giovedì 26 aprile 2018

Chernobyl - La Storia Siamo Noi

Siria, vescovo Aleppo: “Stanno facendo come in Iraq. Armi chimiche un pretesto”


"Sia fatta luce su tutto ed emerga la verità non come hanno fatto con l'Iraq in cui hanno distrutto il Paese dicendo che c'erano le armi chimiche. Così come hanno fatto con l' Iraq lo stanno facendo ora con la Siria. La gente lo ha capito, non è stupida".. Lo ha detto il vescovo caldeo di Aleppo e presidente della Caritas siriana, mons. Antoine Audo, intervistato da Antonio Soviero, manifestando forti dubbi sul fatto che il regime di Damasco abbia usato armi chimiche a Douma, nel Ghouta est. "Come è possibile che Assad – ha aggiunto mons. Audo – abbia usato armi chimiche per difendersi ? Non è logico. Gli americani e i russi usano la Siria come pretesto per farsi la guerra e difendere i loro interessi internazionali".

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mercoledì 25 aprile 2018

È la fine del Diritto Internazionale? di Thierry Meyssan

La guerra contro il Medio Oriente Allargato dovrebbe concludersi con il ritiro, entro i prossimi sei mesi, delle truppe USA. Non ci sono però elementi che inducano a credere che in tutti i Paesi aggrediti si affermerà di nuovo la pace. Oggi stiamo assistendo a quel che pare essere un tentativo di mettere fine al diritto internazionale. Ci stiamo avviando verso il consolidamento della bipartizione mondiale oppure verso un conflitto generalizzato?

Gli occidentali vogliono liberarsi dai vincoli del Diritto Internazionale? Questa la domanda del ministro degli Esteri russo, Sergueï Lavrov, alla Conferenza sulla Sicurezza Internazionale di Mosca [1].
Negli ultimi anni Washington si è fatto promotore del concetto di "unilateralismo": il Diritto Internazionale e le Nazioni Unite devono farsi da parte al cospetto della potenza degli Stati Uniti.
Questa concezione della politica è intrinseca alla storia americana: i coloni che arrivavano nelle Americhe volevano potervi vivere a proprio modo e fare fortuna. Ogni comunità si faceva le proprie leggi e rifiutava ogni interferenza del governo centrale negli affari locali.
Il presidente e il Congresso Federale sono i titolari della Difesa e degli Esteri, ma non accettano, al pari dei cittadini, un'autorità che sia al di sopra della loro.
Bill Clinton ha attaccato la Jugoslavia violando allegramente il Diritto Internazionale. George Bush Jr. e Barack Obama hanno fatto altrettanto, il primo contro l'Iraq, il secondo contro la Libia e la Siria. Quanto a Trump, non ha mai nascosto la propria insofferenza verso le regole sovranazionali.
Alludendo alla dottrina Cebrowski-Barnett [2], Lavrov ha dichiarato: «Si ha la netta sensazione che gli Stati Uniti stiano cercando di mantenere in questo immenso spazio geopolitico [il Medio Oriente] un caos controllato, con la speranza di poterlo utilizzare per giustificare la propria presenza militare nella regione per un tempo illimitato e per dettarvi la propria agenda».
Anche il Regno Unito ha usato il Diritto Internazionale per il proprio tornaconto. Il mese scorso, senza la benché minima prova, Londra ha accusato Mosca per l'"affare Skripal" e ha tentato di mettere insieme una maggioranza all'Assemblea Generale dell'ONU per escludere la Russia dal Consiglio di Sicurezza. Per gli anglosassoni sarebbe ovviamente più agevole riscrivere unilateralmente il Diritto, piuttosto che misurarsi con i propri avversari.
Mosca non crede che sia stata un'iniziativa di Londra, ma che sia Washington a condurre, per l'ennesima volta, le danze.
La "globalizzazione", ossia la "mondializzazione dei valori anglosassoni", ha creato tra gli Stati una società classista. Ma questo nuovo problema non va confuso con il diritto di veto. L'ONU, benché proclami la parità tra gli Stati, quali che siano le dimensioni, contraddistingue cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, ai quali riconosce diritto di veto. Questo direttorio, formato dai principali vincitori della seconda guerra mondiale, è la condizione per far loro accettare il principio di un Diritto sovranazionale. Tuttavia, quando questo direttorio fallisce nel sancire il Diritto, l'Assemblea Generale può subentrare, almeno in teoria, visto che i piccoli Stati che si mettono contro i grandi devono poi subire misure ritorsive.
La "mondializzazione dei valori anglosassoni" dimentica l'onore e valorizza il profitto, al punto che il peso delle proposte di uno Stato è ormai commisurato al suo rango economico. Ciononostante, negli ultimi anni tre Stati sono riusciti a farsi ascoltare nel merito di quanto proposto e non in funzione della loro economia: l'Iran di Mahmoud Ahmadinejad (oggi agli arresti domiciliari nel proprio Paese), il Venezuela di Hugo Chavez e la Santa Sede.
La confusione generata dai valori anglosassoni ha portato a finanziare organizzazioni intergovernative con denaro di privati. Una cosa tira l'altra: così, per esempio, gli Stati membri dell'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (UIT) hanno progressivamente rinunciato al proprio potere propositivo a beneficio di operatori privati delle telecomunicazioni, riuniti in un Comitato "consultivo".
La "comunicazione", nuovo nome della "propaganda", si sta sempre più imponendo nelle relazioni internazionali. Dal segretario di Stato degli Stati Uniti, che brandisce una fiala di pseudo-antrace, al ministro britannico degli Esteri, che mente sulla provenienza del Novitchok di Salisbury: la menzogna ha scalzato il rispetto, facendo largo alla diffidenza.
Nei suoi primi anni l'ONU si sforzava di impedire la "propaganda di guerra", oggi invece sono gli stessi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza a ricorrervi.
Il fondo è stato toccato nel 2012, quando Washington è riuscito a far nominare uno dei suoi falchi più accaniti, Jeffrey Feltman, numero due dell'ONU [3]. Da quel momento le guerre sono orchestrate a New York, nel seno dell'istituzione che dovrebbe prevenirle.
La Russia oggi s'interroga sulla possibilità che gli occidentali intendano bloccare le Nazioni Unite. Se questo accadesse, Mosca dovrebbe creare un'istituzione alternativa, ma in tal caso non ci sarebbe più un forum per il confronto fra i due blocchi.
Allo stesso modo in cui una società orfana del Diritto si trasformerebbe in un caos dove l'uomo torna a essere lupo per ogni altro uomo, il mondo, se rinuncerà al Diritto Internazionale, ridiventerà un campo di battaglia.


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martedì 24 aprile 2018

DECRETO LORENZIN SUI VACCINI: L'INCHIESTA DI GRAMICCIOLI A TEATRO A L'AQUILA


"Il decreto", inchiesta in chiave teatrale di David Gramiccioli
di Loredana Lombardo
L'AQUILA - "Il decreto" è un inchiesta giornalistica di David Gramiccioli sulla libertà legata ai vaccini, raccontata in chiave teatrale dalla Compagnia del teatro artistico d'inchiesta, che andrà in scena all'Aquila, sabato 28 aprile alle 18, all'Auditorium del Parco.
Lo spettacolo è stato organizzato dal gruppo "Libertà di Scelta e Sicurezza Vaccinale L'Aquila", che tramite il suo portavoce, l'aquilano Nino Bruno, ha spiegato l'impegno di anni, "per la chiarezza e una corretta informazione in ambito medico e vaccinale e soprattutto, per la libertà di scelta, il faro principe per il quale scendiamo in piazza e manifestiamo pacificamente".
Per la regia di Angela Turchini, la direzione tecnica di Michele Rizzi, il coordinamento di Laura e Maria Antonietta Pittore, "Il decreto" è il risultato di un lavoro di anni di Gramiccioli, giornalista, reporter e attore di teatro romano, che ha voltuo questo spettacolo, "per raccontare il punto di vista su questa libertà di scelta in modo inconfutabile, in un percorso che parte dai casi di febbre suina del 2009, fino alla legge Lorenzin, che impone i vaccini nei primi anni di vita", come ha spiegato ad AbruzzoWeb.
Una legge che per Gramiccioli è paragonabile, "alle leggi razziali promulgate in Italia nel 1938, che privarono gli ebrei delle libertà fondamentali. E così il decreto Lorenzin, definito anticostituzionale e illegittimo anche da una delle personalità che più rappresenta il simbolo della giustizia, il giudice Ferdinando Imposimato".
"La legge Lorenzin - ha aggiunto - ha innescato un esemplare movimento spontaneo di opinione pubblica, capace di svilupparsi al di fuori delle ordinarie dinamiche politiche e sociali. Lo stesso strumento normativo che da una parte dovrebbe garantire i diritti dei cittadini, è in questo frangente in grado di piegare il diritto di libertà dei medesimi, nello scegliere consapevolmente in merito alla salute dei propri figli, provocando preoccupazione e disorientamento nelle famiglie italiane".
Con l'inizio del racconto si torna indietro nel tempo, è il 2009, due figure di donne coraggiose anticipano e precorrono i tempi in una visione lucida e competente.
"Con loro si avvia la narrazione volta a rafforzare, l'importanza del progresso e della scienza, mai in disaccordo con le conquiste scientifiche anzi, sempre nel rispetto di una lettura degli accadimenti supportata da documentazione e dal rigore narrativo, l'opera è un intreccio di fatti e accadimenti che non sfiorano argomentazioni tecniche o mediche ma che ricostruiscono quello che è stata la storia di questo decreto", spiega.

"I fatti del passato tornano prepotentemente come attualità, suggerendoci una via interpretativa, per dare corpo e significato alla necessità di difendere il nostro ruolo di uomini, di genitori e di cittadini. Uno strumento di riflessione per tutti coloro che avranno, in coscienza, l'interesse a darsi una risposta, non del tutto scontata, che anche la salute, prima di essere tradotta in articoli di legge, è un diritto che deve essere garantito a tutti, indistintamente", conclude.
Il costo del biglietto è di 10 euro, l'incasso e l'autotassazione già in atto da parte di membri del gruppo "Libertà di Scelta e Sicurezza Vaccinale L'Aquila", serviranno per coprire le spese vive sostenute.

Per informazioni telefonare ai numeri 348/5200386 e 328/8376982, o tramite mail,libertadisceltaaq@gmail.com.
'DECRETO LORENZIN SUI VACCINI: L'INCHIESTA DI ...   Abruzzoweb.it

Tutto ciò che fai, dici o pensi oggi sarà usato contro di te in futuro


Questo articolo è la traduzione dell'originale pubblicato da Rick Falkvinge su Private Internet Access, e fa parte della serie di 21 articoli Analog Equivalent Rights, in cui il fondatore del Partito Pirata svedese analizza in modo approfondito la perdita del diritto alla privacy nel passaggio tra la generazione che ci ha preceduta (our analog parents) e quella che seguirà (our digital children).
Questo specifico post si rivela particolarmente d'attualità, in seguito alla vicenda dell'insegnante Flavia Cassaro.

Tutto ciò che dici o fai può e sarà usato contro di te, in qualunque momento del futuro lontano, quando il contesto e la ragionevolezza di ciò che hai detto o fatto saranno completamente cambiati". All'epoca della sorveglianza analogica dei nostri genitori, tutto era preso nel contesto del momento. La sorveglianza digitale dei nostri figli salva tutto per usarlo contro di loro in un secondo momento.

È una realtà così orribile, per i nostri figli digitali, che neanche 1984 di Orwell era riuscito ad immaginarla. Nel mondo della sorveglianza analogica, dove le persone erano messe sotto sorveglianza solo dopo essere state identificate come sospettate di un crimine, tutto ciò che dicevamo e facevamo era effimero. Se il teleschermo di Winston lo avesse mancato mentre faceva qualcosa di male, Winston sarebbe stato salvo.

La sorveglianza analogica era effimera per due motivi: primo, perché si basava sul presupposto che fossero persone a guardare altre persone, e secondo, perché nessuno aveva la capacità di trovare istantaneamente le parole dette da una persona nelle conversazioni degli ultimi 20 anni. Nel mondo analogico dei nostri genitori, ciò avrebbe significato che qualcuno dovesse materialmente ascoltare venti anni di registrazioni audio in cassette, e ci sarebbero voluti 60 anni per farlo (visto che lavoriamo 8 ore su 24 al giorno). Ma nel mondo digitale dei nostri figli, alle agenzie di sorveglianza basta digitare poche parole per avere una trascrizione automatica di video/audio salvati per sempre su uno schermo, e non solo dalla conversazione di una persona, ma da parte di chiunque. (Non si tratta di un'esagerazione: era realtà già nel 2010, col programma GCHQ-NSA XKEYSCORE).

Nel mondo dei nostri genitori analogici, la sorveglianza era una cosa riferita solo a uno specifico momento nel tempo, nel quale l'individuo era sospettato di aver già commesso uno specifico e grave crimine.
Invece, nel mondo dei nostri figli digitali, la sorveglianza può essere retroattivamente attivata per qualsiasi ragione o anche senza alcuna ragione specifica, con l'effetto di Rete che tutti siamo sotto sorveglianza per qualsiasi cosa abbiamo detto o fatto.
Potremmo direttamente dire alle persone che la frase è diventata "qualsiasi cosa dici o fai potrà essere usata contro di te, per qualsiasi ragione o senza alcuna ragione, in qualsiasi momento del futuro".

La nostra generazione ha completamente fallito nel preservare la presunzione di innocenza, almeno applicata alla sorveglianza, nel passaggio dai nostri genitori analogici ai nostri figli digitali.
Questa sottile aggiunta – che tutto è registrato per un successivo uso contro di te – amplifica l'orrore degli aspetti precedentemente menzionati.

Immagina se qualcuno ti chiedesse dov'eri nel pomeriggio del 13 marzo 1992. A malapena potresti avere una vaga idea di cosa hai fatto in quell'anno ("Vediamo…Mi ricordo che il mio servizio militare iniziò il 3 marzo di quell'anno…e le prime settimane ero in un accampamento nella foresta, con un inverno freddissimo…quindi stavo probabilmente…di nuovo in caserma dopo la prima settimana, avendo la prima lezione di teoria militare di qualcosa? O forse quella data era un sabato o una domenica, nel qual caso sarei andato in vacanza nel fine settimana? "Si tratta della massima precisione che la tua memoria può produrre dopo venticinque anni).

Comunque, quando messo a confronto con i dati di ciò che hai fatto, le persone che ti fanno la domanda avranno a disposizione una totale e completa informazione, perché semplicemente tu non la puoi rifiutare. "Eri in questa stanza e hai detto queste parole, secondo la trascrizione dei nostri dati. Insieme a te c'erano altre persone nella stessa stanza. Dobbiamo presumere che ciò che hai detto sia stato comunicato con l'intento di essere udito da loro. Cos'hai da dire in tua difesa"?

Non deve essere necessariamente 25 anni fa. Pochi mesi potrebbero essere sufficienti alla maggior parte delle memorie umane per non essere più molto dettagliate.
Giusto per spingerci oltre: considera che si sa che la NSA custodisce copia anche di tutta la corrispondenza criptata oggi, partendo dal presupposto che anche se oggigiorno non è tecnicamente decrittabile, potrebbe esserlo un domani. Considera anche che ciò che comunichi criptato oggi -sotto forma di testo, voce o video- potrebbe essere usato contro di te fra 20 anni. Probabilmente non conosci neanche metà di esso, perché la gamma di comportamenti socialmente accettabili può mutare in modi imprevedibili, come ha sempre fatto. Negli anni '50 erano del tutto normali certi commenti su alcune minoranze, mentre oggi commenti analoghi porterebbero all'ostracizzazione. Altre minoranze sono ancora "insultabili", ma potrebbero non esserlo in futuro.

Quando ascolti qualcuno che parla da cinquant'anni fa, stavano parlando nel contesto del loro tempo, forse anche con le migliori intenzioni secondo gli standard odierni. Tuttavia, potremmo giudicarli duramente per le loro parole interpretate dal contesto – completamente diverso- di oggi.

I nostri figli digitali si troveranno ad affrontare esattamente questo scenario, perché tutto ciò che fanno e dicono potrà e sarà utilizzato contro di loro, in qualsiasi momento nel futuro. Non dovrebbe essere così. Dovrebbero avere tutto il diritto di godere degli stessi diritti alla privacy del mondo analogico.

Fonte Partito Pirata: Tutto ciò che fai, dici o pensi oggi sarà usato contro di te in futuro