giovedì 7 gennaio 2021

IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE CREA POVERTÀ? ORA CI SONO LE PROVE



Il Fondo Monetario Internazionale è responsabile dell’aumento della diseguaglianza sociali nei Paesi dove interviene. Non si tratta di uno slogan politico, ma del risultato scientifico di una pubblicazione accreditata a livello internazionale.

Lo studio che rivela il fallimento dell’FMI

“Gli effetti dei programmi del FMI sulla diseguglianza”, così si chiama la pubblicazione del ricercatore Valentin Lang, pubblicata sulla prestigiosa Review of International Organisations, rivista che ospita le principali pubblicazioni inerenti le organizzazioni internazionali.

Ricordiamo che il Fondo Monetario Internazionale è quell’organismo sovranazionale composto da 190 Paesi, il cui peso è determinato dalla quota di partecipazione. Come in un club, chi più soldi mette nel budget del fondo più potere avrà durante le votazioni e gli Stati Uniti d’America posseggono in questo senso la quota di maggioranza.

Il Fondo era nato nel 1945 con l’obiettivo di promuovere la cooperazione monetaria internazionale e aiutare la stabilità finanziaria dei Paesi. In pratica è stato utilizzato per elargire prestiti a Paesi in difficoltà. Prestiti però subordinati a programmi di austerità economica.

mercoledì 6 gennaio 2021

Svizzera Connection: il cuore digitale del golpe anti-Trump

Svizzera Connection

Neal David Sutz è un cittadino svizzero e americano. Con ogni probabilità, non avrebbe mai immaginato di diventare famoso, ma il destino lo ha messo al centro di un intrigo internazionale. In pratica, Sutz ha avuto un ruolo decisivo nel denunciare il coinvolgimento della Svizzera nella frode elettorale americana. Lo racconta Cesare Sacchetti, nel blog “La Cruna dell’Ago“. «Fino ad ora la pista svizzera ha ricevuto molta poca attenzione, ma questo piccolo paese nel cuore delle Alpi potrebbe essere il pezzo mancante del puzzle che ha dato vita al colpo di Stato internazionale contro Trump». Le macchine elettroniche di Dominion, il server legato a Soros e Clinton che ha spostato migliaia di voti da Trump a Biden, sono direttamente legate a Scytl, un software il cui codice sorgente è stato comprato dalle Poste svizzere, di proprietà dello Stato elvetico. La Svizzera non ha informato Trump e la sua amministrazione dei difetti di Scytl, che erano già ampiamente noti al governo. Sutz dichiara di avere le prove inconfutabili di questa frode, ovvero il codice sorgente che adesso è nelle mani della squadra legale di Trump. Il fratello del generale Michael Flynn, che è uomo molto vicino a Trump, Joseph, ha pubblicamente ringraziato Sutz su Twitter rassicurandolo che le prove adesso «sono in buone mani».

media internazionali hanno completamente ignorato la denuncia di Sutz, scrive Sacchetti. «Dopo la consegna delle prove, alcune persone a Sutz sono state aggredite e minacciate. La cabala mondialista – accusa Sacchetti – sta cercando di mettere a tacere coloro che hanno esposto la frode, ma Sutz ha avuto il coraggio di denunciare tutto e di mostrare le prove del golpe internazionale contro Trump». Per Sacchetti, c’è molto di più in ballo che il risultato di una elezione: «Questa è una battaglia tra bene e male, e il destino dell’umanità è la posta in palio». Neal Sutz avrebbe già fatto la sua scelta: esibire l’ennesima prova del «golpe internazionale pianificato dal mondialismo per rovesciare Trump». Sul blog di Sacchetti, Neal Sutz si presenta: è un cittadino svizzero e americano, nato a New York nel 1970. «Sono un autore, un regista, un consulente d’affari e un attivista per la verità. Ho deciso di farmi avanti – spiega – per la semplice ragione che le informazioni che ho ricevuto hanno stimolato la mia curiosità, ed ero determinato a comprendere la situazione per intero».

martedì 5 gennaio 2021

Indagine indipendente? R.I.P.

In tutto l’Occidente, le versioni di parte hanno sostituito le prove oggettive.

Ci si rende conto che le elezioni presidenziali americane sono state rubate proprio come è possibile capire che tutta la storia del Covid è stata pompata al massimo per perseguire una specifica agenda. Lo si comprende perché non è consentita alcuna spiegazione che non sia quella ufficiale.

Twitter, Facebook, Youtube, la stampa venduta, la TV e i media della NPR censurano tutte le informazioni riguardanti i brogli elettorali. Nemmeno gli esperti elettorali neutrali, in possesso di prove indiscutibili, e i testimoni che hanno firmato dichiarazioni giurate, sotto pena di spergiuro, vengono intervistati dai media o autorizzati a pubblicare sui social la documentazione del furto elettorale. È semplicemente fuori questione dare visibilità mediatica a queste prove. Qualche Democratico e alcuni giornalisti hanno persino chiesto l’arresto di chiunque dica che Biden non ha vinto o potrebbe non aver vinto, se si fosse potuto valutare le prove. Vogliono rendere la contestazione della versione ufficiale un crimine passibile di arresto, proprio come in alcuni paesi occidentali si traduce in pena detentiva qualsiasi opinione dichiarata o prova contraria alla storia ufficiale dell’Olocausto.

Lo stesso vale per il Covid. Per quanto ne so, ci sono più virologi, immunologi ed epidemiologi che mettono in dubbio l’effettiva pericolosità del Covid di quanti lo considerano una minaccia tale da giustificare l’isolamento, l’obbligo della mascherina e le sanzioni per la mancata osservanza delle normative. Tuttavia, agli esperti dissenzienti non è permesso presentare al pubblico le loro prove. Tenete presente che Fauci e Redfield non sono grandi scienziati, ma solo amministratori di organizzazioni sanitarie pubbliche. Non sono allo stesso livello [scientifico] dei loro critici.

lunedì 4 gennaio 2021

Mazzoni: brogli e hacker, Usa verso lo stato d’emergenza?

Il generale Michael Flynn

Negli Usa la situazione starebbe per precipitare verso lo stato d’emergenza: lo afferma il giornalista Roberto Mazzoni, che monitora attentamente l’evoluzione post-elettorale delle presidenziali. Dopo Natale, secondo Mazzoni, Donald Trump – più attivo che mai, alla Casa Bianca, dove sono state sospese le riunioni “di transizione” con lo staff di Biden – potrebbe rivolgere annunci clamorosi alla nazione, dopo la scoperta del devastante attacco hacker di SolarWinds: dallo scorso marzo, diversi paesi stranieri avrebbero di fatto assunto il controllo virtuale dei sistemi informatici che gestiscono le infrastrutture strategiche del paese. Sottinteso: avrebbero potuto interagire anche con le “perforabilissime” macchine elettorali, che durante lo spoglio sono state collegate a Internet? Decisiva la relazione attesa da John Ratcliffe, che coordina la direzione nazionale delle agenzie di intelligence: se emergessero prove di intrusioni dall’estero, scatterebbero le misure speciali previste dalla legge varata nel 2018 per proteggere le elezioni, chiamando in causa direttamente le forze armate.

Scenari sconvolgenti? Sono quelli evocati dal generale Michael Flynn, che ha consigliato a Trump di instaurare una “legge marziale parziale”, limitata ai 6 Stati in cui sarebbero emersi brogli devastanti e decisivi per il conteggio dei voti. L’ipotesi: rifare le elezioni, stavolta sotto il controllo dell’esercito. Da un lato, osserva Mazzoni, le autorità giudiziarie si sono finora rifiutate di esaminare il caso: «Tonnellate di prove inchioderebbero Biden, ma i magistrati non se la sentono di intervenire in tempo utile, per chiarire gli innumerevoli episodi contestati ed eventualmente ribaltare l’esito apparente del voto». Dall’altro, aggiunge Mazzoni, queste prove (soverchianti, con oltre 1.000 testimoni giurati) sono ora all’esame del Senato: «In questo modo, cresce la consapevolezza della gravità dell’accaduto». Attenzione: deputati e senatori repubblicani hanno già avvertito che il 6 gennaio non riconosceranno la vittoria che Biden si è attribuito, costringendo così il Parlamento a innescare un lungo iter dibattimentale.

domenica 3 gennaio 2021

Binney: frode storica: 13 milioni di voti ‘inventati’ per Biden

Bill Binney

I conti non tornano: l’operazione-Biden potrebbe aver “rubato” (o meglio, “fabbricato”) qualcosa come 13 milioni di voti, trasformando le presidenziali 2020 nelle elezioni americane più corrotte della storia. Lo afferma un popolare divulgatore statunitense come Bill Binney, sul canale “The Gateway Pundit”, vicino a Trump. In tutta la nazione – è la tesi di Binney, già dirigente della Nsa – avrebbero votato più persone di quante avessero diritto al voto. Lo riporta Nicola Zegrini sul blog “UnUniverso“, che segue attentamente i convulsi sviluppi della devastante controversia attorno al futuro della Casa Bianca. Che la partita sia tutt’altro che chiusa, a quasi due mesi dal voto, lo conferma Roberto Mazzoni, osservatore speciale dello scenario americano in veste di giornalista indipendente, basato in Florida. Preso atto che la Corte Suprema non intende pronunciarsi in tempo utile in merito ai presunti, colossali brogli – riasssume Mazzoni sul canale “MazzoniNews” – l’attenzione è puntata sul 6 gennaio, quando i parlamentari apriranno le buste dei grandi elettori (compresi quelli di Trump). Prima notizia: i repubblicani rifiuteranno di riconoscere Biden vincitore, avviando un lungo iter parlamentare in cui affioreranno molte prove a sostegno delle accuse di frode, già ora esibite in una speciale commissione istituita dal Senato.

Nel frattempo – aggiunge Mazzoni – un colpo di scena potrebbe giungere da John Ratcliffe, capo della direzione nazionale dell’intelligence: nell’atteso rapporto, potrebbero emergere evidenze fornite dai servizi segreti, riguardo alla manipolazione informatica che avrebbe “gonfiato” l’apparente bottino elettorale di Biden, falsando il risultato. Che ci sia qualcosa nell’aria lo conferma lo scandalo SolarWinds: si apprende che un software (grazie ad hacker cinesi?) avrebbe violato, dalla scorsa primavera, i sistemi digitali che sovrintendono alla gestione di tutte le infrastrutture strategiche degli Stati Uniti. La relazione di Ratcliffe potrebbe quindi far scattare la procedura d’emergenza dell’Insurrection Act, prevista per proteggere le elezioni da ingerenze straniere. La sensazione, aggiunge Mazzoni, è che gli eventuali sviluppi in questa direzione potrebbero deflagrare appena dopo Natale: se esplodesse uno scandalo di quella portata, è ovvio che l’evento avrebbe un impatto decisivo anche sulla seduta parlamentare del 6 gennaio. Intanto, da Rudolph Giuliani si apprende che la strategia legale di Trump si starebbe spostando sull’acquisizione delle macchine elettorali di Dominion, nel tentativo di dimostrare la frode algoritmica che sarebbe stata programmata per truccare le elezioni. Saranno sequestrati, i dispositivi elettronici di Dominion?