venerdì 13 luglio 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 13 lug 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Lafarge produceva il cemento utilizzato da Daesh
 

 
Il "sultano" Erdoğan intronizzato nelle sue nuove funzioni
 

 
Dopo Bannon a Roma, contrattacco di Obama a Madrid e a Porto
 

 
Saïf el-Islam Gheddafi pubblica il proprio programma elettorale
 

 
Tensioni nello stretto di Ormuz
 

 
I kurdi pro-USA contro i cristiani iracheni e siriani
 

 
Le armi dei "ribelli" di Deraa
 

 
Vero o falso complotto iraniano in Europa?
 

 
Rapida liberazione del sud della Siria
 

 
Trump contro l'OMC
 
Controversie

 
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SOROS / ADESSO SI GENUFLETTE ANCHE IL CORRIERE DELLA SERA

C'eravamo sbagliati. Non solo Repubblica stesa come un tappetino ai piedi di Sua Maestà George Soros, il filantropo arcimiliardario che fa affari sulla pelle dei migranti e divora le economie di interi Paesi: ma anche il Corriere della Sera.
Che domenica 1 luglio allunga un bel ceffone – griffato Aldo Grasso – a uno dei pochi politici che hanno il coraggio di trattare Soros come merita: un trafficante di essere umani che viene addirittura ricevuto in pompa magna dei leader dei prinicipali paesi europei. Capitò un anno fa esatto con Paolo Gentiloni che gli spalancò i portoni di palazzo Chigi; è successo giorni fa con Pedro Sanchez, il fresco leader socialista spagnolo che lo ha ospitato nella sua Moncloa.
A quale titolo mai? Come se il cerimoniale di palazzo Chigi, qualche anno fa, si fosse messo in moto per ricevere Totò Riina, o il ministro dell'Economia avesse convocato il mago dei Parioli Madoof.
Ecco dunque intinta nel vetriolo la consumata penna di Aldo Grasso, l'eccellente corsivista tivvù che però, quando si inerpica lungo sentieri politici, perde colpi e mette a segno autogol.
Cosa c'entra, adesso, la difesa d'ufficio del faccendiere MangiaPaesi Soros, addirittura in prima pagina del Corsera? Per esercitare la italica professione del lecchinaggio spinto o per attaccare uno dei pochi politici rimasti ancora in campo a denunciare fatti & misfatti di tutti gli esecutivi ? O forse, più astutamente, mister Grasso intende beccare due piccioni con una sola fava?
Per chi non lo ricordi, il fondatore dell'Adusbef, ossia Lannutti, è da oltre un quindicennio in prima linea nel denunciare lo strapotere mafioso del Potere Bancario; è autore anni fa del volume "Bankster", capace di anticipare i dirompenti scenari che negli anni seguenti si sarebbero aperti portando nel baratro centinaia di migliaia di ignari risparmiatori e facendo tracollare l'economia del Paese; è fresco autore, con Paolo Fracassi, di "Morte dei Paschi di Siena", non solo sul giallo di David Rossi catapultato dal quarto piano di palazzo Salimbeni, ma su tutto il marcio sistema proliferato all'interno dell'istituto, storico feudo della (sic) sinistra.
Qualcuno ha osato muovere un solo dito in tale direzione? Dove si trovava allora mister Grasso?
Ed eccolo adesso a santificare Gangster Soros che specula sulla vita degli immigrati e gestisce i traffici con le "sue" Ong.
E a finire nella trappola che anche una giovane marmotta avrebbe scoperto casca il corsivista Corsera: "affondare le Ong". Possibile che una Mente così fulgida come quella di mister Grasso non sia in grado di cogliere il senso della frase (imbarcazioni senza migranti)? Boh.
Basta con le Ong griffate e finanziate dal Bandito MangiaPaesi, variamo un vera politica per i migranti in carne ed ossa. E non facciamoci più prendere per il culo da speculatori e pennivendoli di tutte le risme. Tanto al pezzo.


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giovedì 12 luglio 2018

Caso Ciancarella... Ennesima vergogna di Stato!

Matricolare No. Non esiste in Italia un giudice a Berlino per Mario Ciancarella. Questa è l'amara costatazione dopo aver letto la sentenza del TAR di Firenze sulla restitutio in integrum del Capitano Ciancarella dopo che il Tribunale di Firenze aveva decretato la falsità della firma del Presidente Pertini sul decreto di radiazione.
Abbiamo pensato di ribaltare lo stile standard dei comunicati e quindi prima scriveremo cosa chiediamo e a chi chiediamo.
CHIEDIAMO
A CHI: al Presidente della commissione difesa, al Ministra della Difesa e al Presidente della Camera
COSA: di convocare il Capitano Mario Ciancarella presso le proprie sedi Istituzionali al fine di trovare una soluzione politica ad una palese vergogna di Stato. Chiediamo esclusivamente a loro in quanto nella precedente legislatura proprio il M5S si stupì del silenzio su questo caso presenziando alla conferenza stampa tenutasi in Parlamento dicendoci che se fossero stati al governo le cose sarebbero di certo diverse.

Adesso possiamo ricordare i fatti:
Mario Ciancarella al momento della strage di Ustica era Capitano Pilota dell’A.M. nonché leader del Movimento Democratico dei militari (che nasceva dalla contaminazione delle forze armate con la cultura sociale e democratica). Convocato e ricevuto, nel 1979, al Quirinale dal Presidente Pertini, insieme a Sandro Marcucci Lino TotaroMario Ciancarella era divenuto referente delle rivelazioni da tutta Italia delle vere o false ignobiltà che si compivano nel mondo militare.
In questo contesto, anche il maresciallo Mario Alberto Dettori, radarista a Poggio Ballone la notte di Ustica, decise di fidarsi di lui e di confidargli: "Capitano siamo stati noi..." "Capitano dopo questa puttanata del mig libico"...
Mario Alberto Dettori verrà trovato impiccato nel 1987. Sbrigativamente chiuderanno la questione dicendo che si era trattato di un suicidio.
Per questo suo ruolo di esponente di punta il Capitano Ciancarella divenne talmente scomodo da indurre "qualcuno molto in alto" a falsificare, nell'ottobre 1983, la firma del Presidente Pertini nel Decreto Presidenziale di radiazione. Un vero e proprio colpo di Stato. La copia del decreto di radiazione gli verrà consegnata, su sua richiesta, solo 10 anni più tardi e dopo la morte di Pertini.
Nell’agosto del 2016 il Tribunale Civile di Firenze ha confermato i dubbi del Capitano Ciancarella (e anche i nostri): la firma del Presidente Pertini che compare sul quel decreto è un volgare falso. Tanto è stato accertato sulla base di due perizie - una di parte ed una disposta dal Magistrato - che hanno potuto rilevare come il falso sia tanto evidente quanto eseguito con assoluta approssimazione.
L’associazione antimafie Rita Atria scrive al Presidente della Repubblica e a tutte le alte cariche dello Stato invitandole ad attivarsi per fare luce su quello che per noi è un colpo di stato “bianco”. Ingenuamente pensiamo che falsificare una filma di un Presidente della Repubblica possa interessare ai garanti di questo Paese. Niente. Silenzio. Nel dicembre del 2016 gli onorevoli Davide Mattiello e Claudio Fava portano in Parlamento il caso. Nei mesi successivi esponenti del M5S fanno interventi affinché il governo in carica prenda provvedimenti sul caso Ciancarella.
Silenzio!
A Ciancarella non rimane che ricorrere al TAR… e quello che è successo lo sappiamo. Non sono servite le evidenze del tribunale di Firenze, le sentenze del tribunale militare; non è servito il matricolare di Ciancarella dove risultava evidente lo scempio Istituzionale sulla pelle di Ciancarella; non sono servite le dichiarazioni del sindaco Leoluca Orlando che aveva seguito, negli anni ’90, il caso Ciancarella; non è servito il nostro rapporto di venti anni di lotte. Insomma, Mario Ciancarella è arrivato tardi… lui doveva presentare carte bollate… anche di fronte ad un decreto recapitato 10 anni dopo e una famiglia da portare avanti. Non entreremo nei tecnicismi della sentenza ma adesso non c’è più tempo e a quella politica che si indignava quando era all’opposizione diciamo che è tempo di trovare una soluzione ad una vera e propria ingiustizia di Stato.
Auspichiamo quindi non prevalga in questo paese l’agghiacciante logica che il ministro dell’interno ha applicato sul caso Regeni (e non solo) e cioè che i rapporti con i poteri forti di fatto sono più importanti della vita delle persone.
2 luglio 2018
Direttivo Nazionale Associazione Antimafie “Rita Atria”

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mercoledì 11 luglio 2018

GIALLO ALPI / ENNESIMO DEPISTAGGIO: TORNA IL MISTER X COPERTO DAL SISDE



Dopo ventiquattro anni di interminabili attese, di giustizia negata, di clamorosi depistaggi di Stato, di vertici istituzionali che hanno remato palesemente contro, pur tra non pochi chiaroscuro si accende un barlume di speranza per far luce sull'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a Mogadiscio.
Il gip della procura di Roma, Andrea Fanelli, che avrebbe dovuto decidere sulla archiviazione tombale dell'inchiesta, così come per due volte chiesto dal pm Elisabetta Ceniccola con la strategica controfirma del procuratore capo Giuseppe Pignatone, ha ottenuto altri sei mesi di indagini per focalizzare alcuni punti bollenti e capire se una verità processuale è ancora alla portata di un Paese che osa definirsi civile.
Tutta la vicenda, anche negli ultimi sviluppi, è coperta da un totale silenzio mediatico: solo i siti scrivono qualcosa, i media di regime, Repubblica e Corsera in testa, calano il consueto muro di gomma. I sindacati, dal canto loro, inscenano qualche 'girotondino', niente di più.

L'ORDINANZA DEL GIP FANELLI



Il Tribunale di Roma. In alto
Ilaria Alpi

Ma partiamo dalle 14 pagine dell'ordinanza pronunciata il 26 giugno dal gip Andrea Fanelli.
In primo luogo la toga ritiene che l'incompetenza territoriale di Roma, come chiesto dagli avvocati di parte civile, non sia fondata. Eppure c'era il clamoroso precedente della sentenza pronunciata circa un anno fa da Perugia che, nel prosciogliere da ogni accusa il povero Hashi Omar Hassan che ha scontato ben sedici (16) anni di galera da innocente, aveva scritto espressamente di "Depistaggio di Stato" per l'immensa mole di prove raccolte su infedeli servitori dello stato e inquirenti tutti tesi ad incastrare il somalo innocente, addirittura costruendo a tavolino un teste taroccato, Ahmed Ragi, alias Gelle.
In un lungo excursus storico-processuale, il gip ricostruisce le prime vicende della story, quando il fascicolo processuale venne letteralmente scippato dalle mani dell'unico pm che voleva far luce sul giallo, Giuseppe Pititto, come del resto hanno sempre sostenuto i genitori di Ilaria. 
Fanelli scrive di "rapporti molto tesi all'interno dell'ufficio della Procura di Roma" e in particolare fra l'allora procuratore capo Salvatore Vecchione e lo stesso Pititto. Un braccio di ferro che vede evidentemente soccombere il subordinato Pititto, il quale per la consueta "incompatibilità ambientale" viene allontanato da Roma: pur potendo contare su una serie di ragguardevoli risultati in breve raggiunti, come l'attivazione di contatti con la Digos di Udine che aveva raccolto materiali non poco scottanti. Materiali che, evidentemente, era meglio mettere a marcire nei cassetti, coperti di polvere.


Giuseppe Pititto

L'inchiesta passa al più malleabile Andrea De Gasperis, il quale non brillerà certo per attivismo negli anni successivi. Lo stesso Fanelli rammenta, nella sua odierna ordinanza, le forti lamentele di Pititto a proposito della revoca dell'incarico, proprio mentre aveva intenzione di ascoltare testi da non poco. Scrive Fanelli: "In definitiva, secondo Pititto, per conoscere la causa della morte di Ilaria Alpi bisognava partire dal motivo per il quale l'indagine gli era stata sottratta". Se vi par poco…
Minimizza comunque Fanelli: l'esclusione di Pititto dalle indagini non era dovuta a motivi di "merito", ossia ad un dissidio sulle indagini, ma circa le "modalità" nell'organizzazione del lavoro d'ufficio.
Alcuni anni fa lo stesso Pititto ha scritto un thriller che sembra il copione perfetto del caso Alpi: una giornalista indaga su strani traffici di armi in un paese africano e viene eliminata. A capo della band c'era nientemeno che il ministro degli Interni (italiano) che nel frattempo diventerà capo dello Stato. Un 'giallo' non poi troppo di fantasia. Una seconda edizione, annunciata per la scorsa estate e già prenotata dalle librerie, stranamente, non ha mai visto la luce. Misteri nei misteri.

TOGHE CONTRO TOGHE 
Ma non è certo finita la catena delle toghe che si sono interessate al caso. Fa capolino anche il nome di Franco Ionta, su cui però Fanelli mette la mano sul fuoco: "ha proseguito le indagini rispettando il medesimo programma tracciato dallo stesso Pititto", afferma con sicumera. Perchè non domandare a Pititto se è dello stesso avviso?
Prosegue Fanelli: "Nè sussistono elementi per ritenere che il depistaggio sia stato posto in essere dal pm Ionta al momento dell'audizione di Gelle, il quale – nel corso della successiva escussione avvenuta a Birmigham il 31 marzo 2016 in sede di rogatoria (e prima ancora nel corso dell'intervista rilasciata alla giornalista Rai Chiara Cazzaniga) – ha smentito le dichiarazioni rese al pm Ionta, addirittura disconoscendo la sottoscrizione dei verbali ed affermando che essi sarebbero stati in parte alterati: ebbene, tali dichiarazioni, già di per sé poco verosimili, sono rese ancor più inattendibili dal fatto che il Gelle è risultato essere un soggetto complessivamente non credibile, avendo reso, nel corso del tempo, versioni sempre diverse tra di loro e sempre rispondenti al proprio interesse".


Franco Ionta

Alla fine del tortuosissimo ragionamento viene così sottolineato: "si conferma l'assenza di elementi per poter sostenere il coinvolgimento di un magistrato nella decisione del Gelle di accusare ingiustamente Hashi Omar Hassan".
Un ragionamento che fa letteralmente a pugni con quello portato avanti dai pm perugini e che ha finalmente portato al proscioglimento di Hashi Omar Hassan per quelle accuse taroccate e poi ritrattate davanti alla giornalista Cazzaniga, elemento cardine per la sentenza di Perugia che ha completamente ribaltato il precedente scenario processuale.
Sorge a questo punto un conflitto 'istituzionale'? Perugia crede al Gelle che ritratta, mentre Roma crede prima a Gelle per condannare Hashi e poi ne fa un unico fagotto etichettandolo come "non credibile"? Altri incredibili misteri nei misteri.
Passiamo alla seconda parte dell'ordinanza firmata Fanelli e che concerne il versante delle indagini inviate dalla procura di Firenze a quella capitolina e che sono servite per "non far chiudere" tombalmente il caso.
Eccoci alle intercettatazioni telefoniche tra somali nel 2012. Nelle conversazioni si parla dei due giornalisti italiani uccisi. Viene fatto cenno alla famigerata informazione "che Ilaria Alpi era stata uccisa da militari italiani". Torna alla ribalta il ruolo di un faccendiere della prima ora, il cui nome era subito salito agli onori delle cronache, anche perchè era stato l'ultimo a vedere viva Ilaria, Giancarlo Marocchino. Infine si parla ad una somma corrisposta all'avvocato di Hashi Omar Hassan, Douglas Duale, che dopo anni di battaglia legale è riuscito a far scagionare il suo assistito.

PARLA L'AVVOCATO DOUGLAS DUALE
Abbiamo raggiunto telefonicamente l'avvocato Duale al suo studio romano, nei pressi di piazza Cavour
Cade dalle nuvole, Duale, quando sente che il gip Fanelli intende procedere alla sua "nuova escussione".


Giancarlo Marocchino

"Ma se io non sono mai stato sentito – balza sulla sedia – quale nuova escussione! Sono l'avvocato di Hashi, mi sono prodigato per lui, ma non sono mai stato sentito in nessun modo per altre ragioni".
E sulle somme percepite racconta: "Io non ho mai avuto contatti con il governo somalo, nè con alcun suo rappresentante. Ho soltanto avuto contatti con i familiari del ragazzo. Del resto sapete come funziona la società somala, basata su clan e tribù. E' stata fatta una raccolta di fondi per fronteggiare le spese, in tempi brevi ho ricevuto il minino, lo stretto necessario, 2000-3000 euro. Il resto della somma è stata raccolta in molti mesi e anni successivi ma sempre attraverso i familiari, gli amici, i conoscenti, quelli delle tribù. Ho ricevuto i soldi con quei money transfer da Mohamed Gedi Bashi. In tutto 29 mila euro che per un processo penale di quel calibro e durato più di vent'anni è poca roba".
Si tratta di uno dei nomi, quello di Bashi, che vengono fatti nell'ordinanza di Fanelli. Dell'altro, Abdi Badre Hayle, l'avvocato Duale dice di non saperne nulla.
A proposito di Marocchino e della fonte confidenziale dei Servizi – a questo punto strategica per dipanare la matassa – nota Duale: "Di Marocchino si è parlato fin da subito. Poi il silenzio. La fonte del servizio segreto civile è stata ritenuta fondamentale. Ma è subito calata la scure del ministero degli Interni, che esattamente dieci anni fa, nel 2008, ha comunicato che quella fonte andava tutelata in maniera assoluta".
Come, del resto, il ministero degli Interni ha coperto tutta la "Gelle story": dal taroccamento del teste al suo perfetto addestramento, dalle confessioni al primo pm, fino alla strategica fuga che ha impedito la rituale verbalizzazione in dibattimanto, tanto che la sentenza – incredibile ma vero – è stata pronunciata a carico del giovane somalo senza che Gelle abbia riconfermato in aula le sue accuse.
Non è certo finita: perchè Gelle è stato poi protetto e nascosto dalla polizia (evidentemente su input del Viminale) per alcuni mesi, gli hanno perfino trovato lavoro presso un'officina meccanica romana, lo sono andati a portare la mattina al lavoro e a prendere la sera: servizi perfetti. Fino a che non è stato spedito libero come un fringuello in Germania, e poi in Inghilterra.
Se ne è mai fregato qualcuno dei nostri Vertici Istituzionali di andarlo a cercare? Macchè. Lo ha fatto ed è riuscita a scovarlo e intervistarlo, certo non potendo disporre di grandi mezzi d'intelligence, Chiara Cazzaniga di Chi l'ha Visto.
Ai confini della realtà.

ARIECCO GIANCARLO MAROCCHINO
Passiamo alla terza parte dell'ordinanza firmata Fanelli, in cui si parla di un'anomalia temporale, riemerge la "fonte confidenziale" e torna alla ribalta la figura del faccendiere Giancarlo Marocchino.
Cominciamo dall'informativa partita dalla procura di Firenze. Nota il gip: "ebbene, effettivamente appare anomalo che la nota della Guardia di Finanza di Firenze sia stata materialmente inviata alla procura di Roma oltre 5 anni dopo il provvedimento di trasmissione da parte del dott. Squillace Greco, cosicchè è necessario effettuare i dovuti accertamenti sul punto"


Luciana Riccardi con Hashi

E continua: "Passando ora ad esaminare le richieste istruttorie contenute nell'atto di opposizione all'archiviazione, deve ritenersi che l'unica indagine che appare rilevante sia quela relativa all'escussione della fonte confidenziale citata nella relazione del Sisde del 3 settembre 1997 (da cui emergerebbe il coinvolgimento di Giancarlo Marocchino nell'omicidio Alpi-Hrovatin nonchè in traffici di armi), previa nuova richiesta al direttore pro tempore del Sisde in ordine all'attuale possibilità di rivelarne le generalità: tale atto istruttorio era già stato richiesto nella prima opposizione all'archiviazione".
Destinatario il gip Emanuele Cersosimo a dicembre 2007: ma il ministero dell'Interno aveva risposto, mesi dopo, che "perduranti esigenze di tutela della fonte non consentivano di fornire elementi atti a rivelarne l'identità". Continua Fanelli: "A distanza di oltre 10 anni appare utile verificare la persistenza delle ragioni di segretezza addotte dal Sisde".
Altrimenti, di tutta evidenza, ci troveremmo di fronte ad un secondo, clamoroso "Depistaggio di Stato".
Questo il punto nodale della richiesta Fanelli. Il quale invece non ritiene utile sentire alcuni testi invece strategici: come l'ambasciatore italiano all'epoca a Mogadiscio, Giuseppe Cassini, che secondo la sentenza di Perugia sa molto e può ancora raccontare circostanze da non poco; così come dovrebbero fornire tutte le spiegazioni del caso quei vertici di polizia che hanno dato una "manina" a Gelle nella sua latitanza prima e fuga all'estero poi.
La Voce ha più volte scritto a proposito di Giancarlo Marocchino e della sua opaca figura. Ma a questo proposito è d'obbligo scorrere alcuni passaggi del volume "Giornalismi & Mafie", curato da Roberto Morrione ed uscito esattamente 10 anni fa, maggio 2008.
Un capitolo scritto da Giorgio Alpi, Luciana Riccardi (padre e madre di Itaria) e da Mariangela Gritta Grainer si intitola "L'Omicidio di Ilaria Alpi. Alta mafia fra coperture, deviazioni, segreti". Una lettura oggi più che mai appropriata, anche in memoria di Luciana, che si è spenta – senza che Giustizia sia stata fatta – un mese fa.
Ecco uno stralcio: "E' utile aggiungere che altri testi sentiti dal dottor Pititto avevano sostenuto ipotesi simili anche se non sono stati ritenuti credibili. Ci sono, altresì, alcune informazioni che sono in sintonia con l'ipotesi sostenuta dal colonnello Ali Jiro Shermarke (nell'attività investigativa della Digos di Udine, nell'attività d'intelligence del Sisde e nell'attività della Digos a Roma emergono tre fonti confidenziali diverse a quanto appreso dalla commissione – che ha individuato e interrogato quelle di Udine – che sollevano interrogativi sull'intera vicenda e sul ruolo di Marocchino in quel che accadde quel 20 marzo)".
E ancora: "Su Marocchino, sfiorato da pesanti sospetti relativi a presunti traffici illeciti, di armi e di rifiuti tossici, anche prima del duplice delitto, non è mai stata fatta una indagine, un approfondimento serio..

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martedì 10 luglio 2018

Non ci sarà più la morte e vivremo meglio: il futuro è transumano? (La rivoluzione tecnologica del 21° secolo sta trasformando la vita dell’uomo in tutto il mondo)



I transumanisti credono che dovremmo potenziare il corpo con le nuove tecnologie. Foto: Lynsey Irvine/ Getty

È un obiettivo che ci piace? I sostenitori del transumanesimo credono che saremo ripagari in modo spettacolare se andremo oltre le barriere e della natura e i limiti dell’uomo normale. Ma questo solleverebbe una serie di problemi etici e seri dilemmi. Come si legge nel libro di O’Connell, le ambizioni del transumanesimo adesso stanno facendo emergere una nuova agenda intellettuale. Ma questo è solo l’inizio del dibattito.
Non c’è dubbio che il modo per migliorare l’essere umano sta diventando sempre più sofisticato – come sarà dimostrato alla mostra The Future Starts Here che si apre al V & A museum di Londra questa settimana. Gli articoli esposti in fiera includeranno  degli “abiti potenziati” prodotti dalla società USA Seismic.  Abiti che possono essere indossati sotto i normali vestiti e che permettono di aiutare il corpo umano con la biomeccanica, offrendo agli utenti – in genere anziani – una discreta forza per alzarsi da una sedia, per salire le scale o per restare in piedi per lunghi periodi.
In molti casi questi approcci tecnologici o medici sono stati inventati per aiutare feriti, malati o anziani, ma poi vengono usati da gente sana o da giovani per migliorare il loro stile di vita e le loro prestazioni. Una Droga come la Eritropoietina (EPO) aumenta la produzione di globuli rossi nei pazienti con una forma grave di anemia, ma è anche considerata un additivo illecito se usata dagli atleti per migliorare la capacità del loro flusso sanguigno e per portare ossigeno ai muscoli.
La domanda è: quando la tecnologia raggiunge un certo livello, sarà etico permettere ai chirurghi di sostituire gli arti naturali di un uomo, con delle lame in fibra di carbonio, per poter vincere una medaglia d’oro? Whitby è sicuro che molti atleti chiederanno di sottoporsi a queste operazioni chirurgiche. “Certo è che se una operazione del genere viene mi richiesta prima che una qualsiasi commissione etica mi abbia convinto del contrario di quanto io credo, non la prenderei nemmeno in considerazione. È un’idea ripugnante – sostituire un arto sano per una gloria transitoria. ”


Gli scienziati pensano che arriverà un momento in cui gli atleti con protesi al carbonio saranno in grado di superare i rivali normodotati. Foto: Alexandre Loureiro / Getty Images
Ma non tutti in questo campo concordano con questo punto di vista. L’esperto di cibernetica Kevin Warwick, della Coventry University, non vede nessun problema nell’approvare la sostituzione di arti naturali con lame artificiali. “Cosa c’è di sbagliato nel sostituire pezzi imperfetti di un corpo con parti artificiali che permettono di raggiungere prestazioni migliori – o che potrebbero permettere di vivere più a lungo?” 
Warwick è un appassionato di cibernetica che, nel corso degli anni, si è fatto impiantare, nel suo corpo, diversi dispositivi elettronici. “Uno di questi mi ha permesso di provare gli input ultrasonici. Mi ha fatto sentire come un pipistrello, per così dire. Ho anche interfacciato il mio sistema nervoso con un computer per poter controllare una mano robotica e sentire quello che toccava. L’ho fatto quando io ero a New York, ma la mano era in un laboratorio in Inghilterra “.
Quest’ultimo punto è un dettaglio importante per chi è interessato al movimento transumanista e crede che la recente moderna tecnologia offra agli esseri umani la possibilità di vivere in eterno, senza restare bloccati – come oggi – nelle fragilità del corpo umano. Gli organi consumati verrebbero sostituiti da versioni high-tech più durature, proprio come le lame in fibra di carbonio possono sostituire la carne, il sangue e l’osso degli arti naturali. Quindi metteremo fine alla dipendenza dell’umanità dai “nostri fragili corpi umani della vecchia versione 1.0 per una nuova versione 2.0 molto più valida e più duratura”.
Comunque, la tecnologia necessaria per raggiungere questi obiettivi si basa su sviluppi non ancora realizzati in ingegneria genetica, nanotecnologia e in molte altre scienze e per raggiungerli ci potrebbero volere ancora dei decenni. Di conseguenza, molti – come l’inventore e affarista USA Ray Kurzweil,  pioniere delle nanotecnologie Eric Drexler e fondatore di PayPal e il venture capitalist Peter Thiel  – sono dell’idea di far mettere i loro corpi in azoto liquido e di conservarli criogenicamente fino a quando la scienza medica non avrà raggiunto una fase in cui potranno essere rianimati e potranno farli risorgere più forti e più belli che prìa.
Sono stati costruiti quattro impianti criogenici: tre sono negli USA e uno in Russia. Il più grande è la Alcor Life Extension Foundation in Arizona, i cui frigoriferi contengono più di 100 corpi (definiti dallo staff “pazienti”) nella speranza  di un futuro scongelamento e di una risurrezione fisiologica. È “un luogo costruito per ospitare i cadaveri degli ottimisti”, come scrive O’Connell in To Be a Machine.
La Alcor Life Extension Foundation dove i ‘pazienti’ vengono immagazzinati criogenicamente in attesa di un futuro risveglio. Foto: Alamy 

Non tutti sono convinti della fattibilità di questa tecnologia o della sua desiderabilità. “Una volta sono stato intervistato da un gruppo di appassionati criogenici – in California – che si facevano chiamare  società per l’abolizione della morte involontaria“- ricorda l’astronomo Royal Martin Rees- “Ho detto che preferirei finire i miei giorni in un cimitero inglese piuttosto che in un frigorifero californiano. Mi hanno preso in giro e definito mortalista – troppo old-fashioned “.
Questi sono obiettivi remoti e, per molti, obiettivi molto fantasiosi e il fatto che gran parte della spinta verso certe forme così estreme di tecnologia transumana venga dalla California e dalla Silicon Valley fa essere ancora più critici. Il fondatore di Tesla e di SpaceX, Elon Musk,  quello che vuole inviare la razza umana su Marte, crede anche che per evitare di diventare meno intelligenti,rispetto allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, gli umani devono fondersi con le macchine e rendere più acuto il loro intelletto.
Questa è quella parte del mondo in cui la cultura della giovinezza viene perseguita con fanaticamente e dove l’invecchiamento è temuto molto più che in qualsiasi altro posto della terra. Da qui l’irresistibile voglia di provare a usare la tecnologia per superare gli effetti dell’invecchiamento.
Ma la California è anche una delle regioni più ricche del mondo e molti di quelli che mettono in discussione i valori del movimento transumano mettono in guardia sui rischi di creare tecnologie che creeranno solo degli abissi più profondi in una società che è già divisa: una società in cui solo pochi saranno in grado di potersi permettere di stare al passo con i progressi transumani, mentre molti altri resteranno indietro.


Da parte loro, i transumanisti dicono che il costo di impianto per questi miglioramenti caleranno inevitabilmente e fanno l’esempio del telefono cellulare che, all’inizio, era tanto costoso che solo i più ricchi potevano permetterselo, ma che oggi è diventato un gadget universale che possiedono ormai quasi tutti gl uomini della terra. Questa ubiquità diventerà una caratteristica delle tecnologie per rendere migliori (e più potenti) gli uomini e le donne.
Molte di questi problemi ci sembrano molto lontani da noi, ma gli esperti avvertono che ci sono delle implicazioni  etiche che devono essere discusse con urgenza. Un esempio ce lo fornisce la mano artificiale, sviluppata dall’università di Newcastle. Le protesi attuali presentano un limite nella velocità di risposta. Ma il capo del progetto Kianoush Nazarpour crede che presto sarà possibile creare delle mani bioniche in grado di valutare un oggetto e decidere istantaneamente quale tipo di presa dovranno usare.
“Sarà un beneficio enorme, ma un uso del genere fa sorgere molte domande. Di chi sarà la proprietà della mano: di chi usa la mano artificale-pensante o della NHS? E se è la  mano fosse usata per commettere un crimine, alla fine, chi sarà il responsabile del crimine? Noi non stiamo ancora pensando a queste possibilità, ma questo è preoccupante “.
La posizione è riassunta dal Prof. Andy Miah , bioeticista della Salford University.
Il transumanesimo è prezioso e interessante dal punto di vista filosofico perché ci fa pensare in modo diverso alla gamma di cose che gli esseri umani potrebbero essere messi in grado di fare – ma è interessante anche perché ci fa pensare in modo critico ad certi limiti che pensiamo esistano nella realtà, ma che possono essere superati ” – “Dopotutto stiamo parlando del futuro della nostra specie.”

La Conta delle parti

Arti
Gli arti artificiali di Luke Skywalker e di Six Million Dollar Man sono invenzioni della fiction. In realtà, gli arti bionici possono soffrire di parecchi problemi: ad esempio, mentre sono in movimento possono diventare rigidi. Ma ora le nuove generazioni di sensori rendono già possibile che gambe e braccia artificiali si comportino in modi molto più complesso e più umano.
Sensi
La luce visibile dagli esseri umani esclude sia le radiazioni infrarosse che quelle ultraviolette, però i ricercatori stanno lavorando sul modo per estendere la lunghezza d’onda delle radiazioni che possiamo rilevare, permettendoci di vedere qualcosa in più di questo mondo – e sotto una luce diversa. Idee come queste sono particolarmente apprezzate dai ricercatori militari che cercano, da sempre, di creare dei soldati-cibernetici.
Forza fisica
Tute elettriche e esoscheletri sono macchine mobili indossabili che consentono di muovere gli arti con più forza e più resistenza. L’esercito USA ne ha sviluppato diverse versioni, mentre i ricercatori medici stanno lavorando su versioni facili da indossare che potrebbero aiutare a muoversi naturalmente  persone con gravi condizioni mediche o che hanno perso l’uso degli arti.
Cervello
I transumanisti pensano al giorno in cui chip della memoria e percorsi di neuroni saranno effettivamente incorporati nel cervello delle persone, evitando così l’uso di dispositivi esterni come i computer per accedere ai dati e per effettuare calcoli complicati. La linea tra umanità e macchine diventerà sempre più sfocata.
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Esoscheletri robotici come questo possono aiutare persone che hanno subito lesioni spinali. Foto: Alamy


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Fonte: www.theguardian.com

6.07.2018 Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org  e l’autore della traduzione Bosque Primario

sabato 7 luglio 2018

“Ma il bavaglio al web sarà la tomba del massone Oettinger”

Gioele Magaldi«Buona fortuna, caro fratello "controiniziato" Günther Oettinger. Sappi che ne uscirai con le ossa rotte. Tu, e tutti gli altri come te». Firmato: Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt ed esponente della massoneria progressista sovranazionale. Nel mirino, il commissario europeo tristemente noto per aver avvertito gli italiani che "i mercati" avrebbero insegnato loro come votare, nei giorni in cui lo spread "volava", nel tentativo di non far nascere il governo "gialloverde". «Poi è arrivata "la cavalleria", è lo spread è calato subito», dice Magaldi, alludendo ai potenti fondi d'investimento (sempre di matrice massonica, ma di segno progressista) che hanno calmato le acque. Non paghi della lezione, oggi Oettinger e soci ci riprovano: il piano – avanzato direttamente dal politico tedesco nella commissione affari legali del Parlamento Europeo – prevede di mettere il bavaglio al web, con la scusa della tutela del copyright. "No pasaran", dice Magaldi, che promette battaglia: non solo sta galoppando la petizione online di "Change.org" dopo l'allarme lanciato su "ByoBlu" da Claudio Messora per fare pressione sugli europarlamentari, ma il Movimento Roosevelt chiederà al governo Conte – e al ministro Salvini in particolare – di attivarsi a ogni livello per sventare la minaccia che incombe sulla libertà d'opinione.

Il tentativo di imbavagliare il web da parte dell'Ue, dice Magaldi a "Colors Radio", è un evento gravissimo, «incompatibile con la civiltà democratica nella quale ci viene raccontato che sarebbe radicata l'Europa e anche le sedicenti istituzioni europee, ben lontane dall'essere rappresentative di democrazia sostanziale». Qualcuno, aggiunge Magaldi, ha persino avanzato il sospetto che lo sconcertante Oettinger stia addirittura facendo una sorta di doppio gioco, per arrivare ad auto-sabotare il bavaglio, dato il carattere brutalmente demenziale del provvedimento su cui si pronuncerà il Parlamento Europeo in una data non casuale, il 4 luglio: «E' la ricorrenza dell'Indipendenza americana, cioè «della prima rivoluzione massonica importante nell'era contemporanea». E quindi, un voto come quello proposto da Oettinger «sarebbe uno sberleffo, proprio a quei padri costituenti della contemporaneità massonica che ebbero la meglio sul dispotismo della corona britannica, contestandole il loro trattamento da sudditi anziché da cittadini, rivendicando libertà e democrazia». Günther Oettinger? «E' davvero il denudamento, lo svelamento più atroce dell'anima antidemocratica e liberticida di questa Disunione Europea e dei gruppi massonici neo-aristocratici che l'hanno sin qui guidata».

Il personaggio, continua Magaldi, «è un massone neo-aristocratico, "controiniziato" come pochi». Dopo le elezioni, con il suo cinico "avvertimento" rivolto all'Italia gialloverde, «si è fatto portavoce di una punizione, da parte delle forze neo-aristocratiche e massoniche "controiniziatiche" che volevano bastonare la democrazia italiana per il tramite innanzitutto di Mario Draghi, colpevolmente utilizzatore della Bce per i fini suoi e dei suoi "amici degli amici", naturalmente "fraterni"». In quei giorni, in cui ballava lo spread, secondo Oettinger "i mercati" avrebbero insegnato agli italiani come comportarsi. «Poi, appunto, è arrivata "la cavalleria" massonica di altro segno, e Oettinger e gli altri se la sono andata a prendere in quel posto», dice Magaldi. «Ora i mercati si stanno muovendo senza più tanti clamori; naturalmente ci sono delle analisi da fare, e – quando servirà – reinterverrà "la cavalleria" massonica progressista (rappresentata da fondi importanti, perché non sono soltanto gli altri circuiti a disporre di mezzi e di strumenti decisivi, in questo caso usati per la democrazia, e non contro)». Persa l'Italia, oggi Oettinger si muove per "spegnere" il web, che tanta parte ha avuto nei recenti sviluppi elettorali? E' storia: OettingerInternet è stato decisivo nel referendum anti-Renzi e nella Brexit, nella vittoria di Trump e nel successo gialloverde. Ora Oettinger pernsa di fermare la storia togliendo la libertà di parola ai cittadini?

«E' inutile puntare il dito solo su Günther Oettinger, per il quale prevedo una fine ingloriosa: questo signore – dice Magaldi – dovrà andarsene a calci nel sedere, non solo dal suo posto di commissario europeo ma, in generale, dalla scena politica continentale, che ha vergognosamente disonorato con le sue battute irricevibili sull'Italia e sui "mercati" che ne avrebbero dovuto orientare il voto». Questa iniziativa contro il web, poi, è particolarmente odiosa e illiberale. «Chiederemo al governo Conte e al ministro dell'interno Salvini di adoperarsi in modo forte contro questa possibile deriva liberticida», promette Magaldi. Dall'Ue, peraltro, niente di così nuovo: «Su istigazione di Günther Oettinger e di altri antidemocratici come lui, profondamente illiberali fin nel midollo, il Parlamento Europeo vorrebbe mettere il bavaglio al web con un meccanismo ovviamente bizantino, passando attraverso il discorso del copyright: è la solita salsa tecnocratica che mascherare una sostanza antidemocratica». Non funzionerà, avverte Magaldi: «Questa è un'altra buccia di banana, così come le incaute dichiarazioni di Oettinger furono un meraviglioso regalo, un fantastico assist per la reazione popolare di indignazione di tutti i partiti italiani, alla fine, verso quel modo di trattare il popolo italiano». Questa mossa, altrettanto incauta, per Magaldi «sarà la tomba ulteriore di questa cattiva politica europea che ha costruito un mostro burocratico privo di democrazia e privo di rispetto per le esigenze di libertà, fraternità e uguaglianza che dovrebbero essere la bussola dell'Ue e di qualunque costruzione politica europea». Una promessa: «Politicamente parlando, d'ora in poi i "cadaveri" saranno tanti, a cominciare da quello di Oettinger».

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