sabato 10 settembre 2011

La terribile storia del pilota algerino arrestato dopo gli attentati dell'11 settembre

L'ex pilota di linea e istruttore di volo algerino Lotfi Raissi, ha appena pubblicato un libro in cui racconta come, nella notte tra il 21 e il 22 settembre 2001, la sua vita è diventata un incubo. Verso le 3:30, una squadra di poliziotti armati con fucili d'assalto, ha fatto irruzione nel suo appartamento alla periferia di Londra. E' stato arrestato con l'accusa di essere un luogotenente di Osama Bin Laden, organizzatore degli attacchi dell'11 settembre 2001, e di aver addestrato al volo i terroristi di Al-Qaeda coinvolti nell'attentato. Per l'FBI e l'MI5, è stato il capro espiatorio ideale: giovane, 27 anni, istruttore di volo e musulmano, anche se non ha nulla dell'islamista, e ancor meno del terrorista. Adesso ha triste primato di essere la prima persona perché coinvolta negli attentati.

Sono stati arrestati assieme a lui anche la moglie, Sonia, francese di Grenoble, e il fratello maggiore, Mohamed, sposato e residente anche lui a Londra. Mohamed è stato tenuto due giorni in custodia cautelare, e Sonia, cinque.
Dopo il rilascio, Air France l'ha licenziata rimuovendola dall'incarico di hostess d'imbarco all'aeroporto di Heathrow. Per quanto riguarda Lotfi, è stato tenuto in custodia cautelare sette giorni, ben oltre il termine legale massimo di 72 ore, prima di essere incarcerato nella sinistra prigione di Belmarsh riservata alle pene di detenzione più dure e ai terroristi islamici. Delle guardie, non si sa se comandate dall'esterno, per due volte hanno tentato di farlo assassinare da detenuti di diritto comune. E' stato trascinato nel fango dalla stampa britannica, statunitense e araba (Al Jazeera e Al Arabia), senza alcun rispetto per la presunzione d'innocenza.

Il timore principale dei suoi avvocati e della sua famiglia era che la giustizia britannica cedesse alle forti pressioni degli Stati Uniti per farlo estradare in quel paese dove rischiava la sedia elettrica.
Ma si è organizzata una rete di solidarietà. La sua famiglia a Londra e in Algeria, gli amici algerini, arabi, ma anche inglesi, americani e francesi, firmano una petizione per il suo rilascio.  Anche la stampa algerina, Magrebina e africana lo sostengono. Il giudice Timothy Workman, esasperato dalla totale assenza di prove a sostegno delle accuse gravissime, gli concede infine la libertà provvisoria, il 12 febbraio 2002, dopo quattro mesi e mezzo di detenzione, e il non luogo a procedere il 24 aprile.  

Ma il futuro professionale della vittima, ormai sulla lista nera dell'aviazione civile, è compromesso. Per Lotfi Raissi, essere pilota è più che una passione.  Sua madre non ha esitato a sacrificare un'intera eredità per finanziare i suoi studi all'estero, negli Stati Uniti dove ha ottenuto in soli due anni il brevetto di pilota. Al momento dell'arresto stava preparando l'esame di abilitazione per il brevetto  di pilota di Boeing 737. Poche settimane dopo, dei perfetti imbecilli al ministero dei Trasporti algerino, respingeranno la domanda di reclutamento nel paese, con il pretesto che i titoli in suo possesso sono americani! L'anno successivo gli è stato offerto, con "deferenza", lo stesso posto di pilota, nella compagnia algerina di sua scelta. Ma ha rifiutato per principio.

Dopo il non luogo a procedere, un'altra battaglia attende Lotfi: ottenere dal governo di Sua Maestà la riabilitazione e il risarcimento. Assieme a suo fratello e sua moglie, cita in giudizio Scotland Yard, l'FBI e il procuratore generale. Dopo una lunga e aspra battaglia legale di otto anni, vince la causa per il risarcimento. Lotfi Raissi non è però alla fine dei suoi problemi. Può muoversi liberamente solo tra l'Algeria e la Gran Bretagna. Nonostante le sentenze a suo favore emesse in sei pronunce dalla Corte Suprema del Regno Unito, gli Stati Uniti hanno mantenuto un mandato di arresto internazionale contro di lui. Ma lui continua a sperare: il governo algerino ha recentemente presentato la richiesta di ritirare il mandato.

Lotfi Raïssi. «Le 20e kamikaze n'a jamais existé : histoire d'une manipulation des services secrets américains et anglais». (Il 20° kamikaze non è mai esistito: storia di una manipolazione dei servizi segreti americani e britannici). Ed. Jacob-Duvernet, Paris, 2011


Traduzione per TLAXCALA a cura di Alba Canelli

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