martedì 4 febbraio 2020

Internet Archive Newsletter January 2020: A Big Thank-You


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January 2020

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Some say that vinyl is the only way to listen to music—and during the 60s and 70s, that was largely true. For decades, LPs were the dominant storage medium for every genre of music, before being supplanted by other formats. Now the Internet Archive is digitizing these at-risk records so that new audiences around the world can rediscover the sounds of yesteryear.
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Is There A Fix For Social Media?

Russian trolls use social media to sway elections. Ad dollars flow to the most clickable content, allowing controversy to triumph over rational conversation. What we see, hear and buy in social media is a commodity for sale. If these are the well-understood problems with today's social media, where are the answers? Some of the founders and builders attacking those issues came together on a winter night in San Francisco to demonstrate what may lie ahead in decentralized social media.
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PC GAMER: 25-year-old game thought lost until creator sees someone stream it 

FAST COMPANY: A 'symbol of public good' on the internet is under attack

CNET: Teen Vogue faces backlash over article about Facebook's election efforts

PUBLIC DOMAIN REVIEW: The Art of Book Covers (1820–1914)

REALCLEAR POLITICS: Data Underscore Brokaw's Assertion of Media Negativity

SF WEEKLY: Marion Stokes Captured American Media Through 33 Years of 24/7 Recordings

 
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lunedì 3 febbraio 2020

Si prepara una nuova guerra di Thierry Meyssan


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Il presidente Fayez Al-Sarraj mette a punto il piano d’intervento turco con il sottosegretario alla Difesa, generale di brigata Salah Al-Namroush.


L’arrivo in Libia di nuove armi e di altri combattenti preannuncia una nuova guerra contro la popolazione. Dopo l’attacco della NATO, compiuto in conformità alla strategia della guerra senza fine di Rumsfeld/Cebrowski; in realtà la situazione non s’è mai acquietata. Compiendo un ulteriore passo i protagonisti, lungi dal risolvere alcunché, estenderanno l’area del conflitto.

Tutti sono d’accordo nel riconoscere che la drammatica situazione della Libia e del Sahel è conseguenza dell’intervento illegale della NATO del 2011. Eppure pochi hanno analizzato questo periodo e si sono sforzati di capire come si è arrivati al conflitto attuale. In assenza di ponderazione, ci avvieremo verso una nuova catastrofe.
È importante tener presente alcuni fatti, che invece ci ostiniamo a non ricordare: – La Jamahiriya libica, istituita con un colpo di Stato eccezionalmente poco cruento, non è stata la presa di potere d’un dittatore nevrotico, ma un atto di liberazione nazionale dall’imperialismo britannico. È stata anche espressione di volontà di modernizzazione, concretizzatasi nell’abolizione della schiavitù, nonché un tentativo di riconciliazione delle popolazioni arabe e nere africane. – La società libica è organizzata in tribù. È perciò impossibile, di fatto, instaurarvi la democrazia. Muammar Gheddafi aveva strutturato la Jamahiriya Araba Libica sul modello delle comunità immaginate dai socialisti utopici francesi del XIX secolo: una vita democratica a livello locale, abbandonando però l’ideale democratico a livello nazionale. Del resto, la Jamahiriya è morta per assenza di una politica di alleanze, dunque per non aver potuto difendersi. – La Coalizione che ha attaccato la Libia era guidata dagli Stati Uniti, che per tutto il conflitto hanno nascosto agli alleati il loro vero obiettivo e li hanno messi di fronte al fatto compiuto (leading from behind). Per mesi hanno proclamato che un intervento della NATO era fuori questione: eppure è stata quest’ultima a comandare le operazioni. Mai Washington ha cercato di proteggere i civili, né d’installare un governo al proprio servizio: ha voluto invece issare rivali al potere e impedire con ogni mezzo la pace (dottrina Rumsfeld/Cebrowski). – Mai c’è stata rivoluzione popolare contro la Jamahiriya, bensì l’entrata in azione di Al Qaeda in loco, il rinnovarsi della frattura tra Cirenaica e Tripolitania, e infine l’intervento coordinato dalla NATO (gli Alleati dal cielo, la tribù dei Misurata e le Forze speciali del Qatar al suolo).
La rivalità tra il governo di Tripoli e quello di Bengasi ha origine dalla divisione del Paese in due Stati, Tripolitania e Cirenaica, antecedente il 1951, nonché dal rinfocolarsi di questa divisione, grazie all’aggressione della NATO. Al contrario di quanto viene spontaneo pensare, per ristabilire la pace non bisogna sostenere un campo perché abbia il sopravvento sull’altro, bensì fare in modo che i due campi si uniscano contro i nemici del Paese.
Al momento il governo di Tripoli è sostenuto da ONU, Turchia e Qatar; quello di Bengasi da Egitto, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Francia e Russia. Coerenti con la propria strategia, gli Stati Uniti sono l’unico Paese a sostenere entrambe le parti, affinché si combattano tra loro per un tempo indefinito.
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Risoluzione della Grande Assemblea Nazionale turca che autorizza il dispiegamento di truppe in Libia.
Il 2 gennaio 2020 la Grande Assemblea Nazionale ha adottato ad Ankara un provvedimento che autorizza l’intervento militare turco. L’atto può essere interpretato in tre modi, che si sommano: – La Turchia appoggia la Confraternita dei Fratelli Mussulmani al potere a Tripoli. Ciò spiega il sostegno al governo di Tripoli anche del Qatar (favorevole alla Confraternita), nonché l’opposizione di Egitto, Emirati e Arabia Saudita. – La Turchia dà corso alle proprie ambizioni regionali appoggiandosi ai discendenti degli antichi soldati ottomani di Misurata. – La Turchia utilizza gli jihadisti che non è più in grado di proteggere a Idlib (Siria). Per questa ragione li sta trasferendo in Tripolitania per poi partire all’assalto di Bengasi.
Sul piano del diritto internazionale l’intervento turco è legale e si fonda sulla richiesta del governo di Tripoli, legalizzato dall’accordo di Skhirat (Marocco) del 17 dicembre 2015, e sulla risoluzione 2259 del 23 dicembre 2015. Ogni altro intervento estero è invece illegale, benché il governo di Tripoli sia formato da Fratelli Mussulmani, Al Qaeda e Daesh. Si assiste perciò a un’inversione dei ruoli: i progressisti si trovano ora nell’Est della Libia, i fanatici nell’Ovest.
Per il momento, schierati con il governo di Tripoli non ci sono che pochi soldati turchi, ma con Bengasi ci sono soldati egiziani, francesi, russi e degli Emirati. L’annuncio dell’invio ufficiale di altri soldati turchi non muterà l’equilibrio, mentre il trasferimento di jihadisti può coinvolgere centinaia di migliaia di combattenti e rovesciare lo scacchiere.
Ricordiamo che, diversamente dalla narrazione occidentale, sono combattenti libici di Al Qaeda – non già disertori siriani – ad aver creato agli inizi della guerra contro la Siria l’Esercito Siriano Libero. È prevedibile che ora si apprestino al viaggio di ritorno.
Per ora solo le milizie siriane turcomanne e la Legione del Levante (Faylaq al-Sham) si sono messe in movimento: circa cinquemila combattenti. Se la migrazione degli jihadisti prosegue attraverso la Tunisia potrebbe durare diversi anni, fino alla liberazione completa del governatorato di Idlib. Sarebbe un’eccellente notizia per la Siria, ma una catastrofe per la Libia, in particolare, e per il Sahel in generale.
Si ripresenterebbe in Libia la stessa situazione della Siria: gli jihadisti sostenuti dalla Turchia e le popolazioni locali sostenute dalla Russia; le due potenze attente a non affrontarsi direttamente, fintantoché la Turchia è membro dell’Alleanza Atlantica.
Installandosi a Tripoli, la Turchia controllerà anche il secondo flusso di migranti, quello verso l’Unione Europea. Potrà perciò rafforzare il ricatto che già esercita su Bruxelles grazie alle migrazioni dalla Turchia.
In assenza di frontiere fisiche, gli eserciti jihadisti sicuramente deborderanno nel deserto, passando dalla Libia all’insieme del Sahel. Renderanno i Paesi del G5-Sahel (Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger e Ciad) ancora più dipendenti dalle forze antiterroriste francesi e dall’AfriCom. Minacceranno l’Algeria, ma non la Tunisia, già in mano ai Fratelli Mussulmani e gestore del transito di jihadisti a Djerba.
Le popolazioni sunnite del Sahel saranno allora epurate e i cristiani espulsi, come lo furono i cristiani d’Oriente.
Verrà il momento in cui gli eserciti jihadisti attraverseranno il Mediterraneo; le isole italiane (in particolare Lampedusa) e Malta si trovano a 500 miglia nautiche. In virtù dei Trattati dell’Alleanza Atlantica e di Maastricht, la VI flotta USA interverrà immediatamente per respingerli, ma il caos si propagherà inevitabilmente all’Europa Occidentale.
Agli europei che rovesciarono la Jamahiriya Araba Libica non resteranno che gli occhi per piangere.

venerdì 31 gennaio 2020

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 29 gen 2020

Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
L'Iran aurait tué le directeur de l'assassinat de Soleimani
 

 
Sabotages en Syrie
 

 
Documents déclassifiés sur la propagande britannique avant 1977
 

 
Des fonds européens détournés par Mogherini, Hariri et Mikati
 

 
Le Peuple palestinien est le seul à ne pas être protégé par le Conseil de sécurité
 

 
Le Liban forme un gouvernement
 
Controverses
Fil diplomatique

 
Note de la Maison-Blanche sur le deal du siècle
 

 
La Syrie protège sa population des jihadistes
 

 

« Horizons et débats », n°1, 20 janvier 2020
La privatisation des retraites en France
Partenaires, 21 janvier 2020
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Le privatizzazioni ci stanno riportando al Feudalesimo


L’America è il paese degli scandali. L’ultimo è l’uso da parte del multi-miliardario ebreo Mike Bloomberg di call center operati da carcerati per la pubblicità della sua campagna presidenziale.
A me sembra che lo scandalo sia l’attacco di Bloomberg alla Costituzione americana, non il suo utilizzo del lavoro carcerario. Bloomberg vuole abrogare il Secondo Emendamento e disarmare il popolo americano, proprio nel momento in cui il paese sta crollando spiritualmente, moralmente, economicamente e politicamente.
In un passato non lontano, avevo riferito sull’uso diffuso del lavoro penitenziario da parte delle principali aziende statunitensi e del Dipartimento della Difesa. Apple è una di queste aziende e stivali e abbigliamento per i militari vengono prodotti facendo lavorare i detenuti. Chiaramente, le autorità hanno legittimato le carceri private e l’appalto del lavoro penitenziario a basso costo ad entità private che lo utilizzano a scopo di lucro.
Bloomberg, secondo The Intercept, vale 54 miliardi di dollari ed Apple molto di più, almeno in base al mercato azionario. Se Apple può usare il lavoro dei carcerati, perché non può farlo Bloomberg?
Sono gli appaltatori che affittano i detenuti-lavorari a Bloomberg, ad Apple, al Dipartimento della Difesa, quelli che ci guadagnano. Incassano il salario minimo statale per i lavori penitenziari, mentre i carcerati sono retribuiti con pochi dollari al mese.
In passato, e forse ancora oggi in alcune regioni del paese, i detenuti lavoravano alla manutenzione delle strade pubbliche e non venivano pagati. Quindi, secondo logica, non c’è nulla di nuovo nell’utilizzo del lavoro carcerario. Questa argomentazione non tiene conto del fatto che, in precedenza, i detenuti lavoravano per la comunità, che, a sua volta, pagava le spese della loro incarcerazione. Oggi lavorano per le aziende private e generano profitti per le aziende private.
Quello che stiamo vivendo è il ritorno del Feudalesimo. Ecco come funziona il sistema penitenziario privato: lo stato arresta la gente e la incarcera nelle prigioni private. Lo stato poi usa i soldi dei contribuenti per pagare le aziende private che gestiscono queste prigioni. Questi centri di detenzione privati affittano il lavoro dei prigionieri ad altre società private che, a loro volta, rivendono i prodotti di questo lavoro a multinazionali e ad enti governativi sulla base del salario minimo sindacale.
Questo totale sfruttamento del lavoro è perfettamente legale. Ma non è diverso dai signori feudali che mettevano sotto servaggio gli uomini liberi e si appropriavano del loro lavoro. Il 96% circa dei carcerati non ha mai ricevuto un processo. Sono stati costretti ad autoincriminarsi, accettando un “patteggiamento,” per evitare una punizione più severa. Il restante 4%, se ha avuto un processo, non si è trattato di un processo equo, perché i processi equi non garantiscono le massime percentuali di condanne e le carriere dei funzionari di polizia, dei pubblici ministeri e dei giudici vengono prima della giustizia.
Oggi, una pena detentiva andrebbe considerata alla stregua di un servaggio, anche più pesante di quello dell’era feudale. All’inizio del periodo feudale esisteva ancora una certa reciprocità. Gli uomini liberi, che coltivavano i propri terreni, non avevano protezione contro le bande dei predoni, Vichinghi, Saraceni, Magiari, ed entravano al servizio di un signore in grado di dar loro la protezione di una fortezza e dei cavalieri con la corazza. La reciprocità era terminata con la fine delle incursioni, con gli ex-uomini liberi sotto servaggio e debitori verso il signore di un terzo di tutto il loro lavoro. Il servo della gleba di oggi deve dare alla prigione privata tutto il suo lavoro .
Le privatizzazioni sono il canto delle sirene dei libertari fautori del libero mercato. Hanno però bisogno di un’analisi più attenta di quella fatta dai libertari, visto che, nella maggior parte dei casi, le privatizzazioni avvantaggiano gli interessi privati a spese dei contribuenti. Nel caso delle carceri privatizzate, i contribuenti forniscono profitti alle società private che gestiscono le carceri. Queste aziende guadagnano ulteriormente affittando il lavoro dei prigionieri. Le grandi multinazionali beneficiano del basso costo del lavoro. Forse questo è un motivo per cui gli Stati Uniti hanno non solo la più alta percentuale di popolazione carceraria, ma anche il più alto numero di detenuti in assoluto. L’America ha più persone in carcere di quante ne abbia la Cina, un paese la cui popolazione è quattro volte maggiore.
Anche la privatizzazione del settore pubblico è ben avviata. Prendete in considerazione l’esercito americano. Molte attività precedentemente svolte dagli stessi militari sono ora affidate a società private. I cuochi dell’esercito e la corvè cucina sono spariti. Anche il settore rifornimenti è stato dato in appalto. Ho letto che persino la vigilanza armata nelle basi militari è fornita da compagnie private. Tutti questi esempi rappresentano l’uso del denaro pubblico per la creazione di profitti privati, tramite l’esternalizzazione di quelle che dovrebbero essere le funzioni di un governo. La privatizzazione dei servizi dell’esercito è una delle ragioni per cui le spese degli Stati Uniti nel settore della difesa sono così elevate.
In Florida, da circa tre anni, l’ispettorato della motorizzazione ha smesso di inviare le etichette per il rinnovo della validità delle targhe. Il governo dello stato lo ha affidato invece ad una società privata. Lo ricordo bene, perchè il mio rinnovo era arrivato di venerdì e il mio permesso era scaduto il lunedì precedente. Avevo chiesto alla motorizzazione perché il rinnovo fosse arrivato così in ritardo. La risposta era stata che i politici avevano esternalizzato il servizio rinnovi ai loro grandi amici e finanziatori.
Sempre in Florida, succedeva che, nel caso di una multa per un’infrazione al codice della strada, si poteva contestarla andando in tribunale o pagarla inviando direttamente un assegno. Oggi si può ancora andare in tribunale, o in un’autoscuola privata, ma non si può più spedire un assegno. Bisogna pagare con un assegno certificato da una banca o con un vaglia postale. Per evitare tempo e problemi, si può pagare con la carta di credito, ma anche quel servizio è stato privatizzato e la commissione per la comodità di utilizzare una carta di credito è abbastanza salata. In altre parole, i politici hanno creato un’altra società privata nella quale incanalare fondi statali, che poi vengono girati allo stato, non prima però che la società privata abbia riscosso la sua commissione sulla transazione elettronica.
Le privatizzazioni delle società pubbliche, spinte forse dagli oneri di segnalazione che la legge Sarbanes-Oxley impone alle società pubbliche, insieme alle fusioni, hanno ridotto il numero di società private di oltre la metà, tra il 1997 e il 2017. Vi sono ancora abbastanza aziende per un portafoglio azionario pensionistico diversificato. Tuttavia, le scelte si stanno restringendo. Se questo processo continua, le persone in cerca di investimenti favoriranno rapporti prezzo/utili più elevati anziché avere un portafoglio pensionistico vuoto.
In sostanza, le privatizzazioni delle funzioni pubbliche sono un modo per trasformare i pagamenti delle tasse in profitti per gruppi privati particolari. L’affermazione secondo cui le privatizzazioni riducono i costi è falsa. Aggiungendo ulteriori passaggi che generano profitti privati, le privatizzazioni aumentano i costi. Nella maggior parte dei casi, le privatizzazioni sono un modo per favorire chi è ben ammanigliato.
Le privatizzazioni, oltre a creare flussi di reddito per interessi privati, creano anche ricchezza privata trasferendo beni pubblici in mani private a prezzi sostanzialmente inferiori al valore di mercato. Questo è stato certamente il caso delle privatizzazioni delle società statali britanniche e francesi e del servizio postale britannico. Le privatizzazioni forzate imposte alla Grecia dall’UE hanno creato ricchezza per gli Europei del nord a spese della popolazione greca.
In una parola, le privatizzazioni sono un metodo di saccheggio. Dal momento le opportunità per un profitto onesto sono sempre di meno, si fanno strada le razzie. Aspettatevene sempre di più.
Aggiornamento: un lettore sottolinea che la popolazione carceraria degli Stati Uniti è superiore di 21.100 unità rispetto alle popolazioni carcerarie combinate di Cina e India, i due maggiori paesi in termini di popolazioni che, sommate tra loro, sono otto volte quella degli Stati Uniti.
Paul Craig Roberts

giovedì 30 gennaio 2020

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 29 gen 2020


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Sabotaggi in Siria
 

 
Declassificati documenti sulla propaganda britannica antecedente il 1977
 

 
Fondi europei sottratti da Mogherini, Hariri e Mikati
 

 
I palestinesi sono l'unico popolo non protetto dal Consiglio di Sicurezza
 

 
Libano, varato il governo
 

 
Il Libano sull'orlo d'una crisi di nervi
 

 
Il Giappone sostiene il Myanmar contro le accuse di genocidio
 
Controversie

 
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