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sabato 6 gennaio 2018

Ur-Lodges, gli uomini al comando: la mappa del vero potere

Mario Draghi (classe 1947, presidente della Banca centrale europea dal 2011, affiliato alla "Edmund Burke", alla "Pan-Europa", alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum", alla "Three Eyes" e alla "Der Ring"). Giorgio Napolitano (classe 1925, già presidente della Repubblica italiana, affiliato alla "Three Eyes"). Massimo D'Alema, affiliato alla "Pan-Europa" e alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum". Mario Monti (classe 1943, economista, senatore a vita e presidente del Consiglio italiano dal 2011 al 2013, affiliato in forma più o meno coperta alla United Grand Lodge of England e alla Ur-Lodge "Babel Tower"). Fabrizio Saccomanni (classe 1942, banchiere, economista, già direttore generale della Banca d'Italia dal 2006 al 2013, dal 2013 al 2014 è stato ministro dell'economia del governo Letta, affiliato alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum" e alla "Edmund Burke"). Pier Carlo Padoan (classe 1950, economista, dal 24 febbraio 2014 ministro dell'economia nel governo Renzi e nel governo Gentiloni, affiliato alla "Pan-Europa" e alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum").
Gianfelice Rocca (classe 1948, tra i più importanti imprenditori italiani, presidente di Techint e di Assolombarda, affiliato alla "Three Eyes"). Domenico Siniscalco (classe 1954, economista, banchiere, già ministro dell'economia dal 2004 al 2005, affiliato Padoan, Draghi e Viscoalla "Edmund Burke"). Giuseppe Recchi (classe 1964, top manager, affiliato alla "Three Eyes"). Marta Dassù (classe 1955, saggista, già sottosegretaria e viceministra degli affari esteri, attualmente nel cda di Finmeccanica, affiliata alla "Three Eyes"). Corrado Passera (classe 1954, banchiere, manager, politico, già ministro dello sviluppo economico dal 2011 al 2013 nel governo Monti, affiliato alla "Atlantis-Aletheia"). Ignazio Visco (classe 1949, economista, governatore della Banca d'Italia dal 2011, affiliato alla "Edmund Burke"). Enrico Tommaso Cucchiani (classe 1950, banchiere e top manager, affiliato alla "Three Eyes"). Alfredo Ambrosetti (classe 1931, economista, fondatore e presidente emerito di The European House-Ambrosetti, affiliano alla "Pan-Europa").
Carlo Secchi (classe 1944, economista e politico, affiliato alla "Three Eyes", alla "Pan-Europa" e alla "Babel Tower"). Emma Marcegaglia (classe 1965, imprenditrice e top manager, affiliata alla "Pan-Europa"). Matteo Arpe (classe 1964, banchiere e top manager, affiliato alla "Edmund Burke"). Vittorio Grilli (classe 1957, economista, direttore generale del ministero del Tesoro dal 2005 al 2011 e ministro dell'economia con il governo Monti, affiliato alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum"). Giampaolo Di Paola (classe 1944, ammiraglio, ministro della difesa dal 2011 al 2013 con il governo Monti, affiliato alla Al-Baghdadi"Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum"). Federica Guidi (classe 1969, imprenditrice, già ministro dello sviluppo economico del governo Renzi, affiliata alla "Three Eyes").
Angela Merkel (classe 1954, politica, cancelliera tedesca dal 2005, affiliata alla "Golden Eurasia", alla "Valhalla" e alla "Parsifal"). Vladimir Putin (classe 1952, attuale presidente della Federazione Russa, affiliato alla "Golden Eurasia"). Christine Lagarde (classe 1956, avvocatessa e politica francese, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, affiliata alla "Three Eyes" e alla "Pan-Europa"). George W. Bush (classe 1949, presidente degli Stati Uniti dal 2001 al 2009, affiliato alla "Hathor Pentalpha"). Michael Ledeen (classe 1941, giornalista, intellettuale e politologo statunitense, affiliato alla "White Eagle" alla "Hathor Pentalpha"). Condoleezza Rice (classe 1954, politica, affiliata alla "Three Eyes" e alla "Hathor Pentalpha", già esponente di punta dell'amministrazione Bush). Abu Bakr Al-Baghdadi (classe 1971, terrorista iracheno, leader dell'Isis e Califfo dell'autoproclamato Stato islamico, affiliato alla "Hathor Pentalpha").
José Manuel Durão Barroso (classe 1956, portoghese, docente universitario, politico, presidente della Commissione Europea dal 2004 al 2014, affiliato alla "Pan-Europa" e alla "Parsifal"). Olli Rehn (classe 1962, politico finlandese, già vicepresidente della Commissione Europea, affiliato alla "Pan-Europa" e alla "Babel Tower"). Tony Blair (classe 1953, premier britannico dal 1997 al 2007, affiliato alla "Edmund Burke" e poi alla "Hathor Pentalpha"). David Cameron (classe 1966, premier britannico dal 2010, affiliato alla "Edmund Burke" e alla "Geburah"). Pedro Passos Coelho (classe 1964, primo ministro del Portogallo dal 2011, affiliato alla "Three Eyes", alla "Edmund Burke" e alla "White Eagle"). Mariano Rajoy (classe 1955, primo ministro della Spagna dal 2011, affiliato alla "Pan-Europa", alla "Valhalla" e alla "Parsifal"). Antonis Samaras (classe 1951, politico, già primo Mariano Rajoyministro della Grecia, affiliato alla "Three Eyes"). Jean-Claude Trichet (classe 1942, economista e banchiere francese, presidente della Bce dal 2003 al 2011, affiliato alla "Pan-Europa", alla "Babel Tower" e alla "Der Ring".
Bernard Arnault (classe 1949, imprenditore francese, dominus della Louis Vuitton Moët Hennessy, affiliato alla "Three Eyes" e alla "Edmund Burke"). Nicolas Sarkozy (classe 1955, politico, presidente della Repubblica francese dal 2007 al 2012, affiliato alla "Edmund Burke", alla "Geburah", alla "Atlantis-Aletheia", alla "Pan-Europa" e alla "Hathor Pentelpha"). Manuel Valls (classe 1962, già primo ministro francese, iniziato a suo tempo nel Grand Orient de France e poi affiliato alla "Edmund Burke", alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum" e alla "Der Ring"). Christian Noyer (classe 1950, banchiere, attuale governatore della Banca di Francia, affiliato alla "Pan-Europa", e alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum"). Mark Rutte (classe 1967, primo ministro dei Paesi Bassi dal 2010, affiliato alla "Three Eyes" e alla "Pan-Europa"). Ben van Beurden (classe 1958, top manager olandese, ceo della Royal Dutch Shell, affiliato alla "Geburah" e alla "Der Ring"). Wolfgang Schäuble (classe 1942, Massoni, il libropolitico, attuale ministro delle finanze tedesco, attuale maestro venerabile della "Der Ring", affiliato alla "Joseph de Maistre"). Peter Voser (classe 1958, top manager olandese e ceo della Royal Dutch Shell, affiliato alla "Pan-Europa"). Bill Gates (classe 1955, imprenditore statunitense fondatore della Microsoft, affiliato alla "Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum").
(Elenco sintetico di eminenti personalità italiane e internazionali affiliate a superlogge neo-conservatrici e reazionarie, fornito da Marco Moiso sul blog del Movimento Roosevelt e desunto dal libro di Gioele Magaldi "Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges". Secondo Magaldi, già "venerabile" della loggia romana Monte Sion del Grande Oriente d'Italia e poi iniziato alla superloggia sovranazionale progressista "Thomas Paine", le 36 logge madri di cui ha rivelato l'esistenza costituirebbero l'autentico "back-office" del potere mondiale. Nel dopoguerra e fino agli anni '70, sostiene Magaldi, la leadership internazionale è stata esercitata in questo ambito da strutture di orientamento progressista, rooseveltiano e keynesiano, con esiti misurabili in Europa dall'impegno di personaggi come l'inglese William Beveridge, "l'inventore" del welfare, e lo svedese Olof Palme, punta avanzata della miglior socialdemocrazia europea. Poi, dagli anni '80, anche gli esponenti della tradizione socialista – da Blair a D'Alema, da Manuel Valls allo stesso Napolitano – sarebbero stati affiliati a Ur-Lodges di segno neo-feudale e oligarchico, massime interpreti della globalizzazione più vorace e privatizzatrice).

lunedì 1 gennaio 2018

Un nuovo libro afferma: “Nel 2006 Majorana era vivo”

Dato alle stampe l'ultimo lavoro editoriale
di Alfredo Ravelli sulla vita di Rolando Pelizza

(RinoDiStefano.com, Venerdì 22 Dicembre 2017)
Copertina del libro
La prima volta che ci siamo incontrati, Alfredo Ravelli mi ha portato a vedere un piccolo locale nel quale spiccava una parete interamente ricoperta da una scaffalatura a giorno. Sui ripiani, in modo molto ordinato, si trovavano numerosi grossi faldoni straboccanti di documenti. Li ho contati: erano 26 raccoglitori. Ravelli, con fare compiaciuto, mi disse che quello era il lavoro ottenuto in almeno quarant'anni di attenta archiviazione. Decine di migliaia di documenti che raccontavano, passo passo, tutto ciò che il suo amico e parente Rolando Pelizza aveva fatto dalla fine degli anni Cinquanta a oggi. In altre parole, quei faldoni spiegavano l'incredibile e avventurosa vita di Pelizza, alle prese con vicissitudini di ogni tipo. Governi, Capi di Stato, servizi segreti, imprenditori, politici di primissimo livello: c'è di tutto nell'esistenza di quell'uomo. Ravelli, con cura e pazienza certosina, aveva raccolto ogni singolo documento, lo aveva catalogato ed era in grado, fornendo indicazioni su luoghi, tempi, nomi e cognomi, di dire tutto ciò che era accaduto all'uomo che afferma di essere il costruttore di una macchina fantastica e avveniristica, ideata e progettata dal genio di Ettore Majorana. Una macchina, tanto per essere precisi, che sarebbe in grado di annichilire la materia fornendo grandi quantità di energia pulita a costo zero. Alfredo RavelliE diverse altre cose ancora. Quel grande scienziato, sostiene Pelizza con prove periziate ben difficili da contestare, gli avrebbe insegnato le basi di una nuova fisica in grado di cambiare il mondo, come oggi lo conosciamo. Da qui, da questo assunto, l'inizio ed il progredire di tutti i suoi guai.
Sintetizzare quei 26 faldoni in un solo libro, non è dunque un'impresa da poco. Ravelli, però, lo ha fatto pubblicando il volume "2006: Majorana era vivo! – Le ultime lettere di Ettore Majorana  a Rolando Pelizza", per le Edizioni Print Service Srl di Pavia. In effetti, è il terzo libro che Ravelli manda in stampa in questi ultimi anni. Il primo, pubblicato nel 2013, si intitolava "Il Dito di Dio – Parte prima – Il fatto", sempre con la stessa tipografia. Il secondo, invece, era "Il segreto di Majorana – Due uomini, una macchina", nel 2015. Tuttavia, se si vanno ad osservare gli indici, ci si rende conto che non di tre libri diversi si tratta, bensì di una sola opera che viene di volta in volta aggiornata e rivista, con ulteriori aggiunte e aggiustamenti. Del resto, anche lo stesso autore nel suo sito web ammette di  riferirsi sempre allo stesso racconto, cioè alla vita di Rolando Pelizza. In pratica, dunque, i tre volumi sono tre edizioni diverse dello stesso lavoro. Quest'ultimo libro, per esempio, è molto ricco di documentazione, con nuove foto e lettere autenticate del presunto Ettore Majorana. Nel testo è stato inserito un accorgimento davvero geniale. Affinché il lettore possa prendere visione dei documenti che, per ragioni di spazio non potevano essere incorporati nel volume stesso (309 pagine), si fa un largo uso dei cosiddetti QR Code, cioè dei codici a barre bidimensionali che, usando la fotocamera di un qualunque telefono cellulare, permettono di collegarsi via Internet al sito dove i documenti sono ospitati. In questo modo, i segreti contenuti nei faldoni di Ravelli entrano nelle case di tutti i lettori interessati.
Rolando PelizzaL'autore, dunque, ripercorre per la terza volta la vita di Pelizza giungendo, con il suo racconto, fino agli anni Novanta. Per la precisione, il libro copre il periodo che va dal 1958 al 1992. Nell'arco di questi 34 anni è successo letteralmente di tutto. Si va dal supposto incontro di Pelizza con Majorana in un convento del Sud (il cui nome non viene mai citato), ai primi esperimenti con la macchina, alla frequentazione con Massimo Pugliese (tenente colonnello del Servizio Informazioni Difesa, diventato suo socio), ai rapporti con il governo Andreotti, alla conoscenza di Loris Fortuna (Presidente della Commissione Industria della Camera) e Flaminio Piccoli (Segretario politico della Democrazia Cristiana), all'intervento di Ezio Clementel (ordinario di Fisica all'Università di Bologna e presidente del CNEN), ai primi esperimenti di annichilazione, ai rapporti con Gerald Ford (presidente degli USA) e Leo Tindemans (Presidente del Belgio). E via via fino alla presunta trasmutazione di 130 cubi di gommapiuma in oro (oltre otto tonnellate), nel 1992, in un garage di Barcellona. Il problema è che ci sarebbero altri 25 anni da raccontare. "Questi ulteriori anni – scrive Ravelli a pagina 276 – sono stati ricchi di avvenimenti in un intreccio quasi surreale: faccendieri, uomini d'affari e alti prelati della Chiesa, noti e importanti politici e oltre agli ormai immancabili servizi segreti perfino Capi di Stato hanno partecipato a questo contorto ed intricato susseguirsi di eventi". Ma Rolando Pelizza non ha voluto che tutte queste cose, tanto delicate quanto potenzialmente pericolose per lui, i suoi cari e i suoi amici, fossero in qualche modo narrate al pubblico. E Ravelli, che ha raccontato tutto ciò che l'amico ha voluto raccontasse, ha rispettato questo suo volere. Così, si è limitato a pubblicare (pagina 295) anche le ultime lettere inedite del presunto Majorana all'allievo Rolando, risalenti al 2006. Dunque, come tutto lascerebbe credere, fino a quell'anno lo scienziato sarebbe stato in vita.
Forse, allora, assumono un valore più concreto le due frasi che Ravelli ha posto all'inizio del suo libro. La prima è "Alle verità nascoste"; la seconda "Viviamo in un periodo strano in cui la menzogna viene creduta sulla parola, mentre per la verità non bastano i La sezione verticale della macchina di Pelizza in corrispondenza della zona centralefatti". Quante sono, infatti, le verità che ancora oggi nasconde Rolando Pelizza? Ed è vero che, nonostante le numerose prove che durante la sua vita ha mostrato a governi e politici, non gli si vuole credere ufficialmente per evitare che la sua verità provochi un terremoto nella nostra società? Probabilmente, non avremo mai queste risposte. Anche perché, come recita una massima di Dostoevskij, citata dallo stesso Ravelli, "La verità autentica è sempre inverosimile". E chi si prenderebbe la briga di difendere a spada tratta una realtà inverosimile? Forse ha dunque una sua precisa logica l'amarezza che lo stesso Pelizza esprime in fondo al libro, ammettendo di aver lottato fino all'ultimo contro i mulini a vento. Stanco e sconfitto, alla fine si arrende: "Ora sono logorato da tanti anni di ricatti e battaglie con i maggiori gruppi di potere, i quali hanno già avuto e vorrebbero continuare a pretendere di avere gli esclusivi benefici dell'uso di questa macchina".
Non è facile credere a tutto ciò che è scritto in questo libro. Anche se Ravelli fornisce un'ampia documentazione probante. Non c'è dubbio, però, che valga la pena di leggerlo per riflettere sulla vita di uno degli uomini più misteriosi e discussi a cavallo dei due secoli.

"2006: Majorana era vivo! – Le ultime lettere di Ettore Majorana a Rolando Pelizza" di Alfredo Ravelli, Edizioni Print Service Srl Pavia, 2017, ISBN 9788898765508, 309 pagine, 16,90 euro.

Il sito web del libro "Il Segreto di Majorana" di Alfredo Ravelli è www.ilsegretodimajorana.it
Il sito web ufficiale di Rolando Pelizza è https://www.majorana-pelizza.it

giovedì 28 dicembre 2017

Un murales per Mirella ed Emanuela


In occasione dell'appena trascorso compleanno di Mirella Gregori e del prossimo di Emanuela Orlandi, i "Pittori Anonimi del Trullo" vogliono decorare un muro con i volti delle ragazze come regalo di compleanno da donare ai familiari.
Ci stiamo muovendo per ottenere le autorizzazioni che arriveranno in tempo utile per inaugurarlo sabato 13 gennaio 2018 alle ore 16.00 a Roma nel territorio del Municipio XI (Portuense-Trullo-Magliana-Corviale) e per festeggiare insieme, con un sit in, i 50 anni di Mirella ed Emanuela.
Sarà nostra cura specificare il luogo esatto del sit in.
Dal Blog di Emanuela Orlandi.

martedì 26 dicembre 2017

Federico II imperatore saggio


Nasce a Jesi Federico II, imperatore del Sacro Romano Impero. Conosciuto con l'appellativo di "meraviglia del mondo" e "fanciullo di Puglia", Federico e' dotato di una personalità poliedrica e il suo regno è caratterizzato da una brillante attività legislativa e di innovazione tecnologica e culturale. Muore a Fiorentino di Puglia nel 1250.

mercoledì 20 dicembre 2017

“Storie – Chi l’ha Visto?” – Emanuela Orlandi, Mirella Gregori, Josè Garramon

Il caso irrisolto di Emanuela Orlandi si intreccia a quello di Mirella Gregori e Josè Garramon nella trasmissione Chi l'ha Visto? "Storie"
Le tre vicende sulle quali ci sono ancora tanti, troppi, interrogativi.
Mirella Gregori sparì nel nulla il 7 maggio 1983 all'età di 15 anni, Emanuela Orlandi il 22 giugno dello stesso anno in una storia intricatissima che ha coinvolto lo Stato Vaticano, lo Stato Italiano, l'Istituto per le Opere di Religione, la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti. José Garramon morì il 20 dicembre del 1983: Marco Accetti è l'uomo ritenuto responsabile dell'omicidio e lui stesso ha ammesso di aver preso parte al "rapimento conseziente" delle ragazze.
Nella puntata andata in onda il 6 agosto 2014 le tre storie vengono analizzate e in alcuni casi vi si trovano circostanze comuni.

Video trasmissione

1. Margherita Gerunda -Magistrato- [00:28:04, 00:29:19, 00:33:06,  00:36:12, 00:47:11, 00:49:18]
2. Dichiarazione Raffaella Monzi [00:05:36, 00:07:04]
3. Telefonata Emanuela [00:06:07]
4. Dichiarazioni Sambuco Alfredo [00:13:10, 01:32:24]
5. Ricostruzione prima telefonata Pierluigi [00:18:17]
6. Prima telefonata di Mario [00:21:40]
7. Primo appello di Papa Wojtyla [00:32:25]
8. Prima telefonata dell'Amerikano [00:33:16]
9. Registrazione voce Emanuela ("Convitto….") [00:36:46]
10. Attentato al Papa [00:34:25]
11. Ferdinando Imposimato [00:35:20]
12. Ritrovamento fotocopia Tessera ("Con tanto affetto…") [00:42:04]
13. Telefonata a casa di Laura [00:42:55]
14. Audiocassetta Piazza S.Pietro e via della Dataria [00:43:34]
15. Telefonata dell'Amerikano al Cardinale Casaroli [00:44:17]
16. Scadenza ultimatum 20 luglio [00:46:30]
17. Gennaro Egidio [00:48:04]
18. Comunicato Turkesch [00:50:23]
19. Mirella Gregori [00:51:42]
20. Dichiarazioni Sonia De Vito [00:56:16]
21. Inaugurazione bar Gregori [00:58:53]
22. Dichiarazione fidanzatino di Mirella [00:59:57]
23. Inchiesta Panorama [01.01.42]
24. Telefonata Amerikano al bar Gregori (descrizione abbigliamento) [01:05:08]
25. Appello Presidente della Repubblica (Sandro Pertini) per Mirella [01:27:23]
26. Telefonata Amerikano ad Egidio [01:08:27]
27. Adele Rando (Giudice Istruttore) [01:10:09]
28. Reticenze Vaticano [01:11:04-01:35:14]
29. Raoul Bonarelli [01:12:16]
30. Telefonata Bonarelli-Superiore [01:13:29]
31. Ultimo appello Ercole Orlandi [01:15:15]
32. Telefonata anonima a ClV? [01:16:57]
33. Morte De Pedis [01:17:34]
34. Sabrina Minardi [01:18:25-01:22:14-01:28:10]
35. Banda della Magliana [01:19:13-01:33:14]
36. Don Vergari – Poletti [01:19:42]
37. De Pedis apertura tomba [01:21:13]
38. Sergio Virtù [01:27:22]
39. Testimonianza Angelo [01:28:27]
40. Angelo Cassani (Ciletto) Gianfranco Cerboni (Gigetto) [01:30:15]
41. Ior-Antonio Mancini-Rosario Priore [01:33:07]
42. Preti pedofili [01:34:08]
43. Somiglianze Orlandi-Gugel [01:35:27]
44. Marco Accetti (Flauto) [01:37:17]
45. Marco Accetti (Josè Garramon) [01:42:17]
46. Marco Accetti (Licio Gelli) [01:48:59]
47. Marco Accetti (Pista pedofila) [01:52:47]
48. Marco Accetti (Padre Stefano) [01:54:10]
49. Marina Baldi (Genetista) [01:55:58]
emanuelaorlandi.altervista.org

sabato 2 dicembre 2017

Mangiafuoco: Emanuela Orlandi. Quarta puntata.

Condotto da: Angela MariellaSandrone Dazieri e Camilla Baresani. Regia di Luca Raimondo. In redazione: Mimmi MicocciMaria Cristina CusumanoLaura Nerozzi e Cristiana Affaitati. A cura di: Angela Mariella.


Mangiafuoco
Mangiafuoco
© RAI 2017 – tutti i diritti riservati.
Quarta puntata. Mangiafuoco del 19 ottobre 2017
Quella che vi stiamo raccontando è una brutta storia e vi confesso che da quando siamo entrati nella caverna di Mangiafuoco, mai viaggio mi è stato più crudele e adesso, se avrete il cuore continuare a leggere, toccheremo veramente il fondo. Perché il mistero di è diventato sempre più difficile da raccontare, perché quello che vi stiamo raccontando non è un mistero qualunque. La protagonista, suo malgrado, è una ragazzina di 15 anni che nel 1983, quando tutto ebbe inizio, aveva tutta la vita davanti. E' bella, simpatica, felice. Felice come lo siamo stati tutti a quell'età, in cui niente ti fa paura perché tutto deve ancora succedere e ad Emanuela non sa proprio quello che le sta per succedere, il 22 giugno del 1983. Nella sua vita non c'è un fidanzato consumato dalla gelosia, non c'è una rivale mangiata dall'invidia, non c'è rabbia in questa storia, non c'è disperazione, non c'è ossessione, non c'è alcun sentimento fuori controllo. No, in questa storia tutto, ma proprio tutto, è sotto controllo. Un controllo strettissimo, mantenuto con lucidità e pazienza e infatti, dopo 35 anni, per la verità non ci sono ancora spiragli e l'unico sentimento che trova spazio in questa storia, è il dolore di una famiglia che ha perso il suo frutto più bello e ancora non sa perché. O meglio, di perché in questa storia ce ne sono fin troppi. L'ultimo è arrivato qualche settimana fa. Vero o falso? Cos'è quel dossier su Emanuela Orlandi? Domanda che pesa su un documento che, tra voci e spese per vitto alloggio in un pensionato a Londra, cure mediche e infine il rientro della salma in Vaticano nel 97, racconterebbe, il condizionale è obbligatorio, una inquietante e inedita versione della storia di quella ragazza scomparsa nel nulla 34 anni fa. Ma guardiamo questo documento su Emanuela Orlandi pubblicato dal quotidiano La Repubblica grazie al giornalista Emiliano Fittipaldi. Sono poche pagine e si leggono in fretta, lasciandoti addosso la sensazione di vuoto, come addentare un pollo di gomma. In questo elenco di spese per gestire il caso Orlandinon ci sono firme, timbri, pezze d'appoggio, numeri di conti correnti, fatture e ricevute, (posto che il Vaticano si usano non ne ho la minima idea), però racconta la storia della Orlandi attraverso un'altra visuale, quella dei soldi. Come diceva il giudice Falconebisogna sempre seguire i piccioli per trovare la verità, sempre che ne esista una sola. La storia del giornalismo in fondo è la storia delle patacche. Così, a memoria, ricordo finti diari di Mussolini, il mercurio rosso, l'autismo procurato dai vaccini, le armi batteriologiche, l'intercettazione del governatore Crocetta, ma sicuramente voi ne avete in mente altri che ho rimosso. Di fronte una patacca ben confezionata, spesso ci caschiamo, perché ci racconta quello che già crediamo di sapere e mette in bella le nostre idee, ci tranquillizza e i giornalisti si preoccupano sempre meno delle smentite e sempre di più di arrivare in tempo a uno scoop prima degli altri.


Emiliano Fittipaldi

"L'importanza di questo documento, il motivo per cui il sottoscritto,ma anche Il Corriere della Sera, che ha fatto lo scoop prima di me ,in realtà lo ha pubblicato,è perché è un documento interno,che viene dall' interno del Vaticano. Questo documento quindi, di cui  non conosciamo l'origine, ma è chiaramente un apocrifo, è fatto molto bene .Ha una serie di messaggi in codice, che a mio modesto parere, manda probabilmente per ricattare, per minacciare pezzi della gerarchia probabilmente vicino al mondo di Wojtyla ,che conosce forse meglio quella storia".
Illazioni. Nient'altro che illazioni, questo è tutto quello che possiamo fare se leggiamo il documento diffuso dal giornalista Emiliano Fittipaldi. Si tratta di una lettera di cinque pagine datata marzo 1998, cioè 15 anni dopo il rapimento di Emanuela Orlandi. E' indirizzata dal Cardinale Lorenzo Antonetti, Capo dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, al cardinale Giovanni Battista Re, allora Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato Vaticana e a Jean Louis Tauran, a capo della Sezione Pontificia Rapporti con gli Stati. La lettera intitolata "Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi, Roma 14 gennaio 68 " cioè la sua data di nascita. Alla lettera avrebbero dovuto essere allegate circa duecento pagine con fatture e ricevute, che però non sono state consegnate a Fittipaldi.  La prima cosa che viene in mente, dopo aver scorso la fotografia scurita di questa lettera, sembrerebbe la copia di un fax, uno di quelli impressi su rotolo di carta chimica, una lettera composta con caratteri che sembrano non di un programma per computer, bensì  scritti con una più arcaica macchina da scrivere, è che si tratti dell'ennesimo depistaggio e macchinazione. Ormai la storia dei 34 anni inutilmente trascorsi dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, ci ha abituato a non credere più a nulla.


Orlandi muro bambole
Pietro Orlandi

"Secondo me è stato sbagliato il modo di farlo uscire. Io sapevo dell'esistenza di questi fogli e del contenuto e di quello che c'era scritto,ma non li avevo mai visti .Quando sono uscite quelle di Fittipaldi, quelli che ha fatto uscire Fittipaldi,ho avuto conferma di quello che mi era stato detto circa un  anno prima.Io non sapevo che li stava cercando anche lui. Io devo dire che c'è stata troppo fretta da parte dei media o dei giornalisti,da parte del Vaticano di dire subito è un falso, è ridicolo, è una bufala , eccetera eccetera. Secondo me ha un valore, io non so se sia originale nel senso scritto effettivamente  dal cardinale Antonetti all'epoca, oppure  sia stato fatto più di recente, però sicuramente non è un documento scritto tanto per scriverlo, falso e messo là dentro.  Ci sono delle parti di verità, secondo me, là dentro. C'è qualcosa d'importante e io non riuscirei ad escluderlo e gettarlo nel cestino come falso e basta. Se stava là c'era un motivo secondo me."
Perplessità legittime a cui Fittipaldi, indirettamente dai microfoni di Zapping su Radio Uno risponde così :
"Questi  documenti, sia i Vatileaks il primo di questo da protagonista e altri giornalisti, sia di Vatileaks numero due tutti i documenti ricordo veri, mai smentiti dalla prima all'ultima riga, sono utilizzati ovviamente per guerre interne, guerre tra bande interne. Io penso che anche questo documento apocrifo, che esce adesso e che l'averlo pubblicato smina comunque qualsiasi forma di ricatto possibile, una volta che tu pubblichi una roba del genere, serve come arma di ricatto, arma di minaccia, arma per mandare messaggi, e forse però arma però per dire attenzione noi qualche informazione su questa vicenda così scandalosa noi la conosciamo."
Minacce, depistaggi, sminamenti, tutte le parole che queste carte fanno venire in mente evocano un'unica immagine: i Corvi sono tornati a volare bassi sul Cupolone.
Se non vivete a Roma, non potete capire quanto la vicenda di Emanuela Orlandi sia  inscritta nelle sue mura antiche, anche 34 anni dopo. Non lo capivo nemmeno io prima di trasferirmi vicino Saxa Rubra e scoprire che Roma non è una città, ma una nazione a sé. Grande con la provincia, un quinto della Svizzera e con metà dei suoi abitanti, uniti da un essenza che va oltre la posizione geografica e diventa sangue, costume, lingua. Di questa nazione il Campidoglio è la capitale e le varie zone sono altrettante città che si attraversano superando invisibili frontiere, con regole, abitudini differenti. Con centri di attrazione, piazze quasi sconosciute a chi non è nato da quelle parti. A Roma però, tutti sanno che il cuore, le cui pulsazioni danno il ritmo che tutti percepiamo sottopelle, è nascosto dietro le mura vaticane e la scomparsa di Emanuela Orlandi con il balletto delle maschere delle menzogne, degli americani e dei criminali sepolti in gran segreto, lo ha fatto sanguinare. Quella ferita è ancora aperta, ancora genera dolore e sgomento.
Ma torniamo al nostro documento. Nell'intestazione c'è scritto Sua riverita eccellenza arcivescovo Giovanbattista Re, tenete a mente questo nome è il primo chiodo che mettiamo. Lui è vivo, ha smentito subito tutto e sta per chiamarci, ve lo racconteremo più avanti. Per ora continuiamo a leggere : pc, per conoscenza sua riverita eccellenza arcivescovo Jean-Louis TouranRe e Touran erano fra i più stretti collaboratori di papa Wojtyla. Segretario di Stato Vaticano in quel tempo era Agostino Casaroli, è un altro chiodo, lui non c'è nell'intestazione, ma lui c'è in questo documento. Anche questo è un quadro che dovremmo attaccare più avanti, ma io continuo a leggere, sono al titolo Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi, c'è anche la data di nascita, Roma 14 gennaio 1968. Chissà, l'hanno messa, forse, per non incorrere in errori di omonimia e infatti Emanuela è nata proprio quel giorno. Se fosse viva Emanuelaoggi sarebbe una donna di quasi 50 anni, ma Emanuela è morta, almeno questo è quello che abbiamo sempre pensato tutti e invece, questo documento, proverebbe il contrario.
La lettera indica che il Vaticano avrebbe investito 483 milioni per tenere nascosta Emanuela tra il 1983 e il 1997. Quattordici anni per finanziare andirivieni preteschi Roma-Londra, inclusi 21 milioni di lire assegnati alla voce attività generale trasferimento presso Stato Città del Vaticano con relativo disbrigo pratiche finali. Quattordici anni in cui Emanuela avrebbe vissuto nascosta da preti e suore a Londra, avrebbe partorito un figlio della colpa e infine sarebbe morta e il suo cadavere sarebbe stato rimpatriato in Vaticano, ovviamente in segreto. Illazioni dunque, ma nessuna certezza. Insomma, come nelle peggiori pagine di storia, tutto è vero e niente è vero. Come quella prima spesa che il Vaticano avrebbe dedicato ad Emanuela. Nel documento c'è scritto pagamento di 450 mila lire versati ad una spia presso l'atelier di moda delle sorelle Fontana. Non è vero ma è vero o è vero il contrario? È vero ma non è vero.
La prima voce del documento pubblicato da Fittipaldi riguarda il pagamento di 450 mila lire a una fonte investigativa presso "Atelier di moda sorelle Fontana". Torniamo allora alle 19:00 del 22 giugno 1983, quando Emanuela, appena terminata la lezione di flauto traverso e subito prima di uscire dalla scuola, chiama da un telefono a gettoni la sorella Federica, allora ventunenne, per riferirle che un uomo le ha proposto di fare propaganda ai cosmetici americani Avon durante una sfilata delle celebri sorelle Fontana a Palazzo Borromini. Le sorelle Fontana, un marchio di moda che ha simboleggiato l'eleganza femminile, prima e dopo gli anni ruggenti della Roma della Dolce Vita contribuendo a renderla chic e internazionale, smentiranno poi, di aver mai autorizzato alcuna dimostrazione di cosmetici durante una propria sfilata.
La prima cosa che salta all'occhio è che le spese sono cominciate nel gennaio del 1983. Visto che Emanuela Orlandi è sparita sei mesi dopo, se il documento fosse vero significa che la ragazza era già sotto osservazione dalle strutture della security Vaticana. Si inizia con un pagamento con "Fonte investigativa presso l'atelier di moda sorelle Fontana di 450 mila lire" poi spiccioli a varie fonti sino ad arrivare a una voce inquietante Spostamento che costa 4 milioni. Da qui saltiamo a Londra dove risultano pagate le rette vitto e alloggio presso il 176 di Chapman Road, un luogo che da Google Maps, sono andato a controllare, risulta un giardinetto con una bici parcheggiata, ma forse ai tempi era altro oppure hanno sbagliato il numero della via. Poi si arriva a pagamenti per cliniche, visite ginecologiche, visite mediche, viaggi di luminari, alti prelati venuti direttamente da Roma.
Mettendo insieme i puntini sembra la pezza di appoggio di una delle teorie sulla scomparsa della Orlandi che si è sussurrata per anni, quella che diceva che all'interno del Vaticano ci si divertisse a fare orge e balletti verdi. Emanuela Orlandi, presa con la forza o ingannata o drogata, sarebbe stata portata ad uno di questi festini rimanendo incinta per lo stupro di un alto prelato. Una volta rimasta incinta sarebbe stata portata a Londra per partorire, dove sarebbe rimasta sino a morte naturale per malattia o altro. Dopo la sua morte, avvenuta, secondo il documento, nel 1997, i servizi segreti Vaticani l'avrebbero riportata indietro. La voce recita attività generale trasferimento presso lo Stato Città del Vaticano con relativo disbrigo pratiche finali lire 21 milioni.  Pratiche finali, ovvero il trasporto di un cadavere per la sepoltura in Vaticano, almeno questo è quello che ci viene da pensare, insieme al cadavere dell'ex membro della Magliana Enrico De Pedis detto Renatino, anche se quando la tomba è stata aperta, come tutti sapete, c'erano solo le ossa del titolare.  Così parliamo noi, ma che cosa ne pensa del documento l'avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò?


Laura Sgrò

"E' un falso, capiamoci, un documento di quella natura non può mai passare per documento originale.  Quando io dico che si tratta di un falso bisogna capire se totalmente falso il contenuto o se veicola qualche voce che in qualche modo può essere veritiera. E' chiaro, è un documento che non ha nessuna caratteristica, sia dalla modalità di scrittura sia […] di contenuti, che nulla a che vedere con la scrittura vaticanese e documenti ufficiali quindi quantomeno non è un documento ufficiale . Bisogna capire se c'è qualcosa che sia in qualche modo ricollegabile al vero. Comunque il grosso interrogativo è  anche se fosse un falso perché viene utilizzato il nome di Emanuela Orlandi per veicolare forse qualche ricatto, qualche informazione . Questa  è una cosa che credo la famiglia abbia il sacrosanto diritto di sapere …."
A questo punto della storia, inganniamo le menti. E' un gioco e dura poco, il tempo di un racconto a metà tra verità e bugie. Dimenticatevi tutto quello che vi abbiamo detto finora e cioè che il documento non è autentico. Proviamo a immaginare cosa sarebbe successo se quel documento fosse un documento vero. Cosa sarebbe stata la vita di Emanuela dal 22 giugno del 1983, se tutto quello scritto in quelle carte, fosse vero?
Secondo Fittipaldi che ha cercato di ricostruire seguendo le indicazioni del documento, le tappe dell'allontanamento di Emanuela da Roma, la ragazza sarebbe stata trasferita tra il 1983 e il 1985 in un ostello al 176 di Chapman Road a Londra. Il Vaticano avrebbe pagato vitto e alloggio per 8 milioni di lire. Con quegli otto milioni, ai tempi, si copriva circa un anno di alloggio. Seguono poi spese febbraio 85 febbraio 88. Vi si trovano ben 18 milioni di lire  per il trasferimento e permanenza del commendator Camillo Cibin o Cibìn, presso 6 Ellerdale road. A quell'indirizzo si trovano ancora oggi le suore Marcelline che gestiscono una scuola di inglese per ragazze straniere. Tuttavia secondo l'attuale direttrice suor Giuliana Carrara è improbabile che un uomo abbia dormito nel refettorio, comunque, in tutto, il Vaticano avrebbe pagato 128 milioni di lire. A quei 18 se ne aggiungono altri 20 per anticipo pagamento retta forfettaria. Poiché il documento è quasi sicuramente un falso, possiamo lanciarci nelle illazioni senza tema di dire cose assurde. E' tutto assurdo nella vicenda di EmanuelaOrlandi. In pratica possiamo pensare che la presunta Emanuela si trovasse male dai padri Scalabriniani e sia stata trasferita dalle Marcelline.
Insomma ci sono conventi, convitti, collegi, rette mensili, rette forfettarie, rette omnicomprensive. Potrebbe sembrare tutto normale, una normale studentessa all'estero se non fosse che è un violento dramma  e se non fosse che tutto questo è niente rispetto a quello che stiamo per leggere nelle ultime righe. Tre milioni di lire versati alla clinica Saint Mary Hospital Campus Imperial College London, a  Roma avrebbero detto una clinica ginecologica. Il documento allude a complicazioni gestazionali o ginecologiche tra il 1988 e il 1993 sono registrati ben 3 milioni per saldare il conto della clinica St. Mary's Hospital Campus Imperial College di Londra. Ci sono poi le competenze della ginecologa Lesley Regan. La Regan esiste, è viva, è vera, è laureata a Cambridge e  specializzata in gravidanza a rischio e problemi dell'infertilità.  Non ricorda di aver mai conosciuto una Emanuela Orlandi, sempre che la presunta Emanuela non usasse uno pseudonimo. Se la donna di cui parla il documento fosse Emanuela, a quel punto sarebbe stata una ventenne viva e vegeta che avrebbe probabilmente partorito un bambino, magari il figlio di un Cardinale assatanato di sesso.
Nel dossier viene tirata in ballo anche la gendarmeria Vaticana. Fino a poco tempo fa le uniche informazioni che avevo, erano che Pierfrancesco Favino ne aveva interpretata una nel film Angeli e Demoni. Adesso ne so di più. Intanto è un corpo civile ma militarmente organizzato. E' l'unico Corpo di Polizia dello Stato Vaticano e assolve a tutti i compiti di polizia, da quella giudiziaria a quella stradale, di frontiera, doganale tributaria, mortuaria eccetera eccetera. Tramite l'Interpol, collabora con gli uffici di intelligence di tutto il mondo, soprattutto quando il Papa è in viaggio. Dentro il Vaticano, invece, della sicurezza del Pontefice si occupano le guardie svizzere, un'altro corpo molto interessante. Se un  cittadino Vaticano commette  un reato fuori dei confini se ne occupa la polizia locale, secondo le leggi internazionali, salvo se sia un pubblico ufficiale.  In quel caso se ne occupa direttamente il Tribunale Interno e se la persona in questione viene giudicata colpevole può essere rinchiusa nelle camere di sicurezza vaticane, che non sono un vero e proprio carcere, ma funzionano più o meno nello stesso modo. Attualmente le celle di sicurezza sono vuote, almeno è quello che dicono.
In questa storia abbiamo anche messo dei chiodi. A quei chiodi dobbiamo ancora appendere dei quadri. Il primo, ha la faccia tonda di Monsignor Agostino Casaroli nel gioco dei se Sua eminenza reverendissima Cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli avrebbe commissionato una fantomatica attività ad un fantomatico comando numero uno, ma i poverini che stanno facendo la lista della spesa e che quindi stanno compilando questo resoconto, non sanno quanti milioni siano stati spesi per codesta fantomatica attività. Quello che possiamo dirvi noi è che a un certo punto, nel caso di Emanuela, si ritaglia uno spazio proprio lui, Monsignor Casaroli. Entra in un'intercettazione chiamato con un numero in codice, risponde al telefono una suora che pare sapere tutto.
 C'è anche un altro personaggio in questo resoconto, un personaggio del Vaticano che abbiamo lasciato lì in sospeso ad attendere. Resta da dire chi fosse quel Camillo Cibin o Cibìn, mandato a Londra presumibilmente per aiutare Emanuela nello spostamento da un indirizzo all'altro. Responsabile dell' Ufficio Vigilanza della Città del Vaticano, era l'uomo di fiducia di papa Wojtyla, era colui che aveva catturato Ali Agca  rincorrendolo subito dopo l'attentato al papa in piazza San Pietro. Ed era colui che a Fatima aveva bloccato, l'anno seguente, un sacerdote fanatico che voleva accoltellare il Papa, ed era comunque colui che lo seguì in ognuno dei suoi più di cento viaggi. Insomma quando c'era da proteggere qualcuno di prezioso o di scottante, eccolo allora spedito a Londra per collaborare al presunto trasloco di Emanuela. L'ultimo chiodo della nostra storia ha la voce flebile di Monsignor Giovan Battista Re. Ricordate? E' lui l'intestatario del resoconto, è lui che avrebbe dovuto sapere che per la cittadina Emanuela Orlandi nata a Roma il 14 gennaio del 1968, il Vaticano aveva speso tutti quei soldi, voce per voce, milione dopo milione, per anni, per tenerla nascosta in vita e in morte. Di lui prima vi facciamo sentire cosa dice Ali Acga, torna sempre nella nostra storia l'attentatore del Papa.
Ali Agca
Monsignor  Re è uno dei pochi protagonisti ancora vivi di questa triste vicenda e noi il Monsignor Re lo abbiamo cercato. Lo abbiamo cercato per offrirli quello che abbiamo di più caro, un microfono. Un microfono, ottimo per ripetere quello che in fondo aveva già detto, appena uscito il documento di FittipaldiQuel documento è falso, io non l'ho mai visto e noi lo abbiamo cercato, abbiamo cercato Monsignor Re e lui ci ha chiamato. Ha chiamato Maria Cristina Cusumano, con una voce gentile ha detto …mi scusi signorina io sono anziano, è passato tanto tempo, quel documento non l'ho mai visto. Mi dispiace ma non voglio parlare al microfono, perché sono un povero vecchio ,mi dispiace però per la famiglia. E' stata gentile a cercarmi… E'finita così, tutto vero. Almeno di questo siamo sicuri.


© RAI 2017 – tutti i diritti riservati.

giovedì 30 novembre 2017

Mirella Gregori Emanuela Orlandi la storia: Terza puntata

Mirella Emanuela Terza puntata
Nuovo articolo pubblicato nel Blog di Emanuela Orlandi, buona lettura.

Condotto da: Angela MariellaSandrone Dazieri e Camilla Baresani. Regia di Luca Raimondo. In redazione: Mimmi MicocciMaria Cristina CusumanoLaura Nerozzi e Cristiana Affaitati. A cura di: Angela Mariella



Mangiafuoco
Mangiafuoco

© RAI 2017 – tutti i diritti riservati.
Terza puntata. Mangiafuoco del 18 ottobre 2017
La storia di Emanuela Orlandi, una ragazzina di 15 anni scomparsa da Roma il 22 giugno del 1983, coincide con un pezzo di storia d'Italia anzi, anche la storia della vecchia Europa e del vecchio mondo, quello diviso tra est e ovest. Di la c'è Mosca, di qua c'è Washington, in mezzo la Città del Vaticano che prende soldi dagli americani e li spende in vari modi, ma da quando c'è il Papa polacco, li spende soprattutto per vincere la crociata contro il demone del Comunismo. E' una guerra senza cannoni e senza portaerei, infatti la chiamano la guerra fredda, ma è una guerra e come ogni guerra ha le sue vittime innocenti, morti senza una lapide su cui scrivere dove, come e soprattutto perché.



Famiglia Orlandi

  "Messaggio della famiglia Orlandi a persona, persone o gruppo che detengono Emanuela Orlandi. Noi, la famiglia di Emanuela Orlandi, indirizziamo questo preciso messaggio ai due interlocutori che affermano di essere portavoci di coloro che detengono Emanuela Orlandi…"
Il dato certo che non manca quasi mai, è il quando. Quello di Emanuela è un mercoledì di fine giugno, il 22. Quel giorno termina il viaggio di Giovanni Paolo II a Cracovia, la sua città natale, un viaggio strategico nella Polonia sotto il controllo sovietico. Un viaggio in cui, probabilmente, si scrivono le regole per arrivare al successo del 1989, la caduta del muro di Berlino. E' un viaggio lungo nella storia che incomincia proprio in quei giorni, ma anche i viaggi nella storia hanno un calendario che scorre un giorno alla volta e quando torna a Roma, il Papa polacco, ha un dolore forte e immediato da gestire. Allo Stato del Vaticano è stata sottratta una delle sue cittadine più giovani: coincidenza o minaccia? una domanda alla quale, forse, solo lui, il Papa che sta preparando la svolta, avrebbe potuto rispondere, gli altri, i magistrati, inquirenti giornalisti, Mangiafuoco come noi, possono solo continuare a chiederserlo insieme ai familiari che più di tutti non si danno pace.



Pietro Orlandi

"… Le ipotesi che sono state seguite, che sono state diverse, io le ho seguite tutte quante in maniera molto approfondire la cosa assurda è che ogni ipotesi contiene delle parti di verità se tu seguissi una ipotesi e la studi, dici tranquillamente certo questa potrebbe essere quella giusta poi ne segui un'altra allo stesso modo e vedi che anche li ci sono delle verità questa è la cosa che secondo me ha rallentato anche le indagini. Che hanno fatto da tappo per arrivare alla verità, tante ipotesi che non si possono scartare perché in ognuna c'è un particolare importante…"
Ma nella nostra storia c'è anche un altro quando. Un'altra data da studiare e da tenere a mente è il 7 maggio del 1983. Il luogo è sempre lo stesso, Roma, non quella papalina del Vaticano ma quella laica e popolare della Breccia di Porta Pia lì, in via Volturno, c'è un bar di proprietà della famiglia Gregori, in quella famiglia sta per abbattersi un dolore inconsolabile come quello della famiglia Orlandi, ma ad unire Orlandi e Gregori forse non è solo la natura del dolore.
Sono mezzo russo per parte di moglie e durante i primi viaggi di corteggiamento, compravo e regalavo  a parenti e amici le tipiche bambole di quelle parti, le matrioska. Le matrioska più belle, quelle fatte artigianalmente non di plastica, sembrano non finire mai, ogni bambola ne nasconde nel ventre una più piccola con i lineamenti sempre meno definiti. Il caso di Emanuela Orlandi è esattamente così, lo apri e trovi di tutto, i lupi grigi, i servizi segreti, la banda della Magliana e anche la povera Mirella Gregori. Il caso Mirella Gregori poi, è emblematico, perché passato non sotto silenzio, ma sicuramente con poca attenzione dei media, diventa centrale, quando, dopo il rapimento di Emanuela Orlandi, si comincia a parlare anche di lei in connessione con il caso più famoso.



Maria Antonietta Gregori

Il collegamento tra le due ragazze non sono solo io che lo sostengo ma è anche dovuto dai fatti che si sono susseguiti in questi anni… dalle lettere dall'appello che hanno chiesto la liberazione di Alì Agca… da parte di mia madre facendo pressione sullo Stato Italiano tramite il presidente di allora Pertini. La persona che è stata vista vicino a mia sorella e anche la sua amica e poi mia madre lo ha riconosciuto e non ha… la venuta del Papa nella nostra parrocchia è lì per lì mia madre è rimasta un po esterrefatta non sapendo che la persona che parlava con mia sorella era proprio lui… e quello è un altro collegamento che ci collega al filone Emanuela Orlandi.
Ed è qui che i servizi segreti cominciano ad indagare anche sulla ragazza e soprattutto indagano su un'amica di Mirella Gregori, SV, coetanea ed amica di Mirella, figlia del proprietario di un bar in via Nomentana che aveva incontrato Mirella prima che sparisse con il misterioso Sandro o Alessandro che l'aveva chiamata al citofono. SV era già stata indagata, poi prosciolta, ma non per il SISDE, il servizio segreto civile che adesso si chiama AISI, che ha continuato a seguirlo. Agli atti della procura di Roma, nel 2015, viene infatti archiviata la relazione di un agente del SISDE che mercoledì 26 ottobre 1983 dice di aver ascoltato una conversazione tra SV e un coetaneo a proposito della scomparsa di Mirella. Come scritto nel documento venivano udite chiaramente le seguenti frasi: "…certo lui ci conosceva contrariamente a noi che non lo conoscevamo quindi poteva fare tutto quello che voleva come ha preso Mirella poteva prendere anche me visto che andavamo assieme…". Ora, vista la complessità del caso Orlandi e del caso Gregori, può essere un abbaglio di chi ascolta, ma sta di fatto che questa pista non è stata mai indagata.
La quindicenne Mirella Gregori sparì da casa 45 giorni prima della sua coetanea Emanuela Orlandi, era il 7 maggio del 1983. Ogni giorno, nel mondo, scompaiono adolescenti di cui non si saprà mai più nulla però, è quantomeno improbabile che accade in rapida successione, due volte nel relativamente sicuro centro di Roma ed in entrambi i casi si tratti di brave ragazze legate alla famiglia per le quali era davvero impossibile immaginare una scomparsa volontaria. I nomi di Mirella ed Emanuela da allora sono stati inevitabilmente e per sempre accoppiati pur non essendo mai stata trovata una vera prova della connessione tra i due casi. Questa connessione invece fu ipotizzata dapprima dalla madre di Mirella, cui parve di riconoscere negli identikit degli uomini che forse avevano seguito Emanuela, qualcuno che lei aveva visto chiacchierare con la figlia. Lo dichiarò in un'intervista e pochi giorni dopo, nel comunicato del 4 agosto, i lupi grigi, cioè l'organizzazione turca di estrema destra in cui militava l'attentatore del Papa Ali Agca, inserirono una frase che lasciava intendere che Mirella fosse nelle loro mani così come Emanuela.
Ricordo che all'epoca, avevo 23 anni, immaginavo quelle due poverine legate a una catena rivestita di un chador messe incinta a ripetizione dentro una yurta sotto un gelido cielo stellato nelle steppe dell'Anatolia, lo stesso paesaggio magico del "canto notturno di un pastore errante nell'Asia" la meravigliosa poesia di Giacomo Leopardima anziché malinconia romantica, solitudine dell'uomo di fronte allo spettacolo dell'universo, io vedevo Emanuela e Mirella schiave sessuali mai rassegnate al destino di ostaggi, col Cuppolone de Roma e Campo dè Fiori stampati negli occhi e nel cuore.
"…tutte e due erano state quasi ingaggiate per proporre l'Avon, i cosmetici Avon…"
Coincidenze, scherzi di un destino crudele o piani d'attacco ben studiati e ben riusciti per colpire un nemico che sa che quel colpo è diretto a lui ma non può dirlo? E' questa la domanda che da quasi 35 anni aspetta ancora una risposta, una risposta che qualcuno conosce ma, si sa, a volte le risposte sono come la verità, indicibili, troppo forti, come certi amori o certi dolori. Ed in quel caso che arriva in soccorso l'arte.  A firmare il film su Emanuela Orlandi è Roberto Faenza.
 "Signor Procuratore…." "Eminenza buongiorno… Mi permetta di entrare subito in medias res noi sappiamo che lei è un magistrato rigoroso ed anche un cattolico sincero Ed è proprio per questo che ci siamo rivolti a lei per sanare uno scandalo che tanto male sta facendo alla chiesa". "Si riferisce alla salma del boss sepolto in Sant'Apollinare?". "Il cardinale Poletti, pace all'anima sua, commise una imprudenza nel concedere l'autorizzazione, come lei ben sa, ove fossimo noi a rimuovere la salma, verremmo accusati di chissà quali nefandezze, invece se al posto nostro…" "fossimo noi…" "se fosse la Magistratura ad agire, bhe allora tutto avverrebbe in modo trasparente" "Eminenza, più che rigoroso io sono un uomo concreto, quale sarebbe la contropartita per la giustizia?" "Noi siamo siamo disponibili a consegnare la documentazione sulla scomparsa della povera ragazza" "Si riferisce ai documenti in vostro possesso che avete sempre negato alle nostre rogatorie?" "Diciamo che sono documentati i passaggi di questa dolorosa vicenda i quali spiegano altresì le ragioni del nostro silenzio in tutti questi anni"
E' la forza del cinema che con la leggerezza dell'arte, scaraventa massi pesanti e li lancia più lontano dei tribunali, mette insieme cose apparentemente lontane perché non c'è una verità giudiziaria […], i familiari la cercano da 34 anni senza arrendersi, senza scoraggiarsi anche di fronte a chi la verità ha il dovere di cercarla e senza il macigno del dolore sul cuore, calcola il tempo con un orologio distratto.
"…è un nostro diritto riuscire a capire e sapere cosa è successo… e lui mi disse così… quella frase che io a dire la verità non ho mai sopportato perché l'ho sentita più volte… "eh ma ormai sono passati tanti anni… sono passati quanti? 35 anni? E ne erano passati 28… Quindi lui non sapeva neanche quanti anni erano passati però sentirmi dire, da un Capo della Procura di Roma, che aveva preso in mano questa inchiesta che mi dice ormai sono passati tanti anni mi ha rattristato…"
Le indagini dunque hanno conosciuto alti e bassi e il Vaticano non ha ancora consegnato le carte chieste da tante e tante rogatorie. Anche sull'esistenza di un dossier ci sono tante voci ma ancora nessuna certezza. Di certo c'è che nelle indagini sulla scomparsa di Emanuela, ad un certo punto entra Mirella e da quel giorno i volti puliti di due quindicenni differenti solo per la natura dei capelli saranno per sempre unite dallo sfondo blu di un manifesto con la scritta SCOMPARSA.
Mirella aveva capelli ricci e lunghi, oggi li stirerebbe con la piastra e quell'aria imbarazzata delle ragazzine pre-instagram e pre-selfie, quando davanti alla macchina fotografica temevano di venire male e le foto andavano impresse sulla pellicola, quindi si faceva un solo scatto e doveva essere quello buono. Il pomeriggio del 7 maggio,  dopo essere stata in un bar vicino a casa a chiacchierare con degli amici, Mirella era risalita e si era messa a studiare. Ad un certo punto aveva risposto al citofono e la madre l'aveva sentita pronunciare una frase tipo "…se non mi dici chi sei non scendo…" Sandro, aveva sentito dire a sua figlia. Quell' uomo o quel ragazzo doveva proprio chiamarsi Sandro ma nessuno con quel nome è mai stato collegato alla scomparsa di Mirella. A quel punto la ragazza era scesa in strada e da lì il nulla, sparita per sempre. Sembra che poco tempo prima di sparire, Mirella si fosse vantata con la madre, di essere in grado di trovare il denaro necessario all'acquisto di un appartamento che i genitori non potevano permettersi, tuttavia, tale uscita, era stata liquidata come una battuta un po' spaccona: da adolescente.
La madre di Mirella Gregori credette di riconoscere in Raul Bonarelli, gendarme responsabile della sicurezza del Papa, un uomo che lei aveva visto spesso chiacchierare con la figlia nel loro bar. Il telefono di Bonarelli venne fatto intercettare dalla magistratura ma durante un confronto all'americana la donna non lo riconobbe. Va anche detto che nell'agosto del 1983, Giovanni Paolo II durante l'Angelus, aveva fatto un appello affinché coloro che dicono di trattenere quegli esseri innocenti li liberino. Pochi giorni dopo l'appello del Papa, il fidanzato di Antonietta Gregori, la sorella maggiore di Mirella, aveva risposto al telefono del bar. Un anonimo, che poi venne detto l'Amerikano, gli dettò una descrizione esatta degli abiti indossati da Mirella il giorno della scomparsa e soprattutto, cosa che solo chi la tratteneva poteva conoscere, descrisse correttamente i marchi di quegli abiti. La stessa voce, quella dell'Amerikano, telefonò in seguito all' avvocato Egidio ingaggiato sia dai Gregori sia dagli Orlandi dicendo che per Mirella non c'era più nulla da fare. Promise anche di far sapere dove avrebbero potuto trovare il corpo, ma non si fece mai più vivo.
Ma le intercettazioni svolgono un ruolo importante in questa storia, uno spazio lo hanno conquistato anche ieri (17 ott.2017 ndr), in Senato, alla presentazione della proposta di legge del Movimento 5 Stelle per l'apertura di una Commissione di Inchiesta sul caso Orlandi, ed è lì che siamo venuti in possesso di un documento della Questura di Roma che riporta numerose intercettazioni legati alla scomparsa di Emanuela e ai casi collegati, che sono molto di più di quanto non si immagini.
L'informativa della Questura, inviata il 24 maggio 2012 al Sostituto Procuratore Simona Maisto, contiene le intercettazioni del telefono di don Pietro Vergari che dialoga a più riprese, soprattutto con Carla Di Giovanni, la vedova di Enrico De Pedis, nel momento in cui, dopo le rivelazioni di "Chi l'ha visto?", si scopre che l'ex della banda della Magliana è stato sepolto nella cripta presso la basilica di Sant'Apollinare di cui don Vergari era il rettore. E' chiaro che tra i due esiste un rapporto di confidenza, al punto che don Vergari insulta a più riprese la famiglia della Orlandi e difende De Pedis, come fosse un bravo ragazzo calunniato. Interessante orribile leggere le intercettazioni, perché, davvero, si ha l'impressione di vedere le ramificazioni dei rapporti tra gli alti prelati che prendono vita. don Vergari che parla con la misteriosa Eccellenza, che lo tratta freddamente, gli consiglia di non usare il telefono perché lui sa che è intercettato, don Vergari che parla con don Ennio Appignanesi, vescovo Emerito di Potenza,  che dopo essere stato coinvolto nel caso dell'omicidio di Elisa Claps è considerato un esperto, e anche lui gli dice di rimanere abbottonato. Dalle telefonate si capiscono due cose, la prima è che don Vergari non era il confessore spirituale di De Pedis, come è stato raccontato, (scusa inventata per coprire una conoscenza nata dopo il rapimento di Emanuela Orlandi) e la seconda è che la vedova di De Pedis sembra sapere benissimo come finirà l'inchiesta: nel nulla.



Laura Sgrò

"…noi abbiamo presentato un istanza lo scorso giugno più o meno in concomitanza col 34° anniversario della scomparsa di Emanuela proprio perché alcune fonti hanno riferito di aver visto un dossier con l'indicazione Emanuela Orlandi in alcuni posti del Vaticano chiedendo al Segretario di Stato di avere copia di tutto l'incartamento che è in possesso della Santa Sede in relazione alla sparizione di Emanuela Orlandi sia quanto già dato anche eventualmente all'autorità italiana. Sono passati 34 anni quindi anche le cassette i file audio registrati nelle audiocassette sarebbe importante anche rianalizzarle alla luce della nuova tecnologia…"
E' Laura Sgrò, avvocato vaticanista dello studio Bernardini de Pace che, nell'attesa del dossier dal Vaticano, oggi insieme alla famiglia, chiede una Commissione d'Inchiesta sul caso Orlandi.
Ma torniamo a quel documento che sarà, ci scommetto, il perno per l'iter parlamentare di apertura di una Commissione d' Inchiesta. In questo documento, ad un certo punto, in un'intercettazione entra anche il capo della Procura di Roma, a parlare sono sempre loro Don Pietro Vergari e la vedova di De Pedis e la preoccupazione, siamo nel 2012, è sempre quella: mettere il silenziatore a tutte le polemiche che stanno sollevando le ossa di Renatino nella Basilica di Sant'Apollinare quella accanto, ricordiamo, alla scuola di musica di Emanuela.
Ovviamente, tra la vedova di De Pedis e il Giudice Giuseppe Pignatone, noto per aver aperto l'inchiesta "Mafia Capitale", teniamo a credere al secondo e non alla prima, ma la vedova De Pedis è perentoria dice per esempio "…tanto il procuratore nostro sta prosciogliendo, sta archiviando tutto, è roba di pochi giorni eh don Piè resista…". In un'altra telefonata i due parlano della marcia che ci sarà il 27 in favore di Emanuela Orlandi e la vedova De Pedis sostiene che il nuovo magistrato, Pignatone, ha mandato via Capaldo e il poliziotto che ha seguito le indagini e ha preso uomini di sua fiducia. La vedova De Pedis, sicuramente sapeva che il telefono del prete era controllato, può averlo fatto apposta a parlare in questi termini confidenziali del magistrato, ma la famiglia Orlandi vuole sapere la verità. E anche noi.



Ali Agca

"…Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, sono state rapite soltanto per ottenere la mia liberazione io ho delle prove per dimostrare questa affermazione mia e questo dato di fatto…"
Ma facciamo un passo indietro, torniamo a quel giorno di maggio di due anni prima in cui tutto forse ebbe inizio. Siamo in piazza San Pietro, Giovanni Paolo IIè il Papa della gente e infatti la piazza è gremita, non ci sono controlli ne varchi di sicurezza, la piazza è aperta a tutti, fedeli, amici e nemici. Entrano proprio tutti, anche gli emissari dell'impero del male o più laicamente, i rappresentanti del blocco sovietico, quelli che considerano Karol Wojtyla un burattino degli americani e quindi una minaccia da abbattere. E ci provano. Quella domenica, in mezzo alla folla, confuso tra i fedeli, c'è il killer venuto da est che spara ma non uccide. Il Papa si salva e lui va in carcere, dal carcere Ali Agca si fa largo sulla scena del caso Orlandi.
"…Emanuela Orlandi è viva secondo alcune deduzioni logiche..."
Due anni prima della scomparsa di Mirella e poi di EmanuelaAli Agca aveva attentato alla vita di papa Giovanni Paolo II. L'anno dopo, ormai in carcere, aveva rivelato che il tentativo di uccidere il Papa era stato organizzato in combutta con i servizi segreti della Bulgaria, allora paese satellite dell'impero Sovietico. In seguito, successivamente al rapimento di Mirella ed Emanuela, in una delle sue tante dichiarazioni sempre sull' ineffabile crinale tra delirio e depistaggio, sostenne che la scomparsa delle due ragazze fosse collegata al caso di Oleg Bitov, un giornalista sovietico accreditato alla quarantesima edizione della mostra del cinema di Venezia quale corrispondente della Literaturnaja Gazeta, famoso periodico culturale Russo. Bitov, il 9 settembre 1983, penultimo giorno della mostra, era scomparso nel nulla. La mostra del cinema si chiuse con una sorpresa, la scomparsa dal lido, di uno zelig in carne e ossa, cioè del giornalista russo Oleg Bitov, spia o forse dissidente. Lo stesso personaggio che poco dopo, Ali Agcà, sosterrà essere nascosto insieme a Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi e che invece riapparirà senza di loro a Mosca, un anno più tardi, sostenendo di essere stato rapito e trattenuto a Londra dai servizi segreti britannici.
C'è Bitov che, prima appare, poi scompare e poi riappare e c'è Antonov, è lui il protagonista della pista bulgara, quella che chiama in causa anche la Stasi.



Pietro Orlandi

"…dunque la Stasi si è inserita in questa vicenda, loro hanno scritto delle lettere, questo è stato accertato e si sono mossi, ma secondo me, hanno usato la scomparsa di Emanuela per loro interessi. Loro avevano interesse a far uscire Antonov che era uno degli indagati per l'attentato al Papa che volevano togliere la responsabilità alla Bulgaria ed in effetti bisogna dire che ci sono riusciti perché poi Antonov è stato subito scarcerato e in quel periodo Ali Agca ha ritrattato tutte le cose che aveva detto sulla Bulgaria…"
"…quando si vuole capire se qualcuno è innocente o colpevole il modo migliore è continuare a interrogarlo finché non ne può più. Compagno di scuola Max Kinkner, siamo andati tutti insieme a casa sua. Notate qualcosa nella sua deposizione? Che ripete le stesse cose? Esatto, che ripete le stesse cose parola per parola. Chi dice la verità a volte sbaglia parole, è naturale, un bugiardo ha studiato prima cosa deve dire e anche quando è sfinito dice sempre le stesse parole…"
PierluigiMario e l'Amerikano, ossia i telefonisti che contattarono le famiglie delle ragazze e l'avvocato, scomparvero poi dalla scena. La pista turca e lo scambio di ostaggi con Ali Agca, i lupi grigi il fronte di liberazione anticristiano Turkesh, che nemmeno i servizi segreti turchi avevano mai sentito nominare, sono piste che decaddero senza riscontri. I depistaggi dei servizi segreti della DDR, la pista bulgara, i comunisti che cercano di uccidere il Papa e usano il rapimento delle due ragazzine per distogliere l'attenzione dei media dalle proprie responsabilità, questa altra ipotesi, che per anni andò per la maggiore, alla fine non trovò riscontri. Furono prese in esame anche piste grottesche, la misteriosa organizzazione Phoenix che rivendicò il sequestro, il guerrigliero Paco che, intervistato in TV, sostenne di aver addestrato Ali Agca in un campo militare siriano e millantò una pista Svizzera. Pare che ci sia stato persino uno studente indiano di teologia dell'università Lateranense che indicò una pista americana. Infine le piste interne, con Emanuela, oppure Emanuela Mirella ostaggi di guerre interne vaticane, magari violentate da Monsignori pervertiti che poi le avevano eliminate, anche qui non si trovò nessun riscontro.
E' la lista delle coincidenze che si allunga. Il bar dei genitori di Mirella è frequentato da uno delle guardie vaticane, due uomini l'hanno fotografata con insistenza il giorno dell'inaugurazione di quel bar. Il telefonista che chiama a casa Gregori ha lo stesso accento americano del telefonista che chiama per Emanuela. Coincidenze che chiamano in causa la STASI, i lupi grigi, i russi, ma forse i russi non c'entrano oppure i russi c'entrano eccome. E il Vaticano, in quegli anni, di terrorismo e guerra fredda non è un luogo così sereno e sicuro dove vivere, il Vaticano era un luogo pieno di spie complotti e complottisti. Ercole Orlandi segnalò ai magistrati una serie di luoghi dove gli ignari cittadini dello Stato Vaticano erano tenuti sotto controllo, probabilmente gli itinerari delle sorelle Orlandi, tutte le sorelle Orlandi, anzi, tutta la famiglia Orlandi, era controllata da agenti del KGB e della STASI. Passavano e ripassavano sotto le finestre dell' Osservatore Romano. Il quotidiano della Santa Sede, a quel tempo era pieno di corrispondenti che non erano solo giornalisti. Qualcuno ricorderà Brammertz, corrispondente della Germania dell' est, intratteneva rapporti con la guardia svizzera EstermannEsterman sa tutto quello che accade, conserva tutti i documenti ma muore prima di avere il tempo di lasciare il Vaticano. Fu una strage, morirono in tre e quei documenti la famiglia Orlandi, pista bulgara o pista sessuale li sta ancora aspettando.
 Intervento Pietro ORLANDI e Maria Antonietta GREGORI


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Mirella Gregori Emanuela Orlandi la storia: TERZA PUNTATA
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