadisti.
Vista la volontà degli Stati Uniti di proseguire nel Nord Africa le distruzioni avviate nella parte asiatica del Medio Oriente Allargato, e considerando che è stato probabilmente il governo iraniano – e non Israele – ad aiutare il Pentagono a uccidere del generale Qassem Soleimani, Ankara ha ancora una volta modificato il proprio piano.
La Turchia è rientrata nell’orbita di Washington: Ankara, che il 13 gennaio a Mosca negoziava la pace in Siria, il 1° febbraio sfida brutalmente la stessa Russia, uccidendo ad Aleppo quattro ufficiali dell’FSB [3].
L’esercito turco, la tribù dei Misurata (Libia), nonché gli jihadisti di Idlib (Siria) – 5 mila dei quali trasferiti dai servizi segreti turchi in un mese e mezzo – hanno cominciato a dissanguare la Libia con la complicità, forse involontaria, del maresciallo Khalifa Haftar; non si fermeranno fino allo sfinimento completo delle parti in campo [4].

mercoledì 11 marzo 2020

Giornalisti comprati e collusi con la Cia. Il libro di Udo Ulfkotte finalmente in italiano

Arriva, finalmente, nelle librerie italiane “Giornalisti comprati” scritto da Udo Ulfkotte : uno dei più famosi giornalisti tedeschi; il 13 gennaio 2017 trovato morto, a 56 anni, “di infarto” e, ancora più inspiegabilmente, senza alcuna autopsia, cremato immediatamente. Un libro zeppo di nomi e cognomi di giornalisti (tra i quali lo stesso Ulfkotte) che si sono venduti pubblicando “notizie” inventate da servizi di sicurezza, governi, aziende, lobby… Un libro che, dopo un successo straordinario in Germania nel 2014, per anni, non è stato più ristampato (lo trovavate, usato, sul web a cifre elevatissime) e che ora viene pubblicato in Italia dall’editore Zambon.

Essendo davvero arduo soffermarci qui sui tantissimi episodi di conclamata corruzione e di asservimento dei media riportati nel libro, preferiamo riportare in calce l’indice. E preferiamo concludere con quella che è stata l’ultima dichiarazione pubblica di Udo Ulfkotte.
“Sono stato un giornalista per circa 25 anni, e sono stato educato a mentire, tradire e a non dire la verità al pubblico. I media tedeschi e americani cercano di portare alla guerra le persone in Europa, per fare la guerra alla Russia. Questo è un punto di non ritorno e ho intenzione di alzarmi e dire che non è giusto quello che ho fatto in passato: manipolare le persone per fare propaganda contro la Russia e non è giusto quello che i miei colleghi fanno e hanno fatto in passato, perché sono corrotti e tradiscono il popolo non solo quello della Germania ma tutto il popolo europeo.

Agli Stati Uniti e all’Occidente non è bastato vincere sul socialismo burocratico dell’est Europa, ora puntano alla conquista della Russia e alle sue risorse e poi al suo più potente vicino: la Cina. Il disegno è chiaro e solo la codardia dei governi europei e le brigate di giornalisti comprati assecondano questo piano di egemonia globale che, inevitabilmente, determinerà una Terza Guerra Mondiale che non sarà combattuta coi carri armati ma coi missili nucleari.
Ho molto paura per una nuova guerra in Europa e non mi piace avere di nuovo questo pericolo, perché la guerra non è mai venuta da sé, c’è sempre gente che spinge per la guerra e a spingere non sono solo i politici ma anche i giornalisti. Noi giornalisti abbiamo tradito i nostri lettori, spingiamo per la guerra. Non voglio più questo, sono stufo di questa propaganda. Viviamo in una repubblica delle banane e non in un paese democratico dove c’è la libertà di stampa.”

Udo Ulfkotte: Giornalisti comprati, Edizioni Zambon, 2020

Prefazione (di Diego Siragusa)
Introduzione
Primo capitolo
Libertà di stampa simulata: esperienze con gli editori
La verità esclusivamente per i giornalisti?
Verità comprate: reti d’élite e servizi segreti
Come fui corrotto da una compagnia petrolifera
Frankfurter Allgemeine Zeitung: dietro le sue quinte c’è a volte una testa corrotta
Come i giornalisti finanziano le loro ville in Toscana
Ben lubrificato: il famigerato sistema dei premi giornalistici
Interviste compiacenti, viaggi come inviato speciale e frode fiscale
Ignobili compagni di sbornie. Sguardo nel lavoro sporco dei giornalisti
Un pessimo trucco: come si truffano gli inserzionisti
La spirale del silenzio: cosa non c’è nei giornali
Oggi su, domani giù: esecuzioni mediatiche
Secondo capitolo
I nostri media: omologati, obbedienti all’autorità e riluttanti a fare ricerche
Thilo Sarrazin: un eroe popolare è stato condannato
Propaganda: i prussiani dei Balcani stanno arrivando
I trucchi per l’inganno verbale della politica e dei media
La perdita della credibilità
Terzo capitolo
La verità sotto copertura: giornalisti di prima classe in linea con le élite
Forma la tua opinione (Bild Dir Deine Meinung)
Giornalisti testimoni di nozze: come formare il proprio potere
Come spunta Kai Diekmann?
L’Atlantik-Brucke
Nella morsa dei servizi segreti
I nomi: contatti controversi
Elogi imbarazzanti
Potere sotto copertura: tecniche di propaganda classica
Kallmorgen e Bohnen - Dubbi di esperti di pubbliche relazioni e di giornali rinomati
I Trolls di Obama: la quinta colonna degli Stati Uniti d’America
Lo spirito del Rockefeller: la Commissione Trilaterale
In memoria del capo del Frankfurter Allgemeine Zeitung
Comprare contatti con grandi nomi? La nobiltà distrutta
II potente circolo Bilderberg: teoria o realtà del complotto?
Quarto capitolo
Comprati un giornalista - L’informazione viscida
Due terzi dei giornalisti sono corrotti
Piacevoli favori: come rendere i media compatibili
Rivelazione: i guadagni aggiuntivi
Lavaggio del cervello: le forbici nella testa
Votare col portafoglio: i giornalisti diventano casi sociali
Imparziale? L’impero dei media della SPD
Quinto Capitolo
Casi di studio del Fronte della Propaganda
L’obiettivo superiore: l’amputazione dell’identità tedesca
L’ora delle favole della Merkel: come il governo federale mente alla popolazione
Battaglia di bugie: la propaganda di Sabine Christiansen e Ulrich Wickert
Pubblicità da detersivo per una moneta: l’agenzia pubblicitaria Mannstein
Il fallimento della democrazia
La redazione come scena del crimine: il lato oscuro del mondo dei media
Che fare?
Epilogo
Note
Indice dei nomi
Fonte articolo: 

lunedì 9 marzo 2020

Firmata la distruzione del paese!


Marcello Pamio
Conte e il Consiglio dei Ministri in piena notte hanno firmato la distruzione economica del paese. La dittatura finalmente è manifesta!
Stanno bloccando e isolando l'Italia e nessuno parla più della Cina!
LA COSA FONDAMENTALE PERO' E' STARE CALMIANCHE PERCHE' I DATI UFFICIALI LO CONFERMANO
Qui sotto i dati dell'Istituto Superiore di sanità (fino al 5 marzo) su 105 decessi ufficialmente CON coronavirus.

ETA' MEDIA DEI MORTI E' 81,4 ANNI!!!

I decessi avvengono in persone con importanti patologie pre-esistenti.
Nel dettaglio la mortalità è del:
- 14,3% oltre i 90 anni,
- 8,2% tra 80 e 89,
- 4% tra 70 e 79,
- 1,4% tra 60 e 69
- 0,1% tra 50 e 59

NON C'E' MORTALITA' SOTTO I 50 ANNI!

Il numero medio di patologie di questa popolazione è di 3,6.
Il 67% dei morti aveva 3 o più patologie
Il 18% aveva 2 o più patologie
l'11% 1 o zero patologie
SCUSATE MA DI COSA STIAMO PARLANDO?
disinformazione.it

Tesla: le auto elettriche che hanno fatto storia


Fondata nel 2003, Tesla Motors è la principale azienda produttrice di veicoli elettrici negli Stati Uniti, che ha raggiunto una capitalizzazione sopra i 100 miliardi di dollari, superando le più grandi aziende del settore. Guidata dal CEO miliardario Elon Musk, la casa automobilistica ha rivoluzionato il settore con il design e la tecnologia futuristica progettata nella Gigafactory , un’enorme stabilimento avanzato in cui produce i motori elettrici e i gruppi batterie di Model 3, oltre ai prodotti di stoccaggio energetico Tesla, come Powerwall e Powerpack.
La società ha anche sperimentato una serie di crescenti problemi nel percorso verso tale status di leader, inclusi scontri pubblici con agenzie governative, problemi di produzione e il trattamento della sua forza lavoro.
La missione di Tesla Motors consiste nell’accelerare la transizione verso un consumo di energia sostenibile attraverso veicoli elettrici e soluzioni energetiche sempre più accessibili.


Tesla Roadster

tesla roadster

La prima vettura dell’azienda, la Tesla Roadster, è stata introdotta nel 2008 per mostrare le capacità di un’auto completamente elettrica. Per la Roadster è stata utilizzata la scocca dell’auto sportiva Lotus Elise ed è stata dotata di un pacco batterie completamente elettrico che è stato dichiarato in grado di fornire un’autonomia di 1.000 Km e una velocità di oltre 400 km/h . Può ospitare fino a quattro persone, ha un tetto in vetro, leggero e rimovibile che può essere comodamente alloggiato nel bagagliaio.

Tesla Model X

TESLA-Model-X
Successivamente, Tesla auto ha lanciato la sua prima vettura completamente sviluppata internamente, la Model X , un SUV molto intrigante per il segmento delle elettriche, con degli interni in grado di dar posto a sette passeggeri, molto forniti di accessori e optional di serie che vi garantiscono viaggi confortevoli. Le dimensioni della carrozzeria sono di 1,99 metri di larghezza per 5,05 metri di lunghezza, con cinque porte e un portabagagli con un volume minimo di 357 litri.
Prevede un’autonomia di 507 km (ciclo WLTP), un consumo energetico medio di 280 Wh/km. I 100 kWh di capacità della batteria di questa Model X possono essere ricaricati in due modi. Il primo è attraverso la ricarica domestica da 10 A 230V in 8 ore. Se collegata ad un wall box, invece, la ricarica sarà più rapida grazie al maggior amperaggio, e avverrà in 15 minuti. La batteria di questa vettura è una Li-ion – 7104 celle.
La doppia motorizzazione elettrica attesta per questo SUV una velocità massima di 250 km/h, insieme con l’accelerazione da zero a cento in 4,6 secondi, monta un cambio automatico e i due motori, anteriore e posteriore offrono una performante trazione integrale.
La Tesla Model X 100 kWh Dual Motor Long Range 4WD aut. è proposta a un prezzo di 95.380 euro

Tesla Model S

Tesla Model 3
Ammiraglia Tesla auto, questa Model S , offre un’esperienza di guida unica nel suo genere, grazie alla fattura dei materiali interni e ai ricchi dettagli dell’abitacolo che Tesla ha voluto inserire. Questo, insieme alle performance che questa vettura riesce a garantire, è l’espressione dello stile di lusso tipico della azienda di Elon Musk.
Gli interni lussuosi e l’abitacolo da tre volumi garantisce il massimo comfort di viaggio per i passeggeri con un abitacolo spazioso e ricco di elementi pregiati ed esclusivi. A conferire a questa cinque porte un’aura di imponenza ci pensano anche le generose dimensioni esterne con 4,97 metri di lunghezza.
Model S è in grado anche di divertire alla guida con un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 2,6 secondi e senza soluzione di continuità, in quanto la motorizzazione elettrica non necessita di un vero e proprio cambio e non ci sono quindi interruzioni nell’erogazione della potenza.
La Tesla Model S prevede un’autonomia di 613 km (ciclo WLTP), ovvero un consumo energetico medio di 237.5 Wh/km, dispone di una batteria da 100 kWh di capacità utile, di tipo Li-ion – 7104 celle, che alimenta il motore da 413 kW.
Classe ed eleganza sono indiscutibili, per entrare a far parte di questa elite di automobilisti occorre versare 89.880 euro per il modello di partenza , optional e allestimenti personalizzati a parte.

Tesla Model 3

TESLA-Model-3
La Tesla più economica, la Model 3 , è stata presentata nel 2017 ed è attualmente molto richiesta, con un periodo di attesa di circa 12 mesi.
Grazie alle quattro porte e ai 4,69 metri di lunghezza offre una abitabilità interna molto confortevole per cinque persone e un generoso vano bagagli da 425 litri. Gli interni sono realizzati con la massima cura ai dettagli.
La Model 3 è disponibile in tre allestimenti naturalmente solo con trazione elettrica. L’auto ha la trazione integrale, con due motori elettrici (uno anteriore e uno posteriore) che garantiscono prestazioni davvero molto elevate, il motore produce 490 CV e nonostante le batterie portano il peso a 1860 Kg è capace di spingere l’auto ad una velocità di 261 km/h, con una accelerazione da 0 a 100 in 3,4 secondi.
Il rapporto qualità/prezzo è molto interessante, il modello entry level “Model 3 50 kWh Standard Plus RWD” è venduta a partire da 49.480 euro.

Tesla Cybertruck

tesla cybertruck

L’ultima auto elettrica non convenzionale e fuori dagli schemi classici, è un pickup futuristico ispirato alla fantascienza la Tesla Cybertruck .
Cybertruck è costruito con una scocca esterna creata per garantire la massima resistenza e protezione dei passeggeri. A partire da un esoscheletro quasi impenetrabile, i componenti sono progettati per offrire il massimo livello di resistenza e durata, da un’anima strutturale in acciaio inossidabile laminato a freddo super resistente al vetro blindato Tesla.
Con una capacità di carico fino a 1.600 kg e sospensioni pneumatiche regolabili, il Cybertruck è il mezzo più potente mai costruito da Tesla Motors , progettato con un vano di carico esterno con serratura e con un volume di 2,8 metri cubi e un tettuccio estremamente resistente.
Alza e abbassa le sospensioni di quattro pollici in entrambe le direzioni per accedere facilmente al Cybertruck o al vano di carico, mentre la capacità di auto livellamento si adatta a qualsiasi occasione per fornire la massima assistenza in ogni lavoro.
La potente trasmissione e il baricentro basso garantiscono coppia e controllo di trazione eccellenti, per un’accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 2,9 secondi e fino a 800 km di autonomia.

www.newstreet.it

venerdì 6 marzo 2020

Linux Professional Institute: Eduteam nuovo Partner | Webinar Esami & Formazione | Blog LPI




LPI Italia: EduTeam nuovo Partner

EduTeam è il nuovo Approved Training Partner di LPI.
EduTeam, con sedi a Milano, Trento, Roma e Bari, si posiziona dal 2003 come Partner Learning Solutions di alto profilo per i professionisti IT.

I Webinar

Puoi ascoltare e visualizzare le slide dei Webinar dedicati allo sviluppo di Esami e materiali didattici LPI.

Dal blog di LPI

Linux e Open Source: segnala eventi e storie di successo

La mission di LPI è sostenere la formazione e il movimento Linux e Open Source: se sei coinvolto in eventi del settore, non esitare a contattarci per segnalarceli: valuteremo anche proposte di media partnership e sponsorizzazione degli eventi.

La tua azienda, la tua scuola, Partner LPI 

Le Partnership LPI, Training e Academic, sono adesso ancora più flessibili e vantaggiose.
Se vuoi saperne di più, contattaci.
Scopri il portale LPI per la formazione
LPI
Facebook
Twitter
LinkedIn
Email
Copyright © 2020 Linux Professional Institute Italia, All rights reserved.

Our mailing address is:
Linux Professional Institute Italia
Via Sante Pisani
71
PRATO, PO 59100
Italy