lunedì 23 settembre 2019

Epstein: la pedofilia non è una debolezza ma un crimine contro l’umanità

Pedogate: i pedofili commettono crimini contro l’umanità e, spesso, hanno in mano i destini dell’umanità
È morto Jeffrey Epstein, definito come un “American financier and convicted sexual abuse”.
Si legge che era un pedofilo e che apparteneva alla élite finanziaria del mondo. La casa in cui è stato arrestato era di oltre 2000 mq.
Uomo d’affari di giorno, criminale seriale e pedofilo nel tempo libero: Epstein viene descritto così, come se fosse una descrizione normale di una persona, avvocato e professore in alcuni casi, pedofilo e finanziere nel suo caso.
In realtà, sarebbe più appropriato parlare di un pedofilo, criminale seriale, che ha creato un business intorno al traffico di minori ed alla schiavitù sessuale.
La storia va letta dando il vero nome alle cose.
La pedofilia non è una debolezza umana, su cui si può sorvolare. Essa è da considerarsi un crimine contro l’umanità, che distrugge per sempre la vita del minore abusato e quella della sua famiglia, contestualmente minando le fondamenta della società civile, in quanto il patto segreto di omertà che si crea tra i sodali della rete di pedofili, per il fatto di aver compartecipato a festini o essersi scambiati foto pedopornografiche (o, peggio ancora, aver assistito alla morte di un minore abusato, che spesso si conclude con il traffico d’organi) è il più forte humus nel quale nascono altri reati, prima tra tutti la Corruzione.
Questi criminali hanno più vite. Nella vita visibile sono Premier, Presidenti di Regioni, Attori, Uomini d’affari, padri di famiglia. In quella nascosta finanziano e partecipano ad incontri, orge e festini, a viaggi organizzati ad hoc in Paesi poveri, dove i bambini vengono venduti e di cui possono abusare senza pietà.
Spesso i minori abusati muoiono per le violenze subite.
Il mercato di rifornimento dei bambini si approvvigiona in vari modi; all’estero con i viaggi a scopo sessuale.
Alcuni bambini vengono letteralmente venduti, vengono abusati, e di alcuni si perdono le tracce, in quanto si tratta di minori immigrati irregolari – quindi invisibili – o talmente poveri da non essere noti neanche all’anagrafe di Paesi altrettanto poveri; in altri casi, sono minori con disagio sociale o poveri di valori e di futuro, che inizialmente si offrono, con il fine di ottenere denaro per sé stessi e per la propria famiglia, ma poi diventano schiavi di un Sistema più grande di ognuno di noi e soprattutto di loro;
In Italia: già nel 2008 a Roma si contavano oltre 200 bambini di etnia Rom dei quali si erano perse le tracce. Non vogliamo ipotizzare quale sia la cifra raggiunta ad oggi;
L’inchiesta “Angeli e Demoni”, che ha squarciato il velo sui “Rapimenti di Stato” e su un Sistema di abusi sui bambini.
“IL MALE”, DUNQUE, ESISTE. ED E’ VICINO A NOI PIU’ DI QUANTO SI POTEVA IMMAGINARE.
Minori, sempre e comunque, troppo vulnerabili ed immaturi per poter esprimere un consenso consapevole e, quindi, sicuramente molestati ed abusati o ammaliati dal potere che i ricchi magnati o politici senza scrupoli emanano ed esercitano.
Epstein è morto ed ha portato nella sua tomba tanti segreti, nomi importanti e giri di affari internazionali costruiti su attività illecite: festini in isole deserte, spesso in Estremo Oriente o in lussuose quanto segrete dimore, pedopornografia e tanto altro.
Ma anche business come gestione di immobili o di attività commerciali, dove il denaro illecito viene “ripulito” attraverso la “naturale” rete di omertà e complicità che si crea tra ricchi amici, corrotti nell’animo e corrotti per qualunque altra attività illecita.
Subito dopo la morte di Epstein, il Presidente USA ha avallato la tesi dell’omicidio ed il Direttore del Carcere nonché due guardie sono stati rimossi dal loro ruolo. Le indagini sono in corso e tutti noi vorremmo conoscere la verità.
È facile immaginare che molti tra i personaggi che compongono questa immonda rete gestiscano un pezzo della politica del loro Paese o abbiano in mano alcune leve della finanza o siano, forse ancora peggio, degli “esempi” per i loro cittadini a causa della “faccia visibile” della loro vita.
Cosa penserebbero i cittadini o i sudditi o, semplicemente, gli spettatori di un film o i lavoratori se sapessero che i loro destini ed il loro pensiero o addirittura la loro realtà imprenditoriale è gestita, coordinata o finanziata da un pedofilo ?
Inoltre, un pedofilo (ovvero un criminale seriale) può avere a cuore le sorti del suo prossimo ? O è, invece, un persona talmente spregevole da essere disposta a tutto pur di salvare la sua immagine e mantenere il suo potere ?
La pedofilia è un’emergenza da affrontare in tutti gli Stati, per la rete ed il Sistema corruttivo trasversale che si crea tra i pedofili, al di là del credo politico di facciata.
Più la rete di pedofili è estesa e potente, più si crea un tacito accordo tra i suoi componenti per occultare, mentire, corrompere, perseguitare chi scopre qualcosa, chi denuncia, chi cerca di scappare ma anche chi sta indagando.
Chiunque attenta a tali segreti o infrange l’omertà è in pericolo di vita.
Non è difficile pensare che queste persone siano anche disposte ad uccidere, posto che “di norma” violentano bambini.
Da qui la necessità di scoprire le reti internazionali, formare il personale inquirente e tutti gli operatori o i professionisti che si occupano di bambini.
E’ inoltre fondamentale ascoltare i minori che hanno denunciato e proteggerli da eventuali ritorsioni.

Maria Pia Capozza

mercoledì 18 settembre 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 18 set 2019


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Réseau Voltaire ha ancora bisogno di voi
 

 
Siria: costituzione della Commissione Costituzionale
 

 
In Yemen la NATO rifornisce di armi Daesh
 

 
A Parigi la Lega Islamica Mondiale vuole riabilitarsi
 

 
Riattivazione dell'alleanza militare continentale americana
 

 
L'Adrian Darya 1 attracca in Siria
 

 
I cittadini europei rifiutano di scegliere tra Stati Uniti e Russia
 

 
Riemerge la questione dei rifugiati in Turchia
 
Controversie

 
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Alleanze mutevoli: ora la Turchia è alleata “ufficialmente” con la Russia? Ha comprato gli S-400 russi. Imminente l’uscita dalla NATO?


La Turchia sta prendendo in consegna il sistema russo di difesa missilistica S 400. Questo
Vuol dire che Turchia e Russia sono ora “ufficialmente” alleati. La prima spedizione degli ‘S-400 è atterrata ad Ankara il 12 luglio, a detta del Ministero della Difesa della Turchia. (vedi immagine sopra)
Sono previste altre due spedizioni, con la terza consegna di “oltre 120 missili antiaerei di vario tipo … [programmata] provvisoriamente alla fine dell’estate, via mare”. 
I rapporti confermano che “gli operatori turchi degli S-400 si recheranno a luglio e agosto in Russia per l’addestramento. Circa 20 militari turchi sono stati addestrati a maggio e giugno in un centro di formazione russo, … “ (CNN, 12 luglio 2019) 
Come risponderanno gli Stati Uniti?
Con ogni probabilità, la presidenza di Erdogan sarà oggetto di un tentativo di cambio di regime, per non parlare delle continue rappresaglie finanziarie dirette contro la lira turca e delle sanzioni economiche. 
Ciò che si sta rivelando è una crisi totale nella struttura delle alleanze militari. La Turchia non può ragionevolmente mantenere la sua appartenenza alla NATO e al contempo stringere un accordo di cooperazione militare con la Federazione russa. 
Screenshot di Bloomberg
Tenendo a mente la prima guerra mondiale, le mutevoli alleanze e la struttura delle coalizioni militari sono fattori determinanti della storia.
Le alleanze militari odierne, comprese le “coalizioni trasversali” tra “Grandi Poteri”, sono marcatamente diverse e molto più complesse di quelle relative alla Prima Guerra Mondiale (ovvero il confronto tra “La triplice intesa” e “la triplice alleanza”).
L’uscita di fatto della Turchia dalla NATO indica uno spostamento storico nella struttura delle alleanze militari che potrebbe potenzialmente contribuire a indebolire l’egemonia degli Stati Uniti in Medio Oriente e creare condizioni che potrebbero portare alla rottura dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO).
La NATO costituisce una formidabile forza militare composta da 29 stati membri, in gran parte controllati dal Pentagono. È una coalizione militare e uno strumento di guerra moderna. Costituisce una minaccia per la sicurezza globale e la pace mondiale. 
Le divisioni all’interno dell’Alleanza Atlantica potrebbero assumere la forma di uno o più stati membri che decidono di “uscire dalla NATO”. Inevitabilmente un movimento di NATO-Exit indebolirebbe il consenso imposto dai nostri governi che in questo frangente della storia consiste nel minacciare di scatenare una guerra preventiva contro l’Iran e la Federazione russa.  
A letto col nemico
Mentre la Turchia è ancora “ufficialmente” un membro della NATO, il presidente Recep Tayyip Erdoğan (sotto) ha sviluppato negli ultimi due anni “relazioni amichevoli” con due dei più accaniti nemici americani, ovvero Iran e Russia.
La cooperazione militare tra Stati Uniti e Turchia (incluse le basi militari USA in Turchia) risale alla Guerra Fredda.
La Turchia nella NATO ha da molto tempo le maggiori forze convenzionali (dopo gli Stati Uniti), superiori a quelle di Francia, Gran Bretagna e Germania. In linea generale, la spaccatura USA-Turchia e le sue implicazioni per l’Alleanza Atlantica sono state ignorate o banalizzate dai media.

La NATO è potenzialmente in rovina. La consegna dell’S-400 quasi un anno prima del previsto contribuirà a   destabilizzare ulteriormente la struttura delle alleanze militari a danno di Washington.
La Turchia è anche un alleato dell’Iran. Inevitabilmente, il possesso dell’S-400 da parte della Turchia inciderà sugli attuali piani di guerra USA contro l’Iran (che a sua volta acquisterà l’S-400).
Ciò vuol dire che la Turchia, che è uno stato membro della NATO, si ritirerà dal sistema integrato di difesa aerea USA-NATO-Israele? Tale decisione equivarrebbe a una NATO Exit.
Inoltre, l’alleanza di lunga data della Turchia con Israele non è più funzionale. A sua volta, è defunta anche la “Triplice alleanza” USA-Turchia-Israele.
Nel 1993, Israele e Turchia hanno firmato un memorandum d’intesa che ha portato alla creazione di comitati congiunti” (turco-israeliani) per gestire le cosiddette minacce regionali. Secondo i termini del Memorandum, Turchia e Israele hanno concordato “di cooperare nella raccolta di informazioni su Siria, Iran e Iraq e di incontrarsi regolarmente per condividere le valutazioni relative al terrorismo e alle capacità militari di questi paesi”.

Sharon ed Erdogan nel 2004

La triplice alleanza è stata anche accompagnata da un accordo di cooperazione militare NATO-Israele del 2005 che comprendeva “molte aree di interesse comune, come la lotta al terrorismo e le esercitazioni militari congiunte”. Questi legami di cooperazione militare con la NATO sono stati visti dall’esercito israeliano come un “potenziare la capacità di deterrenza di Israele riguardo ai potenziali nemici che la minacciano, principalmente Iran e Siria”.
La “triplice alleanza” che unisce Stati Uniti, Israele e Turchia è stata coordinata dai capi di stato maggiore statunitensi. Era una struttura di comando militare integrata e coordinata relativa al più ampio Medio Oriente. Era basato su stretti legami bilaterali statunitensi con Israele e Turchia, insieme a una forte
relazione militare bilaterale tra Tel Aviv e Ankara. A tal proposito, Israele e Turchia erano stretti partner con gli Stati Uniti negli attacchi aerei pianificati contro l’Iran dal 2005. (Vedi Michel Chossudovsky, maggio 2005). Inutile dire che la triplice alleanza è defunta.
Con la Turchia schierata con Iran e Russia, sarebbe un “suicidio” per gli USA-Israele anche il prendere in considerazione l’ipotesi di intraprendere attacchi aerei contro l’Iran.
Inoltre, l’accordo di cooperazione militare NATO-Israele del 2005, che si basava ampiamente sul ruolo della Turchia, diventa non più funzionale. Ciò significa che le minacce USA-Israele dirette contro l’Iran non sono più supportate dalla Turchia, che ha stretto un’alleanza di convenienza con l’Iran.
Il più ampio riallineamento di alleanze militari
Lo spostamento delle alleanze militari non è limitato alla Turchia. A seguito della spaccatura tra Qatar e Arabia Saudita, il Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC) ne è stato stravolto a causa del Qatar
schieratosi con Iran e Turchia contro Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. Il Qatar ha la massima importanza strategica perché condivide con l’Iran i maggiori giacimenti marittimi mondiali di gas nel Golfo Persico.
La base militare di Al-Udeid vicino a Doha è la più grande base militare americana in Medio Oriente, che ospita la sede centrale del comando centrale degli Stati Uniti in Medio Oriente. A sua volta, la Turchia ha attualmente stabilito una propria struttura militare in Qatar.
La Shanghai Cooperation Organization (SCO)
Un profondo cambiamento nelle alleanze geopolitiche si sta verificando anche nell’Asia meridionale con l’ammissione nel 2017 di India e Pakistan come membri a pieno titolo dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO). Inevitabilmente, questo cambiamento storico costituisce un duro colpo contro Washington, che ha accordi di difesa e commerciali sia con il Pakistan che con l’India. “Mentre l’India rimane saldamente allineata con Washington, il potere politico repressivo dell’America sul Pakistan
(tramite accordi militari e di intelligence) si è indebolito a causa degli accordi commerciali e di investimento del Pakistan con la Cina”. (Michel Chossudovsky, 1 agosto 2017)
In altre parole, questo allargamento della SCO indebolisce le ambizioni egemoniche dell’America sia nell’Asia meridionale che nella più ampia regione eurasiatica. Comporta un’influenza sulle rotte dei gasdotti, sulle vie dei trasporti, su confini e sicurezza reciproca e sui diritti marittimi.
Il Pakistan è la porta d’accesso all’Afghanistan e all’Asia centrale, dove l’influenza degli Stati Uniti è stata indebolita a vantaggio di Cina, Iran e Turchia. La Cina è coinvolta in importanti investimenti nel settore minerario, per non parlare dello sviluppo di vie di trasporti che cercano l’integrazione dell’Afghanistan nella Cina occidentale.
Dove si inserisce la Turchia? La Turchia fa sempre più parte del progetto eurasiatico dominato da Cina e Russia. Nel 2017-18, Erdogan ha avuto diversi incontri con il presidente Xi-Jinping e Vladimir Putin. La Turchia è attualmente un partner di dialogo della SCO. 
Il movimento contro la guerra: Movimento dei Popoli per una #NATOExit
Di cruciale importanza, la crisi all’interno della NATO costituisce un’opportunità storica per sviluppare un  movimento popolare #NATOExit in Europa e Nord America, un movimento popolare che faccia pressione sui governi affinché si ritirino dall’Alleanza Atlantica, un movimento che alla fine possa riuscire a smantellare e abolire l’apparato militare e politico dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico.
La giusta Immagine: il logo di No Guerra No Nato Florence Movement per una NATO Exit
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da OLDHUNTER

martedì 17 settembre 2019

Menti raffinatissime: i poteri a cui Grillo ora svende l’Italia

Beppe Grillo “Fare la storia, cambiare l’Italia: occasione irripetibile”. Ogni volta che parte la supercazzola di Beppe Grillo, ci siamo: sta per succedere qualcosa di orrendo. Il segnale: basta che il padrone del Movimento 5 Stelle si metta a parlare come un rivoluzionario dei cartoni animati. Caricatura di se stesso solo in apparenza, l’infido Grillo: è il servitore decisivo del potere europeo, l’unico capace di ripristinare la totale sottomissione del Belpaese. Dopo l’ambigua e velleitaria sbornia gialloverde, che aveva illuso la Lega (e gli italiani) che le regole potessero davvero cambiare, è intervenuto l’uomo del Britannia: è stato l’ex comico a dare il via libera alla “soluzione finale”. Senza il suo intervento padronale, i valletti grillini – pur traumatizzati dall’incubo delle elezioni anticipate – non ce l’avrebbero fatta, a calare le brache fino al punto di arrendersi all’odiato Matteo Renzi, decretando in questo modo la morte politica del Movimento 5 Stelle. L’indecorosa trattativa è stata affidata a manovali recalcitranti come Di Maio e Zingaretti, che hanno finto di prendere sul serio l’imbarazzante prestanome Giuseppe Conte. Ma è evidente che a decidere è stato il Giglio Magico, che ha colto al volo l’assist – decisivo – del Mago di Genova.
Avverte il massone progressista Gianfranco Carpeoro: a Renzi, che da premier aveva bussato inutilmente alle superlogge reazionarie, è stata fatta balenare la possibilità – dopo la strana passerella del Bilderberg (unico politico italiano invitato, nel 2019) – di ottenere finalmente l’agognato accesso al santuario esclusivo della supermassomeria oligarchica. Compitino da svolgere, per superare la prova: evitare in ogni modo le elezioni anticipate, anche osando l’impensabile – le nozze coi vituperati, abominevoli grillini – pur di mettere fuori gioco Salvini. Missione compiuta, ma solo grazie al domatore genovese dei sub-parlamentari penstastellati. Dopo la lunga stagione della finta palingenesi (“uno vale uno”) e il precario intermezzo gialloverde, ora le acque sono ridiventate cristalline: l’Italia è chiaramente sotto padrone, e la mano del reggente è tornata in piena luce. Certo, il coro gracidante del mainstream si eserciterà puntualmente nel valutare solo l’effimero: l’acconciatura stagionale dei servi sciocchi dell’operazione, gli euro-camerieri del Pd, e magari i mielosi cinguettii del finto innamoramento con gli ex pseudo-rivoluzionari grillini, nullità politiche assolute e disperatamente avvinghiate alla poltrona. E così, ancora una volta, si eviterà la narrazione scomoda, veritiera, della tragicommedia in corso.
Matteo Renzi – il vero titolare del povero Zingaretti – è stato avvistato dalle parti della superloggia Maat, a suo tempo creata dallo stratega americano Zbigniew Brzesinski per dare al suo ultimo progetto (lo specchietto per allodole chiamato Barack Obama) un profilo di “pontiere” supermassonico tra “l’impero del male” (i Bush) e la massoneria democratica. Premessa: se non si entra nei territori elusivi delle Ur-Lodges, da cui peraltro non è possibile riportare “selfie”, non si riesce a leggere la trama del film: si assiste al semplice spettacolo delle comparse, senza scorgere né i mandanti né il loro movente. Letta solo dal basso, la politichetta nazionale si riduce a una questione di simpatie e antipatie personali, al massimo di presunte incompatibilità politiche – ridicolo, specie in questa Italia dove Zingaretti e Renzi, Grillo e Di Maio sono riusciti a dire tutto e il contrario di tutto praticamente ogni giorno, ribaltando alleanze e linea politica. Più facile che bersi un mojito sulla spiaggia romagnola del Papeete. Unica clausola: del “terzo livello” è bene che non si parli mai, così come per la mafia, altrimenti i Brzezinski e Obamagestori del sistema si irritano. E se esce un saggio come “Massoni”, di Gioele Magaldi, meglio ignorarlo, anche se diventa un bestseller: la scoperta del “chi è chi, ma per davvero” è qualcosa di troppo indigesto per la stampa, troppo rischioso.
Fu Brzezisnki, consigliere per la sicurezza nazionale sotto Jimmy Carter, a reclutare in Afghanistan il saudita Osama Bin Laden, come pedina contro l’Urss. Socio dei petrolieri Bush, il futuro capo di Al-Qaeda lasciò poi la superloggia “Three Eyes” per approdare alla “Hathor Pentalpha”, vero e proprio avamposto dei neocon, sospettata di aver progettato l’attentato dell’11 Settembre per accelerare, a mano armata, la globalizzazione solo mercantile e finanziaria del pianeta. Sempre Magaldi rivela che lo stesso Abu-Bakr Al-Baghadi, “califfo” del sedicente Stato Islamico, milita nella “Hathor”, che ha annoverato tra le sue fila, oltre al clan Bush, politici come Blair, Sarkozy, Erdogan. Tradotto: terrorismo e guerra. Afghanistan e Iraq, Libia e Siria, attentati in Europa firmati Isis ma propiziati da servizi segreti “distratti”. Tranne che in un paese: l’Italia. «Avevamo il miglior dispositivo antiterrorismo del mondo», ha ripetuto Carpeoro, sodale di Magaldi. Messaggio: agenti leali, fedeli alle istituzioni e decisi a dimostrare ai “professionisti del terrore” che non tutta l’Europa era caduta nelle loro mani, visto che almeno nel Belpaese l’intelligence avrebbe compiuto il suo dovere, sventando decine di attentati (anche se la notizia non è mai apparsa sui media). Unico indizio: lo stragista di Berlino – Anis Amri, mercatino di Natale 2016 – freddato a Milano dalla polizia.
Nel saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, Carpeoro svela i retroscena anche simbologici (templari, non islamici) degli attentati in Europa. E spiega: i settori eversivi della supermassoneria sovranazionale reazionaria – epicentro, la Francia – volevano essenzialmente spaventare il presidente socialista François Hollande, eletto nel 2012 grazie alla promessa di opporsi all’austerity europea promossa dal sistema di potere che usa la Germania come “ariete” del rigore da imporre agli altri paesi. Per inciso: Hollande era in quota alla superloggia progressista “Fraternitè Verte”, riferisce Magaldi, mentre la Merkel è saldamente arruolata nella “Golden Eurasia”, officina dell’oligarchia mercantilista e post-democratica. Nel 2012, quando Hollande si apprestava a “cambiare verso” alla politica francese provando ad allentare la stretta del rigore di bilancio, Beppe Grillo – a colpi di Vaffa – stava per lanciare la volata decisiva al Movimento 5 Stelle, che l’anno seguente sarebbe diventato il primo partito italiano, il più votato alla Camera. Il seguito è cronaca: la resa di Hollande al ricatto del terrore (Charlie Hebdo,CarpeoroBataclan) e l’obbedienza italiana alla legge del Rigor Montis, tramite grigi esecutori (Letta, Gentiloni) con in mezzo il menestrello Renzi, rivoluzionario solo a chiacchiere – proprio come il suo attuale socio, Beppe Grillo.
Dal cilindro delle “menti raffinatissime” che hanno dominato il backstage europeo in questi anni, nel 2017 è uscito Emmanuel Macron. La strage di Nizza – 14 luglio – ha siglato nel sangue il suo esordio di finto “avvocato del popolo”: sangue sull’anniversario della Presa della Bastiglia, emblema di libertà per i massoni progressisti. L’anno seguente, la rabbia dei francesi (imbrogliati, traditi) sarebbe esplosa nelle strade invase dai Gilet Gialli, ma senza riuscire a trasformarsi in proposta votabile. Colpa anche del sistema politico transalpino, bloccato dall’ineleggibile Marine Le Pen che domina l’opposizione, congelandola. In ogni caso il massone Macron, già banchiere Rothschild (prescelto da Papa Francesco come grande amico del Vaticano) si è distinto nella guerra contro l’Italia gialloverde, e in particolare contro Salvini. Un’Italia strana, ibrida, bifronte. Con un’ulteriore stranezza: la delega ai servizi segreti rimasta a Palazzo Chigi anziché al Viminale, com’era sempre stato, fino ai tempi dell’ottimo Minniti. «Non cambiate i vertici dei servizi», si era raccomandato Carpeoro. Poi invece il governo Conte ha licenziato quelli che erano stati gli impeccabili tutori della sicurezza italiana. «In realtà – accusa Carpeoro – a ordinare il cambio della guardia è stato direttamente il massone reazionario Jacques Attali, mentore di Macron». Un caso, se poi a Mosca viene intercettato il colloquio tra il leghista Savoini e alcuni emissari di seconda fila del potere russo?
La barzelletta che oggi va per la maggiore è che Matteo Salvini sia impazzito, sulla spiaggia di Milano Marittima. “Il cinghialone leghista, drogato dal boom delle europee”. Affermazioni deliranti: eppure sono i giornalisti nostrani a biascicarle, pur di non dire la verità. Che è tragicamente semplice: gli amici italiani di Macron hanno sabotato l’unico politico di cui avevano paura. L’unico, con tutti i suoi limiti, che aveva messo in allarme il sistema del dominio europeo che vuole un’Italia succube e depredabile, grazie alla cortese collaborazione dell’establishment tricolore. Tutto si era messo nel peggiore dei modi fin dall’inizio, con la bocciatura di Paolo Savona: l’ex ministro di Ciampi, voluto da Salvini, avrebbe avuto la statura per rinegoziare condizioni onorevoli per l’Italia, provando a risollevare l’economia nazionale liberandola dai vincoli più soffocanti. L’oligarca tedesco Günther Oettinger, massone reazionario, si è affrettato ad avvertici che sarebbero stati “i mercati” a Paolo Savonainsegnarci come votare. A ruota, Sergio Mattarella – nel bocciare Savona – ha ripetuto (ufficialmente, da presidente della Repubblica) che sono proprio “i mercati” a decidere chi governa, e non i cittadini: comanda lo spread, non gli elettori.
La Lega ha abbozzato; perso Savona, sperava comunque di introdurre elementi progressisti nell’economia nostrana, grazie anche agli economisti keynesiani (Bagnai, Rinaldi) ingaggiati da Salvini: i soli a introdurre una narrazione “di sinistra” nel cimitero politico italiano. Solo in casa leghista, infatti, è risuonato un paradigma alternativo al rigore mortale del “ce lo chiede l’Europa”, santificato da Monti e Letta, Renzi e Gentiloni, fino all’ultima comparsa del teatrino italico, il professor-avvocato Giuseppe Conte. Nei momenti decisivi, il finto amico del popolo Beppe Grillo non ha mai mancato di far sapere da che parte stesse: nel 2016 tentò di traghettare il gruppo europarlamentare del Movimento 5 Stelle tra gli ultras dell’Eurozona, nell’Alde. Ma Grillo un tempo non agitava lo spettro del referendum sull’euro? Appunto: è la sua tecnica. Dietro al Vaffa, il piano nascosto: il vero obiettivo. L’orrendo Salvini? E’ stato cucinato a fuoco lento: assediato dalle inchieste sullo stop ai migranti, minacciato dai gossip sulla Russia, boicottato sulla riforma strategica della de-tassazione. Colpo di grazia: il voto dei grillini per Ursula von der Leyen. Ha staccato la spina, quando ha capito che non sarebbe arrivato vivo a fine anno: era questo, il progetto messo a punto dai vari Grillo e Macron, Attali e Renzi.
Il loro ometto del momento? Conte, fattosi improvvisamente imperioso, nei toni. Mancava solo il Pd, ma a reclutarlo è bastato poco. E ancor meno fatica è costato il tradimento suicida dei 5 Stelle, con l’inevitabile esilio del peso-piuma Di Maio. Se il peggior potere europeo deve ringraziare qualcuno, per il favoloso Conte-bis, può certo applaudire le anime morte del Pd e il loro condottiero Matteo Renzi, che ora potrà sperare di essere finalmente accolto a bordo, al pari di personaggi come Massimo D’Alema e Giorgio Napolitano, fino a Pier Carlo Padoan. Ma senza il vero protagonista dell’inciucio – il Mago di Genova, l’uomo del Vaffa e del Britannia – i vari Macron, Merkel, Attali e Oettinger non avrebbero avuto di che brindare. Un conto è convincere il “partito della Boschi” a turarsi il naso, sopportando gli ex rivoluzionari all’amatriciana. Ben altra impresa, invece, Grillo e Renziè indurre gli sventurati grillini a tradire la loro storia, cioè gli ideali di trasparenza sbandierati per dieci anni, fino a naufragare tra le spire di quello che fino a ieri insultavano come “il partito di Bibbiano”.
C’è riuscito, eccome, il mago Beppe, anche se orfano del massone Gianroberto Casaleggio, a sua volta compagno di avventura – agli albori – del prestigioso Enrico Sassoon, eminente pensatore e uomo di primissimo piano dell’élite supermassonica internazionale. E’ capace di tutto, del resto, Giuseppe Piero Grillo detto Beppe: prima di attraversare a nuoto lo Stretto di Messina, nel 2013, era riuscito a incantare persino gli irriducibili NoTav. Retropensiero: quei fessi. Come tutti gli altri italiani, del resto. Abbindolati in modo spettacolare da un ex comico, e ora venduti alla banda Macron: cioè al cuore nero della peggior destra economica, tecnocratica e supermassonica, quella che – usando l’ex sinistra, in tutta Europa – confisca la democrazia per meglio rapinare i cittadini. Grazie a Grillo, se non altro, ora è tutto più chiaro. Caduto anche l’ultimo velo, l’Elevato è in vena di regali: riesce finalmente a riconsegnare l’Italia agli stranieri, ma in compenso apre gli occhi agli italiani. Compresi quelli che un anno fa credettero di votare per il mitico, fenomenale “cambiamento”.
(Nel libro “Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges”, pubblicato da Chiarelettere nel 2014, Gioele Magaldi dichiara che sue affermazioni sono comprovate da documenti d’archivio. Si tratta di 6.000 pagine di dossier riservati, che l’autore è disposto a esibire in caso di contestazioni. Nessuno dei soggetti citati si è però azzardato a contraddire l’autore).