sabato 7 luglio 2018

“Ma il bavaglio al web sarà la tomba del massone Oettinger”

Gioele Magaldi«Buona fortuna, caro fratello "controiniziato" Günther Oettinger. Sappi che ne uscirai con le ossa rotte. Tu, e tutti gli altri come te». Firmato: Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente della massoneria progressista sovranazionale. Nel mirino, il commissario europeo tristemente noto per aver avvertito gli italiani che "i mercati" avrebbero insegnato loro come votare, nei giorni in cui lo spread "volava", nel tentativo di non far nascere il governo "gialloverde". «Poi è arrivata "la cavalleria", è lo spread è calato subito», dice Magaldi, alludendo ai potenti fondi d'investimento (sempre di matrice massonica, ma di segno progressista) che hanno calmato le acque. Non paghi della lezione, oggi Oettinger e soci ci riprovano: il piano – avanzato direttamente dal politico tedesco nella commissione affari legali del Parlamento Europeo – prevede di mettere il bavaglio al web, con la scusa della tutela del copyright. "No pasaran", dice Magaldi, che promette battaglia: non solo sta galoppando la petizione online di "Change.org" dopo l'allarme lanciato su "ByoBlu" da Claudio Messora per fare pressione sugli europarlamentari, ma il Movimento Roosevelt chiederà al governo Conte – e al ministro Salvini in particolare – di attivarsi a ogni livello per sventare la minaccia che incombe sulla libertà d'opinione.

Il tentativo di imbavagliare il web da parte dell'Ue, dice Magaldi a "Colors Radio", è un evento gravissimo, «incompatibile con la civiltà democratica nella quale ci viene raccontato che sarebbe radicata l'Europa e anche le sedicenti istituzioni europee, ben lontane dall'essere rappresentative di democrazia sostanziale». Qualcuno, aggiunge Magaldi, ha persino avanzato il sospetto che lo sconcertante Oettinger stia addirittura facendo una sorta di doppio gioco, per arrivare ad auto-sabotare il bavaglio, dato il carattere brutalmente demenziale del provvedimento su cui si pronuncerà il Parlamento Europeo in una data non casuale, il 4 luglio: «E' la ricorrenza dell'Indipendenza americana, cioè «della prima rivoluzione massonica importante nell'era contemporanea». E quindi, un voto come quello proposto da Oettinger «sarebbe uno sberleffo, proprio a quei padri costituenti della contemporaneità massonica che ebbero la meglio sul dispotismo della corona britannica, contestandole il loro trattamento da sudditi anziché da cittadini, rivendicando libertà e democrazia». Günther Oettinger? «E' davvero il denudamento, lo svelamento più atroce dell'anima antidemocratica e liberticida di questa Disunione Europea e dei gruppi massonici neo-aristocratici che l'hanno sin qui guidata».

Il personaggio, continua Magaldi, «è un massone neo-aristocratico, "controiniziato" come pochi». Dopo le elezioni, con il suo cinico "avvertimento" rivolto all'Italia gialloverde, «si è fatto portavoce di una punizione, da parte delle forze neo-aristocratiche e massoniche "controiniziatiche" che volevano bastonare la democrazia italiana per il tramite innanzitutto di Mario Draghi, colpevolmente utilizzatore della Bce per i fini suoi e dei suoi "amici degli amici", naturalmente "fraterni"». In quei giorni, in cui ballava lo spread, secondo Oettinger "i mercati" avrebbero insegnato agli italiani come comportarsi. «Poi, appunto, è arrivata "la cavalleria" massonica di altro segno, e Oettinger e gli altri se la sono andata a prendere in quel posto», dice Magaldi. «Ora i mercati si stanno muovendo senza più tanti clamori; naturalmente ci sono delle analisi da fare, e – quando servirà – reinterverrà "la cavalleria" massonica progressista (rappresentata da fondi importanti, perché non sono soltanto gli altri circuiti a disporre di mezzi e di strumenti decisivi, in questo caso usati per la democrazia, e non contro)». Persa l'Italia, oggi Oettinger si muove per "spegnere" il web, che tanta parte ha avuto nei recenti sviluppi elettorali? E' storia: OettingerInternet è stato decisivo nel referendum anti-Renzi e nella Brexit, nella vittoria di Trump e nel successo gialloverde. Ora Oettinger pernsa di fermare la storia togliendo la libertà di parola ai cittadini?

«E' inutile puntare il dito solo su Günther Oettinger, per il quale prevedo una fine ingloriosa: questo signore – dice Magaldi – dovrà andarsene a calci nel sedere, non solo dal suo posto di commissario europeo ma, in generale, dalla scena politica continentale, che ha vergognosamente disonorato con le sue battute irricevibili sull'Italia e sui "mercati" che ne avrebbero dovuto orientare il voto». Questa iniziativa contro il web, poi, è particolarmente odiosa e illiberale. «Chiederemo al governo Conte e al ministro dell'interno Salvini di adoperarsi in modo forte contro questa possibile deriva liberticida», promette Magaldi. Dall'Ue, peraltro, niente di così nuovo: «Su istigazione di Günther Oettinger e di altri antidemocratici come lui, profondamente illiberali fin nel midollo, il Parlamento Europeo vorrebbe mettere il bavaglio al web con un meccanismo ovviamente bizantino, passando attraverso il discorso del copyright: è la solita salsa tecnocratica che mascherare una sostanza antidemocratica». Non funzionerà, avverte Magaldi: «Questa è un'altra buccia di banana, così come le incaute dichiarazioni di Oettinger furono un meraviglioso regalo, un fantastico assist per la reazione popolare di indignazione di tutti i partiti italiani, alla fine, verso quel modo di trattare il popolo italiano». Questa mossa, altrettanto incauta, per Magaldi «sarà la tomba ulteriore di questa cattiva politica europea che ha costruito un mostro burocratico privo di democrazia e privo di rispetto per le esigenze di libertà, fraternità e uguaglianza che dovrebbero essere la bussola dell'Ue e di qualunque costruzione politica europea». Una promessa: «Politicamente parlando, d'ora in poi i "cadaveri" saranno tanti, a cominciare da quello di Oettinger».

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venerdì 6 luglio 2018

25 MILA SPARTANI CONTRO LA CENSURA DEL WEB – ControRassegna Blu #21



Ecco la nuova edizione della Controrassegna Blu, la rassegna stampa di Byoblu: le notizie che i radar dell’informazione mainstream non rilevano.
Buonasera, è partita la settimana cruciale che cambierà i destini di Internet. Il voto sulla Riforma del Copyright, che cambierà per sempre la rete, è stato spostato a giovedì. Byoblu ha raccolto oltre 25 mila firme contrarie in poco più di una settimana e in queste ore stiamo cercando di consegnarle al Parlamento europeo. Nel frattempo, la settimana scorsa, è arrivata la dura presa di posizione anche del Governo. Di Maio ha detto che, qualora questa direttiva venisse votata al Parlamento europeo, l’Italia dovrebbe prendere in considerazione l’opportunità di non ratificarla. E allora abbiamo chiesto a un giurista di chiara fama internazionale se questo potrebbe essere possibile, se potrebbe essere una soluzione. Sentiamo che cosa ci ha risposto Ugo Mattei.
Ecco, questa – purtroppo – è una buona intenzione politica, ma non ha nessunissimo senso dal punto di vista giuridico. Dal punto di vista giuridico le direttive, oggi, sono immediatamente vincolanti per gli Stati membri indipendentemente dalla trasposizione. C’è stata una lunga evoluzione giurisprudenziale in questo senso. Il famoso caso Francovich contro Repubblica italiana ha stabilito addirittura la responsabilità civile degli Stati qualora queste… una direttiva non trasposta dovesse comportare dei danni a dei cittadini. Cioè, un effetto direttamente orizzontale, come dicono i giuristi. Inoltre, bisogna sempre considerare che, di fronte alle questioni della rete Internet, qualsiasi velleità sovranità decade. Internet è uno spazio universale e la regolamentazione di un Paese, soprattutto di un Paese forte, finisce necessariamente per colpire anche tutti gli altri perché, alla fine, i grandi provider privati, quelli che sono gli unici ad avere una vera attività a livello globale, mireranno probabilmente al diritto di uno o due Stati forti, ma certamente non si preoccupano, non si fanno assolutamente un baffo di quelle che sono le indicazioni che derivano da una piccola semi-periferia come la nostra. Quindi è molto importante scongiurare questa direttiva, è molto importante farlo adesso mentre c’è ancora un po’ di tempo. Nei prossimi giorni bisogna contattare tutte le persone che hanno dei deputati parlamentari, le persone che potrebbero, in qualche modo, influire in questo processo, per scongiurare questa disgrazia.
Comunque, da ieri sera è scesa in campo anche Wikipedia, che su tutte le sue pagine mostra questa schermata [ndr: guardare video]. Certo, muoversi due giorni prima forse è un po’ tardi, ma in ogni caso, a difendere questa riforma è rimasta solo la SIAE (la Società Italiana Autori Editoriappena intervistata per Byoblu da Glauco Benigni), perché il mondo della Rete è compatto e sta reagendo. Ecco la vignetta che Marione ha realizzato apposta per la ControRassegna Blu:
Marione - Questo è il Web
È inutile negarlo, c’è un’Italia che si informa ormai in rete perché delusa da decenni di pensiero unico. E mentre Di Maio allude esplicitamente all’opportunità di avviare una nuova fase di multimedialità in internet, perché la televisione è morta – e non vi nego che il progetto di Byoblu punta anche proprio alla costruzione di una piccola Netflix dell’informazione libera – nuove minacce si addensano all’orizzonte. Facebook annuncia che i contenuti generati dagli utenti saranno sottoposti al giudizio di autorevolezza degli utenti stessi: chi verrà giudicato positivamente dalla comunità vedrà i suoi post premiati, viceversa chi avrà un “rating” negativo vedrà cadere i suoi post nell’oblio. Inoltre, Zuckerberg stringe i patti con i fact checkers per contrastare la diffusione delle cosiddette “notizie false”. E adesso perfino Whatsapp, che molti utenti usano per diffondere informazioni ai loro amici, parenti e colleghi, avrà un bollino che identificherà i messaggi inoltrati. Ricordiamo che anche Whatsapp è di Facebook e quindi di Zuckerberg. Su tutte queste iniziative aleggia, però un’ombra: le prossime elezioni europee del 2019, che potrebbero ribaltare gli equilibri e riconsegnare le chiavi di casa di Bruxelles al popolo e sfilarle dalle mani delle élite. Allora tutte queste manovre, potrebbero in realtà solo celare l’intenzione di spegnere l’informazione libera e lasciare in campo una squadra sola, quella del mainstream, quella del pensiero unico, quella di chi vuole avere il monopolio delle idee…

I “campi in Libia”: ecco la verità: sono gestiti dall’ONU.

Dove porta la Guardia Costiera Libica i migranti salvati in mare? Secondo i media, in orridi lager. Ma è proprio così? Ovviamente la Libia non è un posto tranquillo. È un Paese destabilizzato dai progetti colonialisti di Sarkozy nel 2011, e mai riappacificato. Solo Gheddafi riuscì a garantire la pace tra le diverse tribù che popolano la Libia. Ricordiamo anche la frase profetica del Rais“Se i terroristi conquistano il Nord Africa, il Mediterraneo diventerà un mare di caos. Senza me, vi invaderanno”.
Da mesi, però i media stanno facendo una voluta confusione tra i rifugi dei trafficanti, quelli sì veri lager dove i migranti sono stipati come merce in attesa della partenza verso l’Italia, e i centri di detenzione governativi gestiti dalle autorità libiche del Presidente al-Serraj in collaborazione con due agenzie delle Nazioni Unite: l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e l’Alto Commissariato per i Rifugiati. E questa volontaria confusione non è certamente un caso.
I campi dei trafficanti, in Libia, sono i luoghi dove realmente avvengono torture e violenze ai danni dei migranti, ma quasi mai uccisioni. Questo perché i trafficanti hanno un forte interesse nel fare arrivare “sani e salvi” i migranti in Italia, in modo da stimolare nuova clientela. Tutt’altra cosa sono invece i centri di detenzione governativi, dove vengono condotti i migranti salvati dalla Guardia Costiera libica. In questi centri operano attivamente le agenzie delle Nazioni Unite, portando aiuti umanitari e assistenza nella gestione delle persone detenute.  E gli operatori umanitari dell’ONU non sono certamente in Libia per torturare i migranti.
Certe immagini dei centri libici dove si vedono i migranti imprigionati in celle anguste, riportate dalla maggioranza della stampa nazionale e internazionale, e da diverse ONG risalgano al periodo antecedente agli accordi Italia-Libia e all’intervento delle Nazioni Unite.
La presenza delle Nazioni Unite in Libia è garantita dall’inviato speciale, Ghassan Salamé. Altre autorità hanno visitato i centri di detenzione governativi come Bettina Muscheidt, capo delegazione dell’Unione Europea, Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, e l’Ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone. Nessuno di loro ha riscontrato lager e torture, anzi: l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni organizza il rimpatrio dei migranti in accordo con l’Unione Africana e con il supporto dell’Unione Europea.
Ora è chiara la notevole differenza tra i covi dei trafficanti, e i centri di detenzione governativi a cui si appoggia la Guardia Costiera Libica? Speriamo lo diventi anche per i media.

Nato addio? Trump vuole cambiare il mondo

Per capire quello che sta davvero accadendo in Italia e in Europa, in questo momento è obbligatorio guardare con attenzione al resto del mondo. In particolare, a quegli Stati Uniti che con l’avvento di Trump hanno avuto una trasformazione senza precedenti e che inciderà profondamente sulla situazione mondiale. Sono tre le notizie degli ultimi giorni che la dicono lunga.
Anzitutto, tra i leader europei serpeggia il timore che Trump si stia preparando ad uno smantellamento della Nato: malgrado la letterina che ha inviato a tutti, in cui auspica un aumento del budget di ciascun Paese a favore dell’alleanza, qualcosa lascia presagire che Trump abbia intenzione di modificare gli assetti che vanno avanti dal dopoguerra. Lo capiamo dalla seconda notizia, che ha fatto il giro del mondo: il Pentagono sta in questi giorni analizzando i costi di un ritiro generale delle truppe americane dalla Germania. Un clamoroso “tutti a casa” che farà contenti i pacifisti tedeschi, ma che lancia anche un chiaro messaggio alla Merkel. Un altro pizzino viene invece spedito a Macron: secondo Geopolitical Center, gli Stati Uniti starebbero valutando un appoggio operativo e politico alla futura missione italiana in Niger, che servirà a controllare i flussi migratori ma che andrà anche a pestare i piedi nel cortile di casa francese.
Insomma, nessuno osa dirlo ma pare proprio che l’Italia sia tutt’altro che isolata, e possa vantare invece nuovi amici che promettono interessanti sviluppi.

Giovani troppo istruiti e troppo poco occupati

Drammatica la situazione dell’occupazione giovanile, secondo un’indagine dei Consulenti del Lavoro basata sui dati Istat. L’analisi evidenzia principalmente come i giovani italiani siano in massa “sotto-occupati”, ovvero per il 30% impiegati in part-time e “lavoretti”, e soprattutto siano sovra-istruiti: il 28% ha un titolo di studio assai più qualificato rispetto al lavoro che svolge.
Negli ultimi 10 anni, l’Italia ha perso un milione e mezzo di posti di lavoro a tempo indeterminato tra i giovani, guadagnandone appena 112 mila a tempo determinato o parziale. Eppure, il 74% dei disoccupati vorrebbe ancora un lavoro stabile. E forse è per questo che sempre più gente emigra: oltre 200 mila sono i trasferimenti all’estero ogni anno, praticamente cifre da dopoguerra. In buona parte si tratta di giovani laureati, che sono costati al Paese e alla famiglia circa 160 mila euro a testa. Competenze e investimenti che vengono così regalati a Paesi esteri. E dire che invece in Italia ce ne sarebbe tanto bisogno!

Marittimi italiani, la battaglia va in porto

Grazie a una vecchia legge del 1998 gli armatori navali in Italia godevano di ottimi sconti fiscali, a patto che imbarcassero prevalentemente marittimi italiani. Ma, naturalmente, molti armatori da sempre preferiscono assumere extracomunitari per risparmiare ancora di più, lasciando a casa gli italiani che costano quasi quattro volte tanto. La solita storia, insomma.
Uno di questi armatori, tuttavia, Vincenzo Onorato, patron di MobyTirrenia e Toremar, ha rifiutato di prestarsi a tali scorrettezze e da anni impiega solo personale italiano, dando lavoro a quasi 5 mila famiglie di esperti marittimi italiani. Non solo: si è battuto affinché il governo precedente varasse una legge più severa rispetto alle norme del ’98, e ora attende che il nuovo governo la faccia applicare anche a quei suoi colleghi che si ostinano a fare i furbetti. Inoltre Onorato ha dimostrato anche che, malgrado la narrazione vigente sul “costo del lavoro”, ai maggiori costi del personale italiano non corrispondono affatto disastrosi fallimenti. Al contrario, le sue compagnie prosperano, gli utili crescono e i passeggeri anche. Si può fare, insomma!

Rinvio vaccini, e scuole aperte a tutti

Sappiamo che la revisione della legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale fa parte del contratto del governo gialloverde. Sia Salvini che il ministro della Salute Giulia Grillo hanno di recente riaffermato la volontà di agire in tal senso. Ma i tempi stringono: entro il 10 luglio si devono concludere le iscrizioni scolastiche che prevedono la consegna di tutti e 10 i certificati vaccinali obbligatori. Non c’è quindi tempo per rivedere la legge nella sua interezza. Così, il governo ha deciso per un  rinvio: è già pronta al Ministero della Salute una circolare che cancella o, più correttamente, congela l’obbligo di certificare le avvenute vaccinazioni. I bambini potranno così, a settembre, entrare tutti a scuola senza più il rischio di essere lasciati fuori dalla porta.
Fonte: www.byoblu.com

“Nikola Tesla” di BeccoGiallo Editore


La casa editrice padovana amplia il suo catalogo di biografie a fumetti raccontando, tramite il lavoro di Sergio Rossi e Giovanni Scarduelli, Nikola Tesla, uno dei principali e più influenti inventori dell'era moderna, ancora attuale per le sue previsioni sul wi-fi e il telecomando.

Nikola Tesla di Sergio Rossi e Giovanni Scarduelli, edito da , sarà disponibile in libreria dal 21 giugno 2018. Il libro ripercorre la vita di uno dei più importanti e influenti innovatori della storia moderna, protagonista con Thomas Edison della celebre “Guerra delle Correnti”.
A seguire il comunicato stampa della casa editrice e alcune tavole in anteprima:
Cresciuto in povertà nella metà dell’Ottocento sotto l’Impero Austro-Ungarico,Tesla riuscì a studiare e a diventare ingegnere con le sue sole forze.
Emigrò in cerca di fortuna prima in Francia e poi in America, dove fu assunto nel laboratorio del celebre Thomas Edison, l’inventore del fonografo e della lampadina.
Subì e poi superò le invidie nate fra i colleghi del tempo, prime fra tutte quelle dello stesso Edison, che culminarono nella cosiddetta Guerra delle Correnti, la competizione per il controllo del mercato mondiale dell’energia elettrica. Ebbe grandiose rivincite pubbliche, prima di conoscere una clamorosa e definitiva rovina.
Con oltre duecento brevetti diversi, alcuni dei quali portarono alla diffusione di massa della corrente alternata e della radio, e grazie alle intuizioni del telecomando e del wi-fi, Tesla è oggi ricordato come uno dei più importanti innovatori della storia moderna.

www.lospaziobianco.it

giovedì 5 luglio 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 4 lug 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Trump e la NATO
 

 
Le Comore fornivano passaporti all'Iran
 

 
I Mujahidin del Popolo esortano a rovesciare il regime iraniano
 

 
Il Qatar rappresenta Hamas presso Israele
 

 
António Vitorino nuovo direttore dell'OIM
 

 
Lafarge sospettato di aver fornito cemento a Daesh
 

 
Offensiva dell'esercito siriano contro gli jihadisti a Deraa
 

 
In Iran la crisi si aggrava
 

 
Trump rimette in discussione la funzione anti-russa della NATO
 

 
L'Estonia celebra un criminale nazista
 

 
Il dipartimento di Stato nega il visto all'ex segretario generale della NATO
 

 
Nuove manifestazioni in Iran
 

 
Sarkozy e la Libia: un'informazione può nasconderne un'altra
 
Controversie

 
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La Germania e la Siria di Thierry Meyssan

Le relazioni tra Germania e Siria, eccellenti all’epoca dell’imperatore Guglielmo II, oggi sono esecrabili. Il motivo è che Berlino, al termine della Guerra Fredda, è diventata retrovia dei Fratelli Mussulmani desiderosi di rovesciare la Repubblica araba siriana. Dal 2012 il ministero degli Esteri tedesco, insieme a quel serbatoio federale di cervelli che è l’SWP, operano direttamente per conto dello Stato Profondo statunitense con l’obiettivo di distruggere la Siria.


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A gennaio 2015 una marcia della tolleranza radunò a Berlino i responsabili politici tedeschi e i leader mussulmani, in reazione all’attentato contro Charlie Hebdo a Parigi. La signora Merkel vi sfilò a braccetto con Aiman Mazyek, segretario generale del Consiglio centrale dei mussulmani. Benché pretenda di aver rotto con i Fratelli Mussulmani e di esternarsi schiettamente, Mazyek protegge, nel seno del proprio sodalizio, sia la Milli Gorus (l’organizzazione suprematista di Recep Tayyip Erdoğan) sia i Fratelli Mussulmani ‒ matrice delle organizzazioni jihadiste ‒ allora presieduta mondialmente da Mahmoud Ezzat, ex braccio destro di Sayyed Qutb.
All’inizio del XX secolo la Germania vantava eccellenti relazioni storiche con l’impero ottomano. Il Kaiser Guglielmo II era affascinato dall’islam. Oltre a promuovere scavi archeologici, specialmente a Baalbeck, partecipò alla costruzione delle prime ferrovie, come la Damasco-Medina. Nel 1915, quando gl’inglesi organizzarono la cosiddetta Grande Rivolta Araba, il Reich e la Sublime Porta li affrontarono insieme. Ma in seguito persero la Prima Guerra mondiale e di conseguenza i vincitori li esclusero dalla regione, con gli accordi Sykes-Picot-Sazonov.
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Nel 1953 il presidente Eisenhower riceve una delegazione dei Fratelli Mussulmani, guidata da Saïd Ramadan. Ormai gli Stati Uniti sostengono l’islam politico all’estero.
Durante la Guerra Fredda la CIA arruolò alcuni dei migliori ufficiali nazisti per continuare la propria battaglia contro l’URSS. Tra di loro c’era Gerhard von Mende, che aveva reclutato mussulmani sovietici contro Mosca [1]. Nel 1953 questo alto funzionario installò a Monaco il capo dei Fratelli Mussulmani transfughi dall’Egitto, Saïd Ramadan [2].
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Alois Brunner, ritenuto responsabile della deportazione di 130 mila ebrei, nel 1954 fu installato dalla CIA a Damasco, per evitare che il regime del presidente Choukri al-Kouatli non stringesse alleanze con i sovietici.
Nello stesso periodo la CIA spedisce ‒ sotto copertura ‒ ufficiali nazisti un po’ dappertutto nel mondo, per combattere i pro-sovietici. Per esempio: Otto Skorzeny in Egitto, Fazlollah Zahedi in Iran e Alois Brunner [3] in Siria. Tutti organizzano i servizi segreti locali sul modello della Gestapo. Brunner non sarà estirpato che molto tempo dopo, nel 2000, dal presidente Bachar el-Assad.
Nel periodo intercorrente tra la rivoluzione khomeinista del 1979 e gli attentati dell’11 settembre 2001, la Germania Ovest si mostra prudente verso la Confraternita. Tuttavia, su richiesta della CIA e nel momento in cui la Siria riconosce la Germania Est, essa accetta di offrire asilo politico ai golpisti che nel 1982 tentarono il colpo di Stato contro il presidente Hafez el-Assad, tra cui l’ex Guida suprema Issam al-Attar, fratello della vicepresidente siriana Najah el-Attar. Negli anni Novanta, la Confraternita si riorganizza in Germania con l’aiuto di due uomini d’affari, il siriano Ali Ghaleb Himmat e l’egiziano Youssef Nada, che in seguito saranno accusati da Washington di finanziare Osama Bin Laden. [Nel 2001 Nada fu inserito nella Lista Nera dei terroristi, redatta dagli Stati Uniti. Per questo fu perseguito dalla Svizzera, dove risiedeva. Nada si rivolse alla giustizia europea, che nel 2012 lo riconobbe vittima di persecuzione immotivata. Nel 2015 gli Stati Uniti lo depennarono dalla Lista Nera, senza clamore. Ndt]
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Per lunghi anni il docente universitario tedesco Volker Perthes ha partecipato, a fianco della CIA, alla preparazione della guerra contro la Siria. Egli dirige il più potente serbatoio di cervelli europeo, la Stiftung Wissenschaft und Politik (SWP) e, a nome dell’ONU, assiste ai negoziati di Ginevra.
Quando gli Stati Uniti scatenano l’«interminabile guerra» nel «Medio Oriente Allargato», la CIA incoraggia la Germania riunificata a promuovere un «Dialogo con il mondo mussulmano». A questo fine, a Berlino, il ministero degli Esteri fa innanzitutto affidamento sul nuovo capo locale della Confraternita, Ibrahim el-Zayat, nonché su un esperto, Volker Perthes. Quest’ultimo diventerà il direttore del principale serbatoio di cervelli federale, la Fondazione per la Scienza e la Politica (SWP).
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Detlev Mehlis ha accusato, a nome dell’ONU, i presidenti libanese e siriano, Émile Lahoud e Bachar el-Assad, di essere i mandanti dell’assassinio di Rafic Hariri. La sua inchiesta si basava su false testimonianze che, quando sono state riconosciute tali, lo hanno costretto a dimettersi.
Nel 2005 la Germania partecipa all’assassinio di Rafic Hariri fornendo l’arma usata per ucciderlo (un esplosivo: non di tipo classico, contrariamente alla propaganda del «Tribunale» speciale) [4]. In seguito, la Germania fornisce anche il capo della Missione d’inchiesta dell’ONU, l’ex procuratore Detlev Mehlis [5], nonché il suo vice, l’ex commissario di polizia Gerhard Lehmann, implicato nello scandalo delle prigioni segrete della CIA.
Nel 2008, mentre la CIA prepara la «guerra civile» siriana, Volker Perthes è invitato dalla NATO alla riunione annuale del Gruppo di Bilderberg. Vi partecipa con un funzionario siriano della CIA, Bassma Kodmani. Insieme, spiegano ai partecipanti quali interessi abbia l’Occidente a rovesciare la Repubblica araba siriana e a issare al potere i Fratelli Mussulmani. Avendo mutuato il linguaggio doppio della Confraternita, Perthes firma nel 2011 un intervento d’opinione sul New York Times per irridere il presidente Assad, accusandolo di fantasticare su un «complotto» contro il suo Paese [6]. Nell’ottobre dello stesso anno, Perthes partecipa a una riunione del padronato turco organizzata dall’agenzia privata statunitense di informazioni Stratfor. Egli illustra ai partecipanti le risorse petrolifere e gassose che potranno rubare alla Siria [7].
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Clemens von Goetze (direttore del 3° dipartimento del ministero tedesco degli Esteri) e Anwar Mohammad Gargash (ministro degli Esteri degli Emirati) ad Abu Dhabi, durante la riunione del Gruppo di lavoro per il recupero dell’economia siriana.
Proseguendo nella propria missione, la Germania organizza ad Abu Dhabi, sotto la presidenza di un proprio diplomatico, Clemens von Goetze, una riunione degli Amici della Siria. Costui ripartisce tra i presenti le future concessioni di sfruttamento che saranno assegnate ai vincitori dopo che la NATO avrà rovesciato la Repubblica araba siriana [8].
A metà del 2012, Perthes è incaricato dal Dipartimento USA della Difesa di preparare «L’indomani», cioè il governo che sarà imposto alla Siria. Egli organizza riunioni al ministero degli Esteri, invitandovi 45 personalità siriane, tra cui la propria amica Bassna Kodmani e il Fratello Radwan Ziadeh, venuto apposta da Washington [9]. Logico che Perthes diventi uno dei consiglieri di Jeffrey Feltman all’ONU. A questo titolo partecipa a tutti i negoziati di Ginevra.
I propositi del ministero tedesco degli Esteri sono ripresi parola per parola dal Servizio europeo degli affari esteri, il SEAE, rappresentato da Federica Mogherini. Questo servizio, diretto da un alto funzionario francese, redige note confidenziali sulla Siria a beneficio dei capi di Stato e dei capi di governo dell’Unione.
Nel 2015 la cancelliera Angela Merkel e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, diventato protettore mondiale dei Fratelli Mussulmani, organizzano il trasferimento di oltre un milione di persone verso la Germania [10], in armonia con le richieste della confindustria tedesca. Parecchi di questi migranti sono siriani di cui l’AKP [il partito di Erdoğan, ndt] si vuole liberare e di cui la Germania si preoccupa di evitare il ritorno al loro Paese.
Questa settimana la cancelliera Merkel sarà a Beirut e ad Amman per parlare della Siria.