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giovedì 21 giugno 2018
Un altro Mondo Per i diritti della Pachamama – Tour 2018 🌎
Morte di Dettori, ascoltati tutti i testimoni
Sospetti sul suicidio del maresciallo che era di turno la notte della tragedia, indagini della Procura
GROSSETO. C’è ancora un fascicolo aperto in via Monterosa: sul frontespizio c’è scritto il nome di Mario Alberto Dettori, il maresciallo che la notte del 27 giugno 1980 era di guardia al radar di Poggio Ballone. Dettori è morto, è stato trovato impiccato a un albero in un terreno lungo la strada della Sante Mariae. Era il 1987 e il caso fu frettolosamente archiviato come suicidio anche se i familiari del maresciallo, a quella ipotesi, non credettero allora e non ci credono nemmeno oggi. La figlia Barbara, insieme all’associazione antimafia Rita Atria, ha presentato un esposto alla Procura di Grosseto che un anno e mezzo fa ha deciso di aprire un nuovo fascicolo su questo caso, ordinando l’esumazione del corpo di Dettori e chiamando tutti i testimoni che allora potevano essere a conoscenza di quello che era accaduto al maresciallo. O almeno, quelli che sono ancora in vita.
Ripescare nei ricordi di trenta o quarant’anni fa non è facile. Soprattutto non lo è per chi ha deciso di tacere già allora. «Io mi auguro che si vada avanti con l’indagine - dice Barbara Dettori - Noi aspettiamo giustizia e verità. Mio padre è morto quando io ero ancora molto giovane lasciando un vuoto incolmabile. Però tutto quello che è successo prima di allora e anche dopo, non può e non deve essere taciuto».
Chiunque parli, chiunque conosca qualcosa sulla strage di Ustica, ha un’urgenza sola, quella di ristabilire la verità. «È necessario continuare a parlare di questa vicenda - aggiunge Dettori - è necessario che in Italia si arrivi a un punto di rottura con quello che è stato il passato: ci sono tante cose che non sono mai tornate nella vicenda della morte di mio padre e troppe persone che non hanno voluto squarciare quel velo di silenzio e bugie che si è alzato quando è cominciata questa vicenda». Sulla salma di Dettori è stata fatta l’autopsia, a trent’anni dalla morte. Il radarista di Poggio Ballone aveva parlato con un collega di quella notte. E anche a casa aveva accennato a quello che era successo in cielo, mentre lui era alla sua postazione. Furono anni difficili, quelli successivi alla strage di ustica. Anni che si fermarono, per Dettori, nel 1987. «Non lo avrebbe mai fatto - dice la figlia Barbara - Amava la vita, amava la sua famiglia. Eravamo la luce dei suoi occhi, non si sarebbe mai ucciso da solo in quel modo».
(f.g.)
iltirreno.gelocal.it
Ripescare nei ricordi di trenta o quarant’anni fa non è facile. Soprattutto non lo è per chi ha deciso di tacere già allora. «Io mi auguro che si vada avanti con l’indagine - dice Barbara Dettori - Noi aspettiamo giustizia e verità. Mio padre è morto quando io ero ancora molto giovane lasciando un vuoto incolmabile. Però tutto quello che è successo prima di allora e anche dopo, non può e non deve essere taciuto».
Chiunque parli, chiunque conosca qualcosa sulla strage di Ustica, ha un’urgenza sola, quella di ristabilire la verità. «È necessario continuare a parlare di questa vicenda - aggiunge Dettori - è necessario che in Italia si arrivi a un punto di rottura con quello che è stato il passato: ci sono tante cose che non sono mai tornate nella vicenda della morte di mio padre e troppe persone che non hanno voluto squarciare quel velo di silenzio e bugie che si è alzato quando è cominciata questa vicenda». Sulla salma di Dettori è stata fatta l’autopsia, a trent’anni dalla morte. Il radarista di Poggio Ballone aveva parlato con un collega di quella notte. E anche a casa aveva accennato a quello che era successo in cielo, mentre lui era alla sua postazione. Furono anni difficili, quelli successivi alla strage di ustica. Anni che si fermarono, per Dettori, nel 1987. «Non lo avrebbe mai fatto - dice la figlia Barbara - Amava la vita, amava la sua famiglia. Eravamo la luce dei suoi occhi, non si sarebbe mai ucciso da solo in quel modo».
(f.g.)
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mercoledì 20 giugno 2018
VACCINI / A SALERNO “IL DECRETO” FIRMATO GRAMICCIOLI
Il grande tema civile dei vaccini a Salerno il 23 giugno, alle ore 21, nella cornice del Teatro Nuovo. Lo porta in scena la “Compagnia teatro artistico d’inchiesta” diretta da David Gramiccioli.
Titolo dell’opera “Il Decreto”, per la regia di Angela Turchini.
Il riferimento va al decreto emanato dall’ex ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sull’obbligo vaccinale. Un provvedimento degno delle migliori dittature, quando i sudditi vengono obbligati a seguire i diktat che arrivano dall’alto.
Un decreto che dovrà essere al più presto rivisitato dal nuovo esecutivo gialloverde, che almeno in teoria ha promesso un nuovo corso in materia.
Non si tratta di mettere in discussione l’utilità dei vaccini. Ma di rivedere alla radice sia la produzione che le modalità di somministrazione a tutti i bambini che, oggi, sono costretti a subirlo in via coattiva.
Sul primo fronte, infatti, le produzioni a tutt’oggi obbediscono ai voleri di Big Pharma, ossia le aziende farmaceutiche che dominano nel mondo: in questo campo la regina è Glaxo SmithKline, che non bada a spese – spesso e volentieri di stampo corruttivo – perchè i suoi vaccini dominino sul mercato mondiale.
E proprio su questo versante non sono in pochi gli scienziati che chiedono con forza diverse modalità produttive, rispettose soprattutto della ‘qualità’ del farmaco, oggi regolarmente messa in disparte sull’altare del profitto: visto che le industrie farmaceutiche del settore puntano sulle quantità di vaccini da smerciare e certo non sulle loro qualità.
Perchè – sorge spontanea la domanda – in un settore tanto delicato non interviene lo Stato? In Italia, ad esempio, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti? Sollecita, invece, a buttar soldi nelle già ricche società di casa Marcucci, a cominciare da Kedrion che controlla il mercato degli emoderivati. Perchè non investe invece nello strategico settore dei vaccini come trent’anni fa faceva Eni con la controllata Anic? Misteri di casa nostra.
Secondo nodo. Quello circa la somministrazione dei vaccini, che deve basarsi sul principio di assoluta ‘Precauzione‘, come da anni insegnano due scienziati di fama mondiale, il premio Nobel Luc Montagnier e il due volte candidato al Nobelper la Medicina Giulio Tarro, autore di recenti studi sui vaccini che parlano in mondo inequivocabile, come la Voce negli ultimi mesi ha documentato.
A casa nostra, invece, dettano legge i “Somari” in camice bianco, come Roberto Burioni, secondo il quale nessuno ha diritto di dire una parola sui vaccini se non gli ‘scienziati‘ (sic) della sua razza, oltre tutto in palese conflitto di interessi. Uno scienziato, Burioni, anche ‘incappucciato‘, visto che è un massone iscritto al Grande Oriente d’Italia e non ha neanche le palle di ammetterlo.
Farà un po’ di sana trasparenza nel mondo dei vaccini la neo ministra della Salute Giulia Grillo? Staremo a vedere.
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martedì 19 giugno 2018
IL CIMITERO DELL’INFORMAZIONE – Sebastiano Caputo
Sebastiano Caputo, inviato di guerra e direttore de "L'Intellettuale Dissidente", racconta i suoi viaggi in Siria, dove ricostruisce la cronistoria del conflitto dal 2011 a oggi. Che, tra le altre cose, ha prodotto un vero e proprio "cimitero dell'informazione".
Da Roma, servizio di Eugenio Miccoli
Fonte: IL CIMITERO DELL'INFORMAZIONE – Sebastiano Caputo
lunedì 18 giugno 2018
domenica 17 giugno 2018
Thomas Torelli Newsletter: Sei pronta/o per accogliere la sfida? 🌎 ❤🌿🍎🍆🍈
Lunedì inizia la sfida '10 Day Plant Based Challenge': non puoi perdertela!
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