Un j’accuse in piena regola alle nostre autorità incapaci perfino di capire numeri e statistiche sul fronte del coronavirus e – figuriamoci – di attuare decenti politiche di contrasto alla pandemia.
Arriva da Martina D’Orazio, laureata in medicina e chirurgia, specializzata in psichiatria, da 10 anni trasferitasi a Stoccolma, dove esercita la sua professione. Conosce molto bene i due sistemi sanitari (e anche politici). Di seguito traccia un impietoso bilancio.
L’ha intervistata Riccardo Palleschi, blogger e animatore del portale realizzato per gli italiani emigrati in Svezia.
Ecco alcune significative dichiarazioni della D’Orazio.
FAKE NEWS & IGNORANZA
“La Svezia ha adottato sin dall’inizio un atteggiamento in netta controtendenza rispetto agli altri Stati europei ed extraeuropei dicendo no al lockdown e a qualsiasi forma di restringimento delle libertà collettive”.
“Ciò ha provocato una serie di fake news da parte dei media italiani, con l’intento di screditare questo tipo di politica”.
“La Svezia ha portato avanti sin dall’inizio questa politica proprio perché ha preso il coronavirus per quello che è. Un virus che nell’80 per cento dei casi è asintomatico, nel 15 per cento dà una sintomatologia di tipo influenzale e solo nel 5 per cento dei casi porta all’attenzione del medico”.
Portare all’attenzione del medico “non vuol dire andare in terapia intensiva – spiega – vuol dire che si ha bisogno di andare in ospedale, dove appunto si ricevono cure, ossigeno. Nei casi più gravi è capitato che le persone siano state intubate, fermo restando che 8 su 10 escono in piedi”.
Sulla base di questi dati, e contando su una letalità pari allo 0,3 per cento, sono state orientate le politiche sanitarie ed economiche svedesi.
“Hanno subito inquadrato il target – aggiunge – ossia chi veniva più colpito e chi moriva. La media è di 82 anni e riguarda persone con molte patologie. Quasi il 54 per cento è deceduto nelle case di riposo”.
“In Italia e all’estero si è spesso detto che la Svezia avesse adottato una politica diversa perché poco popolata. In realtà a Stoccolma ci sono 960.000 abitanti, più di Torino che ne ha 867.000. E la densità della capitale svedese è di 5.129 abitante per chilometro quadrato, maggiore di quella di Roma (2.195)”.
Continua D’Orazio: “Eppure qui non c’è stata una ecatombe. E questo nonostante non sia stato fatto alcun lockdown e non vengano utilizzate le mascherine”.
Ma eccoci al motivo del successo della politica svedese: “Qui hanno potenziato la sanità del 300 per cento perché, se non hai un posto letto, tutto può diventare un’emergenza. Prima dell’emergenza avevamo 500 posti letto di terapia intensiva in tutta la nazione, gli stessi della Lombardia. Sono stati raddoppiati nell’immediato, portandoli a 1.000”.