martedì 30 aprile 2019
lunedì 29 aprile 2019
Così l’Unione Europea ha soffocato la libertà di Internet
Addio link facili, fine della libertà di circolazione dei contenuti sul web. Il Parlamento Ue ha infatti approvato la direttiva europea sul copyright. Con 348 voti a favore e 274 contrari, gli articoli 11 e 13 sono diventati realtà. «Non vi è stata nemmeno la possibilità di votare per gli emendamenti che avrebbero proposto la rimozione dei singoli articoli – possibilità persa per soli 5 voti contrari», scrive Riccardo Coluccini su "Motherboad". Gli sforzi dei cittadini, degli attivisti e degli esperti di Internet – culminati con la pubblicazione di una lettera contraria agli articoli 11 e 13, firmata dagli accademici di tutta Europa che si occupano di diritto informatico e proprietà intellettuale – non sono bastati a convincere la maggioranza degli europarlamentari a votare contro una direttiva «che introduce una macchina della censura preventiva, che dovrà filtrare ogni contenuto caricato online». Alcuni politici, aggiunge Coluccini, hanno intenzionalmente avvitato la discussione sulla direttiva copyright intorno alle sole posizioni delle grandi piattaforme e dei detentori dei diritti d'autore, «che non sempre combaciano con gli autori e i creatori dell'opera». Ignorate «le richieste dei cittadini, degli artisti e dei creatori di contenuti». Per "Motherboard", «i colpi bassi in questi mesi hanno ricordato più una stagione di Game of Thrones che un processo democratico».
Come sottolineato dalla parlamentare tedesca Julia Reda, del Partito dei Pirati, abbiamo assistito probabilmente a una delle più grandi mobilitazioni cittadine degli ultimi anni su un tema digitale. «Dall'altra parte, però – scrive Coluccini – alcuni europarlamentari si sono ostinati a svilire ogni critica liquidandola come "fake news", bollando i cittadini come "bot", o persino alludendo alla possibilità che i critici fossero stati assoldati dai colossi digitali». Tutto questo, «tacendo completamente, però, le pressioni portate avanti dalle lobby editoriali e del mondo della musica». Alla vigilia del voto, quasi 200.000 persone hanno manifestato in diverse città europee. «La petizione online che chiedeva la rimozione dei due articoli ha raggiunto il record di oltre 5 milioni di firme», aggiunge Coluccini. «Migliaia di cittadini hanno contattato telefonicamente i propri rappresentanti per chiedere di opporsi agli articoli 11 e 13». Inoltre, il 21 marzo Wikipedia ha oscurato completamente il proprio sito web in Estonia, Danimarca, Germania, e Slovacchia. Wikipedia in italiano si è unita al blackout il 25 marzo.
Di cos'è fatto, il dispositivo ammazza-web? L'articolo 13 prevede che tutti i siti e le app che permettono l'accesso o la condivisione di materiali protetti dal diritto d'autore – e ne traggono una qualche forma di profitto economico – siano considerati responsabili per eventuali violazioni. Ogni piattaforma, spiega sempre "Motherboard", sarà quindi obbligata a stringere accordi con tutti i detentori dei diritti. E dovrà garantire che queste licenze siano rispettate, prevedendo quindi sistemi e meccanismi per evitare che vengano caricati nuovamente contenuti vietati. Secondo molti esperti, tale richiesta può essere soddisfatta solo introducendo dei filtri per gli upload, già ampiamente criticati. David Kaye, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e la tutela del diritto alla libertà di opinione e di espressione, sottolinea come «una fiducia mal riposta nelle tecnologie di filtraggio aumenterebbe il rischio di errore e censura». Purtroppo i parlamentari europei hanno deciso di far finta di nulla. «L'articolo 13 – riassume Coluccini – esclude solamente una piccola categoria di aziende: quelle che hanno meno di tre anni di attività in Europa, un fatturato minore di 10 milioni di euro e meno di 5 milioni di visitatori unici al mese».
L'articolo 11, invece, prevede il diritto per gli editori di obbligare tutte le aziende che operano su Internet a stringere accordi per pubblicare brevi estratti degli articoli e notizie – i cosiddetti snippet, che sono oramai diventati onnipresenti nella nostra navigazione quotidiana. Sono esclusi unicamente "l'utilizzo di singole parole e brevi estratti" (definizione alquanto vaga). «Così com'è, la nuova legge sul copyright minaccia la libertà di Internet per come la conosciamo: gli algoritmi non sono in grado di distinguere tra effettive violazioni del copyright e riusi perfettamente legali come nel caso delle parodie», commenta Julia Reda: «Obbligare le piattaforme a usare i filtri di caricamento implicherà un maggior numero di blocchi di contenuti legali e renderà più difficile la vita delle piattaforme più piccole che non possono concedersi costosi software per filtrare». Aggiunge la parlamentare tedesca: «Il relatore dell'Unione Cristiano-Democratica di Germania (Cdu) Axel Voss e la maggioranza dei parlamentari europei hanno perso l'opportunità di garantire all'Unione Europea una legge sul copyright moderna che protegge sia gli artisti che gli utenti». Oggi è davvero un giorno buio per la libertà di Internet, scrive la stessa Reda su Twitter. E avverte: «Continueremo la battaglia, contro i filtri di caricamento e contro questa nuova legge europea».
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Come sottolineato dalla parlamentare tedesca Julia Reda, del Partito dei Pirati, abbiamo assistito probabilmente a una delle più grandi mobilitazioni cittadine degli ultimi anni su un tema digitale. «Dall'altra parte, però – scrive Coluccini – alcuni europarlamentari si sono ostinati a svilire ogni critica liquidandola come "fake news", bollando i cittadini come "bot", o persino alludendo alla possibilità che i critici fossero stati assoldati dai colossi digitali». Tutto questo, «tacendo completamente, però, le pressioni portate avanti dalle lobby editoriali e del mondo della musica». Alla vigilia del voto, quasi 200.000 persone hanno manifestato in diverse città europee. «La petizione online che chiedeva la rimozione dei due articoli ha raggiunto il record di oltre 5 milioni di firme», aggiunge Coluccini. «Migliaia di cittadini hanno contattato telefonicamente i propri rappresentanti per chiedere di opporsi agli articoli 11 e 13». Inoltre, il 21 marzo Wikipedia ha oscurato completamente il proprio sito web in Estonia, Danimarca, Germania, e Slovacchia. Wikipedia in italiano si è unita al blackout il 25 marzo.
Di cos'è fatto, il dispositivo ammazza-web? L'articolo 13 prevede che tutti i siti e le app che permettono l'accesso o la condivisione di materiali protetti dal diritto d'autore – e ne traggono una qualche forma di profitto economico – siano considerati responsabili per eventuali violazioni. Ogni piattaforma, spiega sempre "Motherboard", sarà quindi obbligata a stringere accordi con tutti i detentori dei diritti. E dovrà garantire che queste licenze siano rispettate, prevedendo quindi sistemi e meccanismi per evitare che vengano caricati nuovamente contenuti vietati. Secondo molti esperti, tale richiesta può essere soddisfatta solo introducendo dei filtri per gli upload, già ampiamente criticati. David Kaye, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e la tutela del diritto alla libertà di opinione e di espressione, sottolinea come «una fiducia mal riposta nelle tecnologie di filtraggio aumenterebbe il rischio di errore e censura». Purtroppo i parlamentari europei hanno deciso di far finta di nulla. «L'articolo 13 – riassume Coluccini – esclude solamente una piccola categoria di aziende: quelle che hanno meno di tre anni di attività in Europa, un fatturato minore di 10 milioni di euro e meno di 5 milioni di visitatori unici al mese».
L'articolo 11, invece, prevede il diritto per gli editori di obbligare tutte le aziende che operano su Internet a stringere accordi per pubblicare brevi estratti degli articoli e notizie – i cosiddetti snippet, che sono oramai diventati onnipresenti nella nostra navigazione quotidiana. Sono esclusi unicamente "l'utilizzo di singole parole e brevi estratti" (definizione alquanto vaga). «Così com'è, la nuova legge sul copyright minaccia la libertà di Internet per come la conosciamo: gli algoritmi non sono in grado di distinguere tra effettive violazioni del copyright e riusi perfettamente legali come nel caso delle parodie», commenta Julia Reda: «Obbligare le piattaforme a usare i filtri di caricamento implicherà un maggior numero di blocchi di contenuti legali e renderà più difficile la vita delle piattaforme più piccole che non possono concedersi costosi software per filtrare». Aggiunge la parlamentare tedesca: «Il relatore dell'Unione Cristiano-Democratica di Germania (Cdu) Axel Voss e la maggioranza dei parlamentari europei hanno perso l'opportunità di garantire all'Unione Europea una legge sul copyright moderna che protegge sia gli artisti che gli utenti». Oggi è davvero un giorno buio per la libertà di Internet, scrive la stessa Reda su Twitter. E avverte: «Continueremo la battaglia, contro i filtri di caricamento e contro questa nuova legge europea».
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domenica 28 aprile 2019
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venerdì 26 aprile 2019
VACCINI / PIU’ UTILI E MENO CONTROLLI CON GLAXO NEL MOTORE
Il colosso farmaceutico britannico Glaxo SmithKline, leader nella produzione dei vaccini, è sempre più alla conquista del mercato e anche del territorio italiano.
E' stato infatti appena tenuto a battesimo (28 marzo) un centro di controllo qualità hi-tech a Rosia, in provincia di Siena, dove già esiste un grosso polo industriale per la produzione di vaccini.
Secondo gli esperti il nuovo impianto permetterà di ridurre sensibilmente i tempi di produzione dei vaccini stessi, soprattutto condensando i "controlli". I quali passeranno da una media di 120-125 a non più di 20-25: una riduzione molto drastica, che consentirà di far crescere il tasso di produttività degli impianti e quindi di aumentare i profitti. Il tutto – assicurano a GSK – senza intaccare la qualità dei prodotti.
E' noto che uno dei nodi fondamentali è proprio la qualità dei vaccini, spesso e volentieri messa in discussione da studi scientifici. Come è successo pochi mesi fa con una ricerca voluta dal Corvelva – un'associazione veneta che da oltre vent'anni si batte per un uso consapevole dei vaccini – e cofinanziata dall'Ordine Nazionale dei Biologi.
Sconvolgenti i primi risultati, attraverso cui si è scoperto che in due lotti di vaccini presi in esame c'era di tutto e di più: perfino erbicidi e glifosati!
Insorge il solito gruppo di soloncini capitanato dal numero uno dei Pro Vax, il massone Roberto Burioni, che parla di totale inattendibilità dello studio e dà come di consueto del "Somaro" a tutti.
C'è chi osserva tra gli esperti non filo-Burioni: "La qualità dei vaccini è il primo tassello per una medicina che pensi alla salute più che ai profitti. Ridurre i tempi dedicati ai controlli, a parte le rassicurazioni di rito, non è un buon segnale".
Da anni si batte per la qualità dei vaccini l'oncologo del Pascale di Napoli Antonio Marfella, una vita a denunciare le crescenti patologie tumorali nella Terra dei Fuochi. Marfella da sempre auspica un ritorno alla produzione pubblica sul fronte dei vaccini, in modo da garantire la qualità più assoluta e i controlli più ferrei.
Alla GSK gonfiano il petto per il nuovo investimento da 40 milioni di euro. Osserva l'amministratore delegato di GSK Vaccine Italia Rino Ruoppoli: "Investire più di 40 milioni in un centro di questo genere vuol dire avere fiducia nel futuro: il nuovo edificio è all'avanguardia per i vaccini di adesso, ma soprattutto è pronto per la qualità del futuro".
Controbatte un giornalista in prima fila per una medicina a misura d'uomo, Marcello Pamio: "Vaccini sempre meno sicuri e sfornati a ritmo sempre più accelerato, perché se il nuovo centro in Toscana, per quanto hi-tech, ridurrà i tempi e il numero dei controlli, è ovvio che la sicurezza verrà meno".
Ma la Toscana si prepara ad ospitare un altro grosso investimento, stavolta promosso dalla svizzera KPMG International Cooperative, tra i 60 e gli 80 milioni di euro per dar vita ad un maxi centro specializzato nella revisione e organizzazione contabile, per fornire servizi professionali alle imprese. Quelle farmaceutiche in prima fila, come Eli Illy, GSK Vaccines e Kedrion (la corazzata di casa Marcucci con il renzianissimo Andrea capogruppo del Pd al Sentato).
A sua volta KPMG è riconducibile ad una serie di sigle olandesi. Come al solito gli intrecci societari sono tra i più variegati.
Nei piani, verrà attrezzata un'area di quasi 130 mila metri quadrati, di cui la metà adibiti a magazzini di stoccaggio per prodotti farmaceutici (in primis i vaccini) a temperature controllate.
La Toscana, secondo gli addetti ai lavori, si avvia a diventare uno dei poli industriali più importanti a livello nazionale, soprattutto sul versante farmaceutico. Del resto, fu proprio il governo guidato da Matteo Renzi a proporre l'Italia, nel 2014, come "capofila mondiale per le vaccinazioni".
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