venerdì 1 marzo 2019

STRAGE DEL SANGUE INFETTO / MOLTI SAPEVANO E HANNO TACIUTO. FIN DA QUEL LONTANO 1977


Strage del sangue infetto: molti sapevano ma nessuno ha mai alzato un dito. Nel mondo scientifico, in quello farmaceutico, tra i media e nella classe politica c'è stata, fin dalla metà-fine anni '70, una piena consapevolezza di quei traffici killer a base di emoderivati miliardari, che facevano realizzare giganteschi profitti a chi lavorava e commercializzava quel sangue infetto. E la strage "scientificamente" organizzata era del tutto prevedibile, quindi evitabile.
Incredibile che tutto ciò non sia mai emerso nei tre processi per il sangue infetto celebrati negli ultimi 20 anni: il primo a Trento partito proprio nel 1999, il secondo trasferito a Napoli e subito abortito, il terzo ora alle battute finali sempre a Napoli dove la sentenza è prevista per il 25 marzo.
Nel corso di questo quarto di secolo (le prime indagini trentine risalgono addirittura a 27 anni fa) si è passati dalla prima ipotesi di strage – l'unica e sola in grado di fotografare sul serio la realtà dei fatti – per poi scalare man mano ad ipotesi meno gravi, come epidemia colposa e ora omicidio colposo plurimo.
Eppure, neanche in quest'ultima ipotesi giudiziaria sembra si riesca mai a far luce – giudiziaria, appunto, perchè quella storica è ormai acclarata – sulle palesi responsabilità, visto che lo stesso pm, ossia l'accusa, nel corso della requisitoria dello scorso 11 gennaio ha chiesto la piena assoluzione di tutti gli imputati perchè "il fatto non sussiste". Vale a dire che nessuno ha mai ammazzato nessuno, tantomeno i nove pazienti di cui si parla nel processo, rappresentati dalle parti civili: se la sono quantomeno cercata; oppure si tratta di suicidi perfetti via avvelenamento…

NUMERI E DATE DELLA STRAGE
Scherzi (tragici) a parte, le cifre "storiche" parlano di una strage da 5 mila vittime, come del resto in Inghiterra le cifre si attestano a quota 3 mila: ma lì almeno, a fine anno scorso, è stata avviata una commissione parlamentare d'inchiesta. Da noi la politica ancora una volta tace, è stata ed è collusa con Big Pharma, mentre si straccia ogni giorno le vesti con la maxi ipocrisia dei migranti! Dei morti per sangue infetto se ne strafregano. Come se ne fregano altamente i media, allineati e coperti per disinformare: il più totale, omertoso silenzio è calato anche sull'odierno processo partenopeo.
Nella sua requisitoria, comunque, il pm del processo di Napoli, Lucio Giugliano, ha ricostruito alcune date-base, tracciando una cronologia dei tragici fatti.
Quale è stato l'arco temporale base nel quale si sono concentrate le infezioni da emoderivati? Quello compreso tra gli anni '70 e gli '80. Il pubblico ministero ha fatto capire che lo stesso arco si può restringere, tra il 1975 e il 1985. Con gran probabilità, infatti, i contagi di sette pazienti su otto (uno nel frattempo è deceduto) sono tutti da collocare a fine anni '70 (soltanto nel caso di uno dei fratelli Scalvenzi la data si può collocare parecchio più in là, nel 1987).
Ancora. Alla sbarra ci sono oggi l'ex re dei farmaci al ministero della Sanità Duilio Poggiolini ed ex dirigenti e funzionari del gruppo Marcucci. Il pm ha dato dei numeri anche sui Marcucci: hanno chiesto la prima autorizzazione ministeriale per lavorare e commercializzare emoderivati (quindi anche ad importare il sangue) nel 1973, per poi ottenerla tre anni più tardi, nel 1976.
Chiaro quindi il contesto: gli anni bollenti sono i '70, quelli dove cominciano i traffici di sangue infetto e mettono a punto i motori, li scaldano e cominciano a correre i bolidi degli emoderivati, in pole position (vale a dire oligopolisti in Italia) le aziende del gruppo Marcucci, da Aima a Biagini.
In quegli anni i Marcucci fanno capolino anche a Napoli, mettendo le mani su un colosso farmaceutico "donato" dagli americani, Richardson Merrell.
Per questo motivo nel 1977 la Voce (allora "la Voce della Campania") pubblica la sua prima inchiesta sui traffici di sangue e sul ruolo giocato, in tutto il maxi business, dal gruppo Marcucci, all'epoca guidato dal padre-padrone Guelfo Marcucci, grande amico di Sua Sanità Francesco De Lorenzo: tanto che il figlio Andrea alle politiche del 1991 si presenterà sotto i vessilli del Pli targato Altissimo-De Lorenzo. Non basta, perchè a rinsaldare i legami societari provvederà anche il fratello di Sua Sanità, Renato De Lorenzo, che a fine anni '80 entra nel cda della Sclavo, la sigla in arrivo dal gruppo Montedison (la Anic del ramo farmaceutico) destinata a diventare una delle perle di casa Marcucci.

QUELLA PRIMA INCHIESTA DELLA VOCE NEL '77
Ma torniamo a quell'inchiesta della Voce nel 1977, attraverso la quale si ha la palese dimostrazione che la consapevolezza (e le notizie) su quei traffici circolavano già allora. Se la Voce ne scriveva, di tutta evidenza quelle storie erano ben note negli ambienti farmaceutici, ad esempio nella stessa Richardson Merrell. Ne parlavano i sindacalisti, filtravano alcune prime accuse da parte della Cgil, alla Voce di quegli spericolati traffici fornì molti dettagli un ricercatore della Merrell, Procolo Causa. Da tener presente che l'affare Merrell fu uno dei casi "industriali" saliti alla ribalta delle cronache dell'epoca, con il sottosegretario al Bilancio, l'andreottiano Vincenzo Scotti, impegnato in prima linea nella story.
Potete leggere quell'inchiesta in basso. Ma ecco di seguito, per maggior semplicità, alcuni stralci salienti.

Kelly Douda

"Il finanziere toscano Guelfo Marcucci ottiene dagli americani gli stabilimenti ex Merrell di via Pietro Castellino, al Vomero, e di Sant'Antimo, le attrezzature scientifiche, la ricchissima biblioteca. L'attività, ripresa ad inizio '76, procede a ritmo assai ridotto, con un bassissimo utilizzo degli impianti e della stessa mano d'opera, ridottasi di 180 unità per il mancato turn over. 'Se a questo si aggiunge che i centri direzionali sono stati spostati in Toscana – sostiene Laura Bellipanni del CdF dell'ex Merrell – si capisce come l'indotto prima di un miliardo si sia del tutto azzerato, e il settore biologico non tiri più e si limiti a trasformare gli emoderivati provenienti dall'AIMA, anch'essa di proprietà dei Marcucci'".
Si parla poi dei "14 miliardi complessivi concessi graziosamente dalla Richardson Merrell a Marcucci" e dei "tentativi di impedire le manovre speculative di Marcucci che cerca di vendere, a uso immobiliare, le aree del Vomero", il quartiere 'alto' di Napoli, in prossimità della zona ospedaliera.

DAI CENTRI NELL'EX CONGO BELGA… 
Ecco quindi il "Ritratto di un finanziere" dedicato al patròn Guelfo Marcucci. Siamo al passaggio-base, ossia l'interrogativo rimbalzato più volte in quasi tre anni di processo davanti alla sesta sezione penale del tribunale di Napoli: "Quali le fonti di provenienza del sangue trattato negli stabilimenti Marcucci?", scrive la Voce, ricordiamolo, nel 1977.
La risposta: "In gran parte il terzo mondo, fino al 1975 prevalentemente il Congo ex belga. Qui l'abile finanziere aveva impiantato un centro poliambulatoriale e un centro di raccolta del sangue dove, mediante una tecnica assai sofisticata, veniva prelevata agli ignari donatori una quantità tripla di plasma sanguigno, reimmettendo in circuito i globuli rossi diluiti in apposita soluzione fisiologica. Saputo negli ambienti politici locali che il vento comincia a mutar direzione, Marcucci si affretta a vendere il tutto a una società americana, che dopo tre mesi viene nazionalizzata. Oggi Marcucci gestisce diversi centri di raccolta di sangue in varie parti del mondo, impiantando enormi speculazioni, per gli elevatissimi costi di vendita: basti pensare ai preparati Fattore VII, uno dei quali, il Kryobulin 50, costa 162.400 lire a confezione!".

L'intera, tragica storia è poi raccontata nel volume "Sua Sanità – Viaggio nella De Lorenzo story, un'azienda che scoppia di salute", edito a febbraio 1992 dalla Voce e dalla Publiprint di Trento.
Non solo Congo ex belga ed altri paesi africani e del terzo mondo, comunque, nel mirino del gruppo Marcucci.
Nel 2007, grazie ad uno choccante docufilm del regista americano Kelly Duda, veniamo a sapere che un'altra tra le fonti principali di approvvigionamento di sangue erano state addirittura le galere statunitesnsi, in particolare quelle dell'Arkansas.

ALLE GALERE DELL'ARKANSAS
Tutto viene illustrato in "Fattore VIII". Lo stesso Duda è stato convocato dagli avvocati delle parti civili, Stefano Bertone ed Ermanno Zancla, come teste al processo di Napoli.

Andrea Marcucci

Dove ha confermato ogni circostanza per filo e per segno ed ha parlato dei mesi e mesi di lavoro negli States sulle tracce del sangue infetto, nonché dei dorati trades senza alcuno scrupolo lungo l'asse Usa-Europa e, of course, Italia. Donatori prezzolati, non testati, a super rischio infezione: tutto il peggio possibile per avvelenare – scientemente – i poveri pazienti che si vedevano iniettare nelle vene quelle letali bombe ad orologeria.



                                                                          L'avvocato Stefano Bertone

Un altro teste base al processo partenopeo, l'ematologo milanese Piermannuccio Mannucci, nel corso della sua verbalizzazione ha avuto il coraggio di affermare: "Ho chiesto informazioni ai dirigenti del gruppo Marcucci per sapere da dove proveniva quel sangue. Mi hanno rassicurato, mi hanno detto che veniva dai campus universitari e dalle casanlinghe americane".
Incredibile ma vero. Un teste in palese conflitto d'interessi, Mannucci, dal momento che è stato consulente scientifico di Kedrion – l'attuale corazzata del gruppo Marcucci, guidata da Paolo, fratello di Andrea Marcucci, il capogruppo del Pd al Senato – ed ha partecipato, gettonato, a svariati simposi nazionali e internazionali organizzati dalla stessa Kedrion.
Anche la Bbc una decina d'anni fa ha mandato in onda un lungo j'accuse sui traffici di sangue infetto, non solo perchè la tragedia, come visto, l'ha investita con oltre 3 mila morti, ma anche perchè per alcuni anni il gruppo Marcucci ha potuto contare su un avvocato britannico di fama, David Mills, che all'epoca prestava i suoi servigi anche a Silvio Berlusconi, mentre la consorte di Mills era ottima amica, a sua volta, della moglie del premier Tony Blair.
Dio li fa e poi li accoppia.


Un carcere dell'Arkansas

CIECHI & COMPLICI
Tirando le somme: i traffici sono cominciati ad inizio anni '70 ed erano stranoti: perchè tutti hanno chiuso gli occhi? Come mai le autorità sanitarie, nazionali e internazionali, non hanno mosso neanche un dito, dall'inflessibile Food and Drug Administration fino al nostro Istituto Superiore di Sanità?
Big Pharma – ormai è strachiaro – ha comprato silenzi & collusioni. Anche a casa nostra, come del resto dimostra ampiamente la Farmatruffa, che ha visto la condanna penale e civile (5 milioni di euro a testa) per De Lorenzo e Poggiolini.
Ma come mai tutti, trasversalmente a livello politico in Italia, hanno dormito, o meglio sono stati complici silenti della strage?
Perchè solo in questo modo deve essere chiamata: strage. E se anche a Napoli San Gennaro non riuscirà nel miracolo d'una sentenza "storica" – come fa presagire la "requisitoria assolutoria" del pm – c'è pur sempre una Corte dell'Aja per i crimini contro l'umanità a poter "giudicare" su quei tragici fatti cominciati ad inizio anni '70 e documentalmente provati almeno da quel 1977.
Perchè, dopo oltre un quarto di secolo, giustizia sia..

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giovedì 28 febbraio 2019

TESLA ACQUISTA LA MAXWELL TECHNOLOGIES: LE BATTERIE A STATO SOLIDO SONO PIÙ VICINE


Tesla Motors ha acquistato la Maxwell Technologies, società specializzata nello stoccaggio dell'energia elettrica, una mossa che potrebbe aprire a nuovi scenari - come lo sviluppo di massa delle batterie a stato solido.
L'affare dovrebbe aggirarsi attorno ai 218 milioni di dollari di valore, come riportato da EV Specifications, dopo che le compagnie hanno accordato una vendita massiccia di azioni a 4,75 dollari l'una. Ancora non c'è una data esatta, le due società però contano di chiudere ufficialmente l'acquisizione nel secondo o terzo trimestre del 2019.
L'acquisto della Maxwell è tutt'altro da sottovalutare, anche perché l'azienda vanta ultracondensatori agli ioni di litio di nuova concezione, capaci di garantire un'alta densità energetica ma anche una carica e una scarica rapida a bassa degradazione, in pratica caratteristiche perfette per un'auto elettrica. Una tecnologia simile applicata ai veicoli potrebbe garantire tempi di ricarica minori e una vita media più lunga, oltre a fornire più energia a parità di spazio e peso.
La tecnologia della Maxwell Technologies non si ferma qui: la compagnia sta sviluppando anche una batteria con elettrodi a secco, il che potrebbe far pensare a una prossima commercializzazione di massa di batterie a stato solido, la nuova frontiera in ambito EV. Tesla non poteva fare acquisti migliori.

Fonte:
auto.everyeye.it
www.thedrive.com

mercoledì 27 febbraio 2019

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 26 feb 2019


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Bachar el-Assad en Iran
 

 
Le Tribunal interne de l'Onu déclare que Londres et Washington occupent illégalement la base de Diego Garcia
 

 
Le Royaume-Uni aurait transporté de la fausse monnaie au Venezuela
 

 
L'Arabie saoudite soutient la Chine contre les jihadistes
 

 
L'influence pro-globalisation de Pierre Omidyar dans les médias
 

 
Une clause secrète au Traité d'Aix-la-Chapelle
 

 
Vers la Grande Albanie
 

 
Washington souhaite que ses alliés se maintiennent en Syrie
 
Controverses
Fil diplomatique

 
Discours d'Emmanuel Macron au dîner du CRIF
 

 
Discours de Bachar el-Assad aux chefs des Conseils locaux et aux gouvernorats
 

 
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Donald Trump costretto a rinunciare?, di Thierry Meyssan


Il presidente Donald Trump ha rinunciato a cambiare la politica statunitense? Si è arreso all’ex classe dirigente del proprio Paese? Negli ultimi due mesi la sua amministrazione sembra aver reimpostato i tre comandi militari del Pentagono: AfriCom, CentCom e SouthCom. Il primo sarebbe stato autorizzato a battersi contro i progetti cinesi nel continente africano; il secondo verrebbe impegnato a dividere il Medio Oriente Allargato tra arabi e persiani; il terzo a distruggere le strutture statali del Bacino dei Caraibi. Queste nuove missioni si coniugano con un ritorno dei neoconservatori.

Dalle elezioni di metà mandato del 6 novembre 2018 il presidente Trump è sottoposto a una pressione estremamente forte. Le amministrazioni federali sono state chiuse il 22 dicembre (shutdown) per l’opposizione parlamentare alla legge di bilancio, che include il finanziamento del Muro al confine con il Messico. La crisi si è risolta soltanto dopo 35 giorni, il 25 gennaio 2019. Trump si è temporaneamente arreso alle pretese del Partito Democratico. Secondo S&P Global Ratings, lo shutdown sarebbe costato oltre sei miliardi di dollari, ossia più della costruzione del Muro che l’opposizione giudica troppo onerosa [1].
In questo lasso di tempo si sono moltiplicati i segnali di abbandono da parte dell’amministrazione Trump della propria politica estera e di difesa, nonché di convergenza con l’imperialismo statunitense. Considerati i metodi di governo del promotore immobiliare, il capovolgimento potrebbe essere solo apparente e destinato a essere rimesso in discussione il 15 febbraio, data di scadenza dell’accordo sul bilancio. Comunque sia, per il momento numerosi elementi inducono a ritenere che Trump abbia rinunciato a realizzare i cambiamenti promessi.
- Il 13 dicembre 2018, alla Heritage Foundation, il consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, ha esposto la nuova strategia USA in Africa [2]:
1. sviluppo del commercio;
2. lotta al terrorismo islamico;
3. verifica dell’impiego degli aiuti statunitensi.
Niente di veramente nuovo, salvo che Bolton si è profuso nell’esposizione degli obiettivi commerciali, che non vogliono più fare concorrenza alle ex potenze coloniali di Francia e Regno Unito, bensì essere una violenta lotta a Cina e Russia.
- Il 20 dicembre il segretario alla Difesa, generale James Mattis, ha mandato al presidente Trump una lettera pubblica di dimissioni [3]. Diversamente da quanto ha sostenuto la stampa, Mattis era d’accordo sul ritiro delle truppe dalla Siria, ma si diceva preoccupato del messaggio che avrebbe rappresentato per gli alleati della Coalizione anti-Daesh e della conseguente possibile fine della leadership statunitense [4]. Ritenendo di non poter consentire ad alcuno di impartirgli lezioni in pubblico, Trump ha immediatamente sollevato Mattis dalla funzione, senza tenerlo in carica nemmeno il tempo necessario a trovare il successore.
Ciononostante, arrendendosi alle critiche di Mattis, Trump ha fatto un passo indietro e ha ammesso che il ritiro delle truppe sarebbe stato più lungo del previsto.
- All’apertura della 116° seduta del Congresso, il 3 gennaio 2019, il rappresentante democratico Eliot Engels e il senatore repubblicano Marco Rubbio hanno presentato due proposte di legge (H.R. 31 [5] e S.1 [6]) che, in un articolo pressoché identico, prevedono sanzioni per impedire la ricostruzione della Siria. Successivamente, Engels, già autore del Syria Accountability Act del 2003, è stato eletto presidente della Commissione Esteri della Camera; James Rich è stato eletto per l’omologa Commissione del Senato. Rich ha immediatamente aderito alla proposta di legge contro la Siria.
I due testi argomentano che ciò che impedisce la ricostruzione della Siria è il fatto che le vittime fotografate nel Rapporto Caesar siano state torturate dalla Repubblica Araba Siriana, non dagli jihadisti. Il testo del Senato si spinge oltre, avallando l’aiuto militare a Israele nel momento in cui questi ha ammesso di condurre un’intensa campagna di bombardamenti sulla Siria.
- Il 10 gennaio 2019, in una conferenza all’Università Americana del Cairo, il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha esposto la nuova strategia per il Medio Oriente Allargato [7]:
1. lottare contro il terrorismo islamico;
2. lottare contro l’Iran e i suoi alleati;
3. ritirarsi militarmente dalla regione e far subentrare una “NATO” arabo-israeliana.
Tuttavia, oltre al fatto che la divisione della regione fra arabi e persiani rappresenterebbe un pericolo ancor più grande della situazione attuale, un’alleanza arabo-israeliana sembra improbabile perché, pur potendo contare su governi che già collaborano in segreto, dovrebbe misurarsi con il parere contrario delle popolazioni.
Nel frattempo, il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Bolton, ha istituito un’internazionale terrorista contro l’Iran, mettendo insieme elementi arabo-sunniti di Daesh e persiano-sciiti dei Mujahiddin del Popolo [8].
- Lo stesso giorno, il 10 gennaio, il segretario di Stato Mike Pompeo ha rilasciato una dichiarazione pubblica contro il Venezuela, dando via libera a Juan Guaido per autoproclamarsi presidente ad interim [9]. Ne è seguita la crisi costituzionale che conosciamo.
Mentre la stampa occidentale e i venezuelani interpretano il conflitto come la messa in discussione del governo bolivariano, un po’ prima di questi ultimi accadimenti, Réseau Voltaire annunciava che il Pentagono avrebbe messo in atto nel Bacino dei Caraibi la stessa strategia già sperimentata con i Grandi Laghi africani, poi nel Medio Oriente Allargato [10]. Dopo lunghe discussioni interne, il ministero degli Esteri russo prendeva una posizione analoga alla nostra [11]. In particolare, Mosca ha dichiarato: «La creazione deliberata e manifestamente ben orchestrata in Venezuela di un doppio potere e di un centro decisionale alternativo apre la via al caos e allo sgretolamento dello Stato venezuelano».
- Il 22 gennaio il Partito Democratico ha fatto adottare alla Camera dei Rappresentanti una legge che vieta al presidente Trump di ritirarsi dalla NATO [12]. Uno dei redattori è Eliot Engels.
Benché questa legge non sia stata discussa durante la campagna per le elezioni di metà mandato, il Partito Democratico l’ha giudicata prioritaria rispetto agli impegni sull’Obamacare. Insieme al segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, a luglio 2018 Engels si era espresso in una libera tribuna a favore dell’Alleanza [13].
- Il 26 gennaio Mike Pompeo ha annunciato che il neoconservatore Elliott Abrams sarebbe stato l’inviato speciale per il Venezuela. Ebbene, due anni fa Abrams era il candidato degli imperialisti alla segreteria di Stato. Il suo nome è legato alle peggiori operazioni segrete degli Stati Uniti in America Latina durante la guerra fredda.
Il neoconservatorismo è una forma di trotskismo, dunque ideologicamente di estrema sinistra, legatosi all’apparato statale durante l’amministrazione Reagan. A ogni alternanza politica i suoi partigiani hanno continuamente oscillato da destra a sinistra e viceversa. Si sono opposti all’elezione di Trump, cui però ora si sono aggregati.
C’è stata dunque una nuova impostazione dell’AfriCom, del CentCom e del SouthCom, che autorizza questi comandi supremi a difendere gli interessi, non più del popolo degli Stati Uniti, bensì delle società transnazionali e d’Israele. Da sempre associati a questa politica, i neoconservatori, o almeno uno dei loro esponenti più illustri, sono di ritorno.
Questi elementi sembrerebbero dimostrare che Partito Repubblicano e amministrazione Trump stanno cambiando radicalmente la propria politica e ritornano – con l’eccezione del rifiuto di permettere che organizzazioni terroriste amministrino Stati – alla politica del Partito Democratico, del presidente Barack Obama e di Hillary Clinton: l’imperialismo militare al servizio delle transnazionali.
I principali finanziatori del Partito Repubblicano sembra abbiano preso atto di questa rinuncia. I Fratelli Koch hanno infatti annunciato che non sosterranno la rielezione di Trump [14].

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martedì 26 febbraio 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 26 feb 2019


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Bashar al-Assad in Iran
 

 
Per il Tribunale interno dell'ONU Londra e Washington occupano illegalmente la base di Diego Garcia
 

 
Il Regno Unito avrebbe trasportato soldi falsi in Venezuela
 

 
L'Arabia Saudita sostiene la Cina contro gli jihadisti
 

 
L'influenza nei media a favore della globalizzazione di Pierre Omidyar
 

 
Una clausola segreta al Trattato di Aquisgrana
 

 
Verso la Grande Albania
 

 
Washington desidera che i suoi alleati rimangano in Siria
 

 
La Cina risponde seccamente alle minacce britanniche
 
Controversie

 
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