martedì 11 dicembre 2018

LE CONTRADDIZIONI DELL’ANTIFASCISMO – Franco Cardini e Paolo Ercolani



Quanto c’è di fascista nell’antifascismo ormai vuoto di una sinistra che non sa più trovare in se stessa un principio di attrazione identitaria, e si autodefinisce solo come negazione delle identità altrui? È lecito pretendere di contrastare un fenomeno utilizzando lo stesso metodo che lo ha generato?
È questo il tema di “Neofascismo e Antifascismo“, un pamphlet dello storico Franco Cardini che in realtà è un’entrata a gamba tesa nel dibattito sulle grandi ideologie che hanno infuocato il ‘900 (qui per leggerlo).
Libropolis, davanti alle telecamere di Byoblu, se ne è parlato insieme a Paolo Ercolani, filosofo, scrittore, saggista e giornalista. Modera Alessandro Bedini.
Tutti gli interventi di Libropolis ripresi da Byoblu: https://www.youtube.com/playlist?list=PLimc7jftHxGUZveUQQHr1w1Eqa4AYHWjf
Fonte: www.byoblu.com

lunedì 10 dicembre 2018

Vaccini Hpv: “Manufactured Crisis” il film che svela la realtà criminale del vaccino hpv

E dopo VAXXED , ecco in arrivo “La crisi dell’HPV: reale o prodotta?” Una nuova versione cinematografica, un nuovo documentario che svela i danni a seguito della vaccinazione che dovrebbe proteggere dal papilloma virus.
Potrete visionarlo cliccando sul titolo (vi comparirà con Vimeo,  vi consigliamo di guardarlo e salvarlo).
Siamo a LONDRA, Regno Unito.  Un  docu-film, pubblicato online nel Regno Unito e visibile in tutta Europa questa settimana, mette in dubbio le affermazioni delle autorità sanitarie britanniche, danesi e spagnole sulla sicurezza del vaccino hpv. Giunge in un momento in cui  medici britannici ed europei stanno proponendo di estendere l’uso del vaccino anche ai bambini inferiori agli 11 anni, quindi non si parla più di adolescenti. Un obblig che si estenderà a caro prezzo questo (1).
“Manufactured crisis” : ciò che non ti dicono del vaccino HPV ” espone i casi di reazioni avverse gravi  che cambiano la vita a ragazze e giovani donne a seguito di somministrazione del vaccino Gardasil o Cervarix . Le reazioni avverse registrate includono grave disabilità, paralisi e persino la morte. Durante tutto il documentario, le famiglie raccontano i loro drammi e le loro vite cambiate per sempre. Storie strazianti che non possono e non devono essere ignorate.
Il film della durata di 60 minuti include anche le posizioni di medici e scienziati rispettati che sfidano le affermazioni sul valore del vaccino HPV. Loro affermano che ci vorranno almeno 10 anni prima di sapere se i vaccini HPV saranno davvero in grado di diminuire i casi di  cancro, comprese le forme più comuni di cancro cervicale ed -in caso affermativo- a quale costo.
Mettono in discussione anche i famosi “rischi e benefici” che pesano fortemente a favore della vaccinazione da sempre. In realtà, affermano gli scienziati, il caso della vaccinazione di massa non è chiaro. E queste decisioni sono state prese senza nemmeno considerare gli approcci alternativi e collaudati alla prevenzione, in particolare lo screening e l’educazione sessuale (2, 3).
Manufactured Crisis è una produzione di Alliance for Natural Health (ANH) realizzata in collaborazione con Sanevax , l’ associazione britannica di HPV Vaccine Injured Daughters (AHVID), l’ associazione danese delle vittime di vaccini HPV e l’associazione spagnola di persone danneggiate da vaccino HPV ( AAVP ).
Steve Hinks
Steve Hinks
Il vicepresidente di AHVID, Steve Hinks, ha dichiarato: “È ridicolo che così tanti professionisti del settore sanitario nel Regno Unito ignorino che la “sicurezza” e “l’efficacia” del vaccino HPV è in dubbio per il grave danno che sta causando. Perché non ci viene detta la verità? ”
Il presidente dell’Associazione danese delle vittime del vaccino contro l’HPV, Karsten Viborg ha dichiarato: “Il vaccino HPV è un esperimento enorme e molto pericoloso. Bambini e genitori hanno bisogno di informazioni corrette sui benefici e rischi. I nostri membri hanno tutti seguito la raccomandazione delle autorità per la vaccinazione – ora non c’è alcun dubbio: le autorità sanitarie non informano i cittadini ed i politici “.
La presidente dell’AAVP, Alicia Capilla, ha dichiarato: “Incomprensibilmente, le autorità sanitarie non vogliono collegare queste reazioni ai vaccini HPV, lasciando le vittime in una situazione di abbandono. ”
Norma Erickson
Norma Erickson
Il presidente di SaneVax, Norma Erickson, ha dichiarato: “Il team di SaneVax collabora con rappresentanti di oltre 50 paesi. Questo documentario mette in luce gli eventi che si verificano in ogni paese che ha adottato un programma nazionale di vaccinazione HPV. È giunto il momento di istituire il principio di precauzione in tutto il mondo. Dobbiamo scoprire perché così tanti soffrono e sviluppare protocolli di trattamento per aiutarli a riprendere in mano la propria vita “.
Questo documentario suggerisce gli interessi fraudolenti dei governi che hanno messo in primo piano questa procedura farmacologica al benessere e alla salute dei cittadini. Gli interessi commerciali vengono prima della salute pubblica.

LAURIE POWELL, EX DIRIGENTE DEL MARKETING FARMACEUTICO, AFFERMA:

“NON SI TRATTA DI CURA DEL PAZIENTE. SI TRATTA DI FARE SOLDI “.

Tim Reihm
Tim Reihm, the director of Manufactured Crisis
In una dichiarazione congiunta, i produttori del film hanno dichiarato: “Le autorità sanitarie stanno ingannando il pubblico sostenendo che la capacità del vaccino di aumentare gli anticorpi HPV nel giro di pochi anni equivale alla protezione dai tumori correlati all’HPV, in particolare il cancro del collo dell’utero. La scienza invece, ci svela altro.https://vimeo.com/277078546/7812e25bb1
“Tim Reihm, il regista e narratore del film va oltre:” Quello che abbiamo scoperto è stato un esempio scioccante di avidità aziendale, disonestà scientifica, complicità del governo e tragedia umana “.
“Manufactured crisis” : quello che non ti dicono sul vaccino HPV ” è prodotto da Focus for Health e Freda Birrell ed è diretto da Tim Reihm.

Il documentario di un’ora è disponibile sul seguente link:

 Ricerca e traduzione a cura di Vacciniinforma

(1) “The British Medical Association believes the HPV (human papilloma virus) vaccine should be given to youngsters under nine in an effort to catch them before they have sex” https://www.mirror.co.uk/lifestyle/health/health-experts-say-primary-school-12791841
2) “The cervical cancer rate in the USA is 12/100,000. By Merck’s own admission, for every 100,000 girls that receive Gardasil you can expect 2,300 serious adverse events.” Norma Erickson, president, Sanevax.
(3) “If your daughter gets regular Pap smears her chances of dying from cervical cancer are 0.00002%.” Shannon Mulvihill, executive director, Focus for Health.

venerdì 7 dicembre 2018

Ciò che le elezioni svelano sul conflitto interno agli USA, di Thierry Meyssan

Le elezioni USA di metà mandato sono state interpretate dai grandi media alla luce della spaccatura Repubblicani/Democratici. Thierry Meyssan, continuando l’analisi della profonda evoluzione del tessuto sociale, vi legge invece una netta regressione dei Puritani rispetto ai Luterani e ai Cattolici. Il riallineamento politico voluto da Donald Trump potrebbe riuscire, come a suo tempo accadde per quello di Richard Nixon.

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Il Partito Repubblicano ha perso la Camera dei rappresentanti, ma Donald Trump ha imposto le proprie idee.
Con le elezioni di metà mandato gli elettori statunitensi sono stati chiamati a rinnovare l’intera Camera dei rappresentanti e un terzo del Senato. Sul piano locale, parte dell’elettorato ha votato anche per designare 36 governatori e si è espressa su 55 referendum.
Queste elezioni mobilitano in genere molto meno delle elezioni presidenziali. I politologi USA sono soliti non interessarsi alla percentuale dei votanti, dal momento che è possibile scegliere di votare per alcune elezioni raggruppate e non per altre.
Dalla fine della Guerra Fredda la percentuale di votanti alle elezioni presidenziali ha oscillato tra il 51 e il 61%, con l’eccezione del secondo mandato di Bill Clinton, dove ha votato solo un’esigua minoranza; la partecipazione alle elezioni di metà mandato varia invece fra il 36 e il 41%, con l’eccezione di quelle del 2018, dove la percentuale dei votanti avrebbe raggiunto il 49%. Ebbene, dal punto di vista della partecipazione dei cittadini, se le regole del gioco sono democratiche, la realtà non lo è affatto. Se esistesse un quorum [1], pochissimi membri del Congresso sarebbero eletti. I rappresentanti e i senatori sono di norma votati da meno del 20% della popolazione.
Chi analizza i risultati elettorali per fare pronostici sul percorso politico dei candidati si concentra sulle divisioni partigiane. Dopo le elezioni del 6 novembre, i Democratici hanno la maggioranza alla Camera dei rappresentanti, i Repubblicani al Senato. Questo calcolo permette, per esempio, di prevedere il margine di manovra del presidente rispetto al Congresso. Tuttavia, secondo me, non consente assolutamente di capire l’evoluzione della società statunitense.
Nella campagna per le presidenziali 2016, un ex democratico, Donald Trump, è sceso in lizza per la candidatura del Partito Repubblicano. Rappresentava una corrente assente dal panorama politico USA sin dalle dimissioni di Richard Nixon: i jacksoniani. Trump non aveva, in astratto, alcuna possibilità di ottenere l’investitura repubblicana. Eppure, eliminò uno a uno i 17 concorrenti, fu il candidato dei Repubblicani e vinse le elezioni contro la candidata favorita nei sondaggi, Hillary Clinton.
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Andrew Jackson, la cui immagine è stampata sui biglietti di 20 dollari, è il presidente più controverso degli Stati Uniti.
I jacksoniani (dal nome del presidente Andrew Jackson, 1829-1837) sono i difensori della democrazia popolare e delle libertà individuali nei confronti sia del potere politico sia di quello economico. Nel 2016 nel Partito Democratico e nel Partito Repubblicano era invece dominante l’ideologia dei Puritani: ordine morale e imperialismo.
Durante la campagna elettorale avevo osservato che l’ascesa di Donald Trump indicava il riemergere di un conflitto di fondo: da un lato gli eredi dei Padri Pellegrini, cioè i Puritani che fondarono le colonie britanniche delle Americhe, dall’altro i successori degli immigrati che si batterono per l’indipendenza del Paese [2].
La prima componente storica degli Stati Uniti, i Puritani, voleva creare colonie secondo uno stile di vita “puro”, nel senso calvinista del termine, e seguire in politica estera le orme dell’Inghilterra. La seconda componente, gli Anglicani, i Luterani e i Cattolici, fuggiva invece dalla miseria di cui era vittima in Europa e sperava di affrancarsene grazie al sudore della fronte.
Questi due schieramenti trovarono alla fine un accordo sulla Costituzione. La legge fondamentale fu redatta dai grandi proprietari terrieri, che ambivano riprodurre il sistema politico della monarchia inglese, facendo però a meno dell’aristocrazia [3]; la Bill of Rights, ossia i primi 10 emendamenti alla Costituzione, fu espressione della volontà dei secondi, che aspiravano a perseguire il “sogno americano” senza rischiare di venire schiacciati in nome di una qualsivoglia Ragione di Stato.
Negli ultimi anni il Partito Democratico e il Partito Repubblicano si sono trasformati, diventando entrambi espressione del pensiero puritano: difesa dell’ordine morale e imperialismo. I Bush sono discendenti diretti dei Padri Pellegrini. Barack Obama ha formato il suo primo governo appoggiandosi massicciamente sui membri della Pilgrim’s Society, il club d’oltreoceano presieduto dalla regina Elisabetta II. Hillary Clinton è stata sostenuta dal 73% dei giudeo-cristiani” [4] e così via. Donald Trump era l’unico rappresentante della seconda componente della storia politica USA. In pochi mesi è riuscito ad avere il controllo del Partito Repubblicano e a portarlo, almeno in apparenza, verso le proprie convinzioni.
Oggi, circa un terzo degli statunitensi si divide in due fazioni: pro e contro Trump, che si fronteggiano aspramente. I restanti due terzi, molto più moderati, si tengono in disparte. Molti osservatori ritengono che il Paese sia diviso quanto lo fu negli anni 1850, appena prima della guerra civile, chiamata «guerra di secessione». Contrariamente al racconto mitologico, in questo conflitto non si scontrarono il Sud schiavista e il Nord abolizionista, poiché entrambi praticavano la schiavitù. Si trattava in realtà di uno scontro sulla politica economica che opponeva un Sud agricolo e cattolico a un Nord industriale e protestante. Entrambi cercarono di arruolare schiavi nei propri eserciti. Il Nord fu però rapido nel liberare gli schiavi, mentre il Sud invece attese di suggellare l’alleanza con Londra. Alcuni storici hanno dimostrato che, da un punto di vista culturale, il conflitto era un prolungamento negli Stati Uniti della guerra civile inglese, chiamata Grande Ribellione, che oppose Lord Cromwell e Carlo I. Diversamente dall’Inghilterra, dove alla fine i puritani furono sconfitti, negli USA vinsero i loro discendenti.
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I metodi poco ortodossi di Richard Nixon hanno sfortunatamente offuscato quanto da lui realizzato in politica.
Questo conflitto, che minacciò di risorgere sotto Richard Nixon, oggi si manifesta alla luce del sole. È del resto significativo che il miglior storico sull’argomento [5], Kevin Phillips, sia stato lo stratega elettorale che aiutò Nixon a conquistare la Casa Bianca. Nixon riabilitò gli elettori del Sud, riconobbe la Cina Popolare e mise fine alla guerra del Vietnam (iniziata dai Democratici). Entrato in conflitto con l’establishment di Washington, fu costretto a dimettersi (affare Watergate).
È certamente legittimo leggere i risultati elettorali del 6 novembre 2018 nell’ottica della spaccatura Repubblicani/Democratici e dedurne una vittoria del Partito Democratico, sebbene di stretta misura. L’esito elettorale va però letto soprattutto alla luce della spaccatura Luterani/Calvinisti.
Partendo da questo presupposto è d’obbligo tener conto dell’intensa partecipazione alla campagna elettorale, non solo del presidente Trump, ma anche del predecessore Obama. La posta in gioco era, per una delle parti, sostenere il riallineamento culturale operato da Trump, per l’altra ottenere la maggioranza al Congresso e poter così destituire il presidente con un pretesto qualsiasi. Il risultato è chiaro: l’impeachment è impossibile e Trump ha il sostegno di una maggioranza di governatori che rende possibile la sua rielezione.
I nuovi eletti democratici sono dei giovani, partigiani di Bernie Sanders e molto ostili all’establishment del partito, in particolare a Hillary Clinton. Ma, quel che più conta è che TUTTI i candidati per i quali Trump è sceso in campo sono stati eletti. Quelli che hanno rifiutato il suo aiuto sono stati battuti.
I perdenti di queste elezioni, in primo luogo la stampa e Obama, non hanno fallito perché Repubblicani o Democratici, ma perché Puritani. A differenza dei commenti dei media dominanti, si deve constatare che gli Stati Uniti non si stanno spaccando, bensì si stanno riformando. Se il processo andrà avanti, i media dovrebbero abbandonare la retorica moralista e il Paese dovrebbe ritornare durevolmente a una politica egemonica, abbandonando quella imperialista. Alla fine, gli Stati Uniti potrebbero ritrovare il consenso costituzionale.

giovedì 6 dicembre 2018

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 5 dic 2018


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En bref

 
Israël-Liban : qui viole la résolution 1701 ?
 

 
Tsahal nettoie les tunnels du Hezbollah à sa frontière
 

 
Riyad finance la Mouqata'a, tandis que Doha finance Gaza
 

 
Journée insurrectionnelle dans le centre de Paris, à Marseille et Avignon
 

 
Confirmation de notre version de l'incident de Kertch
 

 
La marine ukrainienne viole l'espace maritime russe
 
Controverses
« L'art de la guerre »
Derrière l'attaque US contre les smartphones chinois
par Manlio Dinucci
Fil diplomatique

 
Discours d'Édouard Philippe en réponse aux émeutes
 

 
Conférence de presse d'Emmanuel Macron à l'issue du G20
 

 
Discours d'installation du Haut Conseil pour le Climat
 

 
Déclaration de la Russie sur l'incident militaire en Crimée
 

 

« Horizons et débats », n°26, 26 novembre 2018
Les migrations, armes de guerre
Partenaires, 26 novembre 2018
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