sabato 27 agosto 2011

Il ruolo di Wall Street nel traffico di droga, settore in espansione

Immaginate quale sarebbe la vostra reazione se il governo messicano accettasse di pagare 1.400 milioni di dollari a Barak Obama per schierare truppe statunitensi e veicoli blindati a New York, Los Angeles e Chicago per condurre operazioni militari, creare posti di blocco ed essere coinvolti in sparatorie che finiscono per causare la morte di 35.000 civili per le strade delle città americane. Se il governo messicano trattasse così gli Stati Uniti, voi lo considereste un amico o un nemico? 
Questo è esattamente il modo in cui gli Stati Uniti trattano il Messico, ed è così dal 2006.
La politica messicana del Nord America - l'Iniziativa Merida - è un incubo. Ha minato la sovranità del Messico, ha corrotto il sistema politico ed ha militarizzato il paese. Ha anche portato alla morte violenta di migliaia di civili, per lo più poveri. Ma a Washington non importa niente dei "danni collaterali" finché può vendere più armi, rafforzare il suo regime di libero scambio e riciclare più profitti della droga nelle sue grandi banche.

mercoledì 24 agosto 2011

La dichiarazione di guerra finale allo stato sociale

L'aria che si percepisce in questi giorni riflette perfettamente la pesantezza che vive nello stato d'animo delle persone. Si sente particolarmente la diffusa volontà di impaurire chiunque non abbia ancora compreso il funzionamento delle leggi che governano l'uomo. La storia del batterio killer è l'inizio di un nuovo ciclo di attacchi mirati ad indebolire quel poco che rimane della fede nelle persone, una fede che ormai è sepolta sotto centinaia di strati di ignoranza e non conoscenza delle vere Leggi che regolano il mondo che ci ospita. Sempre più frequentemente assisteremo ad "attacchi alimentari" per giustificare misure e contromisure adatte ai problemi creati ad arte. È come seminare migliaia di mine antiuomo e prepararsi poi ad installare gli ospedali da campo per far finta di riparare i danni provocati. Il problema come di consueto andrebbe risolto all'origine. La mina antiuomo (che in occidente è veicolata dall'informazione di massa) non dovrebbe proprio essere prodotta, ne successivamente installata. In questo modo si eviterebbe il disastro, in nessun altro modo questo è possibile.

sabato 20 agosto 2011

I Masters of the Universe finanziario che hanno in ostaggio il mondo

Padroni dell'universo e sovranità dei popoli: il caso BlackRock di G. Colonna
In queste settimane, e probabilmente ancor di più nei prossimi mesi, la questione di chi controlla l'economia mondiale potrebbe diventare argomento frequente di discussione. Clarissa da anni sta cercando di fornire analisi che le persone comuni possano agevolmente seguire e che possano risultare di stimolo ad ulteriori approfondimenti. I nostri lettori vengono in questo modo invitati ad accompagnarci in un lavoro di ricerca che sviluppiamo nella logica di quello che scriveva anni fa Ezra Pound: "Resta il dovere di tentare di escogitare un'economia sana, e di tentare di imporla con il metodo più violento in assoluto: far sì che le gente rifletta".

In merito al controllo dell'attuale economia mondializzata, abbiamo scritto di recente che esso si sviluppa a partire da grandi centri finanziari - un'espressione questa che, se non spiegata in modo concreto, rischia suggerire al comune cittadino l'immagine di oscuri burattinai che tirano i fili delle speculazioni che ogni giorno spostano per il mondo migliaia di miliardi, distruggendo in pochi secondi, come accaduto anche nella Borsa italiana nelle ultime settimane, la ricchezza prodotta col lavoro di popoli interi. In realtà, il solo vantaggio di oggi è che queste forze si mostrano con estrema evidenza, per cui basta applicarsi con attenzione per comprendere come esse operano in concreto.



C'è un'espressione inglese che viene usata di frequente dagli addetti ai lavori: masters of the universe, "padroni dell'universo", per definire il potere dei grandi gruppi finanziari mondiali. Per farne comprendere la portata, faremo un caso concreto, senza con questo voler attirare su di un nome l'odio o il risentimento di nessuno, semplicemente per illustrare come la potenza del denaro speculativo abbia raggiunto dimensioni e capacità mai viste nella storia.

mercoledì 17 agosto 2011

ISLANDA: Quando il popolo sconfigge l'economia globale

L'hanno definita una 'rivoluzione silenziosa' quella che ha portato l'Islanda alla riappropriazione dei propri diritti. Sconfitti gli interessi economici di Inghilterra ed Olanda e le pressioni dell'intero sistema finanziario internazionale, gli islandesi hanno nazionalizzato le banche e avviato un processo di democrazia diretta e partecipata che ha portato a stilare una nuova Costituzione.

Oggi vogliamo raccontarvi una storia, il perché lo si capirà dopo. Di quelle storie che nessuno racconta a gran voce, che vengono piuttosto sussurrate di bocca in orecchio, al massimo narrate davanti ad una tavola imbandita o inviate per e-mail ai propri amici. È la storia di una delle nazioni più ricche al mondo, che ha affrontato la crisi peggiore mai piombata addosso ad un paese industrializzato e ne è uscita nel migliore dei modi.
L'Islanda. Già, proprio quel paese che in pochi sanno dove stia esattamente, noto alla cronaca per vulcani dai nomi impronunciabili che con i loro sbuffi bianchi sono in grado di congelare il traffico aereo di un intero emisfero, ha dato il via ad un'eruzione ben più significativa, seppur molto meno conosciuta. Un'esplosione democratica che terrorizza i poteri economici e le banche di tutto il mondo, che porta con se messaggi rivoluzionari: di democrazia diretta, autodeterminazione finanziaria, annullamento del sistema del debito.

Ma procediamo con ordine. L'Islanda è un'isola di sole di 320mila anime – il paese europeo meno popolato se si escludono i micro-stati – privo di esercito.

domenica 14 agosto 2011

VISIONI in TRALICE [II] But doth suffer a sea-change…



[ da "Prospero's Books" di PETER GREENAWAY ]
di Orsola Puecher
ARIEL
Full fathom five thy father lies,
Of his bones are coral made;
Those are pearls that were his eyes:
Nothing of him that doth fade,
But doth suffer a sea-change
Into something rich and strange.
Sea-nymphs hourly ring his knell:
Hark! now I hear them, – ding-dong bell.
ARIEL
Giù nel fondo a cinque tese,
Sta tuo padre e le sue ossa
Son corallo diventate;
Ora perle sono gli occhi:
Non svanisce di lui nulla
Ma dal mare vien mutato
In qual di prezioso e strano.
E le Ondine ognor rintoccan -
Senti! – Il lor funebre din-don.
W. Shakespeare
LA TEMPESTA
Atto Primo – Scena 2